Credevo di essere nel secolo delle meraviglie, e forse in parte c'ero, ma quella notte in diretta alla televisione, bussolotto in bianco e nero che faceva la “neve” e le “righe”, mi dilettavo da innocente quattordicenne, con il cuore in apprensione, ad aspettare un allunaggio, un incredibile conquista che andava oltre il pensare, eppure ero in quel momento testimone di un evento storico senza eguali. Tito Stagno frenetico ma professionale, si dibatteva con il collega “concorrente” inviato in America, quello famoso, quello con la voce squillante e con un italiano smorzato da un inglese già di per se deteriorato in un americano “biascicato” (Qui New York vi parla Ruggero Orlando), asserendo e invadendo lo schermo in un rompente primo piano, che l'allunaggio era venuto...”Ha toccato”, mentre l'altro, il cronista della Grande Mela in trasferta a Houston Texas, ostinava ad urlare....No, No non ha ancora toccato!
E io mi sentivo partecipe, ero anche io l'eroe del momento, colui che aveva quasi partecipato, ero invaso da un fremito generale, era emozione, era semplice e naturale soddisfazione, stavo vedendo Armstrong, l'austronauta, scendere una scaletta e posare il primo piede umano su quel satellite dei sogni e delle paure, “Un piccolo passo per l'uomo, un passo da gigante per l'umanità”....mamma, papà siamo scesi sulla Luna!
“Te ci sei tutti i giorni” mi disse l'indifferenza di mio padre.
Da quel giorno ho cominciato a capire come gira il mondo, e già la Luna era scaduta, si parlava di trucco d'invenzione, di un bidone, c'erano prove, c'erano testimoni, c'erano.....da quel giorno ho imparato a mantenere le giuste distanze dalle emozioni, distanze come quella che c'è tra la terra e la luna,...galattiche....ho imparato che la Luna è quel piccolo pensiero che ognuno coltiva come meglio crede, io credo a quel che vedo e quel che sento, e poi sono arrivati i computer e i telefonini e quanti allunaggi inventati, quanti sogni sperati, quanti passi da giganti, passi da neonati.
E io mi sentivo partecipe, ero anche io l'eroe del momento, colui che aveva quasi partecipato, ero invaso da un fremito generale, era emozione, era semplice e naturale soddisfazione, stavo vedendo Armstrong, l'austronauta, scendere una scaletta e posare il primo piede umano su quel satellite dei sogni e delle paure, “Un piccolo passo per l'uomo, un passo da gigante per l'umanità”....mamma, papà siamo scesi sulla Luna!
“Te ci sei tutti i giorni” mi disse l'indifferenza di mio padre.
Da quel giorno ho cominciato a capire come gira il mondo, e già la Luna era scaduta, si parlava di trucco d'invenzione, di un bidone, c'erano prove, c'erano testimoni, c'erano.....da quel giorno ho imparato a mantenere le giuste distanze dalle emozioni, distanze come quella che c'è tra la terra e la luna,...galattiche....ho imparato che la Luna è quel piccolo pensiero che ognuno coltiva come meglio crede, io credo a quel che vedo e quel che sento, e poi sono arrivati i computer e i telefonini e quanti allunaggi inventati, quanti sogni sperati, quanti passi da giganti, passi da neonati.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: studio-tv-rai-luna-1969
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