martedì 31 maggio 2016

GIUGNO

Nel ramo di spiga che muove
dal vento caldo oltre la collina
vola farfalla bianca e vibra,
la cicala da un ramo di ciliegio canta
e passero si ciba del suo rosso frutto,
papaveri invadono il verde già inoltrato
e margherite bianche sfogliano
petali per gli amori incerti,
s'odono rondinini gridare sotto i tetti
gli audaci si gettano nell'aria
ormai provetti,
bambini sopra presse di fieno colto
rovinano le gambe saltandoci a più non posso
e contadino segue il grano
abbassato da temporali ancor in vetrina
perchè non diventi marcio
quello è oro della vita
non soltanto nel colore.
E nuvole si fanno sempre più timide
dall'azzurro colore del cielo
che le ammonisce
e sole irrompe con il suo splendore
e rosa a tutti sfiorisce il suo candore,
coglie i suoi frutti primi
sull'orto la comare
e canta la gallina dell'uovo suo fare,
corrono piccoli gattini
dietro alla madre smunta
primi passetti di una vita grama
e mugula dentro la stalla la mucca
per la seconda mungitura attesa,
e la natura ancora è sbocciata
in questo mese che di mezzo
è all'anno
e che racchiude in esso
tutto quel che può di bello.
Giugno s'è svegliato
a noi l'apprezzarlo.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: FRANCESCO HAYEZ: Ruth, 1853 Olio su tela, 138 x 100 cm Bologna, Collezioni Comunali d'Arte

STASERA CHE SERA (Feat Matia Bazar)

Cuscini rincorrono nell'aria
il volto tuo nuovo che schiva 
la piuma e onda sul mare la voglia,
dietro la sedia ti prendo, catturo
gazzella dell'amore, silente
concedi sul piano tuo fare
e nuvole chiudono la luna
ma non la luce.
Stringimi forte nel bacio salato,
dammi il fuoco sulla spiaggia spento,
la notte ci chiama e sempre ci scopre,
l'isola da scoprire è questo immenso amore.
Stasera che sera, stanotte che notte,
e alita il mare su vento salino
e brezza sul letto un gesto continuo,
s'alza già l'alba a un tramonto lontano,
s'alza la voglia al bisogno vicino,
e vola di nuovo il cuscino.


Roberto Busembai (errebi)

DUNE

Fili di erbe gialle ocra, spento colore,
ergono sopra rene bianche
prati impersonano su lidi solitari
bordi di mari ancora primitivi
su dune di colli naturali
e il silenzio invade sulla spiaggia
solo il chiacchierar della lieve onda
e di una vespa che non trova fiore.
Son dune anche il mio lenire,
il mio sentire ricambio dentro il cuore,
erbe incolte i miei fugaci pensieri
e bianchi sono i sogni perduti dai colori,
il chiacchierar che naviga dentro
è dato dai rumori delle strade,
rumori senza gente o così appare,
tanto è il silenzio delle voci
anche nel chiedere aiuto
si soffoca la voce e chiude l'occhio.
L'onda si muove eterna nel suo agire
il cuore quando è scritto muore
e resta solo un vago segno sulla battigia
sperando che resista ancor per molto
giusto un andirivienI di acqua
che sala e sale sulla riva.
Dune sono ripari dai venti,
dune sono accumuli dei ripensamenti,
e tace l'ape ormai svanita
e nettare nel cuore smiela.
Roberto Busembai (errebi)

SARA (Roma 30 Maggio 2016)

Sara sarebbe stato bello il tuo nome,
scritto con lettere dorate,
su pergamena ocra
nel giorno di un matrimonio
tra fedi unite in decoroso gioco,
stampato sulla pagina
di lato
e non soltanto il tuo
ma anche quello del tuo assassino.
Sara sarebbe stato bello il tuo velo bianco
volare sulle scale di una chiesa antica
scarpette rosa sulla salita
viste nel tirar su lo strascico
e riso tanto gettato sulla soglia
come pioggia
che avrebbe certo spento
un maledetto incendio.
Sara sarebbe stato bello quel bacio sul tramonto
dopo la cerimonia tutta,
soli sulla vista di un mare che sovrasta
e rosso si fa al confine in lontananza
rosso come l'odio che ti ha distrutta
rosso come il sangue che non hai versato
ma soltanto evaporato.
Sara sarebbe stato bello avere venti anni
e un grande amore da dimenticare
o forse da ricordar domani
e forse anche fare pace.
Ma questo Sara
non lo saprà mai.
Roberto Busembai (errebi)

GLICINE

Nel glicine fiore affondo il profumo
e sento nel cuore il caldo del sole,
rivedo nel muro l'ombra riflessa
e immagino te alla finestra
di quando beltà giovinezza ti aveva
e lisce carezze languiva
su lidi di spiagge di rena
dai glicini sporti sui muri
di cinta di villa straniera.
Nel glicine fiore confondo
profumi d'amore e ricordi
e l'onda del mare incombe
e l'ombra scompare
sul sole che ancora sovrasta.
Roberto Busembai (errebi)

TI SENTO (Feat Matia Bazar)

Brivido invade la schiena,
sottile sudore scivola dalla testa,
gocce salate su ruvida pelle
la mia di uomo di fatica,
lungo le braccia s'alza la voglia
e corre fino ai piedi
immensa,
caldo improvviso
rosseggia la guancia e
labbra chiedono tregua,
saliva che aumenta
e schiuma la gola,
pensiero sovrasta,
ti penso
e aspetto
la tua assenza.
Roberto Busembai (errebi)

lunedì 30 maggio 2016

IL VIOLINISTA

Note languide volano e aleggiano
nel turbine di un vuoto teatro,
rincorrono palchetti senza gente
e cadono nella vellutata platea,
piangono dolci sensazioni perse
di clamori e fasti ormai svaniti,
son lacrime di corde sfregate
pizzicate e use
da un nobile signore sulla scena
che piange nel suo cuor
la pena di andati concerti giovanili
pieni di applausi e fiori sui balconi.
Violinista vecchio di un passato
ma giovane ancor nelle dita
e braccio solido e ammaestrato
che muove per un candido suono,
piange il violino sulle corde tese,
piange nel cuore il maestro inglese,
e dal palchetto Reale ancor un inchino
è immenso il suo clamore
è soltanto un bambino
ma stringe forte il cuore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Testa Salvatore - Il violinista

GIRO GIROTONDO

Vorrei tornar bambino,
per sguazzar nei bozzi,
di fango colorarmi
e bagnar dei piedi con le scarpe.
Vorrei poter saltare
ancora sulla corda
cantando una cantilena
che solo nei ricordi
ormai se n'è andata memoria.
Vorrei sentir le grida
da sopra una finestra
vieni a casa, urla di madre,
è pronta la minestra.
Vorrei sentire il suono
della campana in valle,
suonare le ore prime
e l'ultime le tarde.
Vorrei almeno con il pensiero
entrar nel ricordo vero
e cantare per un minuto
giro girotondo
com'è bello il mondo.
Roberto Busembai (errebi)

domenica 29 maggio 2016

PIOVE

Piove sulle genti di maggio nel cuore,
piove sui cigli di strade di sole
piove nei cuori di bambini appartati
piove sul mondo e sui beati
piove sul piano e piove sul colle
piove sul mare e sull'isola sola
piove sull'onda di un canto di suora
piove sul pianto di vedova madre
piove sul prato di neve già sciolta
piove sul tetto di chiesa di festa
piove sulla gente e sulla testa
piove sul platano di larga foglia
piove sul pioppo di argenteo colore
piove sul mondo e sui beati
piove anche su quelli già andati.
piove per ore e piove per giorni
piove che il sole ritorni.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: François Kollar :: Untitled, 1930

DOMENICA DI MAGGIO

Del maggio assolato, profumo di rose
non resta che il vago sentore nel cuore
la vista riduce lo spazio in traluce
e dona il grigiore di sogni spezzati.
Non c'è quel calore di anticipata estate
non c'è quel sopore di primavera avanzata
ma solo una nebbia di nuvole basse
e pioggia che cade su fiore inzuppato.
Il colle lontano sparisce nel nulla,
i pioppi ed i salici ergono piano
il polline bianco diventa poltiglia
e s'alza nel cielo una luce di fuoco.
Tuona, lampezza, come se l'inverno bussasse
di nuovo a questa stagione,
non c'è sulle scale dei passi rionali
il dolce profumo di salici in fiore.
E tutto in un giorno si è fatto grigiore
e tutto in un giorno dimentica il sole
ieri l'estate sembrava alle porte
stamani d'inverno si veste stagione.
Corrono gatti al riparo dell'acqua
cantano galli aspettando un alba
ma il nero sovrasta su nuvole basse
e questa domenica richiude nei cuori
la voglia di correre in prati inverditi
e spegne negli occhi la lacrima incorsa.
Domenica piove e anche burrasca
in questa stagione di maggio inoltrato
lasciando pozzanghere sporche di petali
sparsi sulle terre invece che fermi sui fiori
e fuori si bagna e dentro si piange
l'estate è lontana l'inverno non cede.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Dermot Russell

HO DETTO TUTTO

Ho detto tutto,non parlo più,
perchè negarlo ancora
ammetti almeno il vero,
non posso più aspettare
che possa essere sincera,
questa sera di cena
offerta per chiudere una scena
per dirti no.
Non far la scema, è solo un piatto
quello che hai davanti,
un piatto bianco,
bianco come lo sguardo mio,
nel dirti certe cose,
che solo tu dovevi profferire,
ma ridi ancora sotto il trucco
troppo pesante,
troppo mascherato,
per nascondere un presente
e dimenticare un passato.
Tranquilla il conto è già pagato,
puoi lasciare il desco
con le candele accese
e i bicchieri di cristallo,
la cena l'hai goduta
ora vai a sfruttare l'altro
e fallo con dovizia pura,
perchè io sarò almeno contento
di far capire a altri
che sei un bel elemento.
Ho detto tutto e non dico altro,
solo buonasera cameriere
lo champagne se lo porti a casa
e lo beva con la sua donna,
e speri sempre che le bollicine
non diano alla testa
altrimenti non vorrei che sciupino
anche la sua, di festa.
Roberto Busembai (errebi)

LETTERA A UN AMICO (David)

Volevo soltanto dirti,
che nelle sfaccettature di una vita,
specie se trascorsa già
nella sua vasta entità permessa,
sorgono sempre indecisioni,
imperfezioni e mancamenti
naturali e improvvise,
e proprio perchè
matura è la conoscenza
si deve saper cogliere il meglio
della soluzione e lasciare
che non ferisca più quel tanto
che non potremmo sicuramente sopportare.
Volevo soltanto dirti
che in questo personale marasma
di confusione fisica e mentale,
la vicinanza anche morale
di una persona che definire
amica può al momento
essere vitale se non decisiva,
l'avere la certezza,
nella vita che sfiora,
di una persona che ti dice
fidati ci sarò anche
nei momenti che non credi
nei momenti che non pensi,
anche se lontana
ma prossima quasi accanto
si presenta col pensiero.
Volevo dirti che quando si
diventa vecchi si piange
troppo facilmente e troppo facilmente
si soffre anche di un sorriso storto
di un voltafaccia strano
di un silenzio cupo,
e allora cadono le forze
e le speranze interiori
e si naviga nei capelli bianchi
come se fosse navigar nella neve
quando già si scioglie.
Volevo dirti solamente
non affogar nel nulla del niente
e credi almeno ancora,
nell'amicizia che non pare
ma pure se non corre per i viali
se non si fuma di nascosto
se non si ama per complicità
la stessa persona,
ma esiste ancora
nonostante non solo i capelli
ma anche la barba è bianca.
Roberto Busembai (errebi)

STORIA D'AMORE

Tra il glicine in fiore,
zucchero nell'aria dal sapore
profumo soave,
e rose rosse d'amore
sbocciate con furia
al tuo passeggiare,
ho visto il tuo candore
e non credevo avessi
avuto occhio per me,
nascosto in celia
dietro un rovo di more
ancora lontane da maturare,
lontane come pensavo
fossi te per me.
Tra lenzuola di lino
bianco candore,
profumo di vaniglia
fresco ma umido di
sudato calore,
non avrei mai pensato
ieri nel parco traditore
di sentirti dire
ancora amore.
E il glicine sfiora, la rosa lascia
petali rossi sul verde magro prato,
ma le more ora sono mature
mature come il nostro bene,
e non credevo potesse
mai durare,
giusto quel tempo d'estate
che ogni anno ritorna
come ritorna il tuo sapore
nel lino sudato di vaniglia.
Roberto Busembai (errebi)

A GIORGIO

E il telone ancor si chiude,
sul ligneo palco,
e luce spegne dietro
e piange la platea,
c'è odor di polveri
e spartiti in volo,
ancor un'anima
s'è persa
e recita nel cielo
Roberto Busembai (errebi)
Foto: Giorgio Albertazzi

POLVERI

E' nel trascorrere degli anni,
nel loro progredire,
che si accumulano polveri
di scorie mai scosse,
residui piccoli e infinitesimali
da percepirne solo il fastidio
e nemmeno vederle.
Sinuano vilmente dentro
nel cuore ne fanno nido
e spargono il loro acre profumo
sino al cervello intero
per essere sentite e pensate,
e fanno tanto male.
Sono frammenti di situazioni
varie e quasi dimenticate,
un puzzle di vicissitudini
ormai mischiato
da non capirne il nesso
e la vera dislocazione,
ma sanno prendere la parte
debole del sentimento
e feriscono come spine di rose,
senza ripensamento.
E' nel silenzio dei giorni cupi
dei volti bui e delle sorti oscure
che queste scorie s'agitano
da far nascere un
enorme nuvolone polveroso
offuscando volontà e desiderio
e forza di reagire.
C'è sempre un raggio a far
vedere in trasluce questi pulviscoli minacciosi,
che il suo calore li disperda
noi dobbiamo esserne sempre fiduciosi,
anche se la nebbia avanza
e la polvere fastidia la gola.
Roberto Busembai (errebi)

SARANNO SOGNI


,

E scarpe nuove sulle strade asfaltate,
saranno sogni grandi per
i piedi scalzi su ciottolati bianchi,
e auto luccicanti e aerei nel cielo
saranno sogni mai pensati per
i carri trainati da buoi e ali di colombi,
e lavatrici, frigoriferi, televisioni e telefonini
saranno sogni impossibili
per lavandaie sui fossi, ricotte sui davanzali
e lettere di carta o frasi dalle radio nere.
Saranno sogni o forse incubi del domani
quelli che l'uomo si è trovato addosso
polverizzando il vecchio.
Saranno sogni o incubi dell'oggi
o saranno solo aspetti di un domani
che non conosciamo più.
Roberto Busembai (errebi)

IL TEMPO ROTTO

Eccolo li,
anche senza le lancette
che gli girano intorno, 
eccolo li
il tempo che non si ferma,
il tempo che non si degna
seppur rotto e con i cocci in pezzi
a lottare il suo continuo movimento,
eccolo li,
dietro un vaso di fiori
come se ripararsi valesse nascondersi
e far finta di non funzionare,
mentre subdolo si sente ancora battere
incessante, il ritmo dietro il quadrante,
e lasciar così che anche il fiore appresso,
visto il suo trascorrere lento ma pregresso,
lo faccia sfiorir e morire presto.
Eccolo lì
e non puoi togliertelo di dosso.
Roberto Busembai (errebi)

ALL'HOTEL


Avrei giurato, che non saresti più tornata,
era stato chiaro 
il nostro addio urlato sulla soglia
di una stanza d'albergo
quell'ultima sera di maggio,
meta di un fine settimana
nato per la voglia
morto di speranza.
Non avrei certo creduto
potessi farti presente
dopo quel fastidioso
incidente accorso,
quando sul corridoio
dal tappeto rosso
mi gettasti dietro una scarpa
del cui tacco si era rotto,
con tutta la rabbia
e il pianto addosso.
Eppure sono sicuro, anzi certo
che entrando nella mia casa,
su una sedia nell'ingresso,
non ce l'avevo certo messa io
quella rosa rossa
posata ,si vedeva, con dolcezza
come dolce era il sapore
che emanava.
Avrei giurato, anzi ero certo
che di là nel letto
qualcuna mi aspettava,
feci finta di non aver notato
e con noncuranza falsa
entrai e vidi il tuo sorriso
prima ancor del tuo corpo acceso,
fu un lampo un tuono
e non so in quale progressione
ma ci ritrovammo più tardi
seduti sopra quella sedia
a rimirar la rosa
e a ridere di quel tacco
perduto nell'Hotel
sul tappeto rosso.

Roberto Busembai (errebi)

TRAMONTO

Cala il sereno giorno, come calano sentimenti 
in questo freddo momento,
dove le parole smagrano il significato
spargendo residui di concetti
sulla sabbia fredda di una sera
che ci conosce ancora
e che non sa per niente del futuro
perchè niente è maturato
per saperne.
Cala il giorno dietro il mare calmo
come troppo calma è questa pazienza
di star muti come il cielo scuro
sopra un sole stanco,
pazienza che non sente più
il muoversi del vento che trasporta
un gabbiano cieco
tanto pare la sua incertezza
nel farsi cullare,
e notte si fa sempre più vera.
Silenzio con te accanto,
le mani non trovano riparo e posa,
vorrebbero o non vorrebbero
toccare, meglio accarezzare,
ma sarebbe come se alzar
un dito fosse tirare un pugno
in mezzo allo stomaco che langue
dal dolore di un silenzio
che è diventato solitudine
e con la mano ancora prende
quello che forse è rimasto ancora dentro
ma non lo vuol far sapere.
E trema sul giorno il nostro addio
fatto di parole non dette,
di sguardi persi e non diretti,
di semplici cenni con le dita,
occhi spenti alla luna che si è fatta
viva sulla pianura acquosa,
e riflette come farne beffa
la luce sopra l'onda lontana
dove è affidata la speranza,
quella che ormai ormeggia sul
confine di questo mare in prossima
burrasca, ma ancora troppo calmo
per offuscare il sole.
E il sereno giorno è calato ed
è venuta notte,
come se non ci fossimo mai baciati,
come se non ci fossimo mai stretti
nelle pelli e nei ricordi
ognuno guarda al suo futuro
lasciando sulla panchina il sogno
e portandosi dietro un cielo oscuro
senza luna e stelle,
forse saranno quelle
che mancheranno domani
ma stasera vedo che ancor m'ami
ma non ci sono parole
più su questa scena
e giorno chiude e il sole
muore definitivamente al mare.


Roberto Busembai (errebi)

IO VAGABONDO (Feat I Nomadi)

Nel cortile caldo
Sul selciato di fagioli secchi
Stesi per essere battuti e colti
Caldo
Nelle giornate estive
Coperto di pannocchie di granturco
Ancor da spargere per depositare,
Caldo
Da far bruciare i piedini nudi
Di una serena infanzia
Fatta di cieli azzurri
Di primavere bianche
di nevicate di polline
Di pioppi dritti in argentee foglie
Verso lo stesso sole.
E vagabondo ero dentro il cuore
Correndo sopra i prati in fiore
E sulle erbe vedi ritrovar la pace
Inseguendo il corso lento
Di una lumaca bava
O di una laboriosa formica
In cerca di sementa.
E vagabondo erravo per il mondo
Ancor cresciuto con l' intento
Di esser io il mio solo giudice
E ferreo sentimento correa
Ancora sopra i poggi del fiume
E in esso rimiravo
Lo scorrere dell' acque chiare
Come chiara volevo
Lo scorrere della vita mia.
E vagabondo sono ancora
Tra le rime che scivolano
Su fogli bianchi senza righe
Per non volere ancora
Un indirizzo imposto
E scrivo
Come sulla sabbia un tempo
Amo la vita
E quello che c' ho addosso.
E vagabondo voglio che sia
Il mio destino futuro certo
Come lo è d' ognuno,
E vento soffi ancora sulla mia pelle
Vecchia rosa
Come soffiava allora
Su la rosa che
Prima di Maggio
era signora
E ultima di Settembre
Era già sposa
E vagabondo ancora
Sul cortile caldo dal sole e
Rovente dentro il cuore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Salvador Dalì - Dawn, Noon, Sunset and Dusk

E PIOGGIA CADE

E pioggia cade ancora sulle labbra chiuse,
e bagna lo screpolare del rossetto
che sovrasta la rosea bocca calda.
E pioggia scivola sul tuo corpo
libero nel tempo di un passato
giovane nel ricordo, vivo nel presente
e sinuoso ancora schiude
come un fiore al sole
il suo dolce candore.
E pioggia arriva fino al cuore
entrando per le porte di un bagnato sentimento
da lacrime di sogno e amore
che mai può lasciare se non traccia
profonda e calma
sulla strada fangosa e stagna
di languide parole date e subite.
E pioggia ancora non tace
la caduta forte e violenta
sulla tua persona buona
che fradicia le vesti
e nel bagnato stringe il tuo corpo
e disegna la figura snella
scaldando la voglia
di chi ti sta accanto.
E smetta questa pioggia che mi arreca
rabbia e forte gelosia,
vorrei averti mia e mia per sempre
e non vederti andare via
sotto gocce di un cuore battente
che stilla lacrime sul selciato
e volge le spalle al tutto
lasciando dietro il niente
come se niente fosse stato
l'aver per tanto tempo
con la pioggia bagnato il
nostro passato.
E pioggia cede e s'intravede il raggio
dietro le nuvole il sole
sul selciato nasce un fiore rosso
rosso come il rossetto
scolorito sulle tue rosee labbra,
fredde nel sapore
sapore di salato
salato come lacrime di pioggia
sulle guance.
Roberto Busembai (errebi)

sabato 28 maggio 2016

CAVALLO BIANCO

Alto il grido nel lontano cielo di mare rosato,
del bianco cavallo tra la mandria scura,
unico nitrito libero va al sale il canto
che rode nel cuore e libera come criniera al vento.
Va corri dietro al sole che tramonta
e prendi il raggio bianco come il tuo manto,
prendilo e ponilo nel tuo respiro affannoso
dalle nari grandi lancia un soffio
e donalo al primo incanto d'uomo
che vedi a te posar la mano
non per legar le briglie ma per darti cibo
se non proprio carezza sul lungo collo.
Cavallo bianco tra le razze scure,
trotta libero nel vento e sulle onde
e brilla nella notte ormai vicina
come una stella fissa anche di mattina.
Roberto Busembai (errebi)

mercoledì 25 maggio 2016

PAROLE IN VOLO

Nel vento suo soffiare, sfoglia del libro
posato sul davanzale
di una finestra aperta per far entrare il sole,
scaldar le stanze fredde
fredde nel suo lenire,
giornate ferme e cupe
cercando forme liete,
le pagine leggere come foglie
che ferme sopra l'albero
vengono carezzate e mosse.
S'aprono al cielo e a gli uccelli in volo,
miriadi di avventure, personaggi e cose
che navigano ora nelle nuvole sparse,
e lasciano nel libro solo le parole,
scritte in inchiostro nero
come nero è il pensiero
rivolto al suo presente
cercando di volare come quelle pagine
col vento che lo trasporti
verso una nuvola bianca.
Cavalli e cavalieri, dame e amori contrastati,
lacrime alle stazioni, abbracci senza fine,
bambini sotto le stelle addormentati
e sogni di conquiste o mere mai abbandonati,
tutti in un unico volo come stormi eccitati
tutti aggrappati all'intento
di un solo miraggio,
e rilascia dalla stanza in un momento solo
l'odore della muffa che si posa
quando l'umidità di chiuso avanza.
Nel vento suo soffiare, sfoglia del pensiero,
posato dentro il corpo
di un uomo su una sedia infermo,
e lascia entrar un raggio
dalla finestra aperta
colpendolo nel cuore
lasciandolo volare.
Roberto Busembai (errebi)

LA FORZA DEL DOLORE

Quando la rosa splende sotto il sole
di un maggio che lascia alle sue spalle
una piena primavera sfiorita
e assaggia il colore dell'estate,
nel suo stelo verde e prorompente
esplodono spine da licenziar chi coglie
o solo si avvicina per odorar
dal fiore la fragranza dolce.
Chi del gesto poi resta ferito
maldestramente premendo sullo stelo,
difficilmente ritorna poi con lo stesso zelo,
alla prossima primavera
a risentir il profumo, ne ricorda certo
la fragranza e la dolcezza,
ma esperienza induce
una certa titubanza nell'avvicinarsi
come era stata la stagione prima.
Come ritornar da una rosa
quando questa ti ha ferito il cuore,
come credere di ricominciare
e vivere del vecchio amore,
se la ferita sempre duole,
e ne rimani sempre
con un pugno di sabbia tra le mani
e pensi ad un domani
che non sarà mai più
con quella rosa.
Roberto Busembai (errebi)

UN PUGNO DI SABBIA (Feat I Nomadi)

Quando la rosa splende sotto il sole
di un maggio che lascia alle sue spalle
una piena primavera sfiorita
e assaggia il colore dell'estate,
nel suo stelo verde e prorompente
esplodono spine da licenziar chi coglie
o solo si avvicina per odorar
dal fiore la fragranza dolce.
Chi del gesto poi resta ferito
maldestramente premendo sullo stelo,
difficilmente ritorna poi con lo stesso zelo,
alla prossima primavera
a risentir il profumo, ne ricorda certo
la fragranza e la dolcezza,
ma esperienza induce
una certa titubanza nell'avvicinarsi
come era stata la stagione prima.
Come ritornar da una rosa
quando questa ti ha ferito il cuore,
come credere di ricominciare
e vivere del vecchio amore,
se la ferita sempre duole,
e ne rimani sempre
con un pugno di sabbia tra le mani
e pensi ad un domani
che non sarà mai più
con quella rosa.
Roberto Busembai (errebi)

TEMPESTA DI SABBIA

Oltre il confine di un deserto assolato,
s'alza sempre un turbine di sabbia,
e scivola come olio sulla rena
cambiandone al paesaggio la sembianza.
Questo movimento burrascoso della natura
crea sempre scompiglio e cambiamento,
come se le dune ora presenti
diventino pianura
al passar dei venti,
e come oasi dalle verdi palme
spariscano sepolte da colline rosse
e foglie d'albero divenire erbe.
La vita sempre ci pone di queste
intemperie, si cambia ogni ciclo
piano piano ogni anno,
e ci ritroviamo con il passato addosso
e un futuro che nel presente
appare ancor lontano,
ma inequivocabilmente,
sempre più vicino.
E se la vita ci dona la tempesta di sabbia,
facciamola cambiare questa rena
l'essenziale è ritrovarsi sempre su
questo stesso deserto
anche diversi,
al sole chiaro del mattino
dietro una duna di pianura
e una pianura diventata duna.
Roberto Busembai (errebi)

lunedì 23 maggio 2016

UN PETALO BAGNATO

C'è un petalo bagnato sul tavolo di legno,
caduto da una rosa nel vaso di cristallo,
forse si sta sfiorendo è tanto che è recisa,
o forse si è staccato per l'alito di vento
che è entrato con violenza,
dalla finestra aperta che si affaccia
a un mare d'erba verde
sulla campagna immensa.
C'è accanto al petalo un biglietto,
residuo di un regalo, di un presente,
distrattamente lasciato aperto,
dove si leggono parole, poche ma intense,
ti amo nonostante.....
e firmato con un nome e un cuore
un dono certo d'amore.
Come quel petalo bagnato
anche il biglietto di certo è caduto
mentre veniva aperto il regalo annesso
o forse dimenticato nella forte emozione
e magari neppure letto
e ancora in attesa di entusiasmo.
C'è vicino al petalo e al biglietto
una foto strappata, manca di un soggetto,
c'è un volto femminile, una bella donna,
giovanile, bionda che sorride,
ma al lato destro della foto,
si nota la lacerazione dai bordi sbrindellati
e subito in terra
ci sono pezzetti di carta
residui dello scempio.
Il petalo e il biglietto non sono caduti a caso
ma per volontà di causa,
si legge nel silenzio della stanza
la verità impressa sulla tavola,
la tavola dove c'è ancora
quella mezza foto
tra il petalo bagnato
e un biglietto scritto
ti amo nonostante......
e firmato Fine.

Roberto Busembai (errebi)


domenica 22 maggio 2016

SOTTO LA PIOGGIA

Ti aspetto, che credi, la mia tenacia
non conosce pace, anche se seduta
su una panchina in legno zuppa d'acqua,
sotto un ombrello nero e
pioggia che sovrasta, ti aspetto
purchè non venga notte,
non mi piace star fuori senza luce.
Sei indissolubilmente stronzo,
man mano che passano i minuti,
mi dai appuntamento e poi
non ti fai vedere, almeno un messaggio
un scusa ma non posso, che già
quello letto fra le righe intenderebbe dire:
- Mi hai rotto - tanto per capire.
E' vero che gli uomini sono menefreghisti,
assolutamente distratti e soprattutto
egoisti nelle loro decisioni,
mentre noi cretine, perchè tali diveniamo,
abbiamo la forza ed il coraggio
di star ad aspettare sperando sempre
in un miraggio nel vederti apparire,
magari con il cuore in gola,
falsa corsa da recitare,
e dire...- scusa amore ti sei bagnata?-
che letto tra le righe vorrebbe dire..
- Ho fatto pure una corsa
mannaggia a 'sta giornata.-
Bene penso che sia passato il giusto tempo,
quello per aver preso un bel raffreddore,
domani con il fazzoletto tutto il giorno
ma almeno non avrò più te
a inventarmi cose e ragioni,
meglio influenzata e con il cimurro
che te che mi rompi i c.....
che letto tra le righe vorrebbe solo dire...
- Ti amo ancora da morire, ma sei uno stronzo. -
Roberto Busemabi (errebi)

SI SENTIVA IL MARE

Si sentiva il mare quando ti baciavo,
era in lontananza, ma il rumore non frenava
la passione che avevamo in abbondanza.
Era il profumo selvatico della gialla infiorescenza
che usciva miracolosamente dalla sabbia
a darci voglia e frenesia
tale da non dare importanza al vento
che il cappello ti faceva volar via.
Dalle pinete opposte al mare, l'acre odore
di pinoli verdi in ancor verde pigna,
stuzzicavano in saliva e nel cuore
la voglia di spogliarsi, sotto
quel rosso sole di tramonto
che ancora scaldava il corpo e la mente.
Deserto di sabbia abbandonata
per l'ora del rientro e noi
rimasti a contare le volte
che il mare toccava riva e ritornava,
mentre con le mani e i piedi scalzi
trovavamo maniera di toccarci
quasi a percepire che eravamo vivi,
vivi di farlo così sulla battigia,
mentre l'acqua marina e salata
lambiva e baciava la nostra di natura,
e fresca anche se sudata
veniva la dolcezza nostra ardita.
Si sentiva il mare e pur si percepiva
nelle membra a riposare
sotto la schiena e sulle natiche pure
nudi in attesa di riprender fiato,
forse per andarcene a casa
o forse per ricominciare.
Roberto Busembai (errebi)

L'AVERTI ACCANTO

Quando l'averti accanto desta
un turbamento di piacere,
e non poter più darle bere
per domare il suo volere.
Quando l'averti accanto risveglia
un desiderio immane
e non poter esprimere oltre
che le parole
per soddisfare il suo ardore.
Quando l'averti accanto duole
un sentimento enorme
che mai più può essere appagato
se non con solo le carezze
e un lieve pianto.
Quando l'averti accanto scaturisce
la volontà di rifiutarti
piuttosto che saperti in pena
per non poter soddisfarti.
Quando l'averti accanto pesa
tutto il grande amore che ci lega
e che natura offesa
lese e tese a divider con ostinata cura.
Quando l'averti accanto è gioia pura
mista a un dolore immenso
da far di questa unione
un nocciolo di noce
dove dentro c'è il mallo che è l'amore
e fuori uno scudo ferreo
che è il guscio
da non permettere
di entrarvi dentro.
Quando l'averti accanto
diventa un castigo.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: The grasshopper by Jules Lefebvre, 1872 (detail)

NEL MARE DEI RICORDI

Nel mare dei ricordi passati,
navigano relitti di navi abbandonate
o naufragate da tempeste trascorse,
rimangono a galla legni grossi e zuppi d'acqua
o vele rotte e sdrucite o pezzi di corde tagliate.
Velieri dai tre alberi giganti
che svettavano al vento i loro arditi passaggi,
sorvolavano onde bianche e scie aperte
lasciavano mirar ai gabbiani
per trovare loro pasto.
A poppa e a prua c'era movimento,
e ciurma cantava al sole e fumava alla luna,
capitani, condottieri arditi,
sfidavano il mondo e la natura
e non c'erano tempeste o temporali
da far tremar la loro andatura.
Nel mare dei ricordi passati
rimane una piccola barca a remi
spinta a fatica sul mare ormai calmo
un mare che non trova pure lui
la forza di agitarsi poi per cosa.
Nel mare dei ricordi
avanza la speranza
di continuare fino a sera
questo navigar in secca,
arrivando felici alla riva
senza perder almeno la conoscenza.
Roberto Busembai (errebi)

SERA

Sera, la vita nel suo tramonto,
sera di un giorno spento
sera di un sentimento,
sera di un volto passato
sera di un pensiero volato,
sera di una cosa perduta
sera di una persona assoluta,
sera di un amore lasciato
sera di un amore ritrovato,
sera di un bambino solo
sera di un abbandono,
sera di camice bianco
sera di non averti accanto,
sera del sentirsi stanco
sera del vedersi bianco,
sera di lumi di candela accesa
sera di cene in tenue discesa,
sera di rimpianti
sera di tanti,
sera senza luna e stelle
sera senza più favelle,
sera dietro la campagna e il mare
sera ti prego non mi lasciare.
Roberto Busembai (errebi)

FOGLIE MORTE

Sul gradino di un marciapiede rotto,
usurato, scalfito dal tempo e dalle incurie,
siede un bambino assorto,
con un pezzo di pane tra le mani
e gli occhi fissi al suo domani.
Sorride strano con quei suoi dentini,
e guarda dal basso del suo posto
la gente che passa di corsa
sentendo le loro pelli addosso.
Se ti avvicini e cerchi di carezzarlo,
lievemente sulla sua testa nera di capelli
si scansa violentemente e paurosamente
come fa un cane quando dai padroni
è stato sempre bastonato perennemente.
Gli cedi allora una monetina, perchè
è di quella che è in attesa da stamani,
la prende, la lucida con gli stracci indosso,
sorride e poi di colpo la fa sparire
dentro una tasca, l'unica cucita.
Passano auto, motori a tutta birra,
il mondo non si ferma certo
a dar visione a questo bambino in basso,
ma ho tolto lo sguardo un attimo
per vedere il cielo, forse piove,
e di quel bambino niente è rimasto,
solo foglie morte di un vicino ottobre.
Roberto Busembai (errebi)

SENTIRE ANCORA

Sentire ancora quel profumo dolce
di latte appena munto dal seno di una madre,
quell'acre e amaro sudore leggero
sulla pelle del bambino appena sveglio,
percepire ancora il battito del cuore
quando sul petto lo ponevi saldo,
sentire pure il viscido della sua saliva
che ne usciva dal leggero rigurgito alimentare,
sentire ancora il tatto dei ditini molli
giocare ininterrottamente sui tuoi seni
quando le labbra cercavano riparo,
sentire ancora il pianto snervante e acuto
delle notti insonni per capire se
fosse un dentino non ancora nato
o mal di pancino,
sentire ancora dopo trenta anni
questi sapori,
significa veramente e soltanto
che sei una madre e mi pare
dire molto.
Roberto Busembai (errebi)

sabato 21 maggio 2016

PULVISCOLO NEL CUORE

Avevi un pulviscolo nel cuore,
che ti impediva di farlo normalmente palpitare,
sono stato per te un bravo chirurgo
da quando mi hai conosciuto
ti ho tolto quel disturbo.
Non era pulviscolo tesoro caro
era solo bisogno, bisogno vero
di essere amata fino in fondo
e io te ne sono fiero
di essere stato il tuo medico
e di averti in parte curato.
In parte, perchè, dentro è rimasto, fortunatamente,
ancora un bisogno grande,
diverso, ma comunque tale,
quello di esserti sempre vicino
altrimenti stavolta muori.
Avevi un pulviscolo nel cuore,
ora hai un amore.

Roberto Busembai (errebi)

TRENTA LUNGHISSIMI SECONDI

Sarà la pioggia ormai lontana,
e ancora non asciutta
quel leggero bagnato sulla guancia
che non vuol evaporare
nemmeno col calore della pelle.
Sarà una sensazione strana
quel brivido che corre sulle membra
eppure l'aria da oggi sembra calda
da dover pensare quasi al mare.
Sarà un turbinio di voglia
nel corpo che si scuote
ma non c'è niente che possa intimorirla
o farne incitamento
forse è solo un momento.
Sarà ma queste mie uniche sensazioni
le provo solo quando sei lontana
anche solo un attimo,
da me che sto aspettando
un altro bacio , ancora,
dopo l'ultimo che mi hai donato
circa trenta lunghissimi secondi or sono,
e già sono febbricitante e provo un tuo abbandono.
Roberto Busembai (errebi)

CREDEVO DI AVER SOGNATO

Eppure credevo di aver sognato,
quando ho visto correre la tua ombra
sul verde di un prato,
sapevo che eri sofferente
e che il camminare pure lento
ti arrecava del male,
oh che soddisfazione
sentire ancora i tuoi passi
fremere sopra l'erba,
ridurla in poltiglia
e sapere del tuo sorriso
sulle labbra.
Eppure credevo di aver sognato,
quando ho visto che ti chinavi
per raccogliere un fiore,
io che sapevo che non potevi
più farlo, perchè imprigionato
dentro un oggetto strano
che ti impediva quel naturale movimento,
oh che piacere
vederti con una margherita in mano
mentre ancora chino
scegli con devozione un'erba
da poter farci una composizione.
Eppure credevo di aver sognato,
ed era vero, era proprio un sogno
quello che ho fatto e visto
me con tutto l'intorno.
Roberto Busembai (errebi)

venerdì 20 maggio 2016

E PORTATI PURE IL GATTO

Spero che non prenda i miei calzini,
a meno che non li voglia per scaldarti
i tuoi freddi piedi, visto che da stasera
non ci sarò più io a dartene il calore
come sempre ho fatto ne gli anni passati,
te lo dico perchè vedo che frughi
con insistenza nel mio cassetto
del comò, mentre con adeguata parsimonia
e scelta stai costruendo la tua valigia,
la valigia della lontananza.
Ah ti eri sbagliata, mi chiedi pure scusa, non volevi,
ma sai a me quanto me ne importa,
quello che per me ora conta
e che esca il più velocemente da questa camera,
levi dal letto quella valigia rosa,
e chiuda ermeticamente la porta
come la nostra storia.
Ancora non hai fatto, dici, ti mancano poche cose,
guarda facciamo una cosa, te intanto te ne vai
quello che poi io trovo di non mia appartenenza,
te le metto fuori sul pianerottolo del palazzo,
poi quando sai che posso trovarmi al lavoro,
te vieni e te li prendi e questo senza la mia presenza,
spegni la sigaretta e esci per favore,
a me innervosisce forte questa tua lentezza.
Dovevi essere lenta nel giudicare, nel criticare,
nel farmi le cosiddette corna, forse allora avrei anche accettato
la tua calma, mentre invece con quello stronzo
ti ci sei gettata con una velocità da non aver neppure il tempo
di chiederti perchè o forse o chissà quale il motivo,
sempre che ce ne sia stato uno, visto che a questo punto
ti ritrovi con me che hai finito e con lui che già
ti ha scaricato.
Brutta storia lo ammetto, per te, ma anche per me
che aspetto seduto sul bidè del bagno,
perchè in camera mi sono scocciato,
e aspetto di sentire il rumore della porta
che sbatacchierai sicuramente,
per uscirne fuori tranquillamente,
come esco da te in questo istante.
E portati pure dietro il gatto e tutte le sue
scartoffie, a me non interessano gli animali
ora che disprezzo pure le persone.
Ciao, anzi addio e già non ricordo il tuo nome.
Roberto Busembai (errebi)

DEVI SAPERE (Feat Charles Aznavour)

Quando nasce un giorno,
l'alba è dietro il monte
e il sole attende di morir 
nel mare per lo scorrere
dovuto del tempo
e non si ferma
e accetta ogni turbamento.
Devi saper vivere
come quel giorno
e nel raggio di luce
sorridere ogni momento
anche quando
apprezzerai con garbo
il mare che ti sovrasta
sul confine
lasciandoti coprire lo splendore.
Ed il tramonto rosseggia
e scende la notte,
ma pensa anche
quante stelle ci saranno sempre,
di te, negli altri cuor.
Roberto Busembai (errebi)

RIFLESSIONI SUL TEMA

Certo nel profondo di noi stessi,
vagliando pure tutte le congetture
ponendo in esame ogni circostanza,
ponderando sulle eventualità
e avendo ancora un pizzico di speranza,
c'è sempre quella voglia di essere ancor giovani,
di poter mantenere quel pizzico di frizzante
che sola la gioventù ti sapeva dare.
Certo la maturità è un traguardo di
assoluta rispettabilità, è una meta che
fortunati anche chi oggi riesce ad arrivarci,
è una conquista di vita, la sua massima realizzazione,
ma quanto dietro gli occhiali che portiamo per vedere,
alcuni dietro accessori vari per sentire,
altri ancora con congegni per camminare,
quanti dietro queste apparecchiature
sentono ancora un grillo che canta dentro il cuore
e vorrebbe uscire e saltare come una volta,
e senza alcun malincuore, soltanto per il poter
almeno ricordare meglio quello che vedi negli altri
giovani intorno.
Certo la vita è un binario solo ed unico
che va verso la stessa e unica direzione,
ma quanto si porta dentro di quel viaggio
soltanto un vecchio cuore può capire,
soltanto un vecchio dai capelli bianchi
può apprezzare e comprendere
ora che è vicino al fermo del binario morto
quello che la vita gli ha saputo offrire.
Certo una briciola di sorriso a pieni denti
ce la teniamo tutti in serbo nelle tasche
altrimenti come faremmo ad andare avanti.
Roberto Busembai (errebi)

IL LIMITARE DEI PIOPPI

Vado camminando come un elefante poso le tracce ma infondono soltanto come un passerotto, e lascio nel cielo un alito leggero di profumo mis...