mercoledì 10 luglio 2019

GUSTAVE FLAUBERT - MADAME BOVARY

Dalla pagina FB: " Rileggendo"
Non si possono sempre lodare i libri solo perchè hanno nomia di essere speciali, o eccezionali, o solo perchè chi li ha scritti è un famoso e bravo scrittore e tutto gli si deve riconoscere, o anche perchè essendo ormai ritenuto un “classico” della letteratura non può essere intaccato e soprattutto deve per forza rientrare nel rango delle letture importanti e perciò osannato.
Sono sincero, e non posso mai non esserlo, soprattutto nei confronti di un libro, non mi sono mai interessato più di tanto nello scrutare l'autore al di la di una conoscenza biografica, (del resto importante per capire il suo curriculum vitae e il suo contesto storico e sociale), e non ho mai criticato o osannato solo per la firma (spesso nota) di colui che ha scritto, ma sono sincero per quello che leggo e quello che un libro mi può offrire, senza intaccare minimamente il suo modo di scrivere e la sua qualità e dote nel farlo (soprattutto quando si parla di un autore classico, io non sono professionalmente e culturalmente in grado di potermelo permettere) ma posso comunque e liberamente criticare, a mio insindacabile parere, se il libro e la storia mi sono piaciute o meno.
Ebbene ho letto per la prima volta questo libro, che tanto ne ho sentito parlare, che tanto ne ho sentito lodare, e l'ho letto dopo tanti e tanti tentennamenti in questo trascorso di vita, perchè avevo un sentore di dubbio, un qualche cosa che non mi affascinava, ma in questa ultima settimana mi sono proposto di leggerlo anche perchè casualmente mi è capitato più volte tra le mani, guardando e scegliendo in libreria.
Ero forse troppo premeditato sull'eroina Bovary, ne ho sentite troppe di donne che la compativano, la ritenevano “vittima”, che la portavano come esempio di un amore disperato, di un'icona romantica indifesa e travagliata, che mi aspettavo una figura effettivamente abbandonata, derisa, una donna che avesse lottato fino in fondo per la conquista di una vita degna del suo essere, insomma mi aspettavo una Emma, non certo sdolcinata e assurda, quasi e ripeto quasi “ninfomane” di un sentimento, volerlo a tutti i costi senza remore e senza “cuore”. Di madame Bovary io vedo invece la sofferenza tacita, di un uomo, il debole e passivo marito Charles, a cui dobbiamo certo riconoscere le sue incapacità amatorie, la sua pochezza anche intellettuale ma di cui dobbiamo però esaltare il suo grande e enorme amore per questa famelica donna. E badate non è l'uomo che si fa ricoprire di ridicolo o che si inchina come uno schiavo al cospetto della donna, no, è un silenzioso e bonario uomo di campagna che nella sua “ignoranza” rinchiude tutta l'eccezionalità che un amore può dare in questa vita e arriva a concepire (magari non coscientemente) il valore unico dell'amore stesso. Chi ha letto Madame Bovay, soprattutto le lettrici, non credo poi che abbiano amato così tanto, come pare, questa donna, almeno nella sua identificazione, ( e non centra affatto il contesto storico) ci sono state ben altre donne, dello stesso periodo, che dell'amore e del valore sentimentale hanno davvero lottato e talvolta anche ottenuto, ma si sono sempre valse di un principio, l'alta considerazione di se stesse e il rispetto di coloro che hanno incontrato nelle loro avventure.
Emma è una donna spregevole, non mi incantano le sue bellezze, i suoi falsi umori, la sua intelligenza, la sua cultura, la sua nobile e eccelsa freddezza nobiliare, Emma oggi giorno sarebbe una gran “prostituta” di alto ceto sociale, una stupida e incocludente donna che non merita nemmeno di essere nominata, il suo suicidio è in definitiva il massimo suo atto egoistico e il suo disprezzo totale verso colui che davvero gli voleva bene, un bene enorme, Charles.
La scrittura, come ho detto, intaccabile, del libro l'incipit è meraviglioso, nel contesto, ripeto è soltanto una mia opinione ( e forse differisce da molti) ma assolutamente criticabile (se siamo ancora in democrazia), nel contesto lo ritengo uno dei peggiori libri che abbia letto, ( e parlo dei classici), ma almeno mi sono tolto quel fantasma di icona che mi era stato appiccicato negli anni quando sentivo parlare di Madame Bovary.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web copertina del libro

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