giovedì 30 maggio 2019

HO LASCIATO LE PAROLE

Ho lasciato le parole
abbandonate al vento,
su fogli ingialliti dall'usura
e dal trascorrere del tempo,
voglio che trovino
chi le può ancora ascoltare,
perchè per me non hanno
più ne senso ne valore.
Ho lasciato le parole
su mere isole lontane,
nuvole sparse nella mente
come pianeti erranti
intorno al sole,
ho lasciato per altri
e per nulla le parole.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

martedì 28 maggio 2019

UN MARE DI PAROLE

Siamo sommersi
da simboli e lettere cubitali,
siamo in un mare
di parole senza senso
un turbinio di sillabe
riposte a caso,
siamo in un marasma
di concetti
senza un indirizzo vero,
intrappolati e prigionieri
di discorsi aperti
indiscutibilmente vuoti,
tecnologie di messaggi,
icone di sensazioni,
lettere sempre uguali
di imposte mode e attiduni,
siamo in un firmamento
di stelle spente,
come le parole dette,
sentite e parlate,
siamo alla deriva
sopra spiagge bianche
linde, pulite
da ogni pensiero e sentimento,
non esiste più la parola
come concezione
ma come guarnizione.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

domenica 26 maggio 2019

VORREI PORTARTI

Vorrei portarti
nei miei occhi scuri
come ti ho vista 
in quei primi momenti,
sapendoti per me
unica via
piena di sogni e di certezze,
vorrei portarti
nel mio cuore stanco
come ti ho sentita
in quei primi momenti
di passione,
sapendoti per me
l'unica mia ragione.
Vorrei portarti,
e già ne fai parte,
per sempre nella mia mente
come ti pensai amorevolmente
in quei primi momenti
che ci chiamavamo amore
reciprocamente.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: ©Stephan Sadie

sabato 25 maggio 2019

MICHAEL PACHER - RESURREZIONE DI LAZZARO




Dalla pagina FB "Arte in cornice"
L'opera che vi offro oggi, non è certo tra le più conosciute ma non per questo non interessante, anzi a parer mio la trovo molto originale e innovativa se pensiamo che è stata eseguita al finire del 1400. Il Maestro è Michael Pacher, Altoatesino di nascita, precisamente di Brunico, che oltre a dipingere, portava alta la tradizione del luogo, era un abilissimo intagliatore.
RISURREZIONE DI LAZZARO è una pala che fa parte di un'opera molto più complessa, in cui sono rappresentate scene della vita di Cristo e racchiudono una maestosa incisione della Coronazione della Vergine, che ha sede nella Chiesa del pellegrinaggio di Sankt Wolfgang nell'Alta Austria . Come possiamo subito notare, la scena rappresentata è alquanto insolita, ci sono molteplici elementi architettonici che invadono sia i motivi sacri ma anche quelli profani e poi diversamente dalle icone rappresentative del tempo, la scena è interna e ha anche uno sviluppo diverso, ovvero dal primo piano alla profondità, in primo piano ci sono le sorelle di Lazzaro e anche Gesù alla nostra sinistra, ma l'originalità è data proprio dalla posizione di Lazzaro, che si presenta di spalle facendo scivolare l'occhio verso il profondo, all'uscita dove s'intravede un panorama, (è da supporre comunque la sua conoscenza del Mantegna, perchè non si può non pensare al Cristo Morto dell'artista veneto) . E' proprio la profondità il gioco forma di questo stupendo dipinto, che poi è il modus operandi del Pacher anche in altre opere.
Gli ampi drappeggi, le policromie luminose , le parti scultoree rendono chiaramente il suo stile alla tradizione del nord mentre gli elementi architettonici danno cenno a un tardo gotico. Da considerare che il Maestro fu il primo pittore a far conoscere i principi del Rinascimento nelle regioni tedesche.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

29,30 e 31 GENNAIO 1951 - PRIMO FESTIVAL DI SANREMO


" Amici vicini e lontani, buonasera" così si sentirono le prime voci in radio di quel Primo Festival di Sanremo del 1951. Era Nunzio Filogamo che con questa battuta intendeva attirare l'attenzione non tanto dei radioascoltatori, quanto al pubblico in sala che intorno alla tavola apparecchiata , dedicava più interesse al chiacchiericcio che alle canzoni in gara.L'idea di fare un festival della canzone era venuta al grande Amilcare Rambaldi, che anzi aveva mere più internazionali, ma come in tutte le cose italiane, si vuol restare nel nostro guscio, e comunque fu appoggiato dall'allora presidente dell'ATA, l'azienda concessionaria del Casinò di Sanremo, che vide in questa idea la possibilità per poter animare una stagione morta di Sanremo, eravamo alla fine di gennaio, e dare vitalità economica maggiore in questo angolo di cittadina che nei mesi invernali e in un periodo di dopo guerra, era piuttosto magra.

Se si considera che il prezzo del biglietto per la prima manifestazione costò circa 500 lire che paragonate ai giorni nostri altri non erano che 10 euro....ma nonostante il "basso" prezzo, gli spettatori furono pochi e anche abbastanza freddi.
Erano arrivate allo spoglio circa 240 canzoni spedite dai vari editori e soltanto 20 rappresentarono questo nuovo concorso, che premiava assolutamente la canzone e non l'interprete. Infatti gli interpreti furono soltanto quattro,Gino Latilla, Achille Togliani, il duo Fasano e Nilla Pizzi che si alternarono sul palco cantando varie canzoni a loro affidate, condotti musicalmente dal maestro Cinico Angelini e da due orchestre, l'Orchestra della Canzone e "Angelini e otto elementi".
La radio trasmise tutte e tre le serate dalle 22 alle 22e45 e nel lungo intervallo, mentre la giuria votava le canzoni e in sala andava un sottofondo musicale non inerente al concorso, trasmetteva il Giornale Radio, l'Oggi al Parlamento ecc. senza cambiare assolutamente il suo solito palinsesto.
Si cerca in questa manifestazione di dare un cambiamento alla musica italiana, ovvero di offrire una musicalità più giovanile e più raggiungibile al pubblico vario, notare che questa "musica leggera" è tra le ultime arti da essere seguita dai media, si da ancora più adito e importanza al teatro, ovvero alla musica classica e operistica.In questo clima di "snobismo" i quattro cantanti si cimentano con tutto l'ardore e la passione che hanno per il canto, ogni canzone pare scritta appositamente per loro, ogni verso e ogni motivo diventa quasi subito un emblema di riconoscimento per colui o colei che lo hanno cantato.
La serata finale, presenta già lo sfavillio a cui saremo poi abituati nel proseguo degli anni, celebrità come il prefetto di Imperia, gli editori Mondadori e Rizzoli, i maestri Orefice e Barsizza sono presenti tra i tavoli, e già (come sempre) si pronostica la canzone vincitrice. Sul palco Nilla Pizzi si presenta con un vestito bianco di pizzo, lungo e arricciato in vita, con un tralcio di rose appuntato sul vestito e canta GRAZIE DEI FIOR......ed è il trionfo suo e del FESTIVAL.
Roberto Busembai (errebi)iMMAGINE WEB

CANE E GATTO

Se ci potessimo liberare
di un mero mistero
che ci avvolge e ci 
fa sentire unici come
se fossimo un esemplare,
se ci potessimo davvero
scambiare quel sentimento
che ci trattiene senza allegria
con un vago senso di
sentirsi pieno,
se ci potessimo abbracciare
solo per il piacere immenso
di poterlo fare
allora il mondo non sarebbe
questo, ma sicuramente
molto simile a quello
che ci appartiene,
a quello animale,
perchè se potessimo
davvero capire la vita
questo meraviglioso dono,
faremmo come il gatto e il cane
nemici a parole
amici eterni nel cuore.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: @Эдгар Аллан По, “Черный кот”

mercoledì 22 maggio 2019

CASABLANCA

Dalla pagina FB " CIAK SI GIRA"


Come definirlo questo film icona del cinema mondiale, romantico? Certamente si perchè la storia d'amore è il fulcro di questa pellicola ma non basta. Drammatico? Certo che si, perchè il finale è davvero contro ogni aspettativa. Di guerra? Non possiamo dire di no, il sottofondo ben marcato e il concetto della storia si fondano proprio su eventi storici di una guerra da non dimenticare.
Siamo nel 1940 e Parigi è invasa dai Nazisti, Ilsa ( magistrale Ingrid Bergman) ha una relazione con un americano, il tenebroso Rick ( indiscutibile e impeccabile Humphrey Bogart) ormai convinta che il marito Laszlo, appartenente alla schiera di antifascisti europei, è morto nei campi di concentramento tedeschi. Parigi viene dichiarata città aperta e ceduta senza combattimenti e in questi frangenti di guerra Ilsa sempre più innamorata chiede a Rick, in un sottofondo di spari di cannone..."sono colpi di cannone o è il mio cuore che batte?". L'avanzata è ormai alle soglie della città, bisogna fuggire e la coppia decide che il giorno dopo si daranno alla fuga, ma Ilsa non si presenterà all'appuntamento perchè è venuta a sapere che Laszlo è vivo.
Ma gli eventi si fanno stretti, il nazismo domina la capitale, la Francia è in ginocchio e i due sposi sono compromessi e non possono vivere in condizioni di paura e di terrore, decidono perciò di fuggire e soprattutto in Marocco, che era allora una quasi colonia francese , dove c'è possibilità di poter avere documenti per arrivare addirittura in America.
E' il 1941 e i due sbarcano a Casablanca. Hanno notizie di rivolgersi a un night club per avere certezze di espatrio, e appena entrati Ilsa vede al pianoforte l'amico del suo amante americano e non può che chiedergli: " Suonala Sam" riferendosi alla canzone d'amore di lei e Rick, "As time goes by". Infatti Rick altro non è che il proprietario del night club e comunque è lui il solo che possa dare affidabilità e mezzi per l'espatrio. Laszlo è disposto a cedere la moglie al suo rivale, pur di salvarla, ma quest'ultimo visto il grande gesto dell'uomo, arriverà persino a uccidere un ufficiale tedesco pur di obbligare la donna a seguire il marito e a rendersi liberi.
"...Un giorno capirai. Buona fortuna, bambina....) sono le ultime parole che Rick rivolge alla donna.
Un film che non ho resistito di non esporlo, perchè il noir, il fascino degli attori, la trama e la musica lo hanno reso un cult insuperabile e irripetibile.
Una nota: La vera storia sarebbe davvero passata da Casablanca, infatti dal 14 al 24 gennaio del 1943, Roosevelt, Churchill e de Gaulle pianificheranno qui lo sbarco in Italia, ovvero l'inizio della fine dei nazisti.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web la locandina

NATALIE GINZBURG - LESSICO FAMIGLIARE

Dalla pagina FB "Rileggendo".

Io penso che spesso venga a mente il pensiero di Giambattista Vico, riscoperto poi da Benedetto Croce che asserisce in un sunto di poche parole una realtà purtroppo, e in certi versi forse per fortuna, che la storia ha i suoi corsi e ricorsi. E mai come in questo periodo viene sottolineato questo pensiero, senza dare attiubuzioni politiche o di parte, soltanto una mera constatazione. E proprio per questo mio “assurdo” pensare ho avuto alla mente un libro che riletto oggi penso che dia proprio quella risposta al suddetto pensiero filosofico “dei corsi e ricorsi storici”
Nel lontano 1963 fu edito un libro da Einaudi, che poi in quell'anno raggiunse l'ambito premio Strega, LESSICO FAMIGLIARE di Natalia Ginzburg.
Dal titolo si può ben capire di cosa tratta, è uno scorcio autobiografico del trascorso suo familiare dagli anni 30 a quelli 50, dove si avvicendano figure e personaggi, che spesso non hanno un senso gerarchico ma vivono attraverso i gesti e le parole, espressamente sottineate le parole (il linguaggio, il lessico) della sua famigli,Levi, soprattutto la madre e i fratelli.
E' un insieme di ricordi infantili, un susseguirsi di vicende familiare ma soprattutto una ricerca interiore di ricostruire, talvolta diverso nel ricordo, quell'ambito familiare disperso a causa della guerra. Da considerare che l'autrice aveva cinque fratelli e tutti abitavano l'uno con l'altro distanti.
Ecco allora che appaiono importanti alcune frasi, alcune parole che venivano sottolineate nei loro incontri, nei loro giochi infantili, ricordi di parole che la madre le ha insegnato, perchè lei non ha mai frequentato la scuola.
Una famiglia movimentata quella del professor Levi (docente di anatomia comparata) dove si succedevano figure più o meno importanti, come Vittorio Foa, Filippo Turati, Cesare Pavese, Felice Balbo e pure Eugenio Montale compagno della zia Drusilla.
Natalia annota ogni parola, ogni frase pronunciata, ma anche le liti dei fratelli, gli amori della sorella Paola, le stenuanti e obbligate gite in montagna precedute da faticosi e leziosi preparativi e da ferrei divieti imposti ai figli.
Naturalmente il tutto legato a quelle vicende storiche che hanno influenzato il periodo, partendo dala seconda guerra mondiale, dal fascismo che è poi l'artefice dell'uccisione del marito della scrittrice perchè legato ad attività politica antifascista (Leone Ginzburg), la persecuzione degli ebrei,fino persino ad arrivare al suicidio di Cesare Pavese e alle cadute illusioni della Resistenza.
Natalia, diceva che le famiglie somigliano a un vocabolario, come la sua partendo dal padre e elencando via via tutti gli altri appartenenti, sottileandone le caratteristiche sia fisiche sia morali, e riportando un sopito richiamo al tempo passato in cui determinate cose e atteggiamenti erano dati e voluti più dal cuore e dalle usanze, che dall'imposizione e dal dominio.
“…....e la politica era nascondere un cospiratore o avere per casa i giovani di Giustizia e Libertà”(N.Ginzburg)

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web copertina del libro

lunedì 20 maggio 2019

TRA I TASTI DI UN PIANOFORTE


TRA I TASTI DI UN PIANOFORTE
Non so se l'ho lasciato
sopra i tasti di un pianoforte
o abbandonato sulle 
note di una lieve canzone,
il cuore che ti amava
sospeso come un lampione,
acceso nelle notti
per insegnarti il camminare.
Non so se l'ho lasciato
al vento quell'amore desiderato,
voluto come il mare
che scivola senza fermare,
o forse è ancora fermo
tra un tasto e l'altro
tra un diesis e un sibemolle,
tra il nero e il bianco
di un pianoforte senza più
suonare.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

sabato 18 maggio 2019

CONCHIGLIA

Sono rimasta la sola
ad aspettare il sole
che asciughi le mie forme
bagnate dal grande mare,
sono rimasta la sola
ad aspettare l'onda
che mi riporti al largo
da queste rive sabbiose.
Sono rimasta la sola
ad aspettare la notte
che scenda con la luna
per fare un poco di luce
a questa spiaggia deserta.
Sono rimasta la sola
ad aspettare ancora
una speranza nuova
che sorga all'orizzonte
dove ora il sole
va a posare.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Sea shell - Enosh Bansode

venerdì 17 maggio 2019

PIOVE NEL ROSETO

Piove nel roseto
e alza il profumo
bagnato dalle gocce
che raffreddano
il calore dato.
Piove e non cede
al sole
come il mancato sogno
cede a un amore
che del calore
ha perso il significato.
Piove nel roseto
Maggio è inoltrato
ogni goccia
è un petalo staccato,
ogni spina
il restato.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

PEPERINO - DONALD DUCK

Eppure sento sempre la sua voce quando leggo i suoi fumetti, vi assicuro che ho sempre nella testa il “qua qua qua” stridulo di questo “fortunato” fumetto, notate che il fortunato è stato messo tra virgolette a significare la proprietà di fama e economica che il personaggio ha apportato, ma attribuire a lui la parola suddetta è proprio una baggiataggine. Lui è la sfortuna rappresentata, per lui tutto deve andare storto e tutto deve essere impossibile raggiungere, Paolino Paperino, o meglio Donal Duck per usare il suo originale nome, altro non è che la personificazione dell'uomo medio, che è sempre pronto a lamentarsi di tutto e di tutti, che si scontra sempre con la realtà e le traversie della vita e che , pigro e senza una lira, rimanda sempre quello che oggi non vorrebbe fare. Ma al tempo stesso è contaddittorio in quanto di tutto questa sua “sfortuna” non si arrende mai, gli insuccessi non lo fermano anzi spesso trova le forze a tutti i costi per lottare contro. A mio parere è anche il personaggio più simpatico e più umano della banda Disney, affiancato da tre istancabili, irruenti, talvolta prepotenti, altre volte saccenti, nipotini, Qui,Quo e Qua, oppresso da un supermiliardario di parente, Zio Paperone che lo usa come cavia nelle sue quasi impossibili imprese economiche, da un suo grande amore sempre pronto a soddisfare senza però rinunciare, la passionale, casalinga, arrivista, metodica, fantasiosa Paperina e da un altro pretendente della papera, super fortunato, antipatico, borioso cugino dal nome appiccicoso Gastone.
Eppure sento ancora la sua voce quando mi inoltro nelle sue avventure spericolate, nei suoi tormenti
quotidiani in lotta con i creditori che gli sono sempre addosso, mentre suda le sette camicie per una commissione impostagli dallo spilorcio zio, dove sa di non essere affatto remunerato perchè sempre a lui debitore di enormi cifre e di un affitto mai saldato negli anni.
Ma come non si può non amare questo personaggio che ci assomiglia in tutto e per tutto, sarà pure dichiarato sfaticato, ma chi più di lui si ingegna e si prodiga per realizzare un sogno, che poi altro non è che un mondo senza debiti, un'amaca in giardino e un pasto appetitoso.
Il divertente di questo personaggio è anche nel suo abbigliamento, ormai direi sorpassato nel tempo, ma immancabilmente sempre “moderno” , vestito alla marinara, con tanto di berretto, nei classici colori bianco e blu marino.
La penna dei vari grafici poi nel tempo si è presa la rivincita, creando un suo “diverso”, ovvero l'altra faccia della medaglia, il grande eroe, colui che come sempre nella vita reale è dichiarato perdente, ma nel privato e nel segreto invece si trasforma nell'eroico personaggio che aiuta il prossimo e combatte il cattivo....ed ecco appunto arrivare PaperiniK, un super eroe che comunque non perde la “verve” tipica del suo antagonista, Paperino sarà sempre e in ogni forma e in ogni caratterizzazione, il personaggio che con lo stridulo stanazzare “qua qua qua”, farà ridere i bambini e pensare i grandi.
Una nota: viene attribuita la nascita del personaggio nel 1934 e più precisamente un venerdì13 marzo, in USA un giorno definito assolutamente sfortunato!
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

giovedì 16 maggio 2019

DUE PAGLIACCI IN RIVA AL MARE

- Io penso che la vita
sia come il mare,
un divertimento di onde.
- Io invece penso che la vita
sia come l'onda
un divertimento a formare il mare.
- Beh in fondo la pensiamo uguale
la vita è comunque un bel divertimento
se la si sa far divertire.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine: blackundblanc

HO APERTO UNA FINESTRA

Ho aperto una finestra
e guardato fuori,
non c'erano colori
a illuminare il mondo,
solo tonalità
di grigio con
uno sporco bianco,
un mare illuminato
da un tenue raggio di sole,
nuvole sparse sempre presenti
e tende liberate al vento,
ho aperto la finestra
sperando di respirare
di avere un poco d'aria
pulita e serena,
colorata appena
ma delicata.
Ho aperto la finestra
di una vita andata.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: At the Mediterranean Sea - Herbert List

mercoledì 15 maggio 2019

C'E' RIMASTO QUALCOSA

C'è rimasto qualcosa
oltre uno sguardo perso,
oppure è svanito
come una maschera di gesso,
perchè il vuoto nella testa
è vasto più di quello del mio cuore,
come vorrei sapere scegliere
ora che non ho più dolore.
C'è rimasto qualcosa
dentro quel ricordo
oppure è dimenticato
come un vento amico,
lasciando ancora traccia
dentro questo cuore
provocando silenziosamente
un forte rumore.
C'è rimasto qualcosa?
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

domenica 12 maggio 2019

A te(jovanotti)...per mamma

UN RAGGIO DI SOLE (Festa della mamma)

Ho visto il sole
affacciarsi piano
dietro la finestra,
ho pensato:
“è naturale”,
ma non era solo un
raggio
quello che filtrava
ma un messaggio
che soltanto
chi ti ha voluto bene
irradia sempre
nel tuo cuore.
Ho visto il sole
e ti ho pensata
mamma.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

sabato 11 maggio 2019

Lucio Dalla E non andar più via

ANCHE OGGI E' SABATO

E' sabato, un sabato di sempre, un sabato normale, come sarebbe stato sabato quello della settimana passata e come lo sarà quello della prossima, sempre che io sia presente, a volte potrei anche mancare perchè la vita è un attimo, un volo che ti lascia spaziare finchè le ali sono sicure e ben piantante, a volte un mancamento anche nel miglior motore può causare un fallo, un guasto e a volte e purtroppo irrimediabile. E' sabato e non sto certo a recriminare, a piangermi addosso o ad aspettare quello che nessuno sa quando deve arrivare, anzi volevo solo incitarvi che anche questo sabato è un sabato speciale, perchè in questo momento sono qui con voi a parlare (scrivere), perchè fuori piove e tira vento, ma io sono un poco ciecato e vedo che c'è il sole, perchè sento un dolore perenne nelle mie ossa, ma come farei se non ce lo avessi e non lo sentissi per niente, perchè la vita è certo un volo ma io ho paura di volare e allora cammino con le ali aperte in attesa ancora di spiccare verso il cielo, perchè la vita è un dono e lo dobbiamo tenere stretto come teniamo al nostro cuore, perchè oggi è sabato e quante cose ancora ci sono da fare, e tante, anzi tantissime da inventare, come quella di scrivere due parole in un gruppo d'amicizie virtuali che senti come se fossero li con te, tutti quanti, stretti stretti nel tuo studio, quasi arrampicati sulle librerie, seduti sul pavimento, alcuni pure seduti sulle casse di un vecchio giradischi e sulla scrivania accanto al computer.
Ebbene amici è sabato anche oggi e anche oggi si vive!
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

CI SIAMO DETTI

Ci siamo detti aspetta
poi il tempo ci darà la pazienza
di sopportare,
ci siamo detti non ora
sperando che nel futuro
ci avesse sostenuto nel pensiero,
ci siamo pure detti poi lo faremo
quel passo oltre, quella fantasia
che ci appagava.
Ci siamo detti ci penseremo domani
sapendo forse che
non avremmo mantenuto
quel desiderio,
ci siamo detti un attimo e poi ci penso
eppure ancora oggi
mi ritrovo a navigare
con la mente
e non ho risposte a niente.
Ci siamo detti ci ritroveremo
e non ci siamo più
incontrati per niente,
e adesso sai cosa ti dico
che il tempo ci ha tradito
e io ora viaggio nel presente
prima ancora di avere
allungato un dito.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Photo Jogo-z

venerdì 10 maggio 2019

ANDY CAPP

Dalla pagina FB " Gulpboombang"
La figura di questo personaggio, oggi potrebbe anche essere reale ma non certo per vocazione e per scelta, ma per congettualità, perchè questo personaggio è tale, ovvero disoccupato, avvinazzato e lavativo solo esclusivamente per scelta. Un tipo che potrebbe apparire “maschilista” ma che del maschilismo ha soltanto un vago atteggiamento, lui è proprio uno sfrontato, uno che della vita (forse diremmo oggi fortunato) prende solo quello che gli è dato e non si sforza assolutamente di esagerare o trovare nuove frontiere, per poi correre magari il rischio di fallire. Sempre in combutta con la moglie Flo, una donna tutto fare ma non schiava, come si potrebbe pensare visto che il fumetto è dei primi anni 60, una donna che sa il fatto suo, che ama stare con le amiche ma non per il piacere di chiacchierare, ma con coscienza di sapere come va il mondo visto che il suo uomo non ne vuole assolutamente sapere, lui che il suo mondo è il divano che lo accoglie ogni giorno, la bevuta al bar con gli amici, il berretto sempre calcato su gli occhi e la cicca in bocca. Flo è una donna corpulenta e trasandata che tende ad abbellirsi quando necessario, magari per uscire a fare spese, ma una donna che nonostante i frequenti litigi e i sempre falliti ma tentati abbandoni della casa, riesce sempre a perdonare quel cinico e vagabondo di Andy Capp e lui stesso non può fare a meno della sua cara Flo.
Il fumetto, di Reginald (Reg) Smythe, ebbe un successo strepitoso tanto che indifferentemente venne pubblicato sia in Usa che in Russia. In Italia divenne famoso dal 1967 per essere apparso per decenni in una pagina a lui dedicata sulla Settimana Enigmistica con i nomi di Carlo e Alice.
Io ho conosciuto queste strisce proprio da questo giornale di quiz, che ho sempre incessantemente comprato e di cui sono accanito solutore. Avevo 12 anni e mi innamorai di Carlo (Andy Capp) anche se il mio carattere e il mio pensare è totalmente diverso, ma in lui ho adorato e credo di aver attuato, la sua libertà.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web

SEDUTO SOPRA UN MARCIAPIEDE

Seduto, affranto forse deluso,
sopra un marciapiede affollato
di passi e di piedi,
persone non le vedo da questa bassezza,
ne provo solo la tristezza,
seduto con me accanto,
tra la felicità e il pianto
tra il vivere normale
o il lasciarsi andare,
perchè non mi meraviglio
se la delusione ha preso il sopravvento,
ma quello che turba
forse più di altro
è il vuoto immenso
che ti lascia dopo l'aver
davvero pianto.
E allora seduto mi abbandono
a questo giorno che pesante
sento in ogni luogo
e aspetto, su questo affollato marciapiede,
un attimo di silenzio
un sospirato vento oltre
il cemento e il rumore,
che rinnovi e pulisca
quello che sporco ho dentro,
e del rumore faccia diventare
un lieto canto.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Maynard Dixon (american, 1875-1946) - Forgotten man (1934)

mercoledì 8 maggio 2019

FERENC MOLNAR - I RAGAZZI DELLA VIA PAAL

Dalla pagina FB "Rileggendo"
I nostri giovani, la cosidetta nuova generazione, è invasa dalla tecnologia, basti considerare che a scuola, quando noi andavamo con “quintali” di libri sui bracci, tenuti fermi con le “cinghie”, loro vanno con un semplice telefonino e tablet e con quelli possono vedere e sapere di tutto il mondo. Parlare di libri a questi giovani è un poco avventuristico anzi direi eroico, però io nonostante tutto ho ancora uno spiraglio di fiducia, perchè è vero che passano il loro tempo tra questi marchingegni ma al contempo, sanno e apprezzano coloro che hanno sudato e vissuto sulla carta, stampata e addirittura scritta a mano, e spesso li vedo in biblioteche con un classico tra le mani, o un altro genere, ma con la dovuta e rispettosa voglia di sapere. Perchè questa premessa, quasi scontata, ma perchè io oggi volevo accennarvi un libro, detto per ragazzi, ma non propriamente, un libro che letto oggi dopo tutte le premesse che ho dato, sembrerebbre fuori luogo, quasi un libro di fantasia, un libro del “passato”. I RAGAZZI DELLA VIA PAAL, avventuristico e realistico scontro tra ragazzi di un tempo in una Budapest che è cambiata totalmente, come sono cambiate tutte le città, una sfida tra due bande rivali di giovani ragazzini che al tempo, come noi del resto, venivano lasciati liberi per le strade senza preoccupazioni, dove si ritrovavano nelle loro case la sera a cena, quasi come se dovessero timbrare un cartellino e il giorno dopo la stessa storia. Il racconto si svolge in un parco della città dove sono stati ammassati tronchi di alberi abbattuti, una specie di magazzino del comune a cielo aperto, e in questo ammasso due fazioni diverse della città , due gruppi di ragazzi, aprono una vera battaglia, fatta di sfide con le biglie, scazzottate e altre marachelle tipiche dei ragazzi di strada, e pure con una vera morte, del debole e malato ragazzino Nemecsek, che aveva addirittura scoperto una spia tra le sue righe, e da essa poi scoperto al nemico e da loro imposto a una doccia fredda che causerà la sua morte su quel corpicino già deperito. Ma al di la di questo “ forse un poco troppo accorato momento” c'è da notare il rispetto che questi ragazzi portano per le regole stabilite per questa guerra, c'è da notare il comportamento onosto che essi hanno sia verso se stessi ma anche verso il nemico se quest'ultimo si fa onore in battaglia.
Ecco allora l'importanza per i nostri giovani di rileggere questo libro, l'insegnamento che apporta e che forse con la tecnologia si è un poco diluito e perso, svanito e deteriorato, ecco quello che Ferenc Molnar (l'autore) oggi più che mai diventa “insegnante” di un qualche cosa attualmente sconosciuto, il rispetto e il saper accettare degnitosamente anche la sconfitta e saper lodare chi invece, onestamente, sa vincere, come i vincitori di questa battaglia, i ragazzi della via Paal!

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web, copertina del libro

MAESTRO DI FLEMALLE ( ROBERT CAMPIN) - RITRATTO FEMMINILE

Dalla pagina FB "Arte in cornice"
Questo bellissimo e particolare ritratto del Maestro di Flémalle ( ovvero da oggi riconosciuto come Robert Campin) è un significativo esempio della scuola fiamminga del primo quattrocento.In questa opera risalta e prende nota il possente realismo che viene dettagliatamente esposto, basti notare la cura con cui è dipinto questo volto di donna, le sfumature rosee stese da imprimere passaggi tonali (tipici dei pittori fiamminghi) ne danno una forza e una vitalità impressionante.
Il contrasto poi del panno bianco che incornicia il volto e lo sfondo totalmente nero creano un netto e deciso contrasto tra luce ed ombra educando, con naturalità, l'occhio a impressionarsi della visione solo della donna.
La caratteristica principale di questa pittura è la forma, infatti la persona non viene rappresentato ne di profilo, ne di fronte ma a tre quarti e questa tipologia è indiscutibilmente una innovativa esclusiva della pittura del nord, infatti viene definita proprio "ritratto fiammingo". A differenza di quello espressamente Italiano, inventato dal Pisanello, ovvero di profilo, un ritratto che riportava a vecchie reminiscenze storiche come le figure impresse sulle monete romane.
Comunque questo tipo di ritratto, con lo sguardo diagonale rivolto verso un punto a noi laterale, fu molto apprezzato nel periodo a tal punto da influenzare tutta l'Europa compresa anche l'Italia. 

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

DIALOGO

“Beato te”,
disse la panchina
all'albero vicino:
“Beato te che da lassù
vedi tutto il mondo”.
“Hai ragione”
rispose l'albero
appresso alla panchina,
“da qui posso ammirare
i prati le valli e pure le montagne,
ma credimi che non
tutto è bello quello che vedo,
da molto tempo
per esempio
vedo l'uomo sempre in fretta
e pieno di tormento,
combattere su ogni cosa
e pure arrecarsi danno e morte
per un qualche, altra cosa”.
“Su questo hai ragione”,
rispose la panchina,
“anch'io, da spesso,
non ho più chi mi fa compagnia,
colui o colei che si posa,
un tempo lo faceva per riposo,
o per avere appresso compagnia,
ora è con un qualcosa tra le mani
che silenzioso gli dice cose o fa
vederne altre strane,
se poi qualcuno s'avvicina
è ha questa uguale e non parlano
mai insieme”.
“Sai cosa mi consola?”,
Ribadì l'albero dall'alto dei
suoi rami,
“che in inverno, quando il
mio corpo riposa
e le foglie sono ormai svanite,
un pettirosso sui miei rami
si posa e mi canta
quello che il Signore gli ha insegnato”.
“Io sono allora più fortunato”,
rispose la panchina,
“ogni giorno che sia estate
o inverno freddo
viene a posarsi un anziano signore,
che guardando verso l'orizzonte
pensa e vaga con la mente
e nel silenzio non puoi immaginare
quante cose mi racconta”.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine ERREBI

sabato 4 maggio 2019

Lucio Dalla - La sera dei miracoli



                             È la sera dei miracoli fai attenzione
qualcuno nei vicoli di Roma
con la bocca fa a pezzi una canzone.
È la sera dei cani che parlano tra di loro
della luna che sta per cadere
e la gente corre nelle piazze per andare a vedere

Questa sera così dolce che si potrebbe bere
da passare in centomila in uno stadio
una sera così strana e profonda che lo dice anche la radio
anzi la manda in onda
tanto nera da sporcare le lenzuola.
È l'ora dei miracoli che mi confonde
mi sembra di sentire il rumore di una nave sulle onde.

Si muove la città con le piazze e i giardini e la gente nei bar
galleggia e se ne va, anche senza corrente camminerà
ma questa sera vola, le sue vele sulle case sono mille lenzuola.

Ci sono anche i delinquenti
non bisogna avere paura ma soltanto stare un poco attenti.
A due a due gli innamorati
sciolgono le vele come i pirati

E in mezzo a questo mare cercherò di scoprire quale stella sei
perché mi perderei se dovessi capire che stanotte non ci sei.
È la notte dei miracoli fai attenzione
qualcuno nei vicoli di Roma
ha scritto una canzone.
Lontano una luce diventa sempre più grande
nella notte che sta per finire
e la nave che fa ritorno,
per portarci a dormire.

LA LETTERA

Alle prove di quello sceneggiato,
tutto in costume e molto antiquato,
dovevo interpretare una nobildonna
che all'improvviso legge una missiva,
era incerto ancora chi è che la scriveva
e assurdo, era pure in sospeso la mia interpretazione,
ovvero un attimo ero madre,
un altro una bella morosa.
La prima registrazione si fece io un poco imbiancata,
ero una madre premurosa
e leggevo una lettera di una mia figlia, separata,
che ritornava a me con una gravidanza molto avanzata,
nella speranza che io l'avessi sostenuta
sia moralmente, sia fisicamente ma certo
anche economicamente.
Poi al regista non piaceva e allora si tolse
un poco di grigio ai capelli,
ero sempre madre ma con meno anni,
stavola leggevo una lettera del figlio
che improvvisatosi studente a Londra
il destino volle che incontrasse una genovese
e io a casa lo avrei dovuto aspettare
per conoscerla e dargli la mia benedizione.
Saltò sulle sue il coreografo, lo sceneggiatore
e quasi non si prendono per le mani,
urlando che quella parte doveva essere di
una donna in attesa di un amore.
Ebbene mi misero tutta imbellettata,
i capelli tirati indietro, fermati con un fiocchino di seta,
un brillante all'orecchio
e una mossa quasi da "donzella" innamorata,
leggevo di un mio grande amore
che mi scriveva parole immense e piene
di un grande sentimento,
io leggevo tra il sorriso e il pianto
e dovevo pure fingere d'essere felice
che presto lo avrei abbracciato al suo ritorno.
Beh sapete come è andata a finire
che quella parte non l'ho fatta per niente
e della lettera non so dove sia finita,
ma vi assicuro che sopra non c'era scritto niente,
era tutta una fantasia, del regista
e pure un poco mia.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Pietro Antonio Rotari (1707-1762) A Young Woman Reading a Love Letter (detail)

INNOCENTE DIVERTIMENTO (Una poesia del 4 Maggio 2017)

Guarda e pensa,
cosa senti nel profondo
del tuo cuore caldo
quando ammiri le fattezze
di una gioventù andata,
quando inesorabile nasce
quella ruga che non cede
alla sua voluta,
guarda e pensa
come è stato bello
il tempo trascorso
tra la gente e tra gli amori,
tra gioie e dolori,
pensa a come questo volto
risponde ancora
al sorridere degli anni
la paura.
Guarda e non posar
il volto al basso del tuo petto,
ma alto alza il mento,
sarà pieno di rughe il volto,
ma liscio sicuramente
è il tuo grande cuore,
e strizzati l'occhio,
un piccolo, ancora,
innocente divertimento.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

E' UN DOLCE RISVEGLIO

E' un dolce risveglio
saperti vicino,
sentire il profumo
di niente e di tutto,
capire nel sonno
un lieve respiro
e poi con la luce
vedere l'immenso.
E' un dolce risveglio
saperti vicino,
godere del caldo
caffè giornaliero,
saziarsi di un bacio
e inebriarsi al sorriso.
E' un dolce risveglio
con te sul mio viso.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

venerdì 3 maggio 2019

QUELLA LUCE

E' quella luce
che spegne sulla sera,
tutta l'intera vita
trascorsa in un giorno,
è quella luce intorno
e sopra questa terra
che vige anche la luna
e dietro il monte aspetta.
E' quella luce
che ora riposa,
la certezza di essere presente
il resto lasciamolo alle stelle
culliamoci come il sole dormiente.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: © nois7

ROSSINO


In un lontano paese, a mille e mille chilometri da dove ci troviamo, si dice che ci abbia vissuto un gatto, ma non un semplice gattino da far le fusa alle prime carezze o coccolone da starsene acovacciato nel letto a riposare, un gatto, pare, molto speciale. Ora si da il caso che io abbia incontrato una donna anziana, che aveva vissuto proprio in quel paese, che rimasta sola, si era dovuta trasferire dalla figlia che abita vicino alla mia casa. Un giorno parlando e naturalmente, curioso come sono, non stetti senza domandargli se mi raccontava di quel gatto di cui tanto avevo sentito nominare ma mai ne sapevo la storia e le avventure.
Ci sedemmo tranquilli di fronte a un tavolo di un bar, assaggiando due buoni pasticcini e un caffè caldo , io tutto preso e eccitato ad aspettare che lei raccontasse e lei contenta e arzilla nel poter ricordare quei posti dove era nata e per molto aveva vissuto. Così iniziò la storia.
Il mio paese è un semplice paese di montagna, dove le strade sono tutte in salita se vai verso la vetta, mentre diventano allegramente in discesa se vai verso la chiesa, che si trova quasi a valle. Sono poche case in pietra con i tetti in legno, ricoperti da ardesie grigie, in ognuno c'è un caminetto, perchè gli inverni qui sono tremendi, giorni e giorni con la neve alta e vento forte, ma d'estate c'è il giusto tepore, un verde illuminante e prati sempre in fiore. Un paese come un altro, dove il lavoro principale è quello del pastore per mandrie di pecore e di mucche, anche i miei genitori avevano delle pecore e io spesso andavo con loro a pascolare, ho imparato a fare la ricotta e il pecorino, e quanto latte fresco mi sono bevuta lo sa solo Iddio. Gente semplice, svaghi pochi, a volte si radunavano persone per fare un poco di musica, sul sagrato della chiesa e allora si ballava pure, d'estate anche dopo scesa la sera quasi a notte fonda. C'era però un giorno dell'anno, i primi di agosto, che si festeggiava la Madonna del ruscello, detta così perchè pare che tantissimi anni or sono fosse apparsa ad un pastore mentre abbeverava il bestiame nei pressi della fonte naturale che sgorga alle pendici del monte. Saranno leggende e anche un poco di fede, comunque un artista locale costruì in quel tempo una statua rappresentando la madonna e la regalò alla chiesa. Da allora è sempre stata festeggiata con preghiere, processione e musica della banda di una vicina cittadina, a valle.
E così il paese è sempre andato avanti, solite persone, matrimoni tra parenti, tra nascite e funerali e mai un turista o qualcuno da un altro paese che fosse venuto a villeggiare o soltanto a vedere il nostro borgo.
Un giorno, Antonio, un pastore che viveva solo, non si era mai sposato, per lui la famiglia erano le bestie, trovò in un cespuglio, in un prato lontano dalle case, un piccolo gattino di pelo rosso, pareva appena nato o comunque di solo qualche giorno. Naturalmente lo prese e lo fece vedere a tutti i paesani per sapere se era di una loro gatta che aveva partorito, ma nessuno ne sapeva niente, anzi a dire il vero pareva ,così erano le dicerie del tempo, che quel gatto fosse nato fuori tempo, i gatti nascono d'aprile o di settembre e non di Luglio, perchè già mi ero dimenticata, era un giorno di quel mese.
Comunque fosse che non fosse, Antonio rassicurato che il gattino non aveva padrone, decise di portarselo a casa e di costudirlo, in fondo gli avrebbe fatto compagnia in casa, il cane che aveva era troppo impegnato dal fare la guardia alle pecore e alla casa, mentre un gatto gli sarebbe stato sempre accanto, anche quando andava a letto.
Eravamo quasi alle porte dell'inverno, la neve ancora non si era vista, ma dal vento che già aveva preso a soffiare, si presagiva fosse nelle vicinanze a venire, che un uomo su una macchina grossa e nera, arrivò alla casa di Antonio, con una borsa marrone tra le mani e il cappello in testa e bussò alla porta.
Antonio, che nelle fredde giornate difficilmente andava al pascolo, era in casa ed aprì a questo sconosciuto.
"Buongiorno" disse Antonio
"Buongiorno, è lei il Signor Antonio ?" e disse anche il cognome ma ora io non mi ricordo.
" Certo, e lei chi è?
" Devo consegnarle questa" e mentre così diceva, aprì la borsa e estrasse una grande busta bianca e gliela porse, poi aggiunse:
" Mi raccomando di aprirla e leggerla con attenzione, e di rispettare le richieste." e risalì nella sua auto nera e scomparve subito dalla vista della strada, lasciando Antonio a bocca aperta.
Bisogna ora dire una cosa, nel paese,io compresa, c'erano pochissime persone che sapevano leggere e scrivere, anzi direi quasi nessune, qualcuno a malapena sapeva scrivere il suo nome, altri scrivevano soltanto alcuni numeri per fare di conti, l'unico che sapeva leggere era il prete, ma ultimamente era molto malato e era stato portato in ospedale in città, e non si sapeva nemmeno quando fosse ritornato.
Antonio fece vedere quella lettera che era dentro la busta, tutto preoccupato perchè non sapeva di cosa si trattasse, forse aveva da pagare una multa di non sapeva cosa, o forse un richiamo per una cosa malefatta e a sua insaputa, ma nessuno poteva rassicurarlo perchè nessuno sapeva come fare.
Fu fatta una riunione tra gli uomini del borgo, che stabilirono che il domani prossimo, uno di essi avrebbe accompagnato Antonio alla chiesa della città per farla vedere al prete e naturalmente farsela leggere. Avevano deciso che fosse Carlo ad accompagnarlo, era difatti l'unico che possedeva un cavallo.
Antonio era felicissimo, finalmente si sarebbe data pace a quel tormento, tanto che la lettera se la portò nel letto per paura che fosse perduta e la fece vedere pure al gatto, Rossino, così l'aveva chiamato, dicendogli che era una cosa preziosa e che l'indomani forse avrebbe saputo di cosa si trattava.
Ma la notte nevicò come mai aveva nevicato in tanti anni, quando Antonio si alzò per prepararsi ad uscire, affacciandosi alla finestra non vide altro che una vastità bianca sopra tutte le case e sopra i prati, sui monti e sulla valle, e ancora non cessava di fioccare forte. Puoi immaginare lo sgomento di quell'uomo.
" E adesso come faccio? Qui non ci possiamo muovere almento per giorni e giorni e questa lettera chissà cosa mi condanna. O povero me che sventura? " e così con altre lamentele.
Rossino non ne poteva più di vedere il padrone in quello stato, ricordava in quel disperato lamento, il suo di quando era stato abbandonato e al tempo stesso ebbe compassione e si ricordò del padrone che lo aveva salvato, così improvvisamente, di soppiatto aveva preso la lettera e distesa sul letto iniziò a leggerla a voce alta:
" Egregio signor Antonio (cognome) con la presente la informiamo che il giorno 10 dicembre si terrà presso lo studio del notaio ( non ricordo certo quale) in via Calzolai al numero diciotto, la lettura del testamento del signor Manuel di Los Angeles, e lei in quanto diretto e unico parente risulta perciò l'unico erede. Per questo è raccomandata la sua presenza per la firma e la chiusura degli atti dovuti e alla riscossione che è valutata nella cifra di 100 milioni."
Ora io non so cosa è stata più grande di sorprese e anche io stessa non saprei giudicare, se è quella del gatto che legge e parla o dell'eredità, comunque da quel giorno Antonio e Rossino sono diventati i signori del paese, lui ha donato buona parte perchè fossero rifatte alcune case di gente povera, si è prodigato che in paese avesse funzione una corriera per permettere ai giovanissimi di poter accedere alle scuole a valle mentre Rossino si dice che in pubblico non abbia mai dato spettacolo di se stesso, ma in privato Antonio diceva che di sera a letto, per addormentarsi si facesse leggere qualche favola o romanzo.
Che sia vero o no ma questa è la storia come l'ho vissuta e vista.
E io stupito e con il caffè che bevvi in un sorso e mi bruciai pure la lingua, non mi rimane che credere alle sue parole.....magari avessimo tutti un Rossino.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Anton Gorcevich

IL LIMITARE DEI PIOPPI

Vado camminando come un elefante poso le tracce ma infondono soltanto come un passerotto, e lascio nel cielo un alito leggero di profumo mis...