mercoledì 31 luglio 2019

DOVE....

Dove il bene ti fa volare come un aereoplano,
dove ti fa sognare tanto
dove il saperti amare non è un rimpianto,
dove l'avverti accanto è una certezza
e non una vaga pacatezza,
dove il pensarti sempre è normale
e dove il vederti apparire non è eccezionale,
dove il bene ti assorbe dentro
dove ti amo e spesso lo sento
dirtelo e dirmelo nel preciso momento
quello attuale, quello del nostro completamento.
Dove....e non so dire altro.

Roberto Busembai (errebi)
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ODISSEA NELLA SCELTA DI UN LIBRO

Dalla mia pagina FB " Rileggendo"
La scelta di un libro da leggere penso, per noi “malati” di lettura, sia un arduo lavoro mentale e pure fisico (pensate a quante volte fate il giro della libreria!) . La difficoltà nasce soprattutto nello scoprire quello che il nostro animo ci trasmette, ovvero quale genere letterario intraprendere perchè lo possa portare in fondo con la bramosia di sempre.
Chi legge e ha sempre letto di tutto, la scelta diventa difficilissima e ardita, praticamente si ritrova a dover scorrere tutti i ripiani, ampliando notevolmente il suo raggio di visione, con la paura, anche, di perdersi un qualcosa, che guarda caso, era proprio quella cosa che interessava di più.
Un saggio, un romanzo storico, un tranquillo romanzo magari non solitamente d'amore, una silloge di poesia di quel poeta straniero che ne ho sentito parlare ma non ho mai letto niente, oppure un giallo, uno di quelli che oggi vanno molto di moda?
Senza non tenere conto, per noi stacanovisti del leggere, dei tanti volumi che scartiamo, perchè GIA' LETTI! E questo ci innervosisce di più, quando siamo alla ricerca di un qualcosa di nuovo pare incredibile ti ritrovi sempre tra le mani il successo di alcuni anni or sono, il libro dell'anno 1980, o un classico, si un classico che hai letto e riletto non sai quante volte e che ancora ti affascina e sul quale ti lasci andare a rimirarlo, un gesto uguale come se tu ritrovassi un caro amico dopo tanti anni, che sai di lui quasi tutto, ma che ti fa piacere risentire le vecchie cose, i ricordi passati con lui ecc..., ma al fine di quello che stavi cercando questo soffermarsi non fa altro che recare ulteriore danno mentale e pure un perdita di tempo, soprattutto se di tempo ne hai non molto a disposizione.
Poi cominciano le passeggiate veloci tra le “gondole” e i tavoli ripieni di offerte, di sconti, del paghi uno al posto di due, del tot cifra per tre libri, del “consigliato dal gestore”, del “non puoi fartelo mancare”, del “letto per voi” e tante altre sorprese che destano soltanto confusione e luccicano gli occhi dai tanti colori delle copertine. E allora prendi il primo libro di cui ti eri leggermente soffermato, prima, e ti metti seduto......dove? C'è una statistica, in Italia, che dice che in media le persone che leggono sono 1 su 10, ebbene quando decidi di sederti, le poltrone, le sedie intorno ai tavoli, persino gli sgabelli che servono per raggiungere i ripiani più alti, SONO TUTTI OCCUPATI, ovvero quei 10 su cento si sono ritrovati tutti in quella libreria!
Ti appoggi allora in un angolo, tra due scaffalature immense, e guardi la copertina del libro che hai scelto, ma non guardi la figura e il disegno, te sei già immerso nel tuo pensiero, già dal titolo sogni quello che potrebbe esserci scritto, ti vedi protagonista o se non altro ti ritrovi nell'eroe o eroina di quel romanzo, o approvi le ideologie di quella esposizione del periodo storico che presumi sia trattato, oppure.....e senza che tu te ne renda conto hai scritto un romanzo, un saggio, una poesia, nella tua testa in un attimo solo che, quando poi giri il libro e leggi di cosa si tratta, la recensione, dici a te stesso “Credevo di meglio”. E lo lasci sul primo ripiano che trovi libero, per RABBIA.
Allora non ci rimangono che due probabili cose da fare.
La prima, la più drastica, la più mortificante, quella che ti lascerà un grande amaro per tutto il giorno, quella che ti farà pensare e credere di essere addirittura una nullità, un incapace, un inetto, è
di USCIRE senza comprare niente! ORRORE! E' una sconfitta enorme, una battaglia persa, un ammutinamento di se stessi, una ritirata da vigliacchi, ma poi pensi e cerchi di dartene una scusante, altrimenti non vivresti più la giornata, e ti dici: “ Non ci sono più gli scrittori di una volta”...oppure “ Ci sono soltanto libri commerciali, di poco valore “...oppure “ Questa libreria è piuttosto squallida”....e allora sei un poco più rilassato, ma a casa, quando ti getterai sul divano, quando la sera devi leggere qualche cosa altrimenti non riesci a dormire, quando...e comunque quando l'esigenza di un libro tra le mani ti chiama.....allora torna il dolore e ti rammarichi non sai nemmeno te quanto, per non avere COMPRATO NULLA!
La seconda, quella che fa meno male, quella che almeno non ti renderà la vita un completo fallimento, quella che eviterà tutti i problemi suddetti, è di comprare quel libro che hai notato e che “forse” e sottolinei “forse” potrebbe anche interessarti. Esci spavaldo con il tuo acquisto tra le mani, sei riuscito nell'intento, vai tranquillo a finire le cose che devi fare, al lavoro, a fare le spese, a ritrovarti con gli amici ecc...poi la sera quando il bisogno del leggere ti invade, vai soddisfatto a prendere quel nuovo libro, lo accarezzi, ne odori il profumo, ti soffermi sul titolo, leggi la breve biografia sulla costoletta in terza, eviti la recensione, vuoi godertelo senza interferenze alcune e inizi, con un gran sospiro prima, la prima pagina........alla seconda senti già che stai scomodo sulla poltrona, o sul letto o comunque dove ti stai riposando, leggi ma ti muovi, prima un piede, poi la schiena, poi senti un rumore ( che non esiste), poi...e sei alla terza pagina...leggi e pensi..pensi a domani che devi andare in quell'ufficio, pensi che forse non hai spento la luce in cucina, pensi che farti un caffè non sarebbe una brutta idea, pensi.......PENSI che quel libro che hai comprato NON TI INTERESSA AFFATTO! E è un doppio martirio, il martirio di avere perso tempo e anche denaro, ma soprattutto di non avere quel qualcosa a cui tanto hai aspirato e creduto per tutto il giorno.
Poi comunque ci sono i casi fortunati, che basta entrare in libreria e ti innamori di quel preciso libro e allora io questo lo chiamo IDILLIO.
Roberto Busembai (errebi)
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martedì 30 luglio 2019

SALVADOR DALI' - MADONNA DI PORTA LLIGAT (1949) E (1950)



Dalla mia pagina FB: "Arte in cornice"

Parlare di Salvador Dalì non è assolutamente facile, ma non posso non nominarlo vista la passione che ho sempre avuto nelle sue vaste e artificiose opere pittoriche e scultoree. Era l'anno 1978 raggiungevo per la prima volta la mia città preferita, Parigi, per trascorrere un piccolo periodo di vacanze. Nel “giovanissimo” Centre Pompideau, esponeva il grande Dalì, un'estemporanea a tutto volume, ovvero tutto il Centre era a sua disposizione, non potei mancare di visitarlo e ne rimasi colpito! E da allora, ho sempre più cercato di approfondire, se non altro visivamente, a conoscere le sue opere e oggi vi voglio parlare di questa stupenda Madonna nelle due versioni che sono state eseguite a distanza di solo un anno, la prima del 1949 e l'altra nel 1950.
Madonna di Port Lligat (anno 1949)
L'opera rientra nell'innovazione artistica del maestro, è in una nuova fase, infatti si può dire che è la prima volta che tratta soggetti religiosi, in quanto è un momento in cui si trova vicino alla tradizione della Chiesa Cattolica al punto che viene pure ricevuto in udienza presso papa Pio XII al quale poi presentò la nuova versione del dipinto per averne la sua approvazione.
E' lampante l'ispirazione di Dalì con la Pala di Brera di Piero della Francesca, basti notare la conchiglia e luovo ( che pendono al di sopra della testa della Vergine) che lui traduce rivoltando la prima, l'uovo che simbolicamente rappresenta il simbolo della nascita ma anche del mistero che avvolge la vita, e l'artista lo userà spesso nei suoi poi futuri quadri, quasi identiche alla Pala le colonne e la gestualità stessa della Madonna. Sullo sfondo, tipico delle sue opere visto l'attaccamento personale che ne ha sempre avuto, il porto di Lligat, che poi altresì non è che il suo luogo di nascita.
Attraggono la visuale le molteplici cose che fluttano nell'aria senza sostentamento attratte, pare, da misteriose forze, come nuclei di un atomo, e infatti questi soggetti non sono casuali, Dalì era impressionato dal concetto di scissione dell'atomo e in molti suo poi seguenti lavori si noterà la messa in evidena del terrore che lo assale sapendo della notizia dell'esplosione della bomba atomica. Un tentativo, vano, di comprendere le cose per poterle dominare.
Madonna di Port Lligat (anno 1950)
In questa versione si possono notare moltissime differenze sostanziali. La Madonna seduta,con il capo leggermente chino verso sinistra e con le mani giute , un gentile ritratto della moglie Gala, con il Cristo bambino, biondo e con gli occhi azzurri, ideale di bellezza nordica, a rappresentare il frutto dell'amore e di Dio.
Al centro del quadro, sul corpo del bambino, un pane, dove convergono tutte le linee di prospettiva da venirne catturati ammirandolo.
Lo sfondo non è cambiato, è lo stesso porto di Lligat.
Il tutto, comprese le varie figure, come il pesce (tipico dei quadri daliniani) la rosa , la conchiglia ecc. sospesi in un nulla di cui abbiamo già parlato nel precedente.
Due opere assolutamente straordinarie e complesse ma che danno a chi le ammira, un senso di fede e di religiosità non comuni, diverso e originale dalle iconografie di cui siamo abituati.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web : Madonna di Port Lligat del 1949 e del 1950 (Salvador Dalì) e Pala dell'altare di Brera (Piero della Francesca)

lunedì 29 luglio 2019

UN ANTICO RUMORE

C'è sempre un qualcosa,
non oserei dire qualcuno,
che bussa oltre quella porta
dalle ante chiuse,
c'è sempre e lo sento spesso
nominare piano il mio nome
con un deciso richiamo,
eppure ero certo e sicuro
di avere chiuso bene i battenti,
di avere dimenticato quei tempi
e quelle situazioni,
ma ancora veglia sulla soglia
e riporta come un film a ritroso,
il ricordo di un tempo trascorso
che non se n'è mai andato.
C'è sempre un rumore
dietro quella porta,
è un sentimento antico
che non troverà mai sorta,
a morirò con esso
anche l'ultima volta.

Roberto Busembai (errebi)
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domenica 28 luglio 2019

IN QUELLO SPAZIO

E nello spazio che rimane
tra i tuoi occhi e i miei
uniti e vicini,
in quello spazio tra due bocche
calde e frementi,
in quel frangente di
tempo che non ha spazio temporale,
vive tutta la passione
e sorge il sentimento
che si trasforma
in un amore anche violento,
quel tanto che possa bastare
a non farti mai male,
e in quello spazio
che non ha valore imminente
si nasconde
la frazione di un battito di cuore.
E ti bacio adesso o tra un poco,
ma quel tanto che è bastato.

Roberto Busembai (errebi)
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sabato 27 luglio 2019

TASTI BIANCHI E NERI

E quali note ti dovrei suonare
per farmi apparire
un poco diverso da 
quello che conosci sempre,
e quali melodie ti potrei cantare
per dirti le parole,
che nascoste per timida passione,
stanno celate dentro il cuore,
e quanti concerti poi potrei
realizzare per incidere,
nella tua mente,
tutto il bene che ci siamo dati
e che sui righi della vita
lascia una sua traccia.
E quali tasti poi dovrei sfiorare
se, come la tua pelle,
delicati sono sotto le mie pesanti dita,
che quei bianchi e neri
di un mesto pianoforte
altro non sono
che la nostra sorte.

Roberto Busembai (errebi)
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venerdì 26 luglio 2019

CREDO CHE SIA NORMALE

Credo che sia normale
avere dubbi del naturale,
perchè la vita è quella 
che ci hanno dato,
ma sicuramente
è anche e soprattutto
quella che ci siamo create,
battute e conquistate,
e mi pare ovvio
che una qualche incertezza
nasca dal profondo
di un cuore
che sempre ti ama
e che vorrebbe anche
essere ricambiata.
Credo che sia normale
saperti conquistare
oltre le solite cose comuni,
ma vorrei anche le stesse
cose pazze
che invogliano tutte le ragazze,
le donne mature
e quelle che la gioventù
ha lasciato solo il ricordo,
e allora ritorno sui miei passi
e penso che la vita
è anche quella che ti crei
con il giusto compagno addosso.

Roberto Busembai (errebi)
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LE AVVENTURE DI DUE FRATELLINI

Dalla mia pagina FB: "Fabulae e Fiabe"
C'era una volta un buon uomo.....così ha inizio una delle miriade di fiabe del grande Giambattista Basile, una delle tante fiabe da cui hanno preso spunto i più grandi favolisti del dopo '600, dal francese Perrault ai tedeschi fratelli Grimm ...e comunque voglio continuarla a raccontare e sono sicuro che nel leggerla, se già non la conoscete, troverete molte analogie di altre fiabe più famose, compreso pure il famosissimo Pinocchio.
C'era una volta un buon uomo, che aveva due bambini, Ninnillo e Nennella, ma non potendo accudirli da solo, visto che la sua cara moglie era morta, ebbe la mal augurata idea di risposarsi.
Infatti la nuova consorte non sopportava affatto questi due bambini, anzi lo incitava perchè se ne liberasse e lo faceva con tutta la rabbia possibile:
“ Io non faccio la bambinaia a nessuno, o i tuoi figli o io in questa casa!”
Una mattina il pover uomo, prese i due bambini e li portò lontano nel bosco poi fermatosi in una radura, diede loro delle provviste e gli disse:
“ Qui avete da che sfamarvi e abbeverarvi, e se vi venisse la voglia di ritornare a casa, seguite la striscia di cenere che ho seminato per terra.”
I bambini in principio erano contenti di ritrovarsi lontani dalla matrigna, ma appena cominciò a farsi notte, furono presi dalla paura e si incamminarono verso casa seguendo la scia di cenere.
Non potete immaginare le ire di quella donna appena se li ritrovò alle gonnelle!!!
Il giorno dopo il padre rifece la stessa cosa e stavolta, nel dare loro le provviste, piangeva come un infante, e disse loro:
“ Bambini queste sono le provviste, gli alberi della foresta vi faranno da tetto e il fiume vi sarà prop izio per bere, qui sarete tranquilli e non dovrete sopportare quel veleno di donna e se vi venisse voglia di ritornare a casa, seguite la scia di crusca che ho seminato lungo la strada”. E sempre piangendo se ne ritornò a casa.
Ma stavolta , al sopraggiungere della notte, quando i due bambini cercarono la scia per ritornare, non trovarono niente, forse qualche asino se l'era mangiata.
Soli e abbandonati, non ebbero che la forza di proteggersi da soli, dai molti rischi e paure del bosco, e passarono giorni che girovagavano senza meta e con il dolore nel cuore, quando una mattina udirono un forte latrare e spaventati cominciarono a scappare e cercare rifugio, Ninnillo lo trovò in un incavo di un albero, mentre Nennella nel grande correre si ritrovò al mare dove però c'erano i pirati e proprio il capo di questi nel vederla, la rapì e la portò alla sua consorte come regalo di compagnia.
Quel forte latrare altri non era che la muta dei cani del Re che era venuto a cacciare nel bosco, e quando questi con il loro acuto fiuto trovarono il ragazzo, il Re rimase entusiasta e lo prese con se come servitore. ( Il termine esatto usato da Basile sarebbe “scalco” un antico e medievale modo di dire servitore, e per essere proprio precisi, lo scalco era il soprintendente alle cucine aristocratiche e principesche).
Trascorsero vari anni, quando un giorno il Re, che aveva sempre dato caccia ai corsari, seppe dove poterli trovare, ingaggiò i suoi soldati a catturarli, ma i corsari saputo del pericolo che correvano, salparono immediatamente, ma la loro fuga durò poco, perchè appena furono al largo li sorprese una tremenda bufera e fece affondare la nave con tutta la ciurma, e Nennella fu inghiottita da un grossissimo pesce.
Ma da tanto che era grande, Nennella si sentiva come in una reggia, anzi da gli occhi del pesce poteva vedere anche fuori e fu proprio in una di queste vedute, che mentre il pesce si avvicinava agli scogli, ella scorse un principe che rimirava il mare e poco più distante un castello dove a una finestra gli parve di riconosce affacciato proprio il suo fratellino.
Allora dalla gola del pesce, Nennella presa di coraggio, cominciò a cantare:
“ Fratellino, fratellino! E' tornata tua sorella, la tua povera Nennella!”
Il principe rimase stupefatto dal sentir cantare un pesce, ma quest'ultimo che si era accostato agli scogli, spalancò le fauci e fece uscire la dolce canterina.
Fu una grande festa, quando i due fratelli ebbero a riconoscersi ed abbracciarsi, il principe volle sapere tutta la loro storia e fu subito redatto un bando in cui che invitava chi avesse perduto da tempo due figli di recarsi alla Corte immediatamente.
Il padre dei due fratellini, appena udì questo bando, si recò subito a palazzo e grande fu la gioia nel riconoscere i suoi due cari figli.
Il principe ammonì il padre per essere stato così poco risolutivo con la sua donna, comunque lo perdonò ma con una scusa qualunque fece giungere a Corte quella sua sposa e mettendole davanti la bellissima Nennella, che naturalmente non riconobbe, il principe le chiese:
“ Cosa meriterebbe chi facesse del male a questo splendore di ragazza?”
“ Per lo meno – rispose subito la donna – io lo chiuderei in una botte e lo rotolerei vivo dall'alto di una montagna”.
“ E così sarà fatto” assentì il principe e quella fu la fine della matrigna.
Nennella sposò un ricco gentilluomo, Ninnillo una graziosa contessina e il padre condusse vita da gentiluomo.....
….e vissero tanto tanto contenti tutti e tre insieme!
“Così ve la conto e così me l'hanno contata”
Roberto Busembai da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile
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mercoledì 24 luglio 2019

E CHIUDO QUESTA SERA

E chiudo questa sera
che pare non inizi e non finisca,
la chiudo con un pensiero
quello solo e quello di sempre,
una fissa nella mente
e chiodo ben piantato
dentro un cuore appannato,
la chiudo dicendo che
non esiste amore senza vita
perché da esso nasce
la speranza del domani,
e che non esiste vita senza amore
perché da esso trova
il respirare.
E chiudo questa sera
che viene ancora a imbrunire,
con un ti voglio bene adesso
e pure tra un minuto
ovvero oltre il mio stesso vivere
adesso e dopo,
anche dovesse sparire
l'ombra del mio corpo,
sarò sempre sensazione
nel tuo caldo cuore.
E chiudo questa sera
che già diventa notte.

Roberto Busembai (errebi)
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LI HAI MAI CONTATI?

Li hai mai contati
i cerchi nell'acqua
che si formano al cadere
di una goccia o di
un sasso gettato?
Sono infiniti e sempre
tendono a ingigantirsi,
un poco come il nostro amore,
che piccolo è nato
e cresciuto nel tempo
senza mai finire.
Li hai mai contati
i cerchi nel nostro cuore
che si formano al cadere
di una carezza o di
un bacio dato
con tutta la passione?

Roberto Busembai (errebi)
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GEORGES SIMENON - LE INCHIESTE DEL COMMISSARIO MAIGRET


Dalla pagina FB: "Rileggendo"
Ci sono cose nella vita che difficilmente sappiamo spiegare, ma capitano e talvolta non sappiamo nemmeno darne un giusto significato, ma sono cose che ti appaiono e ti girano intorno, fatti, sensazioni, momenti quasi uguali o se non alro che si associano nel tempo per un solito e comune motivo e ragione. Ero in seconda elementare, che il mio maestro, il mio caro e onesto maestro, fece una lezione nella classe di una città a lui familiare e ce la descrisse con tutto quell'amore e quella passione che un padre possa parlare di un figlio, come un amante parli della sua amante, e quella città era Parigi ed io, appena ne ebbi l'approssimativa cartina della città tra le mani, che lui ci fece vedere, me ne innamorai in un amore infinito che non ha mai smesso di crescere e di alimentarsi.
Ed è in questo amore interiore, che ritrovai nei racconti di Maigret, rappresentati come sceneggiato in quel lontano periodo, alla televisione, un blanche noir fumeè, un tuffo nella Parigi dei sottoborghi, delle quai della Senna, un personaggio che mi affascinava e del quale non ho più potuto togliermi dalla mente.
Dopo questa lunga premessa, e dopo tantissimi anni trascorsi, e dopo aver digerito la sopra nominata metropoli nelle tantissime visite effettuate, rieccomi ancora una volta a parlarne, ma non tanto della città ma di un suo protagonista. Alcuni giorni fa, rovistando in un mercatino dell'usato, ho avuto tra le mani un anonimo volume, anonimo nella copertina perchè era un'antica rilegatura, senza immagini ne titoli, l'ho aperto e ne sono rimasto esterefatto, era una raccolta di alcuni racconti gialli di Georges Simenon ovvero le Inchieste del commissario Maigret.
Mi vergogno a dirvi il prezzo che ho pagato per comprarlo, (due euro) e ho iniziato a rileggere queste fantastiche indagini, fantastiche per l'atmosfera di tempo passato, di quelle centinaia di sfumature che passano dal netto bianco al profondo nero, sfumature nei gesti di quel grosso di stazza, elegante, ma sempre composto commissario, con la sua immancabile pipa in bocca, e quel suo gentile sarcasmo contrapposto a un nascosto e riservato grande cuore. Sfumature o nette cromature di “colori”grigi nell'attraversare le tante nominate vie della città di Parigi, una Parigi diversa da quella turistica e proposta al fascino mondiale, la Parigi vera, dei boulevards, delle rue, dei bistrot, dei lungo Senna quasi bui e misteriosi, quella dell'allora parigini.
Sfumature nelle indagini, chiacchiere e scambi di pensieri con gente comune, portinaie, tassisti che immancabilmente quasi tutti conoscevano il loro cliente Maigret, fruttivendoli e altri ancora per risolvere sempre un intrecciato caso d'omicidio, che quasi sempre aveva natura proprio in quel normale vivere e scambio di sensazioni e sentimenti giornalieri. Maigret il commissario della porta accanto, colui che spesso ritrova nella sua infanzia un ricordo, uno spiraglio, una risposta, colui che si abbandona volentieri alla buona cucina e ne conosce i segreti ingredienti, colui che non si priva di un buon boccale di birra, o un denso bicchiere di vino o calvados, colui che accanto ha un amore conosciuto per caso e per sempre lo cura e accudisce con il solito amore di sempre, la dolce signora Maigret.
Le indagini del commissario Maigret hanno tutte la semplicità dello scritto e del raccontato, la semplicità e la composità della descrizione del “fattaccio”, hanno la semplicità e la facilità di trasportare chi legge a occuparsi di quell'indagine come se fosse cosa sua, hanno la particolarità che sono indagini che soltanto un commissario con bombetta, pipa sempre accesa, un pesante cappotto con il risvolto di velluto e con un'andatura massiccia, può risolvere.
Non sono mai riuscito, mio rammarico, di parlare bene il francese, ma so leggerlo perfettamente e vi garantisco che se ne aveste la possibilità e facoltà, le inchieste del commissario Maigret in lingua originale vi portano la città in casa e scoprirete la leggerezza dello scrivere del grande Simenon.
Roberto Busembai (errebi)
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martedì 23 luglio 2019

PECCATO ORIGINALE E CACCIATA DAL GIARDINO

Dalla pagina FB: "Il Libro"
"Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna".
Il giardino dell'Eden in cui essi vivevano e dove il loro Dio li aveva invitati, era un immenso mondo pieno di ogni vegetazione e di ogni specie animale, era un mondo fatto di cose di bene e di cose giuste, di alberi, foglie e fiori, frutti e verdure che da soli si riproducevano e nascevano e maturavano, di uccelli, mammiferi, pesci, insetti e animali striscianti, serpenti e tutto scorreva e si riproduceva nel normale processo che la natura di Dio era stata sapientemente e devotamente creata, nel giusto e nel bene delle cose.
E in questo giardino dell'Eden sorse come ogni essere posto nel mondo, ogni essere giusto e creato nel bene, la voglia di riprodurre e di dare, di amare e di unire, come Dio aveva sapientemente e devotamente creato nel cuore e nella mente dell'uomo e della donna, come in ogni specie animale.
Dio ha detto: “ Non dovete mangiare e non dovete toccare dei frutti dell'albero che sta in mezzo al giardino, altrimenti morirete”
Ma il serpente disse alla donna: “ Non morirete affatto, anzi diverrete come Dio”.
E il desiderio si chiamava carne, e si chiamava anche amore e si chiamava pure malizia, e si chiamava anche pudore, ma la voglia e il conoscere, il crescere del fluido interiore, il sentirsi improvviso torpore, fece unire nel desiderio i due corpi nel sole, e si fece improvviso un eterno e sublime colore, e si fece sapore e si fece pure corrompere oltre l'amore il conoscere oltre che era solo piacere, e il serpente che dentro nasceva corrompeva sull'albero del sapere del bene e del male, e si fece mangiare non solo di affetto e stupore, ma conoscere il sapore del male, dell'imbarazzo e del senso di sporco e di violato, di dominio e di oltreggiato, e si fece conoscere l'imbarazzo del nudo e conoscere come ognuno era fatto, come se conoscerlo fosse un disprezzo e non un bene di Dio che lo aveva creato nel giusto e nel bene.
Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: “Dove sei?”
E Adamo rispose: “Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perchè sono nudo, e mi sono nascosto”.
“Chi ti ha fatto sapere che sei nudo?”
E venne il dolore, il supplizio, il dispiacere, l'ingiuria di essere stato animale , di avere subito l'istinto e di quello adesso dominare, e si ebbe il cattivo consiglio nell'aver dimostrato il suo corpo, dell'essere andato troppo lontano, e venne la cacciata dal mondo normale per un mondo diverso da doverselo costruire, e venne il lavoro e il sacrificio, il torto recato e subito, l'affronto, la vergogna del gesto impunito, e venne il rifugio in se stesso, il sentirsi più solo anche con qualcuno d'affetto, e vennero giorni di noia, di forte rimpianto, della negazione e del compianto, e venne il dominio dei sensi e venne la liberazione delle voglie, e venne l'amore sotto un cielo diverso o un diverso amore sotto lo stesso cielo.
Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì.
Poi disse loro: “Ecco l'uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male.....”
E il Signore Dio li scacciò dal giardino dell'Eden.
E venne il sole a portare sudore e venne freddo a portare la neve, e venne pioggia a portare refrigerio e venne notte a portare pensiero, e venne fatica e venne riposo e vennero giorni di fuoco e giorni di niente, e vennero giorni di sempre e di sempre e vennero figli e generazioni e tutto nel giusto e nel bene che Dio aveva creato.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Cappella Brancacci, Masaccio - Cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell'Eden

WILLIAM BOUGUEREAU - COMPASSIONE

Dalla pagina FB: "Arte in cornice"
L'opera che oggi mi affascina di parlare è questa meravigliosa Compassione del grande maestro francese William Bouguereau, è un'opera pittorica al di sopra di ogni aspetto religioso e che del religioso incarna soltanto l'aspetto tragico della crocifissione, ma qui intesa e dimostrata diversa dalle icone caratteristiche della pittura mondiale e eterna. Non è solo un Cristo crocifisso, ma il maestro ha voluto esaltare la tragedia stessa dell'atto e il dolore immenso che prova un semplice umano nel distaccarsi da un bene prezioso e ineguagliabile, in questo caso il Cristo, nel suo personale, i vari figli tutti morti compresa la prematura scomparsa della moglie, insomma un Bouguereau al massimo della sua perfezione pittorica, di disegno e di tecnica con un esplicito, toccante e profondo parlare del suo intimo e del suo dolore, una Compassione drammatica ma non un'esasperata sofferenza, ma un pacato e abissale dolore interiore. Il quadro fu esposto in due distinte manifestazioni, quella del Salon degli artisti francesi nel 1897( e per la quale fu eseguita l'opera) e poi all'Esposizione universale del 1900. L'artista fu un fecondo artista, di lui si hanno un'infinità di opere, tutte di primissima importanza e di una delicatezza di linee e di luce, di colori e di impressioni uniche e grandiose, e tutte dovute anche e soprattutto alla sua immensa sofferenza che ha visto la perdita di ben quattro figli e della giovane moglie Nelly.
Dopo la sua morte avvenuta nel 1905, i quadri, quasi tutti sulla sola tela, sono rimasti arrotolati in vari museii, quando finalmente dopo un magnifico catalogo presentato alla mostra del 1984 dal Montreal Museum of Fine Art, le sue opere acquisiscono un valore inestimabile e d'allora diventa uno dei più quotati e famosi artisti del fine ottocento.

Roberto Busembai (errebi)
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HO VISTO

Ho visto scogli bagnati
non solo dalle onde,
ma dai sogni disciolti
nella notte e poi dimenticati,
ho visto sabbie aride come un deserto
non solo per il forte calore,
ma per mancanza di un grande sentimento
perduto nel passare del tempo
e dimenticato.
Ho visto l'alba dietro un alto monte
e ho sempre sperato in un nuovo giorno,
ho atteso un raggio a colpirmi in fronte
e non mi sono mai dimenticato
di come era il sole nel suo splendore.
Roberto Busembai (errebi)
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domenica 21 luglio 2019

TI SCRIVERO'.......

Ti scriverò una lettera d'amore sul mio corpo,
così che possa leggerla continuamente, o almeno
quando ne hai "voglia"...(errebi)

Roberto Busembai (errebi)
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MI MANCHI

E rimasi sulla spiaggia
ancora con il sole in faccia,
quello del pensiero,
e rimasi con un cielo nero
sullo sfondo
come un buio enorme dentro il cuore,
non era pianto disperato,
non era il volo mai sferrato,
era il mi manchi dell'inverno
e mi mancherai in eterno.

Roberto Busembai (errebi)
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sabato 20 luglio 2019

CREDEVO DI ESSERE UN EROE

Credevo di essere nel secolo delle meraviglie, e forse in parte c'ero, ma quella notte in diretta alla televisione, bussolotto in bianco e nero che faceva la “neve” e le “righe”, mi dilettavo da innocente quattordicenne, con il cuore in apprensione, ad aspettare un allunaggio, un incredibile conquista che andava oltre il pensare, eppure ero in quel momento testimone di un evento storico senza eguali. Tito Stagno frenetico ma professionale, si dibatteva con il collega “concorrente” inviato in America, quello famoso, quello con la voce squillante e con un italiano smorzato da un inglese già di per se deteriorato in un americano “biascicato” (Qui New York vi parla Ruggero Orlando), asserendo e invadendo lo schermo in un rompente primo piano, che l'allunaggio era venuto...”Ha toccato”, mentre l'altro, il cronista della Grande Mela in trasferta a Houston Texas, ostinava ad urlare....No, No non ha ancora toccato!
E io mi sentivo partecipe, ero anche io l'eroe del momento, colui che aveva quasi partecipato, ero invaso da un fremito generale, era emozione, era semplice e naturale soddisfazione, stavo vedendo Armstrong, l'austronauta, scendere una scaletta e posare il primo piede umano su quel satellite dei sogni e delle paure, “Un piccolo passo per l'uomo, un passo da gigante per l'umanità”....mamma, papà siamo scesi sulla Luna!
“Te ci sei tutti i giorni” mi disse l'indifferenza di mio padre.
Da quel giorno ho cominciato a capire come gira il mondo, e già la Luna era scaduta, si parlava di trucco d'invenzione, di un bidone, c'erano prove, c'erano testimoni, c'erano.....da quel giorno ho imparato a mantenere le giuste distanze dalle emozioni, distanze come quella che c'è tra la terra e la luna,...galattiche....ho imparato che la Luna è quel piccolo pensiero che ognuno coltiva come meglio crede, io credo a quel che vedo e quel che sento, e poi sono arrivati i computer e i telefonini e quanti allunaggi inventati, quanti sogni sperati, quanti passi da giganti, passi da neonati.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: studio-tv-rai-luna-1969

TU, LUNA

Ma quante notti insieme
e tu ti sei venduta,
per un poco di notorietà,
per un dispetto al sole.
Eppure era ieri,
tanto tempo prima,
che eri la nascosta immagine
della poesia e della speranza,
quella che aiutava le maree,
che cambiava l'umore,
che influiva dentro il cuore,
che segnava il posto
con un raggio opaco
sulla spiaggia deserta.
Eppure era ieri,
tanto tempo prima,
che brillavi il mare,
e la neve sui monti,
che accompagnavi i solitari,
i poveri e gli audaci
delle notti lunghe,
che entravi piano piano
con rispetto e devozione,
sopra un letto sfatto
a illuminare il corpo
per renderlo speciale.
Ma quante notti insieme
e poi ti venduta,
puttana dell'uomo conquistatore,
e hai dilapidato il sentimento
come se non fosse niente,
e dell'etereo e speciale,
sei diventata un niente,
quella che viene dopo il sole.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web :The Full Pink Moon (April 19, 2019) by Milamai

venerdì 19 luglio 2019

LA RANA E IL BUE

Dalla pagina FB "Fabulae e Fiabe"


Una piccola rana, un poco spocchiosa e vanitosa, si specchiava sul bordo di un ruscello, nelle prossimità di un pantano, quando alzando la testa verso il prato lontano, vide un bellissimo e grande bue, che indifferente e tranquillo pascolava con assoluta disinvoltura.
In lei scattò subito l'invidia e subito ebbe ad atteggiarsi con petto in fuori per imitarlo e nel farlo si rivolse alle sue amiche vicine:
“ Sarà anche bello e grosso quel bue, ma anche io se voglio posso essere più di lui”
E preso fiato si gonfiò a dovere.
“ Guardatemi, sono già più grossa di lui”
Ma le altre rane in coro gli dissero sinceramente di no.
Allora raddoppiò lo sforzo e mise quasi tutto il fiato che aveva in corpo per gonfiarsi ancora di più e poi...
“ Che ne dite? Ora si che sono più grossa!”
“ Il bue! Il bue!” Risposero in coro
La rana non resisteva più a quell'ignobile affronto e sconfitta, allora in ultimo sforzo, tese talmente la sua pelle e tutto il suo corpo che....schiantò e morì sul colpo.

MORALE: Ognuno è fatto come è fatto e ognuno ha la sua dote, chi la bellezza, chi la forza del corpo, chi le ricchezze, chi gli amici potenti, chi l'intelligenza, e ognuno deve essere contento del suo. Non ci si deve sforzare, con l'invidia, di imitare chi si crede sia superiore, è soltanto una misera e ignobile pazzia.
ERREBI da una favola di Fedro del secolo I
Immagine: Grandville - La rana e il bue, illustrazione per il libro " Fiabe di La Fontaine" (1621- 1695) pubblicato da H. Fournier Aine nel 1838

AMARSI SOLO UN POCO

Amarsi solo un poco
per poter sfiorare
le tue mani
e sentire l'infinito,
amarsi solo un poco
per il piacere
di sentire il tuo calore
sciogliersi come neve.
Amarsi solo un poco
per non sfiorire
mai nello sbocciare
del tuo fiore,
amarsi solo un poco
per chiamarti sempre
amore, ovunque tu sei.
Amarsi solo un poco
eternamente.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

martedì 16 luglio 2019

SONO TRASPARENZE

Sono trasparenze
i pensieri veri,
gli attimi di sole,
sorrisi sulle labbra,
sono ali di farfalla
pieni di colori,
i sogni e le chimere,
gli amori.
Sono trasparenze
le mie sensazioni.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Serge Serious

lunedì 15 luglio 2019

LASCIANO UN VAGO PENSARE

Lasciano un vago pensare,
i cerchi nell'acqua,
quando una lacrima
si va a gettare,
come se l'onde
portassero il triste posato,
svanire nel tempo
e liberare nel mare.
Lasciano un vago pensare,
le lacrime e le gocce
che formano cerchi nel fiume,
insieme trasportano al mare
la piena di cose terrene
e liberano dentro
l'amaro del cuore.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web : Photo by Zsolt Ujhelyi

domenica 14 luglio 2019

LA CREAZIONE



Dalla pagina FB "Il Libro"
In principio Dio creò il cielo e la terra.....
E lo spirito di Dio aleggiava in tutto e nel nulla e tutto era tenebra e allora disse “ Sia luce” e si separarono la luce dalla notte e così iniziò e trascorse il primo giorno. E fu notte e fu giorno, fu sera e fu pure mattina quella del secondo giorno.
“Sia firmamento in mezzo tra le acque” e chiamò cielo le acque di sopra e venne sera e poi fu ancora mattina del terzo giorno.
“ Le acque si raccolgano in un unico luogo e appaia l'asciutto”, e si chiamò terra l'asciutto e mare il bagnato e sull'asciutto si produsse germogli e erbe e alberi e ogni cosa che producesse seme e si riproducesse e s'infoltì la terra e arrivò sera e la mattina del quarto giorno.
E immaginiamo il mondo come un'isola immensa in mezzo al mare, dove l'immensa luce ricade sulle erbe e sulle acque, dove l'immenso silenzio è rotto dal rumore dell'onde del mare, e alberi in fiore, e frutti colorati e cielo azzurro a contrastare, e notte di stelle infinite, brillanti e lucenti che ispirano ad attraversare nel suo lento proseguo, il confine infinito, dove si baciano le acque di sopra con quelle di sotto, dove mare e cielo ritornano ad amare.
E Dio a guardare e sorridere della sua giusta e cosa buona creata.
“E ci siano fonti di luce per accompagnare la notte e fonte di luce più forte per l'illuminare del giorno” e venne il sole e la luna assieme e solo in quell'attimo furono insieme per separarsi e rincorrersi eternamente, e venne giorno e ritornò la sera e poi la mattina del quinto giorno.
E la nostra grande isola ora mancava di tutto che potesse animare, sia in terra che in mare, e vennero pesci e vennero bestie di mare, e vennero pure gli uccelli e volatili vari, e vennero animali di terra, bovini e cani, gatti e puledri, e tutte le specie di mare, di terra e di cielo che si potessero creare e tutto fu rumore di canti, di suoni, di gemiti, di muti rumori di animali del mare. E tutto fu insieme e insieme si trovarono a vivere e godere, a conoscere e sapere, ad approfittare e incosciamente accettare, gioire e assaporare.
E il sesto giorno:
“ Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza, e domini la terra, il cielo e il mare e tutto quello che gli appartiene.
E venne il rumore della voce e del suono nasale, il fiato sommesso, il lento respirare, il battito forte del cuore, e venne lo stupore, la meraviglia negli occhi, l'innocenza della sapienza e della conoscenza, e venne il candore e il sorriso, il pianto di un dolore e il lamento della consolazione, e venne il desiderio del cielo e del mare, dei frutti da mangiare, del cibo di carne e di verdure, e venne l'incubo improvviso di solitudine e di smarrimento, e venne il primo, sentito, provato, silenzio. 
E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
E venne il dialogo, lo scambio di conoscenze, la curiosità di sapere, di conoscersi insieme, di scoprirsi uguali nella diversa forma e costituzione, e venne il pensiero e vennero idee e colori di sguardi e sorrisi, di carezze e di baci, di languide e innocenti parole d'amore, e venne pure il sapore del bene e del fare e costruire, e nacque la voglia di correre e gridare, di saltare e pure ballare, di nuotare e scalare, e di riposare, e insieme dormire per poi insieme svegliare.
Dio li benedisse e disse loro:
“Siate fecondi e moltiplicatevi ….”
E venne il luogo per vivere sani, felici, innocenti, puri e gioviali, e venne il luogo per alleviare, lavorare, fecondare, e moltiplicare.
E venne notte e ancora mattina e il settimo giorno apparve nel nuovo e nel compiuto che Dio benedisse quel giorno e lo consacrò, perchè tutto del buono era stato creato.
Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web: Jacopo Tintoretto - La creazione degli animali
Michelangelo Buonarroti - La creazione dell'uomo
Paolo Veronese - La creazione della donna

sabato 13 luglio 2019

SEI

Sei la goccia
residuo della pioggia,
posata sullo stelo
di una spiga matura,
come se il vento
e la tempesta
avessero lasciato
l'impronta sul mio cuore
di un mare agitato.
Sei la goccia fresca
trasparente,
su me che sono spiga
di un grano ormai seccato,
di te assorbo il fresco,
non più tutto il bagnato.

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web

venerdì 12 luglio 2019

IL CANE E LA CARNE

Dalla pagina FB: "Fabulae e Fiabe"
Un grosso cane per ovviare al grande caldo, se ne andava tranquillamente passeggiando presso la riva di un fiume, i pioppi alti e rigogliosi di foglie, emanavano un fresco invitante, e lui cominciava piano piano a sentire anche un poco di fame. Trovò di li a poco un gran pezzo di carne e senza crearsi problemi di chi lo avesse perso o dimenticato, lo afferrò con i suoi bei dentoni e tenendolo fermo tra le mascelle, pensò di gustarselo piano piano dall'altra parte del fiume, perchè aveva notato un piccolo spazio erboso proprio sotto un leccio grandissimo.
Giunse così a riva, con sempre il boccone stretto tra i denti, e stava per attraversare a nuoto il fiume, una bella rinfrescata non gli avrebbe certo fatto male, quando scorse nello specchio dell'acqua un altro grosso cane che teneva in bocca un pezzo di carne che a suo parere gli parve molto più grosso del suo. Non seppe resistere e si tuffò precipitosamente in acqua per afferrare quel grosso pezzo da quello sconosciuto ma......il tutto era come scomparso, quel cane e quel pezzo di carne erano svaniti, peggio ancora nel trambusto aveva perso anche il suo pezzo di carne.

LA METAFORA di questo racconto fa capire che l'avidità è sempre punita e che c'è sempre una punizione anche per coloro che pretendono di più e lo vogliono togliere a gli altri. Inoltre insegna anche che non bisogna mai abbandonare un bene sicuro per una “illusione” di bene.
ERREBI da una favola di Esopo del VI secolo a.C.
Immagine web: illustrazione della favola da un libro del XVIII secolo

IL LIMITARE DEI PIOPPI

Vado camminando come un elefante poso le tracce ma infondono soltanto come un passerotto, e lascio nel cielo un alito leggero di profumo mis...