venerdì 20 maggio 2016

PANNA E FRAGOLA


Prendimi la mano, stringi forte e guardami
negli occhi, guardami se la tua forza
può farmi tanto male quanto invece
senza minimo sforzo me lo fai sentire
con un semplice tono di voce o sguardo
verso il nulla oppure con un silenzio
che diventa rumore.
Prendimi la mano. scalda queste dita
se riesci almeno con quelle a farmi
caldo al cuore, cosa che non riesci
più con le parole e nemmeno con
le carezze date quasi per abitudinaria
sorte o per un gesto d'amicizia strana,
strana per due persone che si sono
accorte che oltre, forse, ormai,
c'è rimasto un ricordo
immenso come l'infinito,
profondo come un oceano
ma incredibilmente vuoto in questo momento
come una bottiglia in vetro
dimenticata e polverosa in cantina.
Prendimi la mano e guardami negli occhi,
se riesci a vedere ancora dentro
come facevi un tempo, tra muschi e viole,
sopra di me che ero steso su un prato
e mi accecava il sole,
come facevi un tempo , tra lenzuola di lino bianco
e guanciali sul pavimento, distesa sopra un letto
ed io sopra nel gioco dell'amore
che ancora giovane ci trovava sempre in fermento.
Prendimi la mano, non dire niente
tanto tutto è già stato detto e pensato
non resta che mangiarci in silenzio
questo gelato di panna e fragola
e dirsi ciao, per ritrovarsi forse un giorno
a ritrovar questi gusti dentro una coppetta
in vetro, ultima sede di un finito amore
di una fragolina di bosco verde
verde come un limone acerbo e agro
come agro è questo attimo nel cuore.
Lasciami la mano, pago il conto
un sorriso di convenienza
ed il gelato cola sul tavolo del bar
e io seduto ancora ti guardo
uscire con noncuranza,
quest'altra volta cambio gusto,
e poi è caro questo posto.
Roberto Busembai (errebi)

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