domenica 6 novembre 2016

CAPPELLO A LARGA TESA

Quale segreto nascondi
sotto il tuo cappello a
larghe tese,
vuoi confondermi
o farmi patire il senso
di una gelosia
che vibra come corda tesa
nell'animo incerto,
non vedo i tuoi occhi
aperti verso di me,
noto solo un ombra
della tesa che ricade
e questo brucia dentro.
Quale segreto tieni
in quella piccola testa,
che dolce si è sempre posata
sulla mia solida spalla,
che mai ha trovato
rifiuto o manchevolezza,
ora invece non puoi
posarla perchè
hai un cappello
a larghe tese.
Quale segreto
tiene
quel copricapo
da farmene sipario?
Roberto Busembai (errebi)

I CERCHI DELL'AMORE

Sono concentriche volute nell'acqua chiara,
i passi della vita e dell'amore,
sono sassi delicatamente posti 
in riva a un fiume o un lago nascosto
tra le dune di dolci colline verdi.
sono pensieri come rose,
quelle carezze date e poi passate,
rimaste nel profumo sulla pelle,
ricordi di soleggiati giorni andati,
di fiori ancora da sbocciare,
e ritrovarsi ancora su quel fiume,
a gettar sassi per farne cerchi,
i cerchi dell'amore e della vita insieme.
Roberto Busembai (errebi)
"Se dell'amore dobbiamo parlare,
inizia tu che ti sto a guardare,
io te lo racconto dopo,
l'amore che ho guardato."
Roberto Busembai (errebi)

HO SCELTO I GABBIANI

Ho scelto i gabbiani
per lasciare i miei sogni
a loro li cedo
che li portino in volo
lontano nel mondo,
ho scelto i gabbiani
per cedere i pensieri
che li portino alti
negli azzurri cieli,
ho scelto i gabbiani
per donare i miei anni passati,
che li tengano saldi
per esperienze di vita,
ho scelto i gabbiani
per deporre la vita.
Roberto Busembai (errebi)
"Il bacio è la sottilissima parte di te,
che scivola nel cuore,
di chi oltremodo fa altrettanto.
E' la pura creazione di un'entità"
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Robert Doisneau, Kiss in front of the Hôtel de Ville

PIOVE


,



Piove,
minuscole gocce
di acqua serena,
da nuvole sparse,
su cielo ormai perso,
cade.
Piove,
di foglie rimaste
su ciglio del bosco
su funghi passati,
castagne nel riccio,
scende.
Piove,
di auto bagnate,
pedoni annaffiati,
vetrine schizzate,
asfalti lucidati,
spruzza.
Piove,
di mesto respiro,
di cuore malato,
il sogno svelato,
amaro sentire,
piange.
Piove,
e lascia bagnato.
Roberto Busembai (errebi)
"Con l'ora solare,
sono sempre in ritardo
di un'ora con te"
Roberto Busembai (errebi)

ARCOBALENO

Quando la luce s'infrange
su una moltitudine di gocce sparse,
quando la natura bacia il miracolo della pioggia
che sta sospesa tra le nuvole rosa,
quando nel grigio del cielo tempestoso,
un raggio trova spazio e rompe,
sui piccoli pezzetti di ghiaccio frantumato,
su gocce materializzate,
su cristalli di neve,
allora solo in quel momento del
bacio della natura,
escono i colori del mondo intero,
e sulla volta di un cielo turbato,
nasce come velo un arcobaleno,
e dentro a chi lo vede,
entra certo il sereno che manca.
Quanto siamo niente in questa
natura che ci sovrasta e ci ama.
Roberto Busembai (errebi)
"Siamo la luce che trafigge il cielo
e cade diretta nel mare,
siamo tra due entità varie."
Roberto Busembai (errebi)

NON SONO PAZZO

Ottonato rumore dentro,
nuvole vagano nella mente,
e cade il suono nel mio stato intollerante,
non sono pazzo completamente.
Guardo nel fiore la sua corolla,
sento il profumo e la sua voglia,
sento di lui la voce che reclama,
una goccia di acqua bianca,
e gli regalo una lacrima stanca.
Sento del sole il suo calore
sulla pelle brucia,
ma dentro scalda e vorrei fosse
fisso questo caldo ardente,
da svegliarmi nella mente un tarlo,
non sono pazzo ma lo penso.
E sento il profumo della vita,
aroma acre e frizzante,
salire dalle mie dita e fermarsi al cuore,
sento il suo fastidioso vociare,
non trova spazio dentro l'animo corroso,
non sono matto ma sono noioso.
E vorrei anche io pensare,
dove c'è sempre un mare mosso,
che mi porti a navigar lontano,
verso isole dell'isolamento,
isole della sapienza e concepimento,
di una vita senza male,
non sono pazzo ma ne sono uguale.
Roberto Busembai (errebi)

CI HO PROVATO

CI ho provato e te l'ho pure detto,
che volevo sentirti dentro,
che volevo realizzare questo sogno,
che di te facevo parte e tu
ne aspettavi il fine,
ci ho provato e ho trovato accordo,
in un attimo eravamo a letto,
nella stanza di un albergo,
quasi fossimo stranieri e sconosciuti,
amanti erranti in volo.
Erano tende e erano silenzi
smossi dal vento di un condizionatore,
troppo forte anche nel rumore,
erano cuscini ed erano risa forti,
brindisi in due bicchieri
colmi di rose e fiori,
le bollicine di un semplice prosecco
frizzavano nel cuore.
Erano vestiti in volo,
e ricadevano come neve
al suolo senza far rumore,
quello ci pensava il nostro
cuore, che batteva all'impazza,
e scivolare sulle lenzuola bianche,
bianche come le anime
sole e spensierate del nostro avvenire.
Erano silenzi misti a mugolii,
erano chiari t'amo e voglio,
erano silenzi chiari come il sole,
raggio che trafigge ora dalla finestra,
quasi a scrutare quel che accade,
guardone della vita che tempesta,
e un bocciolo di rosa sul comodino accanto,
semplice decorosa rifinitura dell'albergo,
sfioriva all'improvviso,
petali cadevano per rendere coperta,
a due corpi nudi e senza vergogna,
nel liberar del mare come l'onda.
Erano movimenti, erano passioni,
erano carezze all'infinito e baci
da ogni parte, leggere e pesanti sensazioni,
pulviscoli di polvere alzata
brillavano sul raggio,
e donavano le stelle caduche
sulla nostra pelle.
CI ho provato e mi hai detto si,
e tutto era sparito,
albergo, camera, sole e pure
il letto.
Roberto Busembai (errebi)

FOGLIA

E' nella foglia,
spirito vivente passato,
che cade la tristezza e posa,
sul terreno smosso,
in piena mota,
pioggia della notte,
stella passata,
e aspetta macerazione
per altra vita data,
in nuova primavera,
speranza rifiorita,
nuova stagione.
E' nella foglia caduca,
la vita.
Roberto Busembai (errebi)

HOMELESS

Trascina sul terreno il tuo passo fermo,
lascia che traccia segni il tuo passaggio,
seduto sopra l'altalena, nessuno che spinga,
nessuno che ti dia una mano per andare lontano,
non tanto dal terreno ma dal mondo,
quello che ti opprime ogni giorno,
lasciati cullare dalla forza di lenta gravità
che sforzi con i tuoi passi e ancora tracci sul terreno,
nessuno che ti sia sereno per darti una spinta,
per darti un pezzo di pane o un soldo per la minestra,
lascia cullarti almeno nel sonno e l'altalena mai si ferma.
Lasciati cullare , non ti resta che oscillare
tra il bene e il male,
tra il cacciar come sempre per non avere fame.
o rubare forse per non avere sete,
e lasci traccia ancora sulla terra,
fino a che un cartone non ricopra la tua forma,
e freddo nel mattino ti portino in riserva,
prima di raggiungere, stavolta senza l'altalena
e senza spinta,
l'azzurro cielo e traccia non lasci sul terreno.
Roberto Busembai (errebi)
"Nel grande mare,
ho posato le mie lacrime,
se giungeranno alla tua riva,
non calpestarle,
fammi credere che ci bagnerai la pelle,
ti aiuterò così
a cuocere del sole,
e evaporerò nelle tue narici,
per arrivare dritto al cuore."
Roberto Busembai (errebi)
"Chi ha detto che ti ho perso,
già il pensarti ti ho vicino."
Roberto Busembai (errebi)

venerdì 4 novembre 2016

TI PORTO NEL BOSCO

Vieni ti porto nel bosco,
mi disse un pomeriggio d'estate,
vieni voglio accarezzarti, 
sotto gli alberi alti dalle grandi foglie,
voglio farti assaporare della flora,
il suo sapore acre e salubre,
vieni non aver paura,
saremo soli insieme,
appoggiati alla quercia,
o al castagno, secondo la natura.
E vennero, dopo, tante stagioni ancora,
persino tanti inverni ma pure tante primavere,
e oggi, con sorpresa, lui ancora mi viene appresso,
e camminando a mala pena, e io stando faticosamente
in piedi,
mi dice,
Vieni ti porto bel bosco,
voglio abbracciarti ancora.
Roberto Busembai (errebi)

VIVO DEL MARE

Vivo del mare, come fossi pesce,
se fossi nato airone, lo avrei sorvolato,
sono nato uomo e di lui ho bisogno,
come se fossi pesce, vorrei vivere
in lui tutto il giorno,
sono uomo fuori e anfibio dentro,
amo del mare il suo continuo movimento,
della terra odio la staticità,
amo dell'acqua il suo sapor salato,
della terra vivo perchè sono creato.
Vivo del mare come se fossi acqua,
e dell'acqua evaporassi al sole,
sarei nell'aria pura e poserei calore,
come sarebbe bello volare come airone,
e della nebbia bagnarsi le sue piume.
Vivo del mare e sento la campagna,
come se l'erba fresca fosse onda che bagna,
dei fiori vorrei essere petalo,
per poi dal vento essere trasportato,
e ricadere lieve lieve sul mare agitato.
Vivo del mare e vivo sulla terra,
sarò anima del cielo e humus come foglia.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine © Jonathan Connor

QUEL MALE

Quando lui ha deciso di entrarti dentro,
non riuscirai più a debellarlo,
forse si calmerà nel suo tormento,
forse invece ti corroderà per sempre,
ma sarà sempre presente,
e nella mente avrai sempre fissa la voglia
di strappartelo di dosso,
fosse persino toglierti la pelle,
ma è insito troppo profondo,
che sarà poi lui a toglierti la vita.
E allora teniamolo dentro
facendo finta, ma finta grossa,
di vivere come se, fossimo senza.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine by Victor Safonkin

RAGGI DI SOLE

Sono i raggi del sole che scaldano le spalle,
quando posi te stessa in racchiuse membra,
e versi esse alla finestra aperta,
perchè luce ti copra come una coperta.
Sono i raggi del sole che non vedi,
che fanno entrar dentro di te la voglia,
la forza ed il coraggio di pensare,
se proprio quello di ricominciare,
e pensi piano e sai trattener il pianto,
perchè di quello non vuoi e non puoi tenerlo accanto.
Sono i raggi del sole che emanano la luce,
dentro un anima che non si da pace,
stringi le gambe al petto e chiudi con le braccia,
chinando con la testa come fai con la tua anima scoperta,
fai che di te sia ancora pace interna,
devi così trovare un minimo di coraggio,
per proseguire sola questo lungo viaggio.
Sono i raggi del sole che ricordano le notti calde,
e questi fanno male, troppo forte al cuore,
vorresti liberartene per andare avanti,
sai che lo puoi fare, ma ti ci vuole ancora di respirare
e respirare forte senza rimpianti,
e lasci che ti scaldi ancora il sole,
mentre volti le spalle ai suoi raggi.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine by Christian Fagerlund (peintre américain)

GUARDAMI NEGLI OCCHI

Guardami negli occhi, quando attraversi la mia mente,
vita che mi appartieni e sfuggi immancabilmente,
guardami e confrontati con il mio pensiero
se ti sembra quello di cui ne vado fiero,
sei soltanto un ombra del mio corpo intero,
sei la parte fuori che abita l'emisfero,
guardami negli occhi quando stai per allontanarti,
ti sento che mi lasci e non vergognarti,
sai essere subdola e meschina, talvolta anche incerta,
non credere che io non abbia volontà inesperta,
so prendere per mano la mia mente tutta
e con la volontà farne combutta,
guardami negli occhi quando vuoi gridare,
vita che non trovi dove guadagnare,
sai che io ti amo più di ogni cosa,
sei per me la cosa forse più preziosa,
ma non fartene per questo eterna boria,
non sempre sei da osannare come gloria.
Guardami negli occhi, e non fare favella
tanto per me sei sempre la più bella.
Roberto Busembai (errebi)

DUBBIO E DECISIONE

Soltanto il fumo che sale lento e bianco
può trovare parole a quello che io provo,
soltanto da una ennesima sigaretta accesa,
trovo riposo della mente e ragiono,
ma non sa darmi fermo a questa pena,
di come ho potuto perder tutto,
quando fino a ieri mi diceva t'amo
e lo diceva mentre mi stringeva addosso.
Soltanto la fresca aria della notte,
può trovare un ordine al mio disordine di mente,
non riesco sinceramente a capire nulla,
com'è successo e cosa sia mai stata
la molla che ti ha fatto dire basta,
quando soltanto ieri eri in questo letto,
e basta non lo avresti mai detto.
Soltanto se mi lascio abbandonar dal sonno,
riuscirò a darmene risposta,
ma dormire è una proposta che al momento,
non vaglio e nemmeno mi propongo,
ma sarà mai che un uomo improvvisamente,
perda una donna per un niente,
o forse, e nascono le incertezze e dubbi,
lei non mi amava e il farmelo credere,
lo recitava degnamente,
attrice fino in fondo, una grande diva,
certo mi domando, mentre la sigaretta tira,
i baci suoi profondi che sentivo,
erano davvero così falsi,
anche quelli in quei momenti ambigui,
gettati a più non posso,
sopra lenzuola sfatte e guanciali smossi.
E sale lento il fumo e svanisce
come svanisce dentro la mia domanda,
dovrò imparare a vivere con più riserva,
e non abbandonarmi con esultanza,
e spengo la sigaretta sul davanzale
della finestra aperta,
e cado sopra il letto come una coperta.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Donata Wenders, Taking a Decision

mercoledì 2 novembre 2016

LO SENTI IL CANTO DEL MARE

Lo senti quando canta il mare,
il suo lamento forte,
il suo vociare innato che lancia 
nella notte,
sopra le stelle ardite 
che tuffano la luce,
sopra la luna soffice 
che guarda e tace,
lo senti il canto delle onde,
che infrangono sulla riva ,
scogli di roccia dura,
bagnati a lor sventura,
e schiuma bianca inonda,
la riva che sottomessa,
prende quella bagna
e la perde sommessa.
Lo senti il canto del mare
quando tira vento,
quando a lui abbandona,
tutto il sentimento,
di una nave sicura
sopra il suo mantello,
anche se la tempesta,
rigonfia e rende mosso,
lo senti il cantar del mare
quando diventa grosso.

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web

E' BELLO QUANDO DORMI

Sento del tuo leggero respirare,
ancor il sapore del bacio che mi hai dato,
sento dell'alito il gustoso ardore,
prima e poi ti sei addormentato.
Era un bacio finale, dopo il nostro ardire,
ma come sei bello quando dormi,
proprio perchè non senti , te lo voglio dire.
E' bello il tuo posar pesante il volto
come abbandonato per sempre nell'oblio,
prima eri tanto mai possente e svelto,
che mai ti avrei creduto docile così
in un momento,
eri una valanga che cade all'improvviso
e io ne sentivo il fresco salirmi sulla pelle,
sudore fresco e caldo nelle vene,
e della valanga mi hai coperto con il tuo speme,
amore mio come sei dolce e caro,
quando dormi dopo, sei un essere raro.
E' bello il tuo abbandonar di membra,
sul cuscino sfatto, come un pulcino sotto la chioccia,
pari un bambino ancora a cui non si può far male,
soltanto delicatamente riposare,
ma come non posso non guardarti, ora,
e dirti quanto t'amo quando dormi dopo,
sembri un'aurora che non vuol far giorno.
E' bello il tuo quarto d'ora, dopo il tramonto.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Carolus Duran - L’homme endormi

DAMMI UN RAGGIO DI SOLE, MIO SIGNORE

Dammi un raggio, anche un solo piccolo raggio di sole,
voglio cambiare il mondo, Mio Signore,
tu sei stato accorto nel diriger le scene,
nel proporci panorami, lidi e monti,
ci hai donato stagioni, frutti e fiori,
compreso gli animali da riempire il mondo,
ma penso che sinceramente non sei stato un grande genio,
quando hai creato l'uomo,
ci sono troppe manchevolezze che non lo fanno appieno,
hai detto che l'hai misurato sulla tua somiglianza,
ma in questo penso che hai un poco esagerato,
di te, presumo, non ha nessuna appartenenza,
perchè un uomo libero, dal cuore grande, sincero,
vero e sempre riguardoso, sinceramente non fa
quello che ha fatto e sta tutt'ora incredibilmente facendo.
Dammi un raggio del tuo sole, Mio Signore,
che voglio riscaldare i cuori di questo uomo perso,
ma come non ti accorgi di come si è imbruttito,
lacerato, disperso il suo amore intenso,
non vedi che ormai è come un pezzo usato,
finito, logorato, raso dalle intemperie dell'ingordigia
e dell'egoismo, che poi detto tra noi, fanno parte anche queste
delle tue invenzioni che hai appiccicato all'uomo
come fossero ambizioni.
Dammi un raggio di sole, di quello dell'estate,
quello che scalda subito e fa tepore sempre,
voglio bruciare il male, quello che vige dentro,
quello più bestiale, quello che è tormento,
dammelo Mio Signore, perchè al momento,
forse stai anche te invecchiando,
capita anche ai geni di perder qualche rotella,
ma non ti stai rendendo conto di come
la tua terra sia fatta ormai solo di terra e mare,
poi del resto tutto ha preso a non lavorare,
stagioni che non rispettano la loro prima natura,
animali impazziscono e piante perdono il colore,
ma soprattutto l'uomo, la tua ultima creazione,
come non ti accorgi del suo cambiamento totale,
te avevi costruito, ti ripeto uno a te uguale,
ora non solo non ti appartiene in niente,
ma proprio è obsoleto e trasformato
da somigliar sempre più a un tuo concorrente.
Dammi un raggio di sole, Mio Signore,
voglio cambiare il mondo e chi lo sta vivendo,
forse un poco di calore, spero basti a cambiarlo.
Roberto Busembai (errebi)

FARMENE POESIA

Nelle gialle foglie e rosse mele,
trovai la mia ragione di essere scrittore,
della foglia volevo il suo colore,
della mela l'aspro sapore,
unite apparvero sullo scritto nero,
in foglio seppia aroma del passato,
sensazioni che non avevo mai provato,
e donne divennero eroine,
e uomini grandi cavalieri,
dame d'ottocento
e arditi regnanti di manieri,
ma la magnificenza,
apparve a fogli terminati,
quando di te parlai come una rosa,
non mi bastarono i petali del roseto
per continuar la prosa.
Nelle gialle foglie e rosse mele,
si annuncia già la stagione che viene,
un autunno di colore,
uno sbocciar di neve sulle alture,
un languido senso di poesia,
che umida nel cuore
e lascia cader petalo di rosa ormai appassita.
La poesia volle farsi mia,
ma io volli di lei farmene la vita.
Roberto Busembai (errebi)

VOGLIO CREDERE

Voglio credere di pensarti ancora,
mentre mordo queste unghie ormai rase,
e voglio credere di averti ancora,
mentre stringo un fazzoletto nel pugno della
mia mano destra,
la sinistra è impegnata ad asciugar la nebbia
che ora appare nei miei occhi bagnati,
un velo di tristezza grigia che invola
sulla mente e vola dritta al cuore.
Voglio credere di sentirti ancora arrivare,
la tua grande mano calda posarsi sulla mia testa,
il sorriso pieno di felicità rassicurare il mio timore
di ragazza,
sentire la sicurezza tra le tue braccia e
lasciarsi andare come una piuma bianca,
si lascia cadere da una colomba distratta,
voglio credere ancora di sentirti cantare,
quando le mie parole cercavano scuse,
non volevi ascoltare divertendoti
di non voler udire le mie lamentele,
e poi chiudevi la bocca e con un bacio
pieno di passione e amore dentro,
mi rapivi come un bandito rapisce
per un milione di ragioni,
tu mi rapivi per donarmi il cuore.
Voglio credere di pensarti ancora,
tra le mie dita che ora si chiudono
in pugni chiusi per trovare coraggio
di trattenere il pianto che mi ossessiona
dentro,
per darmene coraggio e sperare nel meglio,
anche se del meglio di te non so cosa pensare,
ti credevo tutto e ti ho ritrovato niente,
voglio credere ancora di ritrovarti uguale,
ma diverso da non farmi male.
Roberto Busembai (errebi)

PRIMO AMORE

Il mio primo amore, era zucchero filato,
rosa e delicato,
mangiava caramelle e lecca lecca,
sorrideva sempre e parlava spesso,
il mio primo amore, era vento nei capelli,
una margherita in bocca
e tra le mani un fazzoletto bianco,
correva e ballava spesso,
il mio primo amore, era caldo nel cuore,
esprimeva tenerezza e simpatia,
aveva le "pitiggini" e pure gli occhiali,
cantava da usignolo e piangeva spesso,
il mio primo amore, durò giusto il tempo
di fare colazione insieme,
correre sopra un prato,
prendersi per mano,
e dirsi ti voglio bene troppo spesso,
da rimanere a sera
solo come prima.
Roberto Busembai (errebi)

DUBBIO O DECISIONE

Soltanto il fumo che sale lento e bianco
può trovare parole a quello che io provo,
soltanto da una ennesima sigaretta accesa,
trovo riposo della mente e ragiono,
ma non sa darmi fermo a questa pena,
di come ho potuto perder tutto,
quando fino a ieri mi diceva t'amo
e lo diceva mentre mi stringeva addosso.
Soltanto la fresca aria della notte,
può trovare un ordine al mio disordine di mente,
non riesco sinceramente a capire nulla,
com'è successo e cosa sia mai stata
la molla che ti ha fatto dire basta,
quando soltanto ieri eri in questo letto,
e basta non lo avresti mai detto.
Soltanto se mi lascio abbandonar dal sonno,
riuscirò a darmene risposta,
ma dormire è una proposta che al momento,
non vaglio e nemmeno mi propongo,
ma sarà mai che un uomo improvvisamente,
perda una donna per un niente,
o forse, e nascono le incertezze e dubbi,
lei non mi amava e il farmelo credere,
lo recitava degnamente,
attrice fino in fondo, una grande diva,
certo mi domando, mentre la sigaretta tira,
i baci suoi profondi che sentivo,
erano davvero così falsi,
anche quelli in quei momenti ambigui,
gettati a più non posso,
sopra lenzuola sfatte e guanciali smossi.
E sale lento il fumo e svanisce
come svanisce dentro la mia domanda,
dovrò imparare a vivere con più riserva,
e non abbandonarmi con esultanza,
e spengo la sigaretta sul davanzale
della finestra aperta,
e cado sopra il letto come una coperta.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Donata Wenders, Taking a Decision

A PIER PAOLO PASOLINI

E sarebbe stata forse nebbia fitta ugualmente,
sarebbe stato un mondo ostile continuamente,
sarebbe forse stato un patire eternamente,
sarebbe stato uguale solitudine del fare,
sarebbe stato lo stesso insostenibile lottare,
sarebbe stato ugualmente sapore di disprezzo,
sarebbe stato lo stesso indifferenza totale,
ma sarebbe stato grande averti ancora,
ancora da imparare e soffrire insieme,
sarebbe stato bello leggerti e guardarti ancora,
sarebbe stato grande ragionare pure,
sarebbe stato continuare a vivere dentro,
sarebbe stato per me e per pochi un sentimento,
sarebbe stata cultura viva e insegnamento.
E sarebbe stata violenza ugualmente,
ma l'avresti lottata come sempre.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web foto Pier Paolo Pasolini

I BACI IN GABBIA

Ho chiuso il sapore dei tuoi baci,
ognuno in una gabbia diversa,
come diversi lo sono stati,
ho chiuso i tuoi baci per
riceverli ognuno in ogni giorno,
ho chiuso i tuoi baci nelle gabbie,
così da provarli ogni giorno,
ogni giorno sulle mie labbra,
ho chiuso i tuoi baci,
ho bisogno di gabbie nuove,
ne sto ricevendo di nuovi.
Roberto Busembai (errebi)

FIORI E PRECI ( 2 Novembre)


Forse son preci o forse sono fiori,
sono ricordi sobri ancora sulle stele,
ma non bastano a dare il calore,
della festività a loro offerta,
mancherà per sempre il bacio della sera,
o il rimprovero fatto in fretta,
il braccio che ci portò all'altare,
o il bacio nelle notti chiare,
sarà sempre lontana
la carezza ricevuta,
il tremolo della mano
o la sua possanza,
sarà per sempre notte e giorno senza.
E forse sono preci e forse fiori
questi ricordi amari dentro i cuori.
Roberto Busembai (errebi)

martedì 1 novembre 2016

AL PARCO

E' l'autunno che cede il passo,
che rende sulle strade quello
che viveva in alto,
che riempie di colori vivi,
quello che dentro muore
per porre fine all'anno,
è l'autunno che rende vivo il parco,
nevicando foglie,
giocare con la poca erba verde,
dandogli colore,
rendere scuri i tronchi
per aumentare il contrasto,
quel poco di calore e sole
danno poi l'ultimo assaggio.
E' l'autunno, forse, il migliore
per donare a tutti il bene
di fare passeggiate senza quel calore
che potrebbe far sudare,
senza quel freddo
che potrebbe far gelare,
e il viale indora di luci e di persone,
come sarebbe bello, forse,
fosse sempre questa stagione.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine by Mazzoni Gabriele

ANCORA UN ALTRO GIORNO

Ancora un altro giorno, ancora la stessa storia,
rode come un topo e non ha più memoria,
il dolore dentro che ormai non ha cura,
lo devi sopportare, ti si è attaccato al cuore,
ma quanto quanto male arrivare fino a dove.
Ancora un altro giorno, ancora lo stesso volto,
e non soltanto quello, si potrebbe anche accettare,
ma lo specchio non perdona, lui meschino e ingordo,
ti offre di riflesso la verità in persona,
e vedi quanto diverso è il tuo corpo ora,
e sai quanto devi patire per renderlo decente,
almeno in apparenza non certo nel presente.
Ancora un altro giorno, ancora le stesse cose,
colazione e risa vuote, sorrisi da strappare,
buongiorno sulla vita che ti mangia come sale,
forse un lavoro decente ma non vale
a far di te un uomo che ormai non conta niente,
la deriva è pronta non essere invadente,
e poi si pranza e cena, si scherza e tanto si pena,
le gioie sono quelle, poche e misurate,
ne senti anche le colpe per averle giocate,
persino hai la gran paura dello stare bene,
se bene si intende un attimo di luce.
Ancora un altro giorno, ancora con le bende
davanti a gli occhi chiusi per non veder realtà,
forse per sfuggire dalle improbabilità,
solo per avere il coraggio dentro di veder diverso,
pensare felicemente e gioire pure,
solo per il bene che porti dentro e tanto
per una persona che stimo e mi sta accanto.
Ancora un altro giorno, prima che ritorni notte.
Roberto Busembai (errebi)

UNA CAREZZA

Siamo uomini e siamo di ghiaccio,
nel far trapelar del cuore un sentimento,
siamo di ghiaccio fuori e vulcano dentro,
siamo la passione ardente che soffoca
e esplode come lava incandescente,
tremiamo sulla carezza morbida
e piangiamo dentro dimostrando durezza,
siamo la mollica di pane dalla crosta nera,
e dentro molle e soffice come calda cera,
siamo uomini senza amore da presentare,
e dentro non viviamo senza amare,
siamo uomini chiusi nella gabbia
come belve umane,
siamo il leone sempre in caccia
e gabbiano dentro sempre a pesca,
noi del sorriso abbiamo impresso un gesto,
e mortificati ci sentiamo pagliacci dentro,
siamo senza sentimento,
quello esteriore, ma dentro rode il cuore
e pure tanto,
siamo uomini soli con temperamento,
siamo indissolubili e fragili al contempo,
amiamo più del dovuto e con velocità nel farlo,
abbiamo dentro il tarlo della solitudine,
non sappiamo parlare e dire,
ma conquistiamo se vogliamo con il cuore,
e la carezza ancora che scivola sulla guancia,
è così tanto calda da non aspettarsi parola,
siamo allora, in due, una cosa sola.
Roberto Busembai (errebi)

IL FREDDO DENTRO

Brezza leggera che scivola silente e salata,
alta è l'onda portata dal mare e vento,
lasciami sognare l'azzurro di un momento,
mentre scorre sulla pelle il sale sciolto,
del tuo sapore ormai lontano come un ricordo,
lasciato sopra rene sparse e dune sfatte.
Capelli al vento e ritirarsi dentro un locale,
il caffè caldo ripara sempre un cuore freddo,
e sento ancora lo zucchero sul bordo delle labbra,
è la tua traccia rimasta ferma
come simbolo per aprir ferita,
ma s'alza forte il vento e l'onda schizza
ora il cardo è quasi seccato
il suo colore azzurro è seppia,
e vola con il vento anche il suo petalo leggero,
rincorrendo il mio pensiero.
La vela di una barca combatte il suo star a galla,
esco dal locale, inizia pure a cader pioggia,
l'inverno è alle porte della sua stagione,
il mio è entrato e ne rimane fermo,
spero in un anno migliore,
ma non certo sarà la solita primavera,
più guardo la riviera e più ne passa accanto
e di primavere diventano autunni in eterno.
Roberto Busembai (errebi)

SE DEVO AMMETTERE DI TE


Se devo veramente dire quello che sento,
c'è di te che in questo momento
e pure sempre, che mi rende pazzo,
è quel tuo metterti in imbarazzo,
riscoprire sulle tue guance il rossore
della fugace timidezza che ancora
ti rende ragazza da mangiare.
Se devo ammette di te che mi fa impazzire,
è quel tuo gesto sempre pronto,
di un dito in bocca e lo sguardo in alto,
come se ci fosse forse da ragionare
sul fatto che mi voglia ancora amare.
Se devo ammettere di te quello
che mi rende pazzo,
è il tuo carattere bizzarro e sbarazzino,
tale da sembrare a volte troppo invadente
ma che al contempo rende tutto più divertente,
e con maestria e sensuale tua attitudine
sai calibrare e rendere normale.
Se devo ammette di te quello
che io ne muoio è il tuo sorriso pieno,
il tuo sapermi accattivare,
tendermi le labbra come se tu assaporassi miele,
come se io fossi la tua mela giornaliera,
l'uva da strizzare per ricavarne vino frizzante,
la tua arancia dal succo agro e forte,
il tuo frutto migliore.
Se devo ammette di te
quello che mi fa veramente impazzire,
è tutta la tua presenza,
della quale ora e sempre
ne sentirei forte la mancanza,
e fremo al pensarlo tale,
di quanto non averti mi farebbe male,
se devo ammettere di te
io sono pazzo.
Roberto Busembai (errebi)

IL LIMITARE DEI PIOPPI

Vado camminando come un elefante poso le tracce ma infondono soltanto come un passerotto, e lascio nel cielo un alito leggero di profumo mis...