domenica 30 dicembre 2018

IL "MIO" MESSAGGIO DI FINE ANNO

TANTI AUGURI DI BUON ANNO AMICI CARISSIMI
Com'è abitudine e convenzione al fine di ogni anno si fa un discorso generale che sintetizzi il trascorso, poi si aggiungono le lodevoli considerazioni per il tempo giudicato sufficiente mentre si rimprovera dolcemente il periodo che noi riteniamo insufficiente, annoveriamo con lamentevole suono della voce, i malanni che ci hanno colto nel lungo anno, in quelli che fortunatamente ce ne siamo liberati e di quelli che purtroppo rimangono pretendiamo e crediamo in un loro miglioramento, elogiamo o disprezziamo totalmente il luogo, il lavoro, la società che ci ha avvolto e ci tiene in vita ogni momento e poi arriviamo ai proponimenti e alle volute e "dovute" speranze che l'anno nuovo ci riserva.
Io sapete cosa faccio? vi scrivo questo sonetto.....o poesiola...o chiamatela come vi pare....
L'anno in quanto tale
è come un uomo e
ogni nato nuovo è sempre uguale,
la testa con due occhi grandi,
le braccia con apposite mani,
le gambe per muoversi nel tempo,
ma quello che conta
in ogni periodo o stagione,
è quel qualcosa che nasconde dentro,
che nell'anno è il tempo che ci è donato
nell'uomo è il cuore
che si spera sia ben usato.
Roberto Busembai (errebi)
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VOGLIO FARE UNA PAZZIA

Voglio fare una pazzia,
del resto è l'ultimo dell'anno
penso che mi sia consentita,
ebbene voglio fare il romantico,
di quelli di una volta,
tenuto nel portamento,
gentile ed educato
leggermente prostrato
al gentil sesso,
e poi elargire frasi convenute
avvolte d'essenza di rose
e di suoni di pianoforte,
voglio aprire il cuore
con un sentimento
che vieta all'uomo l'esporsi abitualmente,
anzi non faccio più la pazzia
ma voglio esserlo per sempre,
colui che con la donna
freme al suo cospetto
e la copre di forza e d'affetto
ogni anno a venire e
non soltanto in questo
addio all'anno vecchio.
Roberto Busembai (errebi)
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sabato 29 dicembre 2018

SAREBBE DA PENSARE

Sarebbe da pensare
ad un passato odierno,
al tempo ormai lasciato
visto che incombe questo inverno,
sarebbe da pensare
a giorni lieti e gai,
momenti di sollecite
sensazioni aperte,
e poi comunque invasi
da tristi e malaugurate scoperte.
Sarebbe da pensare
come cullarsi sopra le onde
in un agitato mare
che non sa dove arenare,
che al nuovo anno
poi non cambia niente
e niente deve cambiare,
sarebbe da pensare
d'avere un cuore grande,
un sogno dentro il cuore
e poi avere forza sempre
di ricominciare.
Roberto Busembai (errebi)
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VISCHIO

Lo avevi portato
anche l'anno passato,
avvolto in un trasparente
cellofan e infiocchettato..
Amore, porta fortuna
il vischio,
ci baceremo allo scoccare
della mezzanotte,
al di sotto dei suoi rami,
il nuovo anno
proteggerà questo nostro incontro....
Lo avevi portato
l'anno passato,
questo ultimo anno scorso
mi ha lasciato il vischio
secco e un amore perso...
Non ascoltate le dicerie del mondo,
sentite il vostro cuore
cosa dice al momento
e forse l'anno, il nuovo,
sarà davvero diverso,
e chissà che non venga anche l'amore!
Roberto Busembai (errebi)
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mercoledì 26 dicembre 2018

RICORDO D'INVERNO

Sei il canto nuovo
neve in fiocco
bianca come il sale,
sei lo splendore
delle stelle argentate
e tutto quello
che vedo d'intorno,
per me sei il passato
racchiuso in un granello
e del presente
il colore eterno,
sei e resterai per sempre,
ricordo di un inverno.
Roberto Busembai (errebi)
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martedì 25 dicembre 2018

PREGHIERA DELLA FESTA

Caro Babbo Natale,
sapessi come sono triste
e felice insieme,
perchè di questo abbondare
sulla tavola che io vedo,
penso a chi come me,
che ancora non conosce il tempo,
abbia da sognare
un piatto con del pane,
e mentre ti ringrazio
del dono che ho trovato
sotto il solito albero addobbato,
penso, io che ancora non sono adulto,
a quel mio amico lontano e
a volte neppure tanto,
che sotto l'albero amico e secco
talvolta lui va a riposare.
Caro Babbo Natale
come è triste la festa
senza quel mio amico accanto.
Roberto Busembai (errebi)
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lunedì 24 dicembre 2018

BASTERA' UN VAGITO

Basterà un vagito
a rivoluzionare il mondo,
inondare calore
e fronteggiare intorno
a quello che lo sta a criticare.
Basterà un vagito
a crollare immondo
sul misero peccato,
spalancherà la terra
dalla paura certa
e splenderà sul colle
anche se sarà morto.
Basterà un vagito
di un figlio non paterno,
di un padre putativo
di una madre pura
o sarà solo storia sulla terra
e mai avrà la sua vera ventura?
Bastasse un vagito
a cambiare un cuore, un sentimento
un donare amore,
non ci sarebbe stato
un immenso infanticidio
già appena nato.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Andrey Shishkin

sabato 22 dicembre 2018

LA NOTTE DI NATALE

Eppure questa notte
è quella di Natale,
che strano io non vedo
la cometa volare,
non sento il canto
dei pastori e il coro
degli angeli nel cielo,
eppure è notte per davvero,
e inizia a nevicare.
Eppure in questo Natale
dovrebbe nascere un figlio
che della vita è il Salvatore,
non sento nessun vagito
ne vedo poveri gioire,
penso che per quest'anno
ci abbia ripensato,
peccato perchè io alla grotta
c'ero andato.
Roberto Busembai (errebi)
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venerdì 21 dicembre 2018

INVERNO

Lo sai che nell'inverno
arrivano le piogge,
si apre il cielo al vento
e cade anche la neve,
lo sai che freddo teme
del caminetto acceso,
delle stufe a legna
e dell'affetto e amore.
Lo sai e lo ripeto
che la stagione è grama,
saluta il vecchio anno
e poi ti fa gabbana,
lo sai che comunque
nel gelo e nella tempesta
c'è sempre un raggio di sole,
l'inverno a noi ci desta
con l'arrivo del Signore.
Roberto Busembai (errebi)
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mercoledì 19 dicembre 2018

NON SEI UNA SCONOSCIUTA

Non sei la sconosciuta
della mia esistenza,
sei vissuta prima
ancora della nostra conoscenza,
già ti carezzavo,
ti adoravo e ti sognavo,
non sei quel volto mai visto
che compare all'improvviso,
io ti avevo già baciata
prima ancora di essere nata,
sopra una nuvola
della nostra speranza,
tra le pieghe di una nuova esistenza,
non sei affatto un viso nuovo,
sei esistita ancora prima
di quel bacio in riva al mare,
di quel far l'amore timoroso,
di quel delicato sguardo
di un sorriso malizioso.
Roberto Busembai (errebi)
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venerdì 14 dicembre 2018

L'INVERNO SI AVVICINA

E' freddo, l'inverno si avvicina
non possiamo restare fuori
vieni dentro che il caldo ci consola,
sarebbe bello poterti dire
ti amo tra un fioccar di neve
e un alito di vento,
poterti tramutare in una stella
quella cometa di color argento.
Vieni altrimenti ti freddi
non senti il gelo che ti sovrasta
come vorrei poter dire basta
alla violenza che invade il mondo
a questo orribile girotondo
dove non trova luogo di pace,
dobbiamo stare dentro
non per il freddo
ma per la paura dell'ignoto
mentre una volta
ci spaventava il freddo.
Vieni dentro amore, quello vero
che nessuo conosce il tuo mistero,
vieni io ti dono la mia umile casa
come vorrei domani farti uscire fuori
sapendoti sereno sulla neve,
vederti ridere di niente
e non conoscere dei giovani
il dolore.
E' freddo, l'inverno naturale si avvicina
mentre dentro il cuore
è diventato ghiaccio,
eterno come il sole,
come la terra, come la morte pure.
Roberto Busembai (errebi)
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SEI TU

Sei tu la perla
che la notte gelida
ha posato
sul ramo secco
e nudo del passato,
sei tu la gemma
della prima brina
che copre la campagna
e gela sulla fonte
come brillare di cristallo.
Sei tu, mia cara
la fonte che riversa
sul fiume e sopra i mari
come se fosse pioggia
dorata e senza eguali.
Sei tu la meraviglia
del mio cuore appassito
che svegli con l'affetto
e scaldi con l'amore.
Sei tu anima e fiore,
vita e speranza,
sei tu la mia eterna esistenza.
Roberto Busembai (errebi)
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domenica 9 dicembre 2018

UNA STORIA DA SEMPRE

Era una notte come tante, una di quelle che l'inverno porta sopra le sue spalle e poi riversa nel mondo intero, una notte senza luna e senza stelle ma carica di nuvole e neve a fior di pelle. In questo scenario da brivido di freddo, un vecchio , smunto, scarno, vestito di cenci sdruciti e con un cappotto pieno di strappi e rosi intorno al collo e ai polsini, un vecchio dai capelli bianchi, quei pochi rimasti a fare da contorno alla sua calva testa, si incamminava sprofondando sulla neve alta, incurante del freddo e del gelo, quasi che ormai a lui non spaventasse neppure il vento che a volte pareva lo spostasse, e proseguiva il suo cammino con la testa bassa appoggiandosi pesantemente ad un lungo e ritorto bastone che teneva stretto nella sua grinzosa mano.
Era una notte che per le strade non passava nessuno, si potrebbe davvero dire che fosse una notte da lupi, perchè forse solo quella specie di animale poteva camminare andando a caccia per sfamarsi, e forse anche quel vecchio era in cerca di un qualche cosa di caldo sicuramente da mettere nello stomaco, che difficilmente ricordava quando era l'ultima volta che era stato pieno. Pareva che nonostante la sua lotta di restare in piedi, non durasse poi quella tanta fatica, era di certo rassegnato a questa sua umile e triste esistenza e portava avanti la vita con molto fede e speranza.
Dal fondo del viale, s'intravide una minuta luce, una tipica luce da candela, che illumina nel ristretto ma anche da lontano comunque si nota la sua luce. Doveva essere certamente dentro a una lanterna altrimenti dal vento non avrebbe potuto restare accesa, e avanzava piano e con cautela, sospesa in aria come un fantasma. La neve fina che si alzava dalle folate non rendeva la visuale per capire bene di cosa si trattasse, ma il vecchio appena ne ebbe la certezza, improvvisamente si arrese dove si trovava e parve che attendesse proprio quella luce alla sua vicinanza.
Infatti dopo poco si poté capire di cosa si trattava, era un calesse trainato da un cavallo nero, un calesse che aveva una lanterna posata sulla sua carrozza chiusa, e un uomo tutto imbacuccato da sciarpa, cappotto scuro con risvolto in falsa pelliccia e da un cappello di pelo lungo posato sulla testa come una tazza si posa sopra un tavolino. Aveva una frusta lunga tra le mani ma pareva non doverla usare, tanto il cavallo mogio e lento da se procedeva nel camminare. Appena giunta la carrozza al cospetto del vecchio, si fermò. Dentro s'intravedeva dai piccoli finestrini soltanto una luce gialla, ma non era dato di sapere se vi fosse qualcun perchè c'erano delle tendine bianche che facevano da riparo.
Il vecchio alzò lo sguardo verso il cocchiere, gli disse qualche cosa a mezza voce, ma non si seppe mai cosa, e quest'ultimo con il capo fece segno di assenso e la porta della carrozza si aprì, ma non uscì nessuno, ma anzi il vecchio, lasciando sul selciato il bastone, si tolse di dosso quel vecchio cappotto e in un baleno salì dentro, richiuse la porta e la carrozza riprese il suo cammino.
Ora vi chiederete che storia sia mai questa, beh ve la spiego in poche parole, anche perchè la prima volta che io l'ho saputa mi sono chiesto subito, come voi del resto, chi mai fosse quel vecchio e perchè poi salisse indisturbato su quella carrozza.
Beh quel vecchio amici miei, era il Signore, che per capire se il mondo fosse stato giusto verso colui che povero e senza niente addosso ma ricco di bontà e amore avesse avuto da una qualsiasi persona vivente un poco di rispetto e di consolazione, ma ogni sera ritornava al suo cospetto deluso perchè niente e nessuno lo aiutava.
E la carrozza e il vecchio comunque con amore e tanta tanta pazienza, ogni notte tornavano sul viale, Lui aveva la certezza che prima o poi qualcuno avrebbe dato aiuto e sostegno a quel povero vecchio smunto. scarno e quasi pelato che donava amore.
Roberto Busembai (errebi)
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PETTIROSSO

Sono dell'inverno l'unico colore
che rosso spicca tra le bianche nevi,
canto al forte vento e pure faccio il verso,
non mi spaventa il freddo e
volo senza alcun pretesto,
io sono la novella con il mio canto
di coLui che mi trasformò
il petto rosso con il sangue suo sofferto,
e canto e invoco ancora la sua venuta
tra neve, vento e gelo
senza paura alcuna.
Roberto Busembai (errebi)
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E NON SI FERMERA' (Dedicata all'amico Dan)

E non si fermerà
sul colle o sul Tevere
il nostro incontro
di questo autunno
bagnato come soffice neve,
e non si fermerà
sulle piazze e monumenti
di storie passate
e come le nostre presenti,
in questa Roma cosciente
del nostro patto,
di un'amicizia fatta di sole
parole, fatti e pensieri
raccolti.
E non si fermerà
su questo giorno fatale
fatto di nebbie, piogge
e tanto ma tanto calore.
E non si fermerà e
sarà per sempre.
Roberto Busembai (errebi)

sabato 8 dicembre 2018

SONO SOLTANTO DELUSO E ARRABBIATO

Deluso da questa Italia e da questo vivere così all'acqua di rosa, che poi di rosa non c'è assolutamente niente, del totale e assoluto menefreghismo e intolleranza, mancanza di rispetto della persona e assoluta negligenza, deluso di questa pochezza generale, del continuo scaricabarile, del non rendersi conto delle proprie colpe e dei propri torti, del continuo accusare e fare accusatorio senza un minimo di presa di coscienza personale, deluso per la facilità con cui si addossano le colpe senza rendersi nemmeno conto ( o forse soprattutto far finta di non rendersene conto) di quante colpe abbiamo noi tutti quanti, indistintamente. I fatti odierni della discoteca dovrebbero una volta per tutte far aprire le menti e gli occhi, dovrebbe far intendere a quante cose in questa misera Italia ormai non funzionano più, e non sto parlando di responsabilità perchè non rientra nel mio merito poter giudicare, ma parlo delle possibilità che ci possono essere state dietro per poter guadagnare di più senza influire sullo sgravio fiscale, e queste possibilità da chi potrebbero essere garantite, parlo della continua e assoluta corsa al Dio soldo senza remore alcune, e parlo di tutti noi Italiani che bene o male ne siamo alquanto responsabili, si perchè il nostro caro Bel Paese è sempre vissuto di favoritismi, di populismo, di aiuto condizionato, di garantismo, in ogni piccola e grande cosa, e come diceva il Vangelo, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Oggi il nostro Bel Paese è alla deriva perchè sono crollati quei valori, quei rispetti, queille tolleranze che erano la base per ogni fare e dire, che sorreggevano anche quel qualcosa che forse non era proprio legale ma almeno riscontrabile e punitivo, oggi tutti indistintamente pensano a un ricavo senza porsi nessuna domanda o remora, e si parte dal più piccolo e insignificante cittadino al governante, di qualsiasi colore politico, pensiero e religione. E ci siamo mai chiesti quanto producono soldi queste stragi? Scoop televisivi, giornalistici, oggi mi sono altamente indignato in un telegiornale dove hanno fatto passare il video che trasmette il pestaggio involontario di quei ragazzi da parte della folla che usciva.....indignato perchè questa è assoluta mancanza di rispetto della persona e volgarità gratuita verso i genitori dei suddetti e di tutti quanti, me compreso, che cercavo di comprendere quel disastro e non di vedermi il filmato come se fosse finto o soprattutto spettacolare.
I colpevoli di tutto ciò, forse, e ripeto forse, ci saranno e saranno puniti, ma resta di fatto che a priori noi tutti ne siamo alquanto compromessi, ma quelle lattine di polveri irritanti come mai sono ancora in vendita? Eppure se non erro sono già stata causa di diversi fatti similari a questa discoteca, ma i controlli per un evento del genere come mai non ci sono stati o forse ci sono stati apparentemente, e comunque sono tante le domande e solo una è la risposta:
RABBIA
Giovani innocenti, bambini, i nostri bambini persi per cosa, perchè, oggi si dice che NON SI PUO' MORIRE COSI'
io invece ribadisco NON SI DEVE ASSOLUTAMENTE MORIRE COSI'.
Il mio pensiero e le mie preghiere vanno solo ed esclusivamente alle famiglie di questi innocenti, perchè credo che a loro vada tutta la nostra riconoscenza per la forza e il coraggio che dovranno avere per poter continuare a vivere in questo BEL PAESE.
Roberto Busembai (errebi)
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venerdì 7 dicembre 2018

TI DICO AMORE

Ti dico amore perchè è quello che so dire,
quello che so sospirare
in ogni momento,
e te lo dico forte perchè possa ben sentire
non voglio che passi inascoltato
come scusa nell'avvenire.
Ti dico amore perchè è quello che vuoi sentirti dire,
quello che ti realizza e ti irrora
in ogni momento,
e vuoi sentirlo gridare per essere ben certa
che non vada come scusante
il te lo avevo detto e non l'hai saputo ascoltare.
Ti dico amore perchè è quello che è importante
perchè possiamo sopravvivere
in ogni momento,
e ce lo diciamo spesso, forte, e lo gridiamo
perchè non vogliamo
toglierselo mai dalla mente.
Roberto Busembai (errebi)
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giovedì 6 dicembre 2018

QUEL PICCOLO PULVISCOLO

Quel piccolo pulviscolo
sulla tua pelle chiara,
sapessi come stona
con il tuo gioviale volto,
scusami se approfitto
per toglierlo di netto,
ma non posso stare fermo
se non ti do anche un bacio.
Quel piccolo pulviscolo
mi è stato conveniente
averlo io notato,
unica occasione per avvicinarmi
per tenderti una mano
per accarezzarti, innocentemente.
Roberto Busembai (errebi)
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mercoledì 5 dicembre 2018

UNA CESTA SMARRITA

Da: Fiabe, Racconti, Filastrocche e maghetti e fatine vari

Aveva preparato ogni cosa, accuratamente, ogni sacco e cesto capiente erano stati riposti sulla slitta, la lista dei bambini d'andare a visitare era ben protetta dentro la tasca del giaccone rosso con il risvolto in pelliccia bianca, era certo che niente mancava e niente dimenticava, la partenza era prossima e mancavano soltanto le renne d'attraccare per spiccare il volo verso la terra che lo aspettava.....e così Babbo Natale, prese le bestiole e attraccate alle corde della slitta, si mise il tipico cappello rosso con il pompon baldanzoso bianco e con un forte grido di sprono, si sedette alla guida di quel magico carro e s'involò verso il destino di sempre, quello che ogni bambino attende con tutta la speranza e con il cuore caldo.
Natale si avvicinava alle porte, tutti erano pronti ad aspettare che quel Babbo antico un dono portasse, anche solo un dolce o un bacio, ma che facesse sognare tutti e indistintamente tutti i bambini, perchè la festa oltre che di fede è soprattutto d'amore immenso per loro.
Era quasi arrivato alla sua prima meta, un paesino di alta montagna, isolato e lontano dai fasti della città, ma ricco ancora di bambini ed erano loro i primi che avrebbero avuto la sua visita, ma una tempesta di vento e neve lo colse a pochi metri dall'atterrare in piazza e dovette perciò rinunciare e decidere di ripassarci al suo ritorno, ma nel virare inaspettatamente non si accorse del cesto che rotolò dalla slitta e pesantemente volando andò a cadere nel bosco vicino a quel piccolo paese.
La tempesta durò per tutta la notte e per tutta la notte quei bambini sognarono e attesero nei loro lettini l'arrivo di quel bianco signore, ma al mattino quando ben presto ebbero ad alzarsi e andarono a scrutare ai loro caminetti o sotto i loro alberi di Natale, provarono la più grande delusione della loro vita, il Babbo Natale non era venuto.
Si susseguì anche la disperazione dei genitori che non capivano il motivo e il perchè dell'accadimento, e soprattutto non sapevano come consolare e confortare il dolore e la disperazione dei loro figli.
Intanto nel bosco, quel cesto che era caduto dal cielo, si era frantumato e aveva sparso i doni che recava su una piattaforma di neve alta, che li protesse dal rompersi. Un cavallino nero in legno e con le ruote sostava sotto un grande abete, un pupazzo con le gambe allargate e la testa china si era adagiato sopra la cima di un sasso, scatole colorate, grandi e piccoline erano sparse sulla piazzola e tanti dolcetti e biscotti si erano sparpagliati facendo sembrare quel manto di neve alta, panna con sopra cioccolatini a decorare.
Ma come tutte le cose che hanno la loro stranezza, attirano la curiosità, nel bosco questi oggetti strani attirarono naturalmente l'attenzione degli abitanti animali, due piccole lepri dagli orecchi grandi guardavano sorprese da dietro un grosso tronco adagiato sul terreno, uno scoiattolo da un ramo secco era entusiasta di quel gioco di colori, un pettirosso più audace si posò addirittura sul pacco più grande, da lontano arrivarono anche due daini incuriositi da quell'andirivieni che si era creato nel bosco, tutti gli animali accorrevano a visitare quella meraviglia, si era sparsa la voce che Babbo Natale avesse pensato anche a loro, ma loro che cosa se ne facevano di tutti quei giocattoli?
Arrivò giusto in tempo una Volpe anziana che ebbe intuito dell'accaduto e ne fece menzione a tutti quanti:
“Questi doni non sono per noi, Babbo Natale li ha perduti dalla slitta e inavvertitamente sono caduti in questo bosco, ma io so anche che non sono poi caduti nel posto sbagliato, anzi so a chi appartengono e se mi date una mano oggi potremmo far contenti tanti e tanti bambini.”
Nel paese intanto si tardava a festeggiare il Natale,le tavole erano imbandite ma non si parlava di mangiare,ai presepi tutti quanti ancora non erano stati aggiunti i “Gesù bambino”, oggi non poteva nascere nemmeno Lui.....quando dal fondo di una strada si intravide una processione di animali, con in testa l'anziana Volpe, tutti portavano in bocca un pacco o un giocattolo e stavano procedendo verso il paese.
Non potete immaginare la felicità dei bambini nel vedersi portare i regali dagli animaletti, e non potete immaginare la sorpresa dei genitori nel vedere tutti quei piccoli animali indaffarati e contenti nel donarli.
Intanto Babbo Natale non si era accorto e al resto del mondo aveva fatto il suo dovere, e quando stava per tornare gli venne in mente di quel paese che aveva saltato per la tempesta, ma si rese conto anche che non aveva altri giochi sulla slitta. Rimase stupito e controllò varie volte la lista, se per caso avesse sbagliato a fare i conti, ma tutto tornava. Disperato atterrò con la slitta nel bosco vicino a quel piccolo paese e quasi piangeva dalla disperazione per non poter accontentare quei bambini, quando un piccolo scoiattolo gli si avvicinò e gli chiese:
“Babbo Natale perchè piangete?”
“ Perchè avevo da fare una consegna e non trovo più quei regali”
“ Ma non disperatevi, quei regali li avevate persi e erano caduti proprio qui vicino, noi animali li abbiamo notati e grazie all'anziana Volpe li abbiamo già restituiti a chi appartenevano. Quei bambini sono ora felicissimi, potete ritornare a casa tranquillo”
Babbo Natale rimase prima di tutto stupito della cosa e poi contento come non mai, abbracciò lo scoiattolo e :
“ Per ricompensarvi tutti quanti farò in modo che quest'anno l'inverno mio amico sia più mite del solito e possa darvi a tutti la possibilità di avere cibo e caldo in abbondanza” e salutò scomparendo nel cielo che iniziava ad allargarsi e a far apparire il sole.
Roberto Busembai (errebi)
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domenica 2 dicembre 2018

IL NEGOZIO DI GIOCATTOLI

Era sempre illuminato a giorno e la vetrina sfavillava di luci pur di invogliare la gente a vedere e comprare quei prodotti, ma nessuno pareva interessarsene, nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi a quel negozio, tanto era caro, così credevo, e tanto era impossibile perciò comprare a quei prezzi esorbitanti.
Mi ricordo che un giorno, incuriosito da tanto luccichio, mi avvicinai per vedere che tipo di merce vendesse, e come tutti i ragazzi della mia età, avrò avuto circa 10 anni, rimasi allampanato all'istante. Quelli che si vedevano erano giocattoli, in tutte le forme e in tutte le specie, dai trenini in modellini vari e meticolosamente affini agli originali, a gli orsacchiotti in peluche di varie grandezze, ricordo che ce n'era uno immenso, era il doppio della mia statura, appoggiato al muro nell'interno del negozio, era bellissimo, con un pelo quasi senape e due occhi che parevano veri tanto brillavano.
E i soldatini, tutti meticolosamente allineati e ben colorati nelle loro uniformi, i palloni di cuoio, di stoffa e di altro materiale, tutti indistintamente coloratissimi, e poi gli strumenti musicali, chitarre rosse e piatti per grancasse, flauti e una fisarmonica dorata poggiata ad una sedia, sassofoni splendenti e pure un pianoforte nero lucido con coda, in attesa di essere suonato, se ne stava nel centro del grande negozio sfacciatamente con fare esuberante.
C'erano anche tante bambole in vestiti diversi e molto raffinati, trine e ricami, fazzoletti e veli, e pure imitazioni di cucine con relativi piatti, posate e stoviglie varie.
Stavo ritornando da quel sogno reale, non avrei certo potuto comprare nemmeno uno di quei giocattoli che mi affascinavano, e mesto mi stavo per incamminare, quando dalla porta del negozio un anziano signore mi chiamò:
- Ragazzo, ti piacerebbe avere uno di questi giocattoli?
Mi voltai meravigliato, e comunque gentilmente risposi:
- Certo che mi piacerebbe, ma non sono certo in grado di poterli comprare. Grazie comunque
- Ma nessuno ti ha chiesto soldi - rispose l'uomo - a me basta che indichi il gioco che ti piace di più e poi ti insegno a guadagnartelo....avvicinati alla vetrina e indicamelo.
Ero timoroso e dubbioso, ma come si sa, quando siamo ragazzi non c'è niente che ci metta in allarme o di cui si possa aver paura e mi avvicinai, rimirai ancora tutta quella meraviglia, ma c'era una cosa più di tutte che mi affascinava e mi tornò facile dirgliela.
- Bene, disse l'anziano venditore, ora non ti resta che tornartene a casa e sperare che il sogno si avveri, ma devi promettermi che racconterai a tutti i tuoi amici tutto quello che hai visto oggi, senza criticare i prezzi e le qualità dei giocattoli. D’accordo?
- Certo, è facilissimo, del resto non faccio che dire la verità....è tutto così bello! E salutai quell'uomo.
Il giorno dopo, in classe non feci altro che parlare del negozio che avevo visto, raccontai dei giocattoli, del pianoforte, del grande orsacchiotto, e tutti mi stavano ad ascoltare meravigliati e tanti mi invidiavano quasi per avere avuto il coraggio di essermici avvicinato, ma non raccontai loro della promessa che mi aveva fatto fare quel venditore. A fine racconto, tutti i miei compagni si promisero che nel pomeriggio dopo le lezioni sarebbero andati anche loro a vedere quelle meraviglie.
E così fecero, ma ebbero a provare una grandissima delusione perchè quel negozio era assolutamente vuoto, niente luci, niente trenini o soldatini, niente bambole ma soprattutto nessun pianoforte e nessun grande orsacchiotto.
Il giorno dopo fui deriso da tutti e tutti mi fecero passare per un parolaio, un bugiardo e che le cose che gli avevo raccontato erano soltanto frutto della mia immaginazione, ma io quel negozio l'avevo visto per davvero, ma ormai nessuno più mi credeva.
Passarono mesi e del negozio non se ne parlò più, soltanto io ne ebbi un ricordo quando cominciarono ad avvicinarsi le festività natalizie perchè pensai che chissà quanto avrebbe venduto adesso quell'anziano signore, visto che il Natale si faceva sempre più vicino. Ma comunque non dissi mai a nessuno del patto che avevo fatto e quasi me ne ero dimenticato ma un giorno.......
Era l'ultimo giorno di scuola, prima delle vacanze Natalizie, nevicava fortissimo e quasi tutto il paese era ricoperto di un bianco candore, camminavo svelto perchè un vento freddo aveva iniziato a soffiare e volevo rientrare in casa velocemente quando improvvisamente in fondo alla via intravidi l'anziano commerciante, non credevo ai miei occhi, forse era un miraggio, ma gli corsi incontro e quasi lo stavo per chiamare, quando fu invece lui stesso che vedendomi mi fece cenno di avvicinarmi.
- Ragazzo mio, allora hai fatto quello che ti avevo detto?
- Certo che l'ho fatto, ma voi avete portato via tutto dal negozio e ve ne siete andato, i miei amici mi hanno fatto passare per bugiardo.
- Non sono io che me ne sono andato, ma sono i tuoi amici che non riescono a vedermi perchè la loro è solo curiosità senza affinità di bene, te hai visto tutto quanto perchè l'amore che riporti per le cose è uguale a quello che porti alle persone, come lo hai portato per me non facendone menzione.
E mi porse la fisarmonica dorata, quella che avevo indicata quel giorno, e svanì.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Stewart Sherwood

sabato 1 dicembre 2018

DUE TOPOLINI LITIGIOSI

Sull'albero di Natale
ancora vuoto,
vedo dei rami che sembrano
danzare,
non credo di aver messo
loro la musica
per doverlo fare,
guardo ancora meglio
quasi incuriosito
e cosa ti vedo
a distanza di un dito?
Due topolini in fare agitato
che litigano sull'unica pallina
che avevo decorato
mettendola su un ramo.
L'ho vista prima io
dice quello più grande indispettito,
Non è vero io l'avevo già quasi presa
risponde il piccoletto in aria di difesa.
E così va avanti questa scenata
dondolandosi sui rami dell'abete
facendo si che questi tentennasse
e manca poco che cadesse.
Su fatela finita, dissi loro,
tra poco di palline di decoro
ne sarà pieno questo albero intero,
e non avrete così più da litigare
e fare discussione,
ne avrete quante volete
per ogni occasione.
Questi nel sentirmi
presero a scappare,
e invece di ascoltarmi
terminarono improvvisamente
di ballare
e dandosi la fuga velocemente
sparirono dalla mia vista
categoricamente.
Roberto Busembai (errebi)
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D'INVERNO TUTTI I SOGNI SONO ANDATI

D'inverno tutti i sogni sono andati
sommersi dai ghiacci e dalle nevi,
sono dispersi nei monti e sulle valli
e come foglie caduche
gelati ai bordi degli alberi fratelli,
d'inverno sento più il calore
che dentro arde pur non sapendoti
più tale,
sento del freddo il distacco che
ci ha lasciato andare
su spiagge solitarie e mari in agitate
onde lontane.
D'inverno tutti i sogni sono andati
e persi come i desideri frantumati
al primo scendere della pioggia
sui sassi.
Roberto Busembai (errebi)
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IL LIMITARE DEI PIOPPI

Vado camminando come un elefante poso le tracce ma infondono soltanto come un passerotto, e lascio nel cielo un alito leggero di profumo mis...