giovedì 31 gennaio 2019

FORREST GUMP

Dalla pagina FB "CIAK SI GIRA"
Lo so che commento sempre film scontati, ma oggi non posso resistere da non parlare di questo film per me basilare per la conoscenza della letteratura e del cinema in se stesso, è anche vero che lo andai a vedere perchè già mi aveva attratto e stupito il libro e vi giuro che andai a vederlo con tutte le premeditazioni del caso, solitamente dopo la lettura il film appare sempre scadente o comunque con propriamente preciso per le nostre immaginazioni, quando leggiamo nel nostro subconscio si schematizzano certi personaggi e situazioni che ne facciamo l'interpretazione di ciò che leggiamo e una volta che andiamo a scrutare in immagini quello che altri hanno nel loro subconscio, solitamente si rimane delusi, beh devo dire che in questo caso fu quasi l'inverso, per me l'interpretazione di Forrest da parte di Tom Hanks penso sia stata la vera e l'unica che forse anche lo scrittore Winston Groom aveva sinceramente descritto.
Forrest Gump, un film del 1994 diretto da Zemeckis, tratta di un giovane semplice, forse leggermente con un poco di handicap mentale, ma un handicap confondibile data la sua grande disponibilità e elargizione d'amore, della sua semplicità e della sua irriconoscibile bontà, che è in procinto di rincontrare la sua amata Jemmy e mentre attende seduto su una panchina in attesa dell'autobus che lo porterà da lei, racconterà ad ognuno che si siederà vicino a lui, la sua rocambolesca, inimmaginabile, meravigliosa e estroversa vita da lui trascorsa fino ad adesso.
Un film che fa sognare ma anche un film che insegna quanto un pizzico di bonarietà in più, un pizzico di disponibilità e accettazione in più, e ho detto un pizzico, potrebbe cambiare il mondo e renderlo più sereno. Siamo schiavi di pregiudizi e retoriche, siamo invasi sempre più dalla fretta e dal correre quotidiano e dimentichiamo noi stessi e il prossimo a tal punto che non ci conosciamo e non conosciamo più nemmeno l'essere umano. Forrest Gump non ha questa furia, si è seduto su una panchina e nonostante abbia l'immenso desiderio di riabbracciare la sua amata, non si fa prendere dalla foga della cosa e con la pura tranquillità si abbandona a raccontare la sua vita a coloro (sorpresi loro stessi di cedere al parlare di questo sconosciuto) che si siedono frettolosi accanto a lui.
Un film e un libro da vedere e da leggere assolutamente, un grande Tom Hank e un grande scrittore Winston Groom

Roberto Busembai (errebi)

Immagini – Copertina del libro e locandina del film

BALLERINA DELLA VITA

Raccolta dentro il mio passato,
scarpe rosse come una ballerina,
tra il palco acceso e nei camerini,
sotto luci accese o in un corridoio,
platee invase, applausi limitati
sforzati, appesantiti,
raccolta dentro il mio volare
in punta di piedi, frivoli indumenti,
ballerini ospiti, colleghi,
alcuni amanti,
sotto miscelate maschere
musiche languide, evanescenti
imponenti sulle scale in gallerie,
palchi vuoti e
ancora applausi smorti.
Raccolta dentro il mio passato
ballerina della vita che
nel volo mi appartiene,
spesso poso l'ali
per sognare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Xu Ming

mercoledì 30 gennaio 2019

SILENZIO E' NEVE

Silenzio è neve
quella caduta e sparsa,
quella che viene e passa,
quella che rimane
in ogni cosa o animale
fredda, ghiaccia e gela,
scivola a un raggio di sole
e muore sulle correnti aperte,
come nostalgia malata,
sopra una terrazza aperta
o in una vallata.
Silenzio è neve,
bianca dentro il cuore,
spruzza eterno amore
e nagiva nelle orme
lasciate al suo passaggio,
vuoto presagire,
leggera al primo vento
come fosse Aprile
e muore come l'inverno,
posandosi nel ricordo
nottetempo.
Silenzio è neve,
intorno e dentro.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

AL TRADITOR S'UCCIDA - NICCOLO' CAPPONI

Dalla pagina FB " Rileggendo"


Vorrei far menzione di un libro-saggio che ho letto alcuni anni or sono e che in un'ultima passeggiata fatta a Firenze ne ho avuto memoria, si tratta del “ Al traditor s'uccida” dello storico e professore Niccolò Capponi, che analizza in fare storico ma anche liberamente romanzato, la congiura de' Pazzi contro i fratelli Giuliano e Lorenzo Medici. Da questo fatto poi si spiegheranno gli eventi di tutta la storia in poi del quattrocento, che porterà a far capire quanto ci fossero mandanti ben più grossi e importanti dietro questo fatto criminoso.
La congiura de'Pazzi è una congiura verso gli allora dominatori della città di Firenze, i nobili Medici che sotto la guida del capostipite Cosimo, seppero costruire un potere non indifferente, naturalmente come tutti i poteri ci sono le buone e le cattive azioni, ci sono coloro che seguono e amano quel determinato potere e altri che invece, discordi per pensiero o per fattore d'invidia soprattutto economica ma anche di rispettabilità sociale, aspirano a togliere a quei tenutari il cosiddetto “scettro” dominatore.
Il 26 aprile del 1478 Giuliano e Lorenzo Medici si recano a messa nella Cattedrale di Santa Croce, sono eccitatissimi, quel giorno devono festeggiare il giovane cardinale Raffaele Sansoni Riario pronipote di Papa SistoIV. Quasi al termine della funzione alle grida di “Ah traditore! Franceschino de' Pazzi e Bernardo Bandini pugnalano a morte il vicino Giuliano de' Medici mentre Lorenzo, che era viene ferito al collo da due preti sicari, riesce a fuggire e a rinchiudersi in sacrestia. La città è in subbuglio.
La ferocia dell'attentato non sarà mai tanta quanta quella che avrà Lorenzo su gli esecutori e su tutta la famiglia intera de' Pazzi.
Da questo fatto eclatante verranno comunque fuori nomi molto in alto, che presumibilmente saranno considerati mandanti come ad esempio Federico da Montefeltro o il re di Napoli Ferrante d'Aragona compreso addirittura il Papa Sisto IV.
In questo libro-saggio viene analizzato momento per momento questo crimine a tal punto da descriverlo così bene che pare trovarsi in Santa Croce in quel momento, e il susseguirsi poi degli eventi che ne scaturiranno cercando sempre di conoscerne le verità, centellinando la storia del secondo quattrocento non solo Italiana ma Europea e il tutto sullo sfondo della storia di un contadino toscano, Cecco d'Andrea detto Veggio, che suo malgrado si trova a svolgere un ruolo importante di potere, più grande di lui.
Se avete occasione di leggerlo, vi assicuro che passerete dei momenti in cui vi identificherete in quei personaggi e vivrete quei momenti storici tanto lo scritto è semplice e scorrevole.
(errebi)
Immagine copertina libro

lunedì 28 gennaio 2019

L' OMBRA DI UNA ROSA

E' sempre fresca
quella rosa che hai
lasciato come ombra
sul mio cuore perso,
il suo profumo
sempre fresco aleggia
nella mente
e non smetto di pensare
quanto un vaso colmo d'acqua
la potrebbe alleviare.
E' sempre fresca
quella voglia insita dentro
come petali rossi
sparsi nel cadere
all'avvicinarsi dell'inverno,
è sempre fresca
come una foglia verde
su un ramo aperto
alla primavera di un amore.
E la rosa è dentro il cuore
e la mente torna
dove spesso un pensiero duole.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

VAN GOGH - I GIRASOLI



Dalla pagina FB "Arte in cornice"
Sulla scia del film ancora nelle sale “ Van Gogh – Sulla soglia dell'eternità” vorrei dedicare una mia attenzione a una serie di quadri, una serie tra le più famose e a parere mio tra le più incisive per capire il “delicato” carattere artistico di Vincent, “ I girasoli”.
I girasoli erano una vera mania per Van Gogh, ogni cosa di cui ne aveva particolarmente affetto, la disegnava, pitturava con i girasoli, per lui erano la forza, la vitalità la gioia, con annesso il loro colore primario e esistenziale per il maestro, il colore giallo.
Le serie di girasoli in definitiva sono due, quelli dipinti nel periodo che il pittore era residente a Parigi con il fratello Theo e gli altri quelli di Arles, li differenzia che i primi sono piantati a terra mentre gli altri sono quelli nel vaso.
C'è stato un periodo della vita di Van Gogh in cui ha vissuto ad Arles in una casa “ denominata poi la Casa Gialla, dal colore dominante che ne aveva dato il pittore, in cui Van Gogh ha convissuto insieme a un altro grande artista Paul Gauguin, ed è in questo periodo inizialmente felice, anzi per Vincent addirittura euforico, che per estraniare a fondo il suo sentimento ha desiderio di dipingere “girasoli” scrivendo addirittura al fratello di un proposito, quello di farne persino una decorazione per l'ambiente. E i girasoli dipinti sono davvero tanti ed ognuno viene regolarmente dichiarato nelle lettere al fratello. I rapporti di convivenza con Gauguin all'inizio sono soddisfacenti, a tal punto che i due arrivano a regalarsi e scambiarsi alcuni dei propri lavori, e tra questi ci sono anche due rappresentazioni di Girasoli. Ma nonostante il progetto iniziale tra i due di fondare un nuovo centro pittorico in quella piccola cittadina, i due sono caratterialmente diversi, bisogna anche comprendere che Van Gogh è particolarmente assorto nel suo mondo, tale da essere ossessionato dalla luce e dai colori della natura, una simbiosi con i doni della natura particolare, mentre l'altro artista è marcatamente più realista e eccentrico, tanto che poi i due arriveranno a litigarsi e a fronteggiarsi, ma il dolore più grande e al momento incomprensibile, è quello di Van Gogh che arriva persino a tagliarsi un orecchio sperando che Gauguin non se ne andasse, tanto ne era affezionato e ne dipendeva quasi come un bambino a una madre.
Ma ritorniamo ai Girasoli, e scrutiamo questi quadri con più cura, innanzitutto partiamo dal modo di dipingere di Vincent, lui non crea miscelature, lui ha una pittura d'impeto, sovrappone colori freschi su colori ancora non seccati, la sua è una pittura veloce perchè ha paura di perdere quel momento, quel particolare momento che la luce dona e scaturisce quel determinato effetto e colore. Ed è proprio questa mancanza di sfumature che rendono vivi e accesi i suoi colori e danno a chi li osserva, nel caso dei girasoli, la quasi certezza che siano freschi come appena colti.
La serie Parigina fu eseguita grazie anche a gli scambi che intercorsero, tra l'artista e Gauguin, tramite il fratello di Vincent, uno scambio che però fu bruscamente interrotto da Van Gogh in quanto gli parve che Gauguin chiedesse e pretendesse troppo, al punto da scrivergli direttamente che se non gli fosse bastato le tele che già aveva in possesso, lui Vincent gli avrebbe restituito ben volentieri la tela che gli era stata donata in cambio delle sue (di Van Gogh) che aveva in possesso.
Questi girasoli, diversi in quanto non più recisi ma nati proprio dal terreno, hanno la particolarità che sono si gialli, ma lo sfondo, blu e viola, non sono altro che tonalità complementari del suo amato giallo!

(errebi) Roberto Busembai
I girasoli del Museo Kroller Muller - I girasoli del Museo di Amsterdam

SAPERE AMARE

Umile come una farfalla
posandosi sul greto di uno scoglio,
s'inebria della brezza che si alza
godendo degli schizzi di una furtiva onda,
libera nel suo agitare d'ali
il sentimento che la coglie incerta,
sarebbe bello conoscere l'amore
per liberarlo in questa terra,
ma la farfalla sa soltanto volare
e librare le ali colorate,
lo fa istintivamente e non conosce
a quanti invece dona
una carezza di armonia nel cuore.
Umile poi riprende il suo volo
e lascia a te che sei solo
l'unica speranza di sapere amare
anche se pare che non lo sappia fare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

domenica 27 gennaio 2019

SARA' TEMPESTA

Sento un vento gelido
e scruto all'orizzonte
nuvole nere in eccessivo aumento,
il mare non risponde,
agita leggermente alcune onde,
purtroppo non c'è la volontà
di cambiare,
è un odio solamente
quello che porta il temporale,
e sorprenderà anche
questo immenso contenitore
d'acqua salata,
che non è degno di chiamarsi mare,
per l'indifferenza esagerata.
Sarà allora tanta pioggia
come lacrime, non salata.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

sabato 26 gennaio 2019

CI PORTEREMO....

Ci porteremo dentro
tutto il calore che il sole
di questo giorno sa esprimere
sul suo cielo perenne
e ci porteremo pure
il sogno che ci affascina
in questo caldo soffocante
di un agosto che pare settembre
per il tramonto che cede
al nostro amore aperto.
Ci porteremo anche
un sentimento roso
dalla rena e dal sale
che il vento della brezza
ha alzato contro un volere
che non navigava ancora dentro
e poi si è ritrovato naufrago
su un'isola di tormento.
Ci porteremo il profumo
nonostante il sudato pensiero
di non averci accanto
o almeno non in questo momento.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

LANGUIDE PAROLE

Languide parole soffrono
sulle soglie di una porta aperta,
lasciano traccia sul sentiero
e volano nel cielo
per catturare almeno un sogno
lasciato nella notte
sopra quelle nuvole distratte,
che offuscano, non volenti,
un timido raggio di sole
in questi lunghi inverni
dentro il cuore.
Languide parole risentono
dei turbamenti naturali
e si scontrano con gli eventi
facendosi anche male,
magari alcune frasi rimangono
e sono quelle che
si appendono ai fili di un passato
restando in bilico sul futuro
ma equilibrando un presente
che sulla porta aperta
è sempre vigente.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

mercoledì 23 gennaio 2019

NON STRINGERTI TROPPO

Non stringerti forte
perchè lo sai che può far male,
non rovistare nel cassetto
lo sai che poi trovi
le cose che non mi ti ha detto
e tutto svanisce col sole.
Non stringerti troppo
potresti sentire l'affetto
che sola hai sempre voluto
e poco ti ha donato,
non fremere al freddo
di un'estate d'agosto
perchè sai che l'emozione
si paga nel tempo.
Non stringerti troppo
a te stessa
perchè tanto sarai sempre
la donna che vuoi,
e nemmeno la notte
potrà spegnere il cuore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

ODISSEA - OMERO

Dalla pagina FB - Rileggendo

Voglio accennare a questo libro, del quale presumo che non ci sia niente altro da dire, un classico antico, un poema greco, che penso e anzi sono sicuro, ognuno ha letto, alcuni addirittura studiato, altri comunque ne hanno avuto menzione o visto sceneggiature o film in proposito, il libro in questione è l'ODISSEA di Omero.
Perchè questo libro, perchè ritengo che leggerlo sia in prosa che in traduzione letterale, sia un apporto di valori e forza che nessun altro possa indurre nell'animo, le avventure fantastiche e fantasiose dell'eroe Ulisse portano a ragionare, a sapersi poi districarsi nei meandri di una vita reale, chi non ha avuto a che fare con mostri come Scilla e Cariddi, chi non ha avuto maghe intorno appiccicose e esigenti come la maga Circe, chi non è stato incantato anche una sola volta nella vita da una Nausica o addirittura chi è che non ha spesso richiami nella testa di Sirene, naturalmente il tutto metaforicamente ma essenzialmente vero. Ognuno di noi è l'Ulisse in questa terra, e ognuno di noi deve lottare ogni giorno per raggiungere la meta prefissata e salvaguardare i propri affetti e ognuno di noi deve avere sempre pronta la sagacia di chiamarsi Nessuno di fronte a un enorme ostacolo per non farsi debellare.
L'Odissea è stato il mio primo libro che ho letto, mi fu regalato da un mio caro zio ed era naturalmente in versione tradotta per ragazzi, avevo circa otto anni, lo considerai una cosa meravigliosa, poi certamente le figure accentuavano la curiosità, ma ne rimasi stupefatto.
Ho sempre portato con me quel ricordo e poi crescendo ne ho assaporato il vero contenuto, a tal punto che ne ho creato una versione teatrale moderna, quando avevo una mia compagnia teatrale.
L'Odissea ritengo che sia uno di quei libri che dovrebbero essere la base per ogni persona, da bambini fino ai giorni a venire, Ulisse è un eroe, ma può essere un umano come tanti, lui si raccomanda ai vari Dei per ogni evenienza, noi abbiamo la nostra fede e a quella quante volte ricorriamo? Per questo ho voluto parlare di questo classico, perchè non vada dimenticato e non venga ritenuto soltanto una piccola avventura di guerra.
(errebi)
Immagine web

martedì 22 gennaio 2019

DEPOSIZIONE DI VOLTERRA - ROSSO FIORENTINO


Dalla pagina FB - Arte in cornice

La magnificenza dell'opera che voglio presentarvi oggi, non ha eguali, sinceramente è un'opera molto particolare, sia per l'innovazione pittorica, sia per i colori e sia per l'effetto scenografico e rappresentativo che è molto particolare. Si tratta della conosciutissima Deposizione di Volterra del Rosso Fiorentino.
Rosso Fiorentino in realtà Giovan Battista di Jacopo di Gasparre, soprannominato tale dal colore dei suoi capelli, fu commissionato per questa opera dalla Compagnia della Croce di Notte , un gruppo di frati che svolgevano la loro attività nella chiesa di San Francesco a Volterra. C'è da considerare che nel lontano '500 essendo il dominio della Chiesa molto influente e ricco anche economicamente, per poter esaltare il suo potere e rendere indimenticabile e sempre presente la storia del Cristo, investiva in maestose opere , quali ad esempio la costruzione di chiese, e naturalmente si avvaleva dei maggiori architetti come nella pittura per riempire queste chiese si avvaleva dei maggiori pittori del momento. Il Rosso Fiorentino quando si trovò a dover fare questa opera su legno aveva appena 26 anni ma già era noto nell'ambito, e appena finita fu subito deposta nella chiesa di San Francesco dove ebbe dimora per moltissimo tempo fino a che alla fine del 1700 la cappella in cui era conservata fu acquistata dai conti Guidi, di li a poco fu allora portata nel Duomo di San Carlo. Oggi è visibilissima nella pinacoteca della città di Volterra.
E' un'opera cosiddetta di impatto, infatti colpisce subito all'occhio, innanzitutto per i colori sgargianti che il Rosso seppe imprimere, da notare che in questa pittura non esiste il classico “chiaro scuro” infatti i colori sono miscelati prima e poi spalmati, questo cambia già la cromatura e l'effetto visivo molto fuori dal classico a cui siamo abituati, una netta particolarità che salta all'occhio è il movimento, in effetti il Maestro uscì completamente dalla statuaria rappresentazione del tempo e in questo atto innovativo dette un magistrale insegnamento alla pittura italiana. Tutti i personaggi sono impegnati e al contempo per dare ancora più tono alla scena e valore emozionale, i movimenti delle persone sono quasi forzati, diciamo esaltati, dal pianto straziante della Maddalena in basso ( quella vestita in rosso che abbraccia le gambe di Maria), ai personaggi che fanno scendere dalla croce il Cristo, da notare anche le imperfezioni come quel personaggio che sostiene i piedi di Gesù in bilico sulla scala, tanto in bilico che in realtà sarebbe certamente caduto, oppure il vecchio al di sopra della croce che pare schiacciato dalla scena e quel braccio alla sua destra troppo lungo per il suo corpo, ma sono i colori e questa rappresentazione in se stessa che forniscono un contrasto forte al valore intrinseco della scena. Non dimentichiamo che è rappresentato il momento più cupo e triste della vita del Cristo, qui c'è la disperazione dei parenti e amici ma non solo, qui c'è la disperazione di coloro che nel Cristo hanno creduto e che ora se ne sentono allontanati e perduti, il loro benefattore, la loro fonte di sostegno umano è li abbandonato che presto verrà deposto come tutti i mortali di questa terra.
Giovanni è rappresentato al di sotto della croce, anche lui prostrato, la stranezza che ha i capelli rossi, mai era stato rappresentato così, alcuni critici presumono che si l'autoritratto del Rosso Fiorentino.
A dare valore all'opera è la firma del Maestro, che volutamente e con sagacia professionale lui oppose ai piedi della scala sulla destra.
Un'opera piena di misteri come per citarne un altro, portate l'occhio al di fuori della scena principale, dietro, in lontananza, ci sono delle figure, se le guardate con attenzione noterete che sono vestite molto diversamente da come lo sono i personaggi principali, il motivo? Soltanto il Rosso Fiorentino potrebbe rispondere.
(errebi) Roberto Busembai

lunedì 21 gennaio 2019

PAROLE

Parole urlate, sottolineate,
frasi d'uopo, solite tiritere,
vocaboli concisi, forti e decisi,
megafoni alle gole
e contro solo armi in pugno,
odio senza alcun ritegno,
pistole, fucili e ordini da chissà dove.
La parola contro la rabbia
o viceversa,
parole e intorno,
l'uomo,
quel complesso di materia
ossa, carne, cervello
e dubitativamente anima,
MUORE.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Dark Photographs

domenica 20 gennaio 2019

LA FELICITA'

Si posa come rena
portata dalla corrente
di un salato mare,
e gode dell'onda
il suo continuo ,
ma alternato,
carezzare.
Difficilmente riesce
a evaporare,
perchè è sempre
mantenuta fresca,
umida sulla spiaggia
e piano piano muore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

sabato 19 gennaio 2019

MATERNITA'

Passa attraverso due occhi
e una bocca,
da braccia a calore umano,
passa dal pensiero,
dal sogno
e dal sorriso,
passa come un soffio,
un alito,
un vagito.
Passa attraverso il sentimento
vero,
quello nascosto, segreto
il più sincero.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Tamara de Lempicka – Matenity – 1928

venerdì 18 gennaio 2019

FILM - UNA GIORNATA PARTICOLARE

Io penso che Scola nel dirigere e pensare questo film, si sia anche lui commosso, perchè tutto il buono e l'immenso è insito in questa pellicola. Eppure se si pensa che è improntata sul dialogo tra due personaggi, senza effetti speciali ( siamo nel 1977) che possano impressionare il pubblico, un dialogo di profondità, una conoscenza d'animi e di passioni. In un contesto in cui tutta Roma festeggiava ( 6 maggio 1938). Un capo di stato, Hitler, veniva a far visita a questa capitale che Mussolini gli aveva praticamente offerto, due personaggi, Gabriele ( un fantastico come sempre del resto Mastroianni) un ex annunciatore radiofonico cacciato dal suo servizio perchè dichiarato “sovversivo”, Antonietta una umile e comunque affascinante portinaia ( una magistrale Loren che in questo film appunta ancora un'altra volta la sua bravura senza dover abusare della sua naturale bellezza) che si ritrova a sua insaputa e non volente questo inquilino in casa sua e per lo più con la scusa di un caffè e del quale lei insospettita di altre sue volontà arriva pure a schiaffeggiarlo.
Ma la pellicola si dipana in uno sciogliersi di umani sentimenti e confessioni, Gabriele le dirà la vera verità della cacciata dal suo lavoro, lui è un omosessuale e come facilmente comprensibile in ogni sistema autoritario e dittatoriale oltresì appoggiato da un mito maschilista e di razza, è oltraggioso e “pericoloso”. E qui avviene il miracolo, ovvero la vera comprensione che ogni uomo vivente dovrebbe naturalmente avere, lei rimane talmente provata dalla cosa che al contempo si lascia andare e racconta il suo martirio, la violenza del marito e la sua obbligata sottomissione, del resto anche questo fa parte del sistema.
In uno sfondo di una Roma festosa apparentemente, ma dalle mura antiche screpolate dal tempo e anche dal dolore di una guerra che fa sentore, i due personaggi avranno un avvicinamento diciamo amoroso per poi tornare ognuno al suo “atroce” destino, lui verrà deportato e lei ritornerà a dover soccombere e Roma spegnerà quel giorno con un rosso tramonto che denuncia già la morte e il sangue che verrà versato.
Un film che a mio parere andrebbe fatto vedere soprattutto ai giovani e insegnare ….....
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Locandina del film

COME PANNI STESI

Come panni stesi
silenziosi e abbandonati
al volere dei venti,
colori misti
al cielo, in bilico nel vuoto
su un filo teso,
sono i pensieri
che provo nel silenzio
dei tuoi movimenti,
i sussurrati attimi lasciati
e sospesi nel dubbio
di un tormento.
Come panni stesi
io ti penso
assolutamente abbandonato
ad ogni tuo
improvviso cambiamento
di vento.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

mercoledì 16 gennaio 2019

LIBRO - BORIS PASTERNAK - IL DOTTOR ŽIVAGO


E' stata la prima volta che ho visto il film prima di leggere il libro, era il lontano 1965 e io appena decenne rimasi incantato e trasportato da quella storia d'amore combattuta dal Dottore con la donna sposata e l'amante. Uscii appagato e commosso senza naturalmente aver capito niente o quasi di tutto il problema politico e sociale che era poi la base importante del libro. Nel periodo adolescenziale, quando si vuole scoprire e sapere di più di tutte le cose, avevo ancora in mente quel film e mi avvicinai a leggere quel libro, anche sinceramente ritornato in auge durante i movimenti studenteschi del 68- 70. Certo riuscii subito a capire l'importanza e la valenza che avevano quelle pagine, una scrittura forte e decisa ma al tempo stesso determinante anche con poche parole, un misto di rabbia, rancore con la dolcezza e tanto amore, amore non solo fisico e come sentimento verso una donna, amore per la patria e al tempo stesso dolore per vederla così maltrattata da un sistema prima zarista e poi imperialista adducendo così una forte critica all'allora regime comunista russo. E' altresì chiaro che il libro venne censurato e lo scrittore reputato un reazionario. Feltrinelli ebbe la fortuna e l'acume di poter ritrovarsi quel libro tra le mani e capirne subito che era un “ GRANDE “ libro sotto tutti gli aspetti e la pubblicazione nel lontano 1957 valse subito a conferire a quello scrittore un premio Nobel per la letteratura che purtroppo Pasternak non potè ritirare e anzi dovette indirizzare una domanda di grazia all'allora presidente Chruscev perchè era accusato di tradimento, espulso dall'Unione degli Scrittorie e minacciato di essere privato della nazionalità e espulso dall'allora URSS.
Ma al di la di questo retroscena politico sociale, rimane un libro affascinante, un romanzo che ha tutte le carte in regola per poter rimanere impresso e ogni personaggio, sia il Dottor Zivago, sia Lara l'amante siaTonia la moglie e il resto , danno una pienezza interiore che non finirai mai di dimenticare. La lotta interiore e esteriore di questo Dottore è la lotta di tutti i giorni che ogni essere umano si trova a dover combattere, è il tormento del male sul bene e viceversa che in fondo è il fulcro di questo romanzo. A darne una particolare rilevanza è poi l'ultima parte del libro in cui sono raccolte tutte le poesie che il Dottor Zivago figura di scrivere nel romanzo stesso. Poesie naturalmente di Pasternak che da sole ne fanno uno scrittore al di la di ogni pensare.
Oggi penso che vorrei ritornare a quel lontano 1965 per ricordarmi di quel libro soltanto come lo avevo vissuto vedendo il film.....una storia d'amore.

(errebi)
Immagini - Il libro e la locandina del film

lunedì 14 gennaio 2019

DOV'E'?

Dov'è il profondo
che io possa fermarmi,
perchè questo continuo scivolare
mi trattiene il mondo
e io non so volare?
Dov'è la fine di un tormento,
per poter finalmente respirare
sarà dolore non saperti sempre
ma meglio avere le certezze
che navigare nel vano sperare?
Dov'è che mi posso fermare
e riprendere il mio lento
ma immenso camminare?
Roberto Busembai (errebi)
Immagine by Sandy Phimester

LEZIONE DI ANATOMIA DEL DOTTOR TULP - REMBRANDT VAN RIJN

Dalla mia pagina FB " ARTE  IN CORNICE"

Il quadro che vengo a esporre oggi, è stato fatto in un giorno di Gennaio del 1632 da un allora sconosciuto artista Rembrandt Harmenszoon di Leiden, che appena 26 enne mise in opera questa meraviglia e dalla quale poi ottenne la riconoscenza e la notorietà. Si tratta di un lavoro commissionatogli dalla Gilda ( che significa gruppo) di Chirurghi, che abitualmente ogni cinque o sei anni commissionava un lavoro di dissezione ad un artista e quell'anno la fortuna volle cadesse proprio a Rembrandt che da poco era arrivato ad Amsterdam.
La “Lezione di anatomia del dottor Tulp” è una tela che Rembrandt per la prima volta firmava spudoratamente, ovvero di solito lui ancora sconosciuto usava firmare i suoi precedenti lavori con soltanto le sigle del suo nome, ma in questo lavoro si sentiva forte e sicuro e con decisione oppose il suo intero cognome sulla parte alta del quadro, sulla parete dietro il personaggio in piedi, con la frase Rembrandt F 1632 (F che significa fecit in latino tradotto lo fece).
Ogni anno veniva effettuata presso la facoltà di chirurgia, una dissezione pubblica, dove potevano partecipare tutti gli studenti e anche i curiosi, quest'ultimi pagando una determinata cifra, la regola imponeva che il corpo da sperimentare fosse di un detenuto a morte, e infatti quell'uomo disteso con il braccio aperto altri non era che un certo Adrian Adrianeszoon soprannominato “ Het Kindt”condannato alla forca per varie rapine a mano armata.
Il chirurgo in questione è quello vestito elegantemente con un ampio cappello a indicare naturalmente il suo alto grado, impegnato nella dissezione di alcuni nervi del braccio, mostrandoli ai colleghi e con il braccio sinistro facendo vedere il movimento che causerebbero, quel movimento è anche interpretato come il movimento che lo stesso pittore fa con il pennello tra le dita.
L'intero gruppo, di cui sono ben espresse volutamente le espressioni, alcuni interessati, altri quasi ipnotizzati, è così risultato sotto un cospicuo pagamento, infatti ognuno che voleva essere rappresentato pagava Rembrandt e naturalmente il professore, che risulta essere il chirurgo Tulp, deve aver dato ancor maggiore introito per essere preso in così ottima considerazione pittorica.
E la sorpresa maggiore è che tra questi signori ce n'è uno che ha un libro in mano in cui sono scritti tutti i nomi dei partecipanti, compresi i primi due in basso a sinistra, ma scritti in fondo al libro e non leggibili in quanto forse apparsi all'ultimo momento.
Ai piedi del cadavere compare un grosso libro, si tratta di un famoso libro di anatomia di Vesalio il “De humani corporis fabrica”.
La particolarità di questa stupenda opera consiste nella “novità” rappresentativa di gruppo, invece che allineare i rappresentati il Maestro crea una “messa in scena” donando così un quadro in movimento e offrendo un interesse quasi teatrale, ben sottolineate le espressioni con una luce intensa a accentuarle e una tecnica d'ombra “umbra mortis” tipica dell'artista qui per la prima volta sperimentata sul cadavere del delinquente.
(errebi)

domenica 13 gennaio 2019

TI DONO UNA ROSA

La rosa che ti dono,
non è un ennesimo presente,
non è un convenevole
per farmi perdonare
o soltanto per rendermi importante,
la rosa che ti dono
è un impegno grande,
che soltanto il mio essere uomo
ti può dimostrare,
non c'è delicatezza nella mia presenza,
eppure te la dono con tutta la fragilità
che petalo ne conviene,
a dimostrarti quanto anche un uomo
possa sentire e agire
se davvero vuole bene.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

sabato 12 gennaio 2019

MI SENTO AFFOGARE

Eppure nel silenzio del mio interno
ho sempre fisso un rumore,
eppure non è disturbante
è il cantare del mare.
Se solitudine è chiudersi in se stessi
allora io dico che spesso mi sento affogare,
perchè è in queste onde mosse
che io mi lascio andare.
Eppure io lo sento questo silenzio marino
è un parlare immenso
che vale e supera le parole,
e spesso anzi sempre
non mi sento più solo.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine Dark photographs

venerdì 11 gennaio 2019

ERI POESIA

Avevi negli occhi il sogno
quello nascosto del mio mondo,
avevi nella pelle il colore
quello del mio amore dentro,
avevi in te il sapore
del mio dolce sentire
e avevi pure nei capelli
il fiore dei nostri anni.
Avevi nel corpo
la giovinezza di quegli anni,
avevi nelle mani
il tremore della prima volta,
avevi sulla bocca
il bacio dell'innocenza
e dell'ingenuità
avevi la gonna corta.
Avevi un nome,
che non importa quale,
ma avevi la poesia
come soprannome,
avevi della rosa
il profumo intenso,
avevi del suo colore
la timidezza naturale,
avevi sulle spalle
il vento caldo dell'estate,
e dentro gli occhi
il brillare delle stelle,
avevi tutta la mia vita
impressa sul tuo volto,
sorridevi sempre
e avevi pure il pianto
nella felicità dell'amore,
avevi la purezza
sul seno da bambina
avevi di me la stima
e io avevo te
come mio grande amore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

ACI TREZZA ( 'A TRIZZA in Siciliano)

Dalla pagina FB - Quattro passi in Italia

In un mattino d'inverno, dal sole affacciata e dal mare più limpido e azzurro baciata, sorse dal nulla un borgo marino e l'occhio rimase stupito e allibito nell'ammirare quel vero che sogno di fatto non era, Aci Trezza baciava quel mare con il porto, le case e dagli scogli si faceva accarezzare.
Potremmo già qui terminare il parlare per descrivere questo borgo marino che tra leggende e destini, tra le lettere e miti ha vissuto nei tempi, quelli scogli che Polifemo pare abbia scagliati per la rabbia contro colui che lo aveva accecato, un Ulisse di nome Nessuno, quell'intero paese che un filone letterario verista ne fece capitale con i pescatori Toscano nei Malavoglia romanzo e di cui pare ancora sia, quel museo che ne è diventato, l'abitazione di Patron 'Ntoni, la Casa del Nespolo, e sulle scene di nuova tecnologia l'ha resa ancor più famosa di un notevole Visconti regista nella sua rivisitazione del nominato romanzo Verghiano, con un film tutto italiano “ La terra trema”.
Ma poco distante da questa costa un'isola spicca nello già spettacolare paesaggio, l'isola Lachea che ancor rimanendo nella leggenda voglia sia riconosciuta come l'omerica isola delle Capre.
Tutto questo arcipelago, dei Ciclopi, sono protetti da una riserva naturale integrale, offre oltre che il valore naturalistico ma anche archeologico in quanto pare siano stati trovati siti di presenza umana primitiva. L'isola Lachea è dimora di un particolare e rarissimo tipo di lucertola, la Podarcis sicula ciclopica, piccolissima e da una macchia rossa sul collo.
La storia dice che il borgo fu fondato alla fine del Seicento da un nobile palermitano, Stefano Riggio, per farne un importante scalo portuale. Don Luigi Riggio invece volle costruire un'imponente struttura residenziale che pare si affacciasse tutta sul mare. Un immenso e ricco palazzo, pieno di decorazioni sia sulle pareti che sui soffitti, dominato e baciato dalla luce e dal sole. Alla caduta della dinastia Riggio il palazzo passò tra vari signori fino ad ultimo a una famiglia di commercianti di grano. Ma le intemperie, l'incuria degli eredi ecc ne portarono al totale smembramento. Oggi di quel “Palazzo del Principe” non ne rimangono che tracce solo sulle carte e documenti negli archivi storici o nel ricordo tramandato dagli anziani.
Un piccolo cenno alla cucina che naturalmente è legata al mare, ricco e prosperoso nel donare acciughe, tonno rosso e sarde a beccafico, ma la tradizione vuole che Aci Trezza sia la patria del gelato e soprattutto delle granite che pare siano nate dall'idea di un locale cuoco un certo Francesco Procopio Coltelli.


(errebi)

Immagini web





(errebi)
Immagini web


DIABOLIK

Dalla pagina FB - Gulpboombang

E come tutti i miti hanno il mistero che li avvolge anche nei fumetti, i personaggi che hanno il successo d'essere conosciuti, amati, seguiti e osannati hanno il mistero di come sono sorti e da dove vengono. DIABOLIK la leggenda vuole che due geniali sorelle, pare suggerite da un libro che trovarono su un treno, un libro al tempo famoso che raccontava le peripezie di un ladro scaturito dalla fantasia di due scrittori francesi FANTOMAS, e abitando nelle prossimità proprio della stazione di Milano, vedendo ogni mattina i pendolari pensarono, come loro avevano notato, che per trascorrere il tempo che il treno ci metteva per portarli da casa al lavoro e viceversa, spesso leggevano fumetti, che al tempo non ancora poi tanto famosi, si trovavano soltanto “strisce” disegnate e raccontate in alcune riviste, le sorelle Giussani ebbero l'idea di inventare anche loro un personaggio ma il loro pensiero fu anche editoriale in quanto creare un libriccino pratico leggero e poco ingombrante che si potesse leggere in quel poco tempo e liberasse completamente la mente.....beh sia come sia nel lontano 1962 ebbe esordio il primo NR 1 di Diabolik ( numero che oggi ha un cospicuo valore).
Diabolik è stato ed è quel personaggio “cattivo” che tutti amano e che tutti si sentono di proteggere, un ladro che con la sua freddezza, determinazione sa conquistare un pubblico adulto e non con maestria. I racconti sono veloci, i disegni semplici ma marcati e ben strutturati, i personaggi chiave sono sempre i soliti, Diabolik il ladro mascherato che ha il potere e la capacità di potersi costruire le più svariate maschere umane per entrare ogni volta nei panni di colui che verrà derubato, EVA KANT la bionda favolosa, ma non la solita sciocca, svampita e platinata (stile Marylin che al tempo era agli albori) ma freddamente compagna e complice del suo grande e unico amore, un amore forte che anche il più temuto uomo si abbandona con impeto e voluttà. Poi il nemico numero uno GINKO, il bell'ispettore di polizia che inevitabilmente da la caccia a questo “Re del Terrore” senza mai poterlo afferrare. Una caratteristica essenziale e forse questa ha una valenza per il successo del personaggio, che tra il ladro e l'ispettore vige un rispetto che va oltre il pensato, quasi un tacito pensare ….io faccio il ladro e lo faccio con maestria singolare, del resto compio il mio “lavoro” efficientemente ma rispetto anche il poliziotto perchè anche lui svolgendo il suo compito lo fa con assoluta grandezza e saperci fare, e inversamente il pensiero è identico.
Le avventure si svolgono in un assoluto “non mondo reale” la sua Porche Nera viaggia in strade vuote, nessun negozio nessun cinema, nessuno per le strade, soltanto lo scorrere dei fatti in quel determinato loco, ufficio, casa o teatro, due cittadine Ghenf e Clerville quasi vuote, quasi sconosciute, insomma una cosa seria, in questo fumetto non si ride, non c'è spazio per la comicità ma c'è quella magia che le sorelle volevano, l'attrazione e il sempre aperto desiderio di leggerlo, siamo stati tutti quanti con Diabolik e sempre siamo arrivati alla fine anche se sapevamo come era ma sempre volevamo scoprire come il nostro “eroe” si sarebbe sbrogliato da quella situazione che sempre era pericolosa e difficile da uscirne.
E se vogliamo accendere ancor di più il mistero di questo personaggio, in uno delle prime edizioni viene nominato e appare King che si apprende fosse il capo di una potente organizzazione malavitosa in un'isola sperduta dell'oceano. Pare appunto che Diabolik, al tempo un bambino in fasce, venisse raccolto su questa isola dopo un naufragio e allevato proprio da questo King. Pare che fu proprio in questo mondo di criminali, avendo capacità chimiche, riuscisse a inventare una plastica sottile da poter apparire come pelle umana. Il padrigno venuta a sapere la cosa, cercò di abbindolare il giovane per procurarsi l'invenzione e al contempo gli mostrò tutti i suoi immensi tesori che aveva trafugato negli anni e anche una pantera nera che lui aveva abbattuto e impagliato chiamandola Diabolik.
Il nostro “eroe” appena si rese conto dell'inganno, uccise King, ne assunse la fisionomia con la sua invenzione della maschera, trafugò una parte dei suoi beni e fuggì dall'isola assumendosi il nome di DIABOLIK “ RE DEL TERRORE”
(errebi)
Immagine web

giovedì 10 gennaio 2019

UN BARBONE

Su vicoli chiusi,
in vecchie stazioni,
in rovine di case,
tra due cartoni,
nel freddo di gelo,
del bianco vestire,
su erbe ghiacciate,
su scalini di marmo,
in marciapiedi sconnessi,
su panchine di ferro,
giardini imbiancati,
sotto stelle lucenti
e nebbie perenni,
su soli perduti,
su sogni pestati,
speranze perdute,
amori trapassati
due occhi vivaci,
una delicata voce,
un sorriso di pace
e un grazie mi spiace,
non chiede perdono
e nemmeno un aiuto,
soltanto rispetto
del suo vissuto,
e poi si rigira
con sguardo al suo mondo,
e piano cammina
lasciando un suo sogno,
di essere ancora pensato
non come barbone,
ma un semplice uomo
su un mondo spaccato.

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web

DIMMELO SEMPRE

Non importa se ne sono cosciente,
se so della nostra vita
del nostro correre per sempre,
non importa che veda i tuoi sforzi
le tue lotte e conquiste
per offrirmi il meglio dell'amore,
non importa che io conosca
del tuo essere migliore,
servizievole e forte,
non importa che io lo sappia veramente
ma tu dimmelo, dimmelo sempre.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

mercoledì 9 gennaio 2019

UN GIORNO SAREMO NOI

Un giorno saremo noi 
che arriveremo sulla luna,
te lo prometto e ne sono sicuro,
quel giorno tu vivrai con me
del tempo il passare migliore
e io di te mi saprò così alimentare,
saremo nella stessa stella insieme
e alluneremo nella parte sconosciuta,
perchè non vogliamo rendere pubblico
questo nostro sentire meraviglioso,
sarà la luna a farlo presente al mondo
quando diffonderà la luce eternamente.
Un giorno saremo noi
a illuminare la terra
con il nostro amore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

PRIMA TAPPA












Dalla pagina FB " Quattro passi in Italia"

E variamo questa nave che ci porta in giro per la penisola più bella del Mondo, cioè l'Italia, ma con quale città o paese varare che non faccia rimanere male gli altri, potrei iniziare con molta naturalezza dalla nostra capitale Roma, ma sarebbe a mio parere un inizio scontato, allora avrei pensato Firenze ma subito mi sarei sentito addosso i rimproveri delle altre regioni dicendomi che sono campanilista e ho giocato in casa, però se dicessi Venezia.....si ma sento già le voci in mezzo tono che sussurrano....e certo solo perchè è particolare, Lei e i suoi canali......e altre ancora per non nominare paesi e cittadine, borghi o villaggi....insomma sapete cosa ho deciso? Darò solo un piccolo personale cenno alla mia città natia, soltanto nozioni di buon cittadino e amante del suo borgo, raccomandandomi di riparlarne poi più approfonditamente.
Io sono un Lucchese, puro e genuino, da generazioni e anzi dovrei dire in gergo che sono Lucchino. 
Lucca è una delle tante città medievali che la Toscana tutta possiede a dismisura, compresi i piccoli borghi e alcuni pittoreschi paesi, una città che ha mantenuto intatte le mura difensive che la circondano, e diciamocelo chiaramente non è stato nemmeno difficile poterle avere ancora in quanto al momento della fine della costruzione, le tecniche di guerra erano totalmente cambiate, perciò non sono mai servite allo scopo e con accurati impianti decorativi e urbanistici, nel tempo, sono diventate un bellissimo parco sopraelevato da far invidia a tutto il mondo.
Ma Lucca è anche le sue piazze e le sue chiese ( pensate che storicamente essa era considerata la "succursale" del Papato ) che se ne annoveravano oltre 100, con le sue torri, la più famosa quella con le piante di lecci sopra, nominata del Guinigi ( uno dei famosi signori della città). Piazze come l'antico Anfiteatro che dopo alcuni rifacimenti urbani del tempo sopra le gradinate dell'arena sono state costruiti caseggiati, fino ad arrivare ad oggi dove entrandovi e arrivando al centro dell'arena si ha intorno uno spettacolo di occhi "finestre" che ci sorridono e ci salutano.....Chiese come San Frediano ( uno dei tanti vescovi della città divenuto santo per aver fermato la forza del fiume che esondava, fiume che al tempo si trovava quasi a ridosso delle mura, e con il rastrello riuscì a far rientrare e a cambiarne addirittura il corso......Chiese come il Duomo di San Martino dove ospita la cappella del Volto Santo, un'opera lignea nera rappresentante un Cristo, che la leggenda vuole essere arrivato dall'Africa su una barca e approdato nei pressi di Luni in Liguria, ivi sbarcato fu conteso dall'allora vescovato che attribuiva l'opera facente parte della diocesi di Lucca, qui il solito vescovo Frediano intervenne ponendo il crocifisso su un carro trainato da buoi e poi a un bivio di due strade dove una portava alla città ligure mentre l'altra si incamminava verso sud a Lucca, dette il via ai buoi e aspettò che fossero loro a decidere dove andare...destino volle che si incamminassero verso Lucca. La città ne è sempre stata debitrice e devota a tal punto che ogni 13 settembre viene a lui ( il Volto Santo) dedicata una spettacolare processione che attraversa tutta la città e dove Lucca si accende soltanto con lumini di cera apposti su muri, finestre, torri ecc.
Ma Lucca è anche tradizione culinaria, il Buccellato, un semplice dolce con dentro l'uvetta passa e sapor di anice, che un detto dice " se a Lucca vai e non compri il Buccellato è come se non ci fossi stato". E poi come non nominare la famosa pasta di Farro, un antico frumento coltivato nelle vicine montagne della Garfagnana e cotto con brodo di fagioli, oppure i famosi Tordelli, pasta fresca ripiena di carne, verdura ecc. Ma il pezzo forte la Torta coi Becchi o (Bischeri) una torta dolce di pasta frolla ripiena di verdure cotte, spezie, pinoli ecc....vi garantisco una bontà...(potete trovare la ricetta nella mia pagina "Nonna Lina vi consiglia".
Insomma Lucca è una città da vedere, da ammirare, da respirare e anche d'assaggiare.
(errebi)
Immagini web

IL LIMITARE DEI PIOPPI

Vado camminando come un elefante poso le tracce ma infondono soltanto come un passerotto, e lascio nel cielo un alito leggero di profumo mis...