E poi venne l'angusto dilemma
dell'essere nel mondo o non essere,
amletica domanda senza decisa risposta,
ma sempre presente, quando poi si rientra
soli nella camera, al lume di una nobile lampada
sul comodino, a fare da contorno un libro
e sopra il letto un pigiama. forse me lo metto.
Essere quel che sono, non so poi cosa,
lavoro seriamente, non mi piace ma mi permette
di sopravvivere decentemente, anzi direi da schifo,
ma mai lamentarsi c'è chi vive ancor più indecentemente
e malauguratamente non ha sbocchi migliori,
innamorato forse, o comunque lo sono sempre stato
anche se vivo attualmente solo, non lo sono propriamente tale,
problemi vari, i soliti quotidiani comunque tutti fatti
di difficoltà monetarie, bollette, fatture e ratei da pagare,
eppure ancor prima di togliermi il calzino
sono già sprofondato con la mente in un mero destino,
del non essere qualcuno, o soprattutto di non essere nemmeno nessuno.
E' come mettere di fronte due netti colori in antitesi perfetta,
un bianco e nero e essere nel mezzo, quel grigio che svapora
tra un troppo chiaro bianco a un troppo scuro nero ,
e non trova definizione alcuna che solo grigio,
sia chiaro o sia scuro.
Ecco il dilemma che si pone ancora, quando già poso
la testa sul cuscino e mi abbandono, in mutande,
ho caldo non metto il pigiama, e guardo
incuriosito e quasi in scherno, le dite dei miei piedi
e ancora penso, come potrei esser qui a lambicarmi
il cervello con astruse elucubrazioni ,
se non possedessi piedi e non potessi
camminare libero senza aiuti alcuni.
E allora deduco, mentre spengo la luce per dormire,
che essere o non essere non val la pena
di porselo come domanda, ma darsi una netta risposta,
se sei al mondo sei sempre una risorsa
e sei per forza un bene, almeno per te e chi
trovi tutti i giorni intorno e ......ma qui io già dormo.
dell'essere nel mondo o non essere,
amletica domanda senza decisa risposta,
ma sempre presente, quando poi si rientra
soli nella camera, al lume di una nobile lampada
sul comodino, a fare da contorno un libro
e sopra il letto un pigiama. forse me lo metto.
Essere quel che sono, non so poi cosa,
lavoro seriamente, non mi piace ma mi permette
di sopravvivere decentemente, anzi direi da schifo,
ma mai lamentarsi c'è chi vive ancor più indecentemente
e malauguratamente non ha sbocchi migliori,
innamorato forse, o comunque lo sono sempre stato
anche se vivo attualmente solo, non lo sono propriamente tale,
problemi vari, i soliti quotidiani comunque tutti fatti
di difficoltà monetarie, bollette, fatture e ratei da pagare,
eppure ancor prima di togliermi il calzino
sono già sprofondato con la mente in un mero destino,
del non essere qualcuno, o soprattutto di non essere nemmeno nessuno.
E' come mettere di fronte due netti colori in antitesi perfetta,
un bianco e nero e essere nel mezzo, quel grigio che svapora
tra un troppo chiaro bianco a un troppo scuro nero ,
e non trova definizione alcuna che solo grigio,
sia chiaro o sia scuro.
Ecco il dilemma che si pone ancora, quando già poso
la testa sul cuscino e mi abbandono, in mutande,
ho caldo non metto il pigiama, e guardo
incuriosito e quasi in scherno, le dite dei miei piedi
e ancora penso, come potrei esser qui a lambicarmi
il cervello con astruse elucubrazioni ,
se non possedessi piedi e non potessi
camminare libero senza aiuti alcuni.
E allora deduco, mentre spengo la luce per dormire,
che essere o non essere non val la pena
di porselo come domanda, ma darsi una netta risposta,
se sei al mondo sei sempre una risorsa
e sei per forza un bene, almeno per te e chi
trovi tutti i giorni intorno e ......ma qui io già dormo.
Roberto Busembai (errebi)
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