lunedì 3 luglio 2017

LE INDAGINI DELL'ISPETTORE NONLOSO' - GRANITA AL LIMONE




GRANITA AL LIMONE

Un'estate da non ricordare, addirittura da dimenticare, per il troppo caldo e per il troppo lavoro da sbrigare, come se in questa estate tutti si fossero messi ad ammazzare.....e così pensava l'ispettore Nonlosò davanti ad una granita fredda al limone, seduto e abbandonato al bancone di un bar, l'unico aperto in quel misero paese di periferia, un solo bar aperto a fargli da misera compagnia, dopo tutto il lavoro svolto tra morti assassinati, altri suicidati, e nessuno che fosse ancora del tutto risolto, ma l'afa faceva la sua parte, e oltre al sudore che provocava tanto, inondava d'umido anche il morale.
Ispettore ma lei al mare? Mai? Soleva prenderlo quasi in giro il barista attempato, capelli bianco giallo, sguardo abbandonato e ormai adattato a quel suo lavoro che portava avanti da oltre 35 anni, da piccolo garzone a padrone, padrone di una baracca che a malapena stava in piedi tanto era sfatta.
A me il mare non piace, troppa confusione, dove la trovi una pace come questa.....rispondeva l'ispettore indicando l'intorno silenzioso e senza movimento, strade quasi deserte dalle persone, auto poche e quelle che passavano sembravano timorose, tanto credevano di dare fastidio al vuoto dei viali, case dalle finestre ben serrate, per la paura di ladrocini o per non far entrare troppa luce e troppo caldo che, nonostante fossero le cinque del pomeriggio, pareva fosse mezzogiorno.

Una scala, gradini in pietra grigia antica, vecchio stabile dei primi del '900 riadattato, restaurato anni tanti indietro e ridiventato vecchio e malandato, scorrimano rugginoso e stinto, odore di tabacco e fumo su per il vuoto dei cinque piani, ascensore con le grate, oramai sorpassato e sempre non funzionante, odore pure di varichine per levare protentemente quello del piscio di gatti che quivi si popolavano affamati e puciosi come non in altre parti, una radio emanava voci, forse notizie o gossip, da un pianoforte si scandivano note di solfeggio, vociare di un litigio, chi cantava per farsi coraggio e s'udivano pure le cicale del vicino cortile aperto tra i palazzi, decoro di un giardino fatto di erbe secche mai tagliate o rasate male, panchine di legno malandate e bidoni sempre pieni di spazzatura maleodorante, ribollita al caldo e al sole, e platani dalle grandi fronde a far del fresco una parvenza. Poi un grido perso, un urlo agghiacciante, un'ombra che scendeva prepotentemente
da uno dei quei piani, e poi un tonfo sordo sul selciato e un lago improvviso di sangue rosso,
e pure schizzato sui pantaloni chiari di un inquilino, testimone impressionato, di quel corpo abbandonato e caduto come pioggia dal cielo, senza freno e senza ritegno. Le finestre improvvisamente furono colme di persone, bambini e alcune donne correvano nell'atrio, alcuni urlavano soccorso, il guardiano condominiale si sgolava a chiedere chi fosse il morto, e intanto già si sentiva la sirena dei soccorsi, un'ambulanza era accorsa, ma c'era il morto, anzi la morta e non si poteva levare, dovevano arrivare le personalità legali, i polizziotti e il prefetto pure.

Nonlosò fu il primo ad essere avvisato e non fu tanto difficile arrivare in loco, tanto era vicino al bar quello che era successo, giusto due passi a piedi e era già a fare il sopralluogo, e c'era poco da accertare, la morta, una donna ancora da identificare, era sicuramente caduta da uno di quei piani alti, ma quale? E poi scoprire se realmente caduta o gettata, i testimoni parlavano di urla e grida nel vuoto, significava che quando è caduta era ancora viva e forse poco accorta.
Dalle prime indiscrezioni si venne a sapere, anche dal testimone della scena, quello dei pantaloni schizzo sangue rosso, e dal portiere, che trattavasi di Maria Concetta Argene,di anni 35, separata Magrì, con due figli maschi di 12 e 14 anni che non erano presenti in quanto in vacanza dai nonni materni a Palermo, paese natio della defunta. Abitava all'ultimo e quinto piano, un piccolo appartamento di sole quattro stanze e il bagno, ovvero due camere, un cucinotto e un vano un poco più grande a fungere da tinello salotto, più un vasto balcone che comprendeva due stanze, cucinotto e bagno progressivamente. E proprio da questo pare fosse caduta, da indiscrezioni delle curiose persone pare che al momento fosse sola, lo era spesso, di giorno, di notte, sempre pare, di meno, ….Ma sa ispettore, era bella e ancora giovane....come a scusarla e poi di cosa?

Il giorno a venire, le indagini erano già in assoluto avanzamento, l'Ispettore con i suoi colleghi avevano già setacciato tutto l'edificio, cercando di sapere e di conoscere meglio la vita della donna, i suoi movimenti, il suo lavoro, se ne aveva uno, le sue abitudini , ma soprattutto chi frequentava, chi incontrava abitualmente o saltuariamente.
Noi non ci interessiamo della vita altrui, Ispettore, sappiamo solo quello che a volte vediamo, affacciandosi al balcone, quel poco per prendere un poco d'aria, sa siamo vecchi e con questo caldo.....questa era una premessa che l'Ispettore spesso quella mattina aveva nella testa, tutti non sapevano niente e tutti sapevano certamente tutto, soprattutto sulle frequentazioni, ma l'omertà e la vergogna hanno la bocca serrata,il pudore poi calcina le bocche meglio che il cemento.
Ma qualcuno saprà se aveva un lavoro, come si manteneva? Irrequieto Nonlosò quasi gridava su per le scale in cerca di un appiglio, di un piccolo indizio da dove almeno partire per indagare.
Dalla porta del piano dirimpetto a quello della Maria Concetta, si affaccia un giovane trentenne, corporatura sana, muscoloso, un atleta ben palestrato, bicipiti, dorsali e altro ben pronunciati, una maglietta stretta e scollata, pelo nero sopra il petto che gli arrivava quasi fino al pomo del collo.....
Ispettore io so cosa è successo.
Carlo Vicinato, il cognome era tutto un dire, di anni 32, celibe, palestrato, di lavoro faceva l'autista di corriere, sulla tratta del paese alla città principale, a turni di 6 ore per intere settimane, festa la domenica quando non c'erano le gite dal comune organizzate.
Quella mattina, dice, era in casa perchè aveva chiesto il giorno per smaltire alcune pratiche d'ufficio, tipo bollette e scadenza varie, e nel pomeriggio si era messo un poco a riposare, verso le cinque e trenta poi aveva il consueto appuntamento con la palestra, tanto per smaltire lo stress del lavoro e per mantenermi sano....così continuava....quando ho sentito delle grida accanto, sa la cucina di Maria (confidenziale) confina con la mia camera e la terrazza che ci accedo proprio dal mio letto confina con quella di Concetta (ancora più confidenziale)....bene sentivo le grida di litigio con un uomo, ma certo non scandivo bene le parole, soltanto quando lei è uscita sulla terrazza ho sentito che lei diceva....Vai al diavolo, ora mi hai proprio rotto, io ti denuncio maledett......e questa ultima parola l'ho sentita gridare mentre lei già cadeva per il vuoto.......ho capito cosa era successo e invece di andare sul terrazzo, sono corso alla porta per vedere chi era stato, e ho intravisto, non veduto, un uomo sconosciuto che di corsa scendeva per le scale, quasi volava tanto era svelto....ero in mutande Ispettore, non potevo uscire.
Certamente....asserì Nonloso, un poco di pudore in quel momento era essenziale!
E mi dica....domandava ancora l'Ispettore....come era questo...diciamo...signore? Giovane, anziano, grosso, alto o basso...insomma un minimo di descrizione.....
Sa Ispettore, non che l'ho visto bene, tenevo la porta ben socchiusa per paura di essere scoperto, ma per l'agilità dimostrata credo fosse giovane, come me diciamo, corporatura normale, maglietta a maniche corte e pantaloni lunghi chiari, forse di cotone....fa caldo tanto.....ah mi pareva avesse i capelli lunghi sulle spalle e comunque non certo era pelato......comunque lui fuggiva sicuramente e ho pensato subito che era stato lui ad avere buttato Maria di sotto al balcone.
Perspicace il giovanotto....satiricamente asseriva l'Ispettore.

Maria Concetta Argene separata Magrì lavorava come commessa ad un negozio di abbigliamento in città, ma faceva orario di par-time, soltanto la mattina era impegnata, nel pomeriggio aveva da seguire i suoi figli, e nella notte allargava lo stipendio con il lavoro più famoso e più vecchio che la donna conosca, mentre i figli erano a letto, tutti e due nell'unica cameretta stretta in fondo al corridoio, da non poter accorgersi mai di niente tanto lei era discreta. E la cosa andava avanti da parecchio, pare già da sposata avesse di questo vizietto e che questa fosse stata certamente la causa di divorzio. Il marito era poi ritornato in Sicilia, anche di lui paese natio, e al momento del misfatto, infatti, si trovava a Palermo nell'officina meccanica dove lavora ormai da anni.
Forse che ieri faceva lo straordinario, visto che i figli non c'erano e aveva a disposizione il pomeriggio? Pensava Nonlosò mentre ancora sorseggiava una bibita fredda, fattasi recapitare dal quel solito bar, dal commissario d'istanza in quei giorni d'estate.....e chi meglio poteva dargli subito refrigerio se non un bar accanto, un vicino........un vicino troppo accomodante ecco dove devo guardare.........magia della mente di un Ispettore.

Erano ormai quasi due anni che Carlo Vicinato, tentava di accoppiarsi con Maria, l'aveva tentate tutte, approcci vari, regali e a volte anche costosi, inviti a cene, spettacoli e teatri, ma Concetta non cedeva, talvolta acconsentiva a uscire con lui per divertimento, tipo al cinema a cui piaceva tanto, ma di più non concedeva e certamente lui mai si era offerto di pagare per un suo bacio e una sua carezza, a lui lei piaceva davvero e non vedeva altro.
E intanto i mesi passavano e lei continuava tutti e due i lavori, a lui non lo degnava e oltre un saluto, gli chiudeva pure la porta in faccia se lo trovava sul pianerottolo del loro condominio.
Quel giorno era riuscito, visto che i ragazzi erano lontani, a entrare in quel piccolo appartamento e aveva con la forza, che certo a un palestrato non mancava, strappato un bacio, un bacio dato con sentimento a cui lei un poco aveva ceduto, tanto era prorompente e virilmente offerto, ma poi si era subito ripresa e era iniziato il litigio forte tra i due, un litigio che aveva parole grosse e molto offensive a tal punto che lei, per liberarsene del tutto, gli sferrò una risata in faccia e ancora con il sorriso in bocca gli disse......Ma poi che me ne faccio di un fantoccio tutto muscoli e portamento che come dice il detto, dove gonfi sopra solitamente si sgonfia sotto.......e giù un'altra risata. Carlo Vicinato, il buon vicino palestrato, non ci aveva visto più e l'aveva afferrata per il collo, lei era riuscita a sgusciarli dalla presa e era uscita sul terrazzo dicendogli che se non la lasciava l'avrebbe perfino denunciato....ma la rabbia e l'amore negato e pure l'affronto alla sua virilità maschile non danno tregua ma solo tormento e rabbia, rabbia pura e colto dai lumi della cattiveria pura, l'aveva fortemente spinta e subito era rientrato in casa, senza che nessuno avesse visto o sentito nulla....o forse visto magari no ma sentito , l'Ispettore era sicuro, sentito avevano tutti ma come sopra l'omertà ha pure le orecchie turate e gli occhi acciecati.

E il caldo ancora non cessava....
Però Mario (il barista) queste granite al limone sono proprio rinfrescanti....asseriva Nonlosò
Ispettore, puntualizzò Mario, non sono al limone ma al cedro.....e il cedro è diverso...anche come sapore.....
Per me cedro o limone sempre frutti gialli sono.....e mi tolgono la sete.

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web

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