E' a dir poco insignificante,
misero come forma
ma forte nel colore,
esile e fragile
da cadere
con un soffio solo,
ma chissà..si fa ben notare
e anche voler bene,
se bene si chiama
quel lasciarlo stare,
senza reciderlo
dal suo reame,
altrimenti muore.
L'ho sempre amato e osannato,
come il mio più bel fiore,
in quanto in lui
mi rispecchiavo,
come un Narciso
che ammira il suo candore,
come un Adone
che sa di essere bello,
io vivo del suo rossore.
Nella fisicità mia snella,
nella spigolosa mia bruttezza
come i suoi petali,
dalle forme varie,
che assume dai venti,
ma anche dalla forza
di voler star in piedi,
lottando alle intemperie del presente.
Il rosso suo colore
è la mia spiccata
solarità col mondo,
i suoi pistilli neri
sono quel mascara
che mi appongo,
in teatralità fugace
che sostengo.
Papavero fiore
del mese di maggio,
come maggio nacqui
in una notte di stelle,
proprio mentre, subito,
una maggiore stella
si spense.
misero come forma
ma forte nel colore,
esile e fragile
da cadere
con un soffio solo,
ma chissà..si fa ben notare
e anche voler bene,
se bene si chiama
quel lasciarlo stare,
senza reciderlo
dal suo reame,
altrimenti muore.
L'ho sempre amato e osannato,
come il mio più bel fiore,
in quanto in lui
mi rispecchiavo,
come un Narciso
che ammira il suo candore,
come un Adone
che sa di essere bello,
io vivo del suo rossore.
Nella fisicità mia snella,
nella spigolosa mia bruttezza
come i suoi petali,
dalle forme varie,
che assume dai venti,
ma anche dalla forza
di voler star in piedi,
lottando alle intemperie del presente.
Il rosso suo colore
è la mia spiccata
solarità col mondo,
i suoi pistilli neri
sono quel mascara
che mi appongo,
in teatralità fugace
che sostengo.
Papavero fiore
del mese di maggio,
come maggio nacqui
in una notte di stelle,
proprio mentre, subito,
una maggiore stella
si spense.
Roberto Busembai (errebi)
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