venerdì 3 maggio 2019

ROSSINO


In un lontano paese, a mille e mille chilometri da dove ci troviamo, si dice che ci abbia vissuto un gatto, ma non un semplice gattino da far le fusa alle prime carezze o coccolone da starsene acovacciato nel letto a riposare, un gatto, pare, molto speciale. Ora si da il caso che io abbia incontrato una donna anziana, che aveva vissuto proprio in quel paese, che rimasta sola, si era dovuta trasferire dalla figlia che abita vicino alla mia casa. Un giorno parlando e naturalmente, curioso come sono, non stetti senza domandargli se mi raccontava di quel gatto di cui tanto avevo sentito nominare ma mai ne sapevo la storia e le avventure.
Ci sedemmo tranquilli di fronte a un tavolo di un bar, assaggiando due buoni pasticcini e un caffè caldo , io tutto preso e eccitato ad aspettare che lei raccontasse e lei contenta e arzilla nel poter ricordare quei posti dove era nata e per molto aveva vissuto. Così iniziò la storia.
Il mio paese è un semplice paese di montagna, dove le strade sono tutte in salita se vai verso la vetta, mentre diventano allegramente in discesa se vai verso la chiesa, che si trova quasi a valle. Sono poche case in pietra con i tetti in legno, ricoperti da ardesie grigie, in ognuno c'è un caminetto, perchè gli inverni qui sono tremendi, giorni e giorni con la neve alta e vento forte, ma d'estate c'è il giusto tepore, un verde illuminante e prati sempre in fiore. Un paese come un altro, dove il lavoro principale è quello del pastore per mandrie di pecore e di mucche, anche i miei genitori avevano delle pecore e io spesso andavo con loro a pascolare, ho imparato a fare la ricotta e il pecorino, e quanto latte fresco mi sono bevuta lo sa solo Iddio. Gente semplice, svaghi pochi, a volte si radunavano persone per fare un poco di musica, sul sagrato della chiesa e allora si ballava pure, d'estate anche dopo scesa la sera quasi a notte fonda. C'era però un giorno dell'anno, i primi di agosto, che si festeggiava la Madonna del ruscello, detta così perchè pare che tantissimi anni or sono fosse apparsa ad un pastore mentre abbeverava il bestiame nei pressi della fonte naturale che sgorga alle pendici del monte. Saranno leggende e anche un poco di fede, comunque un artista locale costruì in quel tempo una statua rappresentando la madonna e la regalò alla chiesa. Da allora è sempre stata festeggiata con preghiere, processione e musica della banda di una vicina cittadina, a valle.
E così il paese è sempre andato avanti, solite persone, matrimoni tra parenti, tra nascite e funerali e mai un turista o qualcuno da un altro paese che fosse venuto a villeggiare o soltanto a vedere il nostro borgo.
Un giorno, Antonio, un pastore che viveva solo, non si era mai sposato, per lui la famiglia erano le bestie, trovò in un cespuglio, in un prato lontano dalle case, un piccolo gattino di pelo rosso, pareva appena nato o comunque di solo qualche giorno. Naturalmente lo prese e lo fece vedere a tutti i paesani per sapere se era di una loro gatta che aveva partorito, ma nessuno ne sapeva niente, anzi a dire il vero pareva ,così erano le dicerie del tempo, che quel gatto fosse nato fuori tempo, i gatti nascono d'aprile o di settembre e non di Luglio, perchè già mi ero dimenticata, era un giorno di quel mese.
Comunque fosse che non fosse, Antonio rassicurato che il gattino non aveva padrone, decise di portarselo a casa e di costudirlo, in fondo gli avrebbe fatto compagnia in casa, il cane che aveva era troppo impegnato dal fare la guardia alle pecore e alla casa, mentre un gatto gli sarebbe stato sempre accanto, anche quando andava a letto.
Eravamo quasi alle porte dell'inverno, la neve ancora non si era vista, ma dal vento che già aveva preso a soffiare, si presagiva fosse nelle vicinanze a venire, che un uomo su una macchina grossa e nera, arrivò alla casa di Antonio, con una borsa marrone tra le mani e il cappello in testa e bussò alla porta.
Antonio, che nelle fredde giornate difficilmente andava al pascolo, era in casa ed aprì a questo sconosciuto.
"Buongiorno" disse Antonio
"Buongiorno, è lei il Signor Antonio ?" e disse anche il cognome ma ora io non mi ricordo.
" Certo, e lei chi è?
" Devo consegnarle questa" e mentre così diceva, aprì la borsa e estrasse una grande busta bianca e gliela porse, poi aggiunse:
" Mi raccomando di aprirla e leggerla con attenzione, e di rispettare le richieste." e risalì nella sua auto nera e scomparve subito dalla vista della strada, lasciando Antonio a bocca aperta.
Bisogna ora dire una cosa, nel paese,io compresa, c'erano pochissime persone che sapevano leggere e scrivere, anzi direi quasi nessune, qualcuno a malapena sapeva scrivere il suo nome, altri scrivevano soltanto alcuni numeri per fare di conti, l'unico che sapeva leggere era il prete, ma ultimamente era molto malato e era stato portato in ospedale in città, e non si sapeva nemmeno quando fosse ritornato.
Antonio fece vedere quella lettera che era dentro la busta, tutto preoccupato perchè non sapeva di cosa si trattasse, forse aveva da pagare una multa di non sapeva cosa, o forse un richiamo per una cosa malefatta e a sua insaputa, ma nessuno poteva rassicurarlo perchè nessuno sapeva come fare.
Fu fatta una riunione tra gli uomini del borgo, che stabilirono che il domani prossimo, uno di essi avrebbe accompagnato Antonio alla chiesa della città per farla vedere al prete e naturalmente farsela leggere. Avevano deciso che fosse Carlo ad accompagnarlo, era difatti l'unico che possedeva un cavallo.
Antonio era felicissimo, finalmente si sarebbe data pace a quel tormento, tanto che la lettera se la portò nel letto per paura che fosse perduta e la fece vedere pure al gatto, Rossino, così l'aveva chiamato, dicendogli che era una cosa preziosa e che l'indomani forse avrebbe saputo di cosa si trattava.
Ma la notte nevicò come mai aveva nevicato in tanti anni, quando Antonio si alzò per prepararsi ad uscire, affacciandosi alla finestra non vide altro che una vastità bianca sopra tutte le case e sopra i prati, sui monti e sulla valle, e ancora non cessava di fioccare forte. Puoi immaginare lo sgomento di quell'uomo.
" E adesso come faccio? Qui non ci possiamo muovere almento per giorni e giorni e questa lettera chissà cosa mi condanna. O povero me che sventura? " e così con altre lamentele.
Rossino non ne poteva più di vedere il padrone in quello stato, ricordava in quel disperato lamento, il suo di quando era stato abbandonato e al tempo stesso ebbe compassione e si ricordò del padrone che lo aveva salvato, così improvvisamente, di soppiatto aveva preso la lettera e distesa sul letto iniziò a leggerla a voce alta:
" Egregio signor Antonio (cognome) con la presente la informiamo che il giorno 10 dicembre si terrà presso lo studio del notaio ( non ricordo certo quale) in via Calzolai al numero diciotto, la lettura del testamento del signor Manuel di Los Angeles, e lei in quanto diretto e unico parente risulta perciò l'unico erede. Per questo è raccomandata la sua presenza per la firma e la chiusura degli atti dovuti e alla riscossione che è valutata nella cifra di 100 milioni."
Ora io non so cosa è stata più grande di sorprese e anche io stessa non saprei giudicare, se è quella del gatto che legge e parla o dell'eredità, comunque da quel giorno Antonio e Rossino sono diventati i signori del paese, lui ha donato buona parte perchè fossero rifatte alcune case di gente povera, si è prodigato che in paese avesse funzione una corriera per permettere ai giovanissimi di poter accedere alle scuole a valle mentre Rossino si dice che in pubblico non abbia mai dato spettacolo di se stesso, ma in privato Antonio diceva che di sera a letto, per addormentarsi si facesse leggere qualche favola o romanzo.
Che sia vero o no ma questa è la storia come l'ho vissuta e vista.
E io stupito e con il caffè che bevvi in un sorso e mi bruciai pure la lingua, non mi rimane che credere alle sue parole.....magari avessimo tutti un Rossino.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Anton Gorcevich

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