venerdì 20 maggio 2016

E PORTATI PURE IL GATTO

Spero che non prenda i miei calzini,
a meno che non li voglia per scaldarti
i tuoi freddi piedi, visto che da stasera
non ci sarò più io a dartene il calore
come sempre ho fatto ne gli anni passati,
te lo dico perchè vedo che frughi
con insistenza nel mio cassetto
del comò, mentre con adeguata parsimonia
e scelta stai costruendo la tua valigia,
la valigia della lontananza.
Ah ti eri sbagliata, mi chiedi pure scusa, non volevi,
ma sai a me quanto me ne importa,
quello che per me ora conta
e che esca il più velocemente da questa camera,
levi dal letto quella valigia rosa,
e chiuda ermeticamente la porta
come la nostra storia.
Ancora non hai fatto, dici, ti mancano poche cose,
guarda facciamo una cosa, te intanto te ne vai
quello che poi io trovo di non mia appartenenza,
te le metto fuori sul pianerottolo del palazzo,
poi quando sai che posso trovarmi al lavoro,
te vieni e te li prendi e questo senza la mia presenza,
spegni la sigaretta e esci per favore,
a me innervosisce forte questa tua lentezza.
Dovevi essere lenta nel giudicare, nel criticare,
nel farmi le cosiddette corna, forse allora avrei anche accettato
la tua calma, mentre invece con quello stronzo
ti ci sei gettata con una velocità da non aver neppure il tempo
di chiederti perchè o forse o chissà quale il motivo,
sempre che ce ne sia stato uno, visto che a questo punto
ti ritrovi con me che hai finito e con lui che già
ti ha scaricato.
Brutta storia lo ammetto, per te, ma anche per me
che aspetto seduto sul bidè del bagno,
perchè in camera mi sono scocciato,
e aspetto di sentire il rumore della porta
che sbatacchierai sicuramente,
per uscirne fuori tranquillamente,
come esco da te in questo istante.
E portati pure dietro il gatto e tutte le sue
scartoffie, a me non interessano gli animali
ora che disprezzo pure le persone.
Ciao, anzi addio e già non ricordo il tuo nome.
Roberto Busembai (errebi)

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