Su vicoli chiusi,
in vecchie stazioni,
in rovine di case,
tra due cartoni,
nel freddo di gelo,
del bianco vestire,
su erbe ghiacciate,
su scalini di marmo,
in marciapiedi sconnessi,
su panchine di ferro,
giardini imbiancati,
sotto stelle lucenti
e nebbie perenni,
su soli perduti,
su sogni pestati,
speranze perdute,
amori trapassati
due occhi vivaci,
una delicata voce,
un sorriso di pace
e un grazie mi spiace,
non chiede perdono
e nemmeno un aiuto,
soltanto rispetto
del suo vissuto,
e poi si rigira
con sguardo al suo mondo,
e piano cammina
lasciando un suo sogno,
di essere ancora pensato
non come barbone,
ma un semplice uomo
su un mondo spaccato.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web
giovedì 10 gennaio 2019
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