Dalla pagina FB: Arte in cornice
Fra Giovanni da Fiesole, detto Beato Angelico ( la qualifica di beato insieme a quella di patrono degli artisti, gli è stata ufficialmente conferita da Papa Giovanni Paolo II nel 1984), realizzò questo spettacolare TABERNACOLO DEI LINAIOLI, nel 1433 (da cui l'opera prende il nome dall'Arte dei Rigattieri, Linaioli e Sarti) commissionatagli dalla corporazione anche per conoscenza di Giuliano Lapaccini, figlio del procuratore dell'Arte, Filippo, che vestì l'abito domenicano nel convento di San Domenico a Fiesole, quello stesso dove risiedeva l'artista. Il tabernacolo, che doveva avere posa all'esterno della sede dell'Arte proprio dei Linaioli, risale al 1433 e la parte lignea fu elaborata da Jacopo di Bartolomeo detto il Papero, mentre la parte mormorea fu scolpita da Simone di Nanni di Fiesole. E' un'opera di misure eccezionali per l'epoca, infatti sembra più un portale che un semplice tabernacolo, ma si attribuisce tale grandiosità a una certa emulazione alle statue delle nicchie di Orsanmichele dove sono rappresentate tutte le Arti.
Il tabernacolo è composto da una struttura marmorea ove è scolpito in alto il Cristo benedicente attorniato da angeli cherubini, mentre al centro in un'apertura a ante, circolare, il Maestro vi ha dipinto una stupenda Maestà incorniciata da una fascia di angeli musicanti. La Madonna risalta per l'incorniciatura di broccati e tendaggi dorati, che propongono un'aurea di preziosità immane, il suo abito e le vesti tutte raffigurate, naturalmente sono talmente impreziosite dal tocco leggero e dai colori vivaci del Maestro, proprio a esaltare la corporazione.
Nelle ante aperte risaltano due grandi santi a tutta figura, quello di San Giovanni Battista con la croce in avanti e di San Giovanni Evangelista con la mano tesa in segno di benedizione e il libro rivolto verso colui che guarda. Queste enormi figure, come poi quelle dei due Santi, San Marco il protettore proprio dei Linaioli e San Pietro che tiene con le mani il volume delle Epistole, che sono visibili a ante chiuse, hanno una perizia rappresentativa tale da far pensare che nel disegno fosse stato aiutato da Lorenzo Ghiberti il fautore delle opere scultoree di Orsanmichele. Infatti paiono emulare tali sculture in quanto la pittura è quasi perfettamente tridimensionale.
La predella inferiore è suddivisa in tre pannelli, di cui il primo mostra San Pietro erto su un pulpito ligneo, che detta il Vangelo a San Marco in uno sfondo prettamente “fiorentino” da riconoscere il Palazzo Vecchio e la torre della Badia, spettacolare e movimentata la rappresentazione dei personaggi di profilo e di spalle.
Nel secondo pannello una singolare Adorazione dei Magi, in quanto si abbatte la consueta iconografia dei Magi con dietro la colonna dei visitatori del Redentore, qui il Maestro ne da una raffigurazione circolare con il terzo magio addirittura che parla con San Giuseppe. Il giovane biondo e riccioluto, in alto a sinistra, che tiene il cavallo viene riconosciuta la mano di un giovane Piero della Francesca.
Nell'ultimo pannello è rappresentato il Martirio di San Marco, il cui corpo è trascinato per le vie di Alessandria dove un'improvvisa ed eccezionale grandinata scaccia e mette in fuga gli aguzzini. La rappresentazione della fuga a mio parere è sublime, vista dal vivo fa immedesimare la tempesta e la paura e il frastuono dei personaggi.
L'opera tutta è attualmente visibile al complesso museale del convento domenicano di San Marco a Firenze.
Il tabernacolo è composto da una struttura marmorea ove è scolpito in alto il Cristo benedicente attorniato da angeli cherubini, mentre al centro in un'apertura a ante, circolare, il Maestro vi ha dipinto una stupenda Maestà incorniciata da una fascia di angeli musicanti. La Madonna risalta per l'incorniciatura di broccati e tendaggi dorati, che propongono un'aurea di preziosità immane, il suo abito e le vesti tutte raffigurate, naturalmente sono talmente impreziosite dal tocco leggero e dai colori vivaci del Maestro, proprio a esaltare la corporazione.
Nelle ante aperte risaltano due grandi santi a tutta figura, quello di San Giovanni Battista con la croce in avanti e di San Giovanni Evangelista con la mano tesa in segno di benedizione e il libro rivolto verso colui che guarda. Queste enormi figure, come poi quelle dei due Santi, San Marco il protettore proprio dei Linaioli e San Pietro che tiene con le mani il volume delle Epistole, che sono visibili a ante chiuse, hanno una perizia rappresentativa tale da far pensare che nel disegno fosse stato aiutato da Lorenzo Ghiberti il fautore delle opere scultoree di Orsanmichele. Infatti paiono emulare tali sculture in quanto la pittura è quasi perfettamente tridimensionale.
La predella inferiore è suddivisa in tre pannelli, di cui il primo mostra San Pietro erto su un pulpito ligneo, che detta il Vangelo a San Marco in uno sfondo prettamente “fiorentino” da riconoscere il Palazzo Vecchio e la torre della Badia, spettacolare e movimentata la rappresentazione dei personaggi di profilo e di spalle.
Nel secondo pannello una singolare Adorazione dei Magi, in quanto si abbatte la consueta iconografia dei Magi con dietro la colonna dei visitatori del Redentore, qui il Maestro ne da una raffigurazione circolare con il terzo magio addirittura che parla con San Giuseppe. Il giovane biondo e riccioluto, in alto a sinistra, che tiene il cavallo viene riconosciuta la mano di un giovane Piero della Francesca.
Nell'ultimo pannello è rappresentato il Martirio di San Marco, il cui corpo è trascinato per le vie di Alessandria dove un'improvvisa ed eccezionale grandinata scaccia e mette in fuga gli aguzzini. La rappresentazione della fuga a mio parere è sublime, vista dal vivo fa immedesimare la tempesta e la paura e il frastuono dei personaggi.
L'opera tutta è attualmente visibile al complesso museale del convento domenicano di San Marco a Firenze.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web
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