A quale volto devo credere,
quello freddo e riflesso
sopra uno specchio insulso
o quello che da lo stesso vetro
guarda e vede ora perplesso,
quello che si rode dalle domande
che risposta mai non avranno,
dai dubbi e dagli affanni
che le copriranno e che
sommerse già lo sono.
A quale occhio sveglio
posso credere di vedere
se non quello che mi sento dentro
e dal quale intravedo
solo un leggero respirare
che non è più correre nel vuoto
ma doviziosamente camminare
tenendomi accorto per
non inevitabilmente cadere.
A quale momento devo
porre consolidamento,
del volto giovanile il passato
sullo specchio riflettendo
il vecchio del presente
sempre con un frammento
stretto nella mano,
fortuito futuro da giocare,
quello forse che non dovrei
ormai più guardare.
quello freddo e riflesso
sopra uno specchio insulso
o quello che da lo stesso vetro
guarda e vede ora perplesso,
quello che si rode dalle domande
che risposta mai non avranno,
dai dubbi e dagli affanni
che le copriranno e che
sommerse già lo sono.
A quale occhio sveglio
posso credere di vedere
se non quello che mi sento dentro
e dal quale intravedo
solo un leggero respirare
che non è più correre nel vuoto
ma doviziosamente camminare
tenendomi accorto per
non inevitabilmente cadere.
A quale momento devo
porre consolidamento,
del volto giovanile il passato
sullo specchio riflettendo
il vecchio del presente
sempre con un frammento
stretto nella mano,
fortuito futuro da giocare,
quello forse che non dovrei
ormai più guardare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web
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