SANTISSIMA TRINITA' DI SACCARGIA
Come avrete notato, nel viaggio virtuale che facciamo tra le nostre regioni, cerco sempre di apportare qualche cosa di diverso o di nuovo o comunque non propriamente turistico e facile da reperire o averne sempre la documentazione, insomma un viaggio di particolarità, un accenno a qualche sorprendente diversità che trovo in quella medesima regione. Oggi appunto, essendo in viaggio nella Sardegna, vi voglio parlare di una spettacolare Basilica che si trova immersa in una fertile vallata, chiusa da ogni parte da un tavolato di rocce vulcaniche, il meraviglioso Santuario della Santissima Trinità di Saccargia, sita a margine della strada per Olbia a pochi km da Sassari.
La chiesa fu eretta sulle rovine di un piccolo monastero del 1116. In quel tempo governavano, nel giudicato di Logudoro, Costantino I di Torres e la sua consorte Marcusa di Gunale. Essi conducevano una vita giusta e dedita anche alla chiesa, però erano disperati e afflitti perchè il destino avverso non gli faceva crescere gli eredi, infatti tutti morivano in tenera età. Vogliosi di avere un erede si recarono a Porto Torresi da tre Martiri Turritani, Gavino, Proto e Gianuario, per pregare il Signore e avere perciò la grazia di un figlio. Durante il pellegrinaggio una notte chiesero alloggio presso dei frati camaldolesi, praticamente erano nell'”iscia” di Saccargia (iscia secondo il dialetto significa zona fertile adatta per l'allevamento del bestiame). Nella notte per volontà della Vergine, in sogno fu fatta promessa a Marcusa la grazia di avere un figlio in cambio della costruzione nel luogo dove stava riposando, di una chiesa e di un monastero per i camaldolesi.
Naturalmente i coniugi provvidero subito alla costruzione e si rivolsero a valorosi maestri pisani e diedero ai frati la possibilità di ampliare il loro monastero e di poter rendere la vallata dotata di canali per l'irrigazione.
Nell'anno 1117 i regnanti vollero consacrare la chiesa sotto il pontificato di Papa Pasquale II che comandò la partecipazione di arcivescovi e vescovi, priori, canonici ecc....promettendo che con la loro partecipazione avrebbero avuto particolari indulgenze.
Dopo poco nacque l'erede, Gonario, che governò a sua volta il regno di Torres alla morte del padre, la cui salma fu trasportata con tutti gli onori prima alla corte di Curcas e poi tumulata a Saccargia davanti all'altar maggiore sotto lo scranno. Marcusa, ormai vedova, si ritirò a Messina dove fondò un ospedale intitolato a S.Giovanni di oltremare.
La chiesa divenne una delle più famose badie monacali camaldolesi. Intorno al XV secolo, il governo d'Aragona allontanò i camaldolesi ritenuti indegni per aver perseguito fini terreni e l'abbazzia fu affidata alla conduzione di un abate commendatario. Dal 1957 la chiesa è sotto la custodia della parrocchia di Codrongianos.
Una leggenda racconta di una vacca pezzata che ogni giorno si fermava in quella zona per portare il latte ai frati di un convento vicino e pare si inginocchiasse sul dorso, quasi in atteggiamento di preghiera, proprio dove ora sorge la basilica. Da qui “vacca vargia” (vacca dal pelo maculato), dal dialetto “sa baccarza”, poi “sa 'accarza” quindi Saccargia. Una nota....in un capitello del portico antistante il prospetto appare scolpita proprio l'immagine di una vacca.
La chiesa fu eretta sulle rovine di un piccolo monastero del 1116. In quel tempo governavano, nel giudicato di Logudoro, Costantino I di Torres e la sua consorte Marcusa di Gunale. Essi conducevano una vita giusta e dedita anche alla chiesa, però erano disperati e afflitti perchè il destino avverso non gli faceva crescere gli eredi, infatti tutti morivano in tenera età. Vogliosi di avere un erede si recarono a Porto Torresi da tre Martiri Turritani, Gavino, Proto e Gianuario, per pregare il Signore e avere perciò la grazia di un figlio. Durante il pellegrinaggio una notte chiesero alloggio presso dei frati camaldolesi, praticamente erano nell'”iscia” di Saccargia (iscia secondo il dialetto significa zona fertile adatta per l'allevamento del bestiame). Nella notte per volontà della Vergine, in sogno fu fatta promessa a Marcusa la grazia di avere un figlio in cambio della costruzione nel luogo dove stava riposando, di una chiesa e di un monastero per i camaldolesi.
Naturalmente i coniugi provvidero subito alla costruzione e si rivolsero a valorosi maestri pisani e diedero ai frati la possibilità di ampliare il loro monastero e di poter rendere la vallata dotata di canali per l'irrigazione.
Nell'anno 1117 i regnanti vollero consacrare la chiesa sotto il pontificato di Papa Pasquale II che comandò la partecipazione di arcivescovi e vescovi, priori, canonici ecc....promettendo che con la loro partecipazione avrebbero avuto particolari indulgenze.
Dopo poco nacque l'erede, Gonario, che governò a sua volta il regno di Torres alla morte del padre, la cui salma fu trasportata con tutti gli onori prima alla corte di Curcas e poi tumulata a Saccargia davanti all'altar maggiore sotto lo scranno. Marcusa, ormai vedova, si ritirò a Messina dove fondò un ospedale intitolato a S.Giovanni di oltremare.
La chiesa divenne una delle più famose badie monacali camaldolesi. Intorno al XV secolo, il governo d'Aragona allontanò i camaldolesi ritenuti indegni per aver perseguito fini terreni e l'abbazzia fu affidata alla conduzione di un abate commendatario. Dal 1957 la chiesa è sotto la custodia della parrocchia di Codrongianos.
Una leggenda racconta di una vacca pezzata che ogni giorno si fermava in quella zona per portare il latte ai frati di un convento vicino e pare si inginocchiasse sul dorso, quasi in atteggiamento di preghiera, proprio dove ora sorge la basilica. Da qui “vacca vargia” (vacca dal pelo maculato), dal dialetto “sa baccarza”, poi “sa 'accarza” quindi Saccargia. Una nota....in un capitello del portico antistante il prospetto appare scolpita proprio l'immagine di una vacca.
(errebi)
Immagini web - Santuario della Santissima Trinità di Saccargia
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