venerdì 26 luglio 2019

LE AVVENTURE DI DUE FRATELLINI

Dalla mia pagina FB: "Fabulae e Fiabe"
C'era una volta un buon uomo.....così ha inizio una delle miriade di fiabe del grande Giambattista Basile, una delle tante fiabe da cui hanno preso spunto i più grandi favolisti del dopo '600, dal francese Perrault ai tedeschi fratelli Grimm ...e comunque voglio continuarla a raccontare e sono sicuro che nel leggerla, se già non la conoscete, troverete molte analogie di altre fiabe più famose, compreso pure il famosissimo Pinocchio.
C'era una volta un buon uomo, che aveva due bambini, Ninnillo e Nennella, ma non potendo accudirli da solo, visto che la sua cara moglie era morta, ebbe la mal augurata idea di risposarsi.
Infatti la nuova consorte non sopportava affatto questi due bambini, anzi lo incitava perchè se ne liberasse e lo faceva con tutta la rabbia possibile:
“ Io non faccio la bambinaia a nessuno, o i tuoi figli o io in questa casa!”
Una mattina il pover uomo, prese i due bambini e li portò lontano nel bosco poi fermatosi in una radura, diede loro delle provviste e gli disse:
“ Qui avete da che sfamarvi e abbeverarvi, e se vi venisse la voglia di ritornare a casa, seguite la striscia di cenere che ho seminato per terra.”
I bambini in principio erano contenti di ritrovarsi lontani dalla matrigna, ma appena cominciò a farsi notte, furono presi dalla paura e si incamminarono verso casa seguendo la scia di cenere.
Non potete immaginare le ire di quella donna appena se li ritrovò alle gonnelle!!!
Il giorno dopo il padre rifece la stessa cosa e stavolta, nel dare loro le provviste, piangeva come un infante, e disse loro:
“ Bambini queste sono le provviste, gli alberi della foresta vi faranno da tetto e il fiume vi sarà prop izio per bere, qui sarete tranquilli e non dovrete sopportare quel veleno di donna e se vi venisse voglia di ritornare a casa, seguite la scia di crusca che ho seminato lungo la strada”. E sempre piangendo se ne ritornò a casa.
Ma stavolta , al sopraggiungere della notte, quando i due bambini cercarono la scia per ritornare, non trovarono niente, forse qualche asino se l'era mangiata.
Soli e abbandonati, non ebbero che la forza di proteggersi da soli, dai molti rischi e paure del bosco, e passarono giorni che girovagavano senza meta e con il dolore nel cuore, quando una mattina udirono un forte latrare e spaventati cominciarono a scappare e cercare rifugio, Ninnillo lo trovò in un incavo di un albero, mentre Nennella nel grande correre si ritrovò al mare dove però c'erano i pirati e proprio il capo di questi nel vederla, la rapì e la portò alla sua consorte come regalo di compagnia.
Quel forte latrare altri non era che la muta dei cani del Re che era venuto a cacciare nel bosco, e quando questi con il loro acuto fiuto trovarono il ragazzo, il Re rimase entusiasta e lo prese con se come servitore. ( Il termine esatto usato da Basile sarebbe “scalco” un antico e medievale modo di dire servitore, e per essere proprio precisi, lo scalco era il soprintendente alle cucine aristocratiche e principesche).
Trascorsero vari anni, quando un giorno il Re, che aveva sempre dato caccia ai corsari, seppe dove poterli trovare, ingaggiò i suoi soldati a catturarli, ma i corsari saputo del pericolo che correvano, salparono immediatamente, ma la loro fuga durò poco, perchè appena furono al largo li sorprese una tremenda bufera e fece affondare la nave con tutta la ciurma, e Nennella fu inghiottita da un grossissimo pesce.
Ma da tanto che era grande, Nennella si sentiva come in una reggia, anzi da gli occhi del pesce poteva vedere anche fuori e fu proprio in una di queste vedute, che mentre il pesce si avvicinava agli scogli, ella scorse un principe che rimirava il mare e poco più distante un castello dove a una finestra gli parve di riconosce affacciato proprio il suo fratellino.
Allora dalla gola del pesce, Nennella presa di coraggio, cominciò a cantare:
“ Fratellino, fratellino! E' tornata tua sorella, la tua povera Nennella!”
Il principe rimase stupefatto dal sentir cantare un pesce, ma quest'ultimo che si era accostato agli scogli, spalancò le fauci e fece uscire la dolce canterina.
Fu una grande festa, quando i due fratelli ebbero a riconoscersi ed abbracciarsi, il principe volle sapere tutta la loro storia e fu subito redatto un bando in cui che invitava chi avesse perduto da tempo due figli di recarsi alla Corte immediatamente.
Il padre dei due fratellini, appena udì questo bando, si recò subito a palazzo e grande fu la gioia nel riconoscere i suoi due cari figli.
Il principe ammonì il padre per essere stato così poco risolutivo con la sua donna, comunque lo perdonò ma con una scusa qualunque fece giungere a Corte quella sua sposa e mettendole davanti la bellissima Nennella, che naturalmente non riconobbe, il principe le chiese:
“ Cosa meriterebbe chi facesse del male a questo splendore di ragazza?”
“ Per lo meno – rispose subito la donna – io lo chiuderei in una botte e lo rotolerei vivo dall'alto di una montagna”.
“ E così sarà fatto” assentì il principe e quella fu la fine della matrigna.
Nennella sposò un ricco gentilluomo, Ninnillo una graziosa contessina e il padre condusse vita da gentiluomo.....
….e vissero tanto tanto contenti tutti e tre insieme!
“Così ve la conto e così me l'hanno contata”
Roberto Busembai da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile
Immagine web

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