Ci sono malattie che portano
a consolare il vivere che resta,
indegne di appartenere a questo
polveroso mondo,
ti annullano nel cuore e cibandosi
del corpo trovano assurdo sostentamento,
debellarle non ci sono
cure e nemmeno le parole
di un santo o di una voce
dolce possono lenire.
Ci sono malattie che ti isolano
nel tempo e nelle ore,
trascorri come un automa
il giorno e vivi della notte
il tormento del pensiero,
averti accanto diventa
un grosso morire,
più di quello che il male
ti porta a finire.
Ci sono malattie che non resistono
e nel poco che ti afferrano
sanno portarti bene con loro
e forse è meglio,
se quello deve forzatamente
essere il declino,
che lo sia veloce, da mantenere
intatto il profilo del ricordo
non soltanto nel pensare,
ma visivamente.
a consolare il vivere che resta,
indegne di appartenere a questo
polveroso mondo,
ti annullano nel cuore e cibandosi
del corpo trovano assurdo sostentamento,
debellarle non ci sono
cure e nemmeno le parole
di un santo o di una voce
dolce possono lenire.
Ci sono malattie che ti isolano
nel tempo e nelle ore,
trascorri come un automa
il giorno e vivi della notte
il tormento del pensiero,
averti accanto diventa
un grosso morire,
più di quello che il male
ti porta a finire.
Ci sono malattie che non resistono
e nel poco che ti afferrano
sanno portarti bene con loro
e forse è meglio,
se quello deve forzatamente
essere il declino,
che lo sia veloce, da mantenere
intatto il profilo del ricordo
non soltanto nel pensare,
ma visivamente.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine St. Catherine’s Hospital for patients with plague. Siena,(Italy) 1946.Photo by Walter Sanders
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