E' aperta la porta che induce al giardino,
e verde del prato il sole trasluce,
bisogno di ardore nel spegner il dolore,
e subito un fiore m'induce a pensare
che bello sarebbe se non ci fosse il male.
Cammino ormai lento sul mio lungo passato,
sento a malpena il canto del gallo,
d'estate il cicalio ormai mi è svanito
e vedo quel poco che Dio mi ha lasciato,
ma ancora ho vivo il desiderio innato
di porgere in alto lo sguardo ormai vecchio
e dirmi che bello star sotto a questo tetto.
Riposo e sospiro su una panchina
di legno siffatta e pure protetta
da pioggie e intemperie,
dal sole e dal caldo
vernice di smalto colore di legno,
riposo e già penso
a come potrei non uscire
anche un solo secondo
senza annusare il profumo del tiglio,
del gelsomino che è fortemente sfiorito,
e dire a me stesso
quanto son fortunato,
che ancora assaporo il profumo del mondo.
Roberto Busembai (errebi)
giovedì 23 giugno 2016
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