Sono tantissime le leggende che avvolgono questa fantastica città, alcune derivate magari da fatti realmente accaduti, altre sommariamente inventate, ma tutte hanno un fascino e un colore di vissuto umano e sociale che fa capire quanto il popolo nostro sia ben integrato nella storia che lo ha sempre preceduto. Detto ciò non posso certo annoverarvi tutte queste fantasticherie, ma ho scelto per voi queste due legate a luoghi esistenti e ancora appartenenti, bene o male, a queste “leggende popolari”, luoghi che ancora resistono ai tempi e lasciano un senso di vissuto e di vivo che impreziosiscono ancora di più il valore di questa Palermo.
Piazza Pretoria o meglio conosciuta Piazza della Vergogna.
Nel lontano 1554, un certo Don Luigi Toledo commissionò a Francesco Camilliani una gigantesca e spettacolare fontana che adornò così il suo giardino della villa tenutaria a Firenze. Morto il Toledo, il figlio si volle sbarazzare di questa monumentale costruzione mettendola all'asta e dove il Senato palermitano vinse. Potete immaginare quanto fu impresa non facile il trasporto di questo enorme ammasso di statue, enormi vasche marmoree, scalinate con parapetti ecc.....eppure il tutto fu ben imballato e smontato, che la storia narra siano stati circa 644 pezzi! Partirono per via mare e già ancora prima di arrivare era scelta la dimora, una piazza dove per installarla erano state pure abbattute delle case.
Ma la fontana, bella, grande e laboriosa non ebbe il suo fascino nel popolo, tutt'altro, bisogna pensare che si parla del 1600 e la gente non amava certo tutto quel libertinaggio di figure nude, di seni all'aria, di sinuose figure e di membri maschili che con ostentazione erano messi in bella vista. E nacquero così le ire, lo sdegno popolare, e con il passare del tempo maturavano anche dicerie e leggende su questo luogo che nessuno voleva più attraversare, e se costretti si teneva il volto riparato o la testa china per non vedere, alcune leggende parlano pure che le suore di un convento vicino abbiano addirittura danneggiato alcune statue per l'offesa di quella libera sfacciataggine e affronto delle nudità.
Poi i tempi sono cambiati, ora nessuno più si meraviglia o si scandalizza a un seno nudo o a un corpo maschile, tanto che la piazza è divenuta un centro turistico, perchè effettivamente il tutto è davvero un capolavoro artistico monumentale e scultoreo non indifferente! Ma la piazza ancora è conosciuta ….della Vergogna!
Ma la fontana, bella, grande e laboriosa non ebbe il suo fascino nel popolo, tutt'altro, bisogna pensare che si parla del 1600 e la gente non amava certo tutto quel libertinaggio di figure nude, di seni all'aria, di sinuose figure e di membri maschili che con ostentazione erano messi in bella vista. E nacquero così le ire, lo sdegno popolare, e con il passare del tempo maturavano anche dicerie e leggende su questo luogo che nessuno voleva più attraversare, e se costretti si teneva il volto riparato o la testa china per non vedere, alcune leggende parlano pure che le suore di un convento vicino abbiano addirittura danneggiato alcune statue per l'offesa di quella libera sfacciataggine e affronto delle nudità.
Poi i tempi sono cambiati, ora nessuno più si meraviglia o si scandalizza a un seno nudo o a un corpo maschile, tanto che la piazza è divenuta un centro turistico, perchè effettivamente il tutto è davvero un capolavoro artistico monumentale e scultoreo non indifferente! Ma la piazza ancora è conosciuta ….della Vergogna!
La Discesa dei Giudici
C'è in città una via che porta proprio questo nome e su questa dicitura sono state fatte molte supposizioni e inventate storie, una di queste che ho raccolto ve la propongo.
Ai tempi di Carlo V imperatore , a Palermo morì una grande dama che lasciò orfano un piccolo bambino in tenera età, dal dolore, anche il ricco e nobile padre perse la vita per una improvvisa e grave malattia, ma prima di andarsene tutelò il figlio ad un abate, lasciandolo fiduciario delle sue ricchezze . Il piccolo fu allora affidato ad una balia che però dopo un po di tempo non vide più l'abate e non ricevette nemmeno un soldo per il mantenimento del bambino, come aveva pattuito.
Il bambino fu cresciuto ugualmente e appena raggiunta la maggiore età andò a lavorare presso un fabbro che si affezionò al ragazzo di cui venne a sapere la sua particolare storia.
Fu così tanto colpito da quei fatti che volle andare dai giudici e chiedere giustizia per il suo garzone, ma i giudici erano stati ben pagati dall'abate, che emisero una sentenza sfavorevole per il querelante. Sempre più adirato, non si dette per vinto, e si recò persino in Spagna alla presenza del sovrano Carlo V.
L'imperatore decise di travestirsi e di rendersi conto da se, andando in Sicilia, di come veniva amministrata la giustizia nei suoi luoghi, e nel frattempo chiese anche al fabbro che si appellasse contro la sentenza.
Si arrivò così a un nuovo processo, dove in incognita, presenziava il sovrano, ma naturalmente anche stavolta l'esito fu sfavorevole, ma Carlo V allora non resistendo si alzò e pronunciò le testuali parole. “Si faccia veramente giustizia, una volta tanto!” I giudici fecero subito arrestare quel disturbatore, ma egli si fece subito riconoscere mostrando il Toson d'oro. L'abate fu imprigionato e finì i suoi giorni in prigione mentre i giudici furono tutti condannati a morte.
Legati a una coda di cavallo, furono così trascinati per quella suddetta via per essere poi scorticati vivi e bruciati in piazza della Marina.
Con la loro pelle, su ordine dell'imperatore, furono fatti i sedili per i nuovi giudici, così che questi avessero sempre presente il loro destino qualora si facessero corrompere.
Ai tempi di Carlo V imperatore , a Palermo morì una grande dama che lasciò orfano un piccolo bambino in tenera età, dal dolore, anche il ricco e nobile padre perse la vita per una improvvisa e grave malattia, ma prima di andarsene tutelò il figlio ad un abate, lasciandolo fiduciario delle sue ricchezze . Il piccolo fu allora affidato ad una balia che però dopo un po di tempo non vide più l'abate e non ricevette nemmeno un soldo per il mantenimento del bambino, come aveva pattuito.
Il bambino fu cresciuto ugualmente e appena raggiunta la maggiore età andò a lavorare presso un fabbro che si affezionò al ragazzo di cui venne a sapere la sua particolare storia.
Fu così tanto colpito da quei fatti che volle andare dai giudici e chiedere giustizia per il suo garzone, ma i giudici erano stati ben pagati dall'abate, che emisero una sentenza sfavorevole per il querelante. Sempre più adirato, non si dette per vinto, e si recò persino in Spagna alla presenza del sovrano Carlo V.
L'imperatore decise di travestirsi e di rendersi conto da se, andando in Sicilia, di come veniva amministrata la giustizia nei suoi luoghi, e nel frattempo chiese anche al fabbro che si appellasse contro la sentenza.
Si arrivò così a un nuovo processo, dove in incognita, presenziava il sovrano, ma naturalmente anche stavolta l'esito fu sfavorevole, ma Carlo V allora non resistendo si alzò e pronunciò le testuali parole. “Si faccia veramente giustizia, una volta tanto!” I giudici fecero subito arrestare quel disturbatore, ma egli si fece subito riconoscere mostrando il Toson d'oro. L'abate fu imprigionato e finì i suoi giorni in prigione mentre i giudici furono tutti condannati a morte.
Legati a una coda di cavallo, furono così trascinati per quella suddetta via per essere poi scorticati vivi e bruciati in piazza della Marina.
Con la loro pelle, su ordine dell'imperatore, furono fatti i sedili per i nuovi giudici, così che questi avessero sempre presente il loro destino qualora si facessero corrompere.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web : Scorcio della Discesa dei Giudici e la fontana in Piazza Pretoria
Nessun commento:
Posta un commento