E' una classica fiaba, ma come tutte le cose anche se antica e risaputa, fa sempre piacere riascoltarla e come diceva il suo autore, Giambattista Basile, in proposito a questa sua nuova..... “Pazzi e ragazzi, Dio li aiuta!”
Viveva una donna di nome Marsella, in disagiate condizioni e aveva pure un figlio che non poteva nemmeno darle aiuto, tanto era stolto e sciocco. Lei si dava da fare ad insegnargli qualche cosa, ma lui non ne voleva proprio sapere e nemmeno con le botte, che spesso lei allungava, riuscivano a farlo cambiare. Ma un giorno questo povero ragazzo, stanco di dover sempre subire e soffrire dei dolori inferti, se ne scappò di casa e camminò talmente tanto che già era notte fonda quando arrivò di fronte a una piccola casa. Bussò e gli fu aperto, e colui che l'abitava era un Orco, brutto, grosso, fatto male, ma non era il solito orco delle fiabe, lui contrariamente a tanti altri era di buon cuore e vedendo quel povero ragazzo, lo ospitò in casa sua e lo prese a suo servizio.
Il ragazzo da quel giorno parve avere trovato la felicità, era ben protetto e amato, ma dopo due anni iniziò a sentire la mancanza della madre e chiese all'Orco se poteva andarla a visitare.
Questi approvò il suo desiderio e anzi gli dette un'asino come compagnia dicendogli:
“Porta con te questo asino ma mi raccomando non dirgli mai “ Arri, tesoro”.
Il ragazzo contento si avviò verso la sua vecchia casa, ma a metà percorso curioso come era, volle provare a dire quelle parole per vedere cosa sarebbe accaduto, e infatti, appena pronunciate dall'asino cominciarono a cadere rubini, zaffiri e smeraldi.
Raggiante raccolse tutto e poi, dato che si faceva sera, si fermò ad una locanda per mangiare e riposare, e si raccomandò all'Oste di tenere in luogo asciutto il suo asino ma di non pronunciare mai in sua presenza “Arri, tesoro”.
Appena il ragazzo ebbe mangiato e sicuro che dormisse profondamente, l'Oste incuriosito da quello che gli aveva detto poc'anzi il giovane, entrò nella stalla e quando fu davanti all'asino pronunciò le fatidiche parole. Non vi dico la meraviglia e la felicità di quell'uomo quando vide tutto quel benessere di cose.
L'indomani mattina alla partenza del ragazzo, l'Oste gli diede un altro asino simile a quello del giovanotto, il quale ancora convinto di avere in possesso quel magico animale, quando arrivò a casa dalla madre, dopo i convenevoli saluti, la rassicurò dicendole che aveva un dono per lei meraviglioso e pronunciò le parole magiche ma......non accadde niente e la madre irata per questo ulteriore oltraggio, buscò di nuovo il figlio che di corsa se ne ritornò dall'Orco.
Passarono ancora due anni e anche stavolta il rimorso di avere lasciato la madre sola e in difficoltà lo colsero di nuovo e chiese ancora di visitare la sua dimora.
Il buon Orco acconsentì e stavolta gli offrì un tovagliolo come suo ricordo ma: “ Ma mi raccomando non dire mai, - Tovagliolo apriti!- perchè avresti da pentirtene”.
Ma la curiosità dello sciocco ragazzo non aveva limiti e durante il tragitto non potè stare senza nominare la frase e dal tovagliolo apparvero vivande, vini, frutta tante da imbastire un desco reale per non si sa quante persone. Di nuovo arrivò stanco alla solita locanda, e anche stavolta si raccomandò all'Oste perchè avesse cura di quel tovagliolo e di non dire mai “Tovagliolo apriti”.
Solita cosa, appena il giovane fu a letto, l'Oste prese il tovagliolo e pronunciò la frase, e anche stavolta, rimase stupefatto e saltellava di gioia come un pazzo.
L'indomani il giovane partì verso la casa di sua madre con in tasca un tovagliolo qualsiasi, perchè naturalmente l'Oste quello magico se l'era trattenuto e aveva fatto passar questo per buono.
Solita storia, il figlio rassicura la madre che i loro problemi sono finiti e stende il tovagliolo pronunciando il misterioso detto, ma non accadde di nuovo nulla e stavolta dovette subito fuggire dalle ire e dalla rabbia della madre.
Passarono ancora due anni, e il giovane ancora dall'Orco, nonostante fosse ben curato, mangiasse e vivesse agiatamente, sentiva il bisogno di ritornare a casa, nonostante tutto e di nuovo chiese il permesso al suo buon padrone.
Stavolta l'Orco lo salutò con tutto l'amore possibile e gli donò un bastone con l'ennesima raccomandazione: Non dire mai “Mazza alzati” o “ Mazza coricati”.
E stavolta il ragazzo rispose al caro Orco: “ State tranquillo ho imparato la lezione”.
Si avviò così verso il suo destino e quando giunse di nuovo alla locanda, mangiò e poi prima di coricarsi disse all'Oste: “ Mi raccomando di tenermi in buona guisa questo bastone, mi è particolarmente caro, ma mi raccomando non dite mai “ Mazza alzati!”. E se ne andò a letto.
Solito programma, l'Oste prese il bastone e subito pronunciò la parola magica ma stavolta non furono ricchezze o cibarie, stavolta furono botte e botte e botte, e tante ne avrebbe avute da quella mazza impazzita se non fosse corso dal ragazzo supplicandolo di far smettere quel brutto incantesimo.
Il giovane allora disse: “ Prima rendetemi il mio asino e il mio tovagliolo”.
L'Oste non se lo fece dire due volte e restituì il dovuto, e quando il ragazzo si ebbe accertato che erano quelle vere pronunciò questa frase: “ Mazza coricati!” e finirono le botte sulla testa dell'Oste.
Stavolta arrivò a casa sicuro di quello che avrebbe fatto, e difatti la madre non ebbe che da ringraziare e prostrarsi a quel suo figlio sciocco, che poi in fondo non era mica tanto stolto visto quello che era riuscito a portare!.
Il ragazzo da quel giorno parve avere trovato la felicità, era ben protetto e amato, ma dopo due anni iniziò a sentire la mancanza della madre e chiese all'Orco se poteva andarla a visitare.
Questi approvò il suo desiderio e anzi gli dette un'asino come compagnia dicendogli:
“Porta con te questo asino ma mi raccomando non dirgli mai “ Arri, tesoro”.
Il ragazzo contento si avviò verso la sua vecchia casa, ma a metà percorso curioso come era, volle provare a dire quelle parole per vedere cosa sarebbe accaduto, e infatti, appena pronunciate dall'asino cominciarono a cadere rubini, zaffiri e smeraldi.
Raggiante raccolse tutto e poi, dato che si faceva sera, si fermò ad una locanda per mangiare e riposare, e si raccomandò all'Oste di tenere in luogo asciutto il suo asino ma di non pronunciare mai in sua presenza “Arri, tesoro”.
Appena il ragazzo ebbe mangiato e sicuro che dormisse profondamente, l'Oste incuriosito da quello che gli aveva detto poc'anzi il giovane, entrò nella stalla e quando fu davanti all'asino pronunciò le fatidiche parole. Non vi dico la meraviglia e la felicità di quell'uomo quando vide tutto quel benessere di cose.
L'indomani mattina alla partenza del ragazzo, l'Oste gli diede un altro asino simile a quello del giovanotto, il quale ancora convinto di avere in possesso quel magico animale, quando arrivò a casa dalla madre, dopo i convenevoli saluti, la rassicurò dicendole che aveva un dono per lei meraviglioso e pronunciò le parole magiche ma......non accadde niente e la madre irata per questo ulteriore oltraggio, buscò di nuovo il figlio che di corsa se ne ritornò dall'Orco.
Passarono ancora due anni e anche stavolta il rimorso di avere lasciato la madre sola e in difficoltà lo colsero di nuovo e chiese ancora di visitare la sua dimora.
Il buon Orco acconsentì e stavolta gli offrì un tovagliolo come suo ricordo ma: “ Ma mi raccomando non dire mai, - Tovagliolo apriti!- perchè avresti da pentirtene”.
Ma la curiosità dello sciocco ragazzo non aveva limiti e durante il tragitto non potè stare senza nominare la frase e dal tovagliolo apparvero vivande, vini, frutta tante da imbastire un desco reale per non si sa quante persone. Di nuovo arrivò stanco alla solita locanda, e anche stavolta si raccomandò all'Oste perchè avesse cura di quel tovagliolo e di non dire mai “Tovagliolo apriti”.
Solita cosa, appena il giovane fu a letto, l'Oste prese il tovagliolo e pronunciò la frase, e anche stavolta, rimase stupefatto e saltellava di gioia come un pazzo.
L'indomani il giovane partì verso la casa di sua madre con in tasca un tovagliolo qualsiasi, perchè naturalmente l'Oste quello magico se l'era trattenuto e aveva fatto passar questo per buono.
Solita storia, il figlio rassicura la madre che i loro problemi sono finiti e stende il tovagliolo pronunciando il misterioso detto, ma non accadde di nuovo nulla e stavolta dovette subito fuggire dalle ire e dalla rabbia della madre.
Passarono ancora due anni, e il giovane ancora dall'Orco, nonostante fosse ben curato, mangiasse e vivesse agiatamente, sentiva il bisogno di ritornare a casa, nonostante tutto e di nuovo chiese il permesso al suo buon padrone.
Stavolta l'Orco lo salutò con tutto l'amore possibile e gli donò un bastone con l'ennesima raccomandazione: Non dire mai “Mazza alzati” o “ Mazza coricati”.
E stavolta il ragazzo rispose al caro Orco: “ State tranquillo ho imparato la lezione”.
Si avviò così verso il suo destino e quando giunse di nuovo alla locanda, mangiò e poi prima di coricarsi disse all'Oste: “ Mi raccomando di tenermi in buona guisa questo bastone, mi è particolarmente caro, ma mi raccomando non dite mai “ Mazza alzati!”. E se ne andò a letto.
Solito programma, l'Oste prese il bastone e subito pronunciò la parola magica ma stavolta non furono ricchezze o cibarie, stavolta furono botte e botte e botte, e tante ne avrebbe avute da quella mazza impazzita se non fosse corso dal ragazzo supplicandolo di far smettere quel brutto incantesimo.
Il giovane allora disse: “ Prima rendetemi il mio asino e il mio tovagliolo”.
L'Oste non se lo fece dire due volte e restituì il dovuto, e quando il ragazzo si ebbe accertato che erano quelle vere pronunciò questa frase: “ Mazza coricati!” e finirono le botte sulla testa dell'Oste.
Stavolta arrivò a casa sicuro di quello che avrebbe fatto, e difatti la madre non ebbe che da ringraziare e prostrarsi a quel suo figlio sciocco, che poi in fondo non era mica tanto stolto visto quello che era riuscito a portare!.
Mio libero riadattamento da una fiaba di Giandomenico Basile
Immagine ERREBI da Enciclopedia della Fiaba
Sempre speciali i tuoi creativi racconti.
RispondiEliminaBuon fine settimana e un saluto,silvia
Bello
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