
L'altro viaggio, del grande scrittore –
poeta – regista, Pier Paolo Pasolini, in uno spaccato dell'Italia
quasi solito a quello vissuto dall'Augias ma scritto al momento e
vissuto per tale scarozzando felicemente per tutta l'Italia nel 1959
con una millecento da guidare e con essa entrare nei paesi, sui lidi
e sui monti e del popolo vivere quello che al momento si vive, della
felicità pacata, della semplicità e del comune sentire di un
progresso che imberbe affronta l'inizio del fatidico boom economico e
non solo.
La diversità dei due interessanti
viaggi, è a mio parere uno esclusivamente, il modo di porsi di
fronte a questo viaggiare, quello di Augias purtroppo velato da un
sentimento di un perduto momento che non è rimpianto ma soltanto
sentito mancamento e perdita di un qualcosa che forse avremmo potuto
sfruttare e trattenere alla meglio, un perduto momento che parlato e
discusso ai giovani di adesso, di coloro che non l'hanno provato, è
come raccontare di una fiaba che non ha alcun fondamento; quello di
Pasolini, raramente e diversamente dal suo essere stato solitamente,
è un viaggio sereno, di pura e spaccata felicità che assorbe e
propaga dal vivere di questa nazione, nei suoi spaccati naturali,
nelle sue manifestazioni elargite dalla gente, nei naturali panorami
e eventi di tramonti o albe sui mari, di gente che balla, che vive,
lavora e produce nel semplice scorrere delle giornate e di una
sottile talvolta lagnanza ma sopita immediatamente da una festa di
rione o semplice passeggiata al tramontare del giorno.
Due libri che personalmente consiglio.
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