Ho letto in quasi contemporanea, questi
due viaggi in Italia, due spaccati della nostra nazione anteposti
come periodo di visitazione. Il primo del giornalista – scrittore
Corrado Augias che in questo suo ultimo lavoro si proietta
nell'Italia dei giorni nostri con la cura e la grazia, anche storica
e culturale soprattutto, confrontandola con il suo passato e la sua
passata conoscenza giovanile dei luoghi che rivisita chiedendosi e
chiedendo la differenza che esiste tra le due conoscenze, quanto
l'Italia sia cambiata, non tanto nell'urbanistica e nella presenza,
ma nella sostanza, nei cittadini stessi e nella popolazione. Un
viaggio che oltre a essere di gradimento per le nozioni che il
giornalista ci regala con la sua inconfondibile maestria ma anche di
assoluta ricerca interiore di riconoscersi parte integrante di questo
Stivale che sempre maltrattiamo e mai sappiamo adorare come poi gli
dovremmo sistematicamente se non altro per lo spettacolo naturale che
ci ha sempre offerto.
L'altro viaggio, del grande scrittore –
poeta – regista, Pier Paolo Pasolini, in uno spaccato dell'Italia
quasi solito a quello vissuto dall'Augias ma scritto al momento e
vissuto per tale scarozzando felicemente per tutta l'Italia nel 1959
con una millecento da guidare e con essa entrare nei paesi, sui lidi
e sui monti e del popolo vivere quello che al momento si vive, della
felicità pacata, della semplicità e del comune sentire di un
progresso che imberbe affronta l'inizio del fatidico boom economico e
non solo.
La diversità dei due interessanti
viaggi, è a mio parere uno esclusivamente, il modo di porsi di
fronte a questo viaggiare, quello di Augias purtroppo velato da un
sentimento di un perduto momento che non è rimpianto ma soltanto
sentito mancamento e perdita di un qualcosa che forse avremmo potuto
sfruttare e trattenere alla meglio, un perduto momento che parlato e
discusso ai giovani di adesso, di coloro che non l'hanno provato, è
come raccontare di una fiaba che non ha alcun fondamento; quello di
Pasolini, raramente e diversamente dal suo essere stato solitamente,
è un viaggio sereno, di pura e spaccata felicità che assorbe e
propaga dal vivere di questa nazione, nei suoi spaccati naturali,
nelle sue manifestazioni elargite dalla gente, nei naturali panorami
e eventi di tramonti o albe sui mari, di gente che balla, che vive,
lavora e produce nel semplice scorrere delle giornate e di una
sottile talvolta lagnanza ma sopita immediatamente da una festa di
rione o semplice passeggiata al tramontare del giorno.
Due libri che personalmente consiglio.
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