mercoledì 11 maggio 2016

UOMO DA MARCIAPIEDE

Sul marciapiede di un vicolo morto,
scatoloni vuoti, residui di bottiglie rotte,
sotto quotidiani di giorni passati,
alcuni fradici dalle piogge venute,
altri strappati perchè letti o gettati,
un sacco nero, un involucro scuro
emerge come un fiore dal suo bulbo,
ma questi non profuma,
anzi di altri odori è adorno.
Una figura truce per lo strazio subito
nel tempo e nello spazio,
ma tenera negli occhi,
umidi di pianto mai più versato,
ma inaridato dal troppo dato
e mani sporche non per il lavoro,
che a lui han tolto per un fallimento,
ma per la cerca dentro a un bidone
dell'ultimo pezzetto d'alimento
gettato da un grassone
che certo ne avea ingerito troppo.
E' stanco nel muoversi, chino
sulla persona, il ciglio della strada
gli arriva vicino alla faccia,
non parla e non perdona
chi da lui si allontana
con fare brusco e con disgusto
ma sorride con quei suoi quattro denti,
scuri da non conoscer più lavaggio alcun,
a chi per un poco di pane dato
o un soldo gli offre nella mano
e scambia pur non inteso
due parole.
E' giorno nuovo,uguale al vecchio passato,
come il passato della vita
trova dimenticato nel suo cervello
per far di lui un uomo nuovo
sempre quello, e lasciarsi liberamente
andare dove vuole la sua testa,
tanto anche oggi non mangerà
minestra e neppure berrà vino
nessuno è il suo nome
e nessuno il suo destino.
E sul marciapiede di un altro vicolo,
forse più malsano
troveranno un giorno un nuovo giornale
con sotto un fagotto nero
fermo come fermo sarà divenuto il giorno.
Roberto Busembai (errebi)

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