R – Buongiorno Maestro, non può immaginare l'emozione mista a imbarazzo, che ho nell'averla tra le mie pagine, questa fresca mattina ottombrina....
P – Buongiorno a lei, io ne sono alquanto lieto e divertito di questo incontro, non conoscendo queste nuove opportunità di scambi concettuali, immagini e colori, il cosiddetto virtuale, non può capire quanto sia eccitato, denoto che avete inventato una nuova e più potente maschera per coprire come sempre le congetture della vita e della società....e poi perchè imbarazzo...per la mia barbetta ormai più bianca che nera che mi da quell'aspetto torvo e serio da incutere soggezione? Ma si figuri....faccia conto che anche io ho la Mia maschera!
R – E' entrato in materia con assoluto vigorismo, tipico del suo nobile carattere, deciso e strutturale e...
P – Lei ha un suo modo di vedere, che naturalmente è totalmente diverso dal mio, ma io sono quello che sono e non mi faccio tante elucubrazioni mentali, sono nato in un quartiere della così allora chiamata Girgenti, attuale vostra Agrigento, nominato Caos, si figuri lei cosa altro potevo io rappresentare e essere, difatti l'ho sempre asserito che ero “figlio del caos” .
R – Disillusione del Risorgimento..
P – I miei genitori erano stati forti sostenitori del movimento e capisce bene che le aspettative erano poi totalmente diverse, e in questo bailamme di cose arrivo io (fortunatamente).
R – Gli studi alla facoltà di lettere a Roma e....
P – La fantastica laurea a Bonn, una laurea che mi ha dato la soddisfazione di poter esporre in un ambiente totalmente autoritario e fedele ai principi di nazionalità, siamo in Germania, una Germania teutonica, una tesi sul dialetto di Agrigento, non può immaginare quanto ancora ne sia orgoglioso......la mia opera migliore.
R – E proprio in questo periodo nasce la sua prima grande opera....
P – L'ESCLUSA. In effetti poi non è altro che ciò che ho vissuto nel primo momento giovanile, contraddizioni dell'animo umano con la ferma convinzione di rimanere ancorati a convenzioni e convinzioni anche se sbagliate, il tutto contornato dal forte chiacchiericcio di coloro che ….come direste oggi giorno....non si fa i c...avoli suoi.
R – Ottimo Maestro, anche ironico....
P – Non è una meraviglia, ho scritto un saggio apposito sull'umorismo.....a parte lo scherzo, in effetti la miglior cura dell'uomo stesso per poter sopravvivere è proprio la capacità di possedere un poco di ottimismo, e non dico di essere comici, mi riferisco alla capacità di vedere le cose strane e diverse che accadono, sotto l'aspetto sentimentale , ovvero capire cosa c'è dietro questo atteggiamento “diverso”, dietro questa maschera, insomma non ridere a crepapelle ma un sorriso quasi amaro consapevole sempre della tragicità del mondo.
R – Un quadro piuttosto pessimista
P – Realista, amico, soltanto realista, non dimentichi che il mio grande Maestro è stato il Verga, e le mie novelle non distanziano dalle sue in quanto a realtà verista!
R – Comunque dopo la laurea i primi romanzi di successo ...come IL FU MATTIA PASCAL
P – E pensare che questi sono nati nel periodo penso peggiore della mia esistenza, mi trovai nel dissesto economico totale dopo che la miniera di zolfo dei miei genitori venisse totalmente allagata e nel contempo inizia quel calvario fisico- mentale che mia moglie dovette sopportare fino alla sua fine...
R - ...e dalla letteratura al Teatro
P – Lei mi vuole commuovere, certamente il Teatro è stata la mia più grande passione artistica e direi anche di vita, sono quasi nato con il teatro, pensi ero ancora studente a Roma e nei momenti di pausa e libertà frequentavo tantissimi teatri della città, adoravo sentirne il solo profumo, la polvere del palco e il pulviscolo della platea, tanto innamorato che lo accennai anche in una lettera a mio padre........”Oh il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene.”
R – Un teatro nuovo il suo, un teatro....
P – Senza maschera e senza autore talvolta! Si ho tuffato i personaggi nella realtà e di questa farne teatro, lo spettatore diventa attore, e si rappresenta, praticamente ho tolto quella parete invisibile tra palco e platea, e la maschera cadeva indossandone al contempo altre e diverse a seconda degli avvenimenti e accadimenti. Oh il teatro....trovai e mi innamorai, e questo ultimo termine sapesse quanto mi è costato di pettegolezzo, di una giovane attrice, la cara Marta (Abba..n.d.r.), solo lei ha saputo leggere e interpretare i miei personaggi, e devo a lei il mio successo indipendentemente dal soggetto e dalla stesura.
R – E comunque il premio Nobel “ per il suo audace e ingegnoso rilancio dell'arte drammatica e scenica”...
P – Ho rivoluzionato un Teatro senza sapere di farlo......ho iniziato con un teatro grottesco, rappresentando la vita di tutti i giorni dimostrandone il paradosso e la contraddizione, con annesse maschere e trappole, insomma COSI' E' (SE VI PARE),per poi raggiungere il concetto basilare del cosiddetto “metateatro” ovvero il teatro nel teatro dove viene svelata la finzione del teatro stesso e dove ancora navigano i SEI PERSONAGGI IN CERCA DI AUTORE,per poi cadere nel fantastico con I GIGANTI DELLA MONTAGNA...
R – Una perfetta esposizione di se e delle sue opere …..vogliamo menzionarne.....
P – Ho un grosso rammarico e se vogliamo anche una forte rabbia, non sono mai riuscito in vita e anche poi dopo a far conoscere ai più le opere poetiche delle quali ne ho un eccessivo affetto. Sono esse che poi in definitiva mi hanno dato la possibilità di scrivere tutto il resto, tutto è partito da questa ricerca interiore da questo aspetto intrinseco della mia anima che ho potuto fare Romanzi, Novelle e soprattutto Teatro.....bene oggi vorrei ricordarvi una di queste mie poesie, raccolte in FUORI DI CHIAVE e proprio con la prima che ha inizio la raccolta.....
P – Buongiorno a lei, io ne sono alquanto lieto e divertito di questo incontro, non conoscendo queste nuove opportunità di scambi concettuali, immagini e colori, il cosiddetto virtuale, non può capire quanto sia eccitato, denoto che avete inventato una nuova e più potente maschera per coprire come sempre le congetture della vita e della società....e poi perchè imbarazzo...per la mia barbetta ormai più bianca che nera che mi da quell'aspetto torvo e serio da incutere soggezione? Ma si figuri....faccia conto che anche io ho la Mia maschera!
R – E' entrato in materia con assoluto vigorismo, tipico del suo nobile carattere, deciso e strutturale e...
P – Lei ha un suo modo di vedere, che naturalmente è totalmente diverso dal mio, ma io sono quello che sono e non mi faccio tante elucubrazioni mentali, sono nato in un quartiere della così allora chiamata Girgenti, attuale vostra Agrigento, nominato Caos, si figuri lei cosa altro potevo io rappresentare e essere, difatti l'ho sempre asserito che ero “figlio del caos” .
R – Disillusione del Risorgimento..
P – I miei genitori erano stati forti sostenitori del movimento e capisce bene che le aspettative erano poi totalmente diverse, e in questo bailamme di cose arrivo io (fortunatamente).
R – Gli studi alla facoltà di lettere a Roma e....
P – La fantastica laurea a Bonn, una laurea che mi ha dato la soddisfazione di poter esporre in un ambiente totalmente autoritario e fedele ai principi di nazionalità, siamo in Germania, una Germania teutonica, una tesi sul dialetto di Agrigento, non può immaginare quanto ancora ne sia orgoglioso......la mia opera migliore.
R – E proprio in questo periodo nasce la sua prima grande opera....
P – L'ESCLUSA. In effetti poi non è altro che ciò che ho vissuto nel primo momento giovanile, contraddizioni dell'animo umano con la ferma convinzione di rimanere ancorati a convenzioni e convinzioni anche se sbagliate, il tutto contornato dal forte chiacchiericcio di coloro che ….come direste oggi giorno....non si fa i c...avoli suoi.
R – Ottimo Maestro, anche ironico....
P – Non è una meraviglia, ho scritto un saggio apposito sull'umorismo.....a parte lo scherzo, in effetti la miglior cura dell'uomo stesso per poter sopravvivere è proprio la capacità di possedere un poco di ottimismo, e non dico di essere comici, mi riferisco alla capacità di vedere le cose strane e diverse che accadono, sotto l'aspetto sentimentale , ovvero capire cosa c'è dietro questo atteggiamento “diverso”, dietro questa maschera, insomma non ridere a crepapelle ma un sorriso quasi amaro consapevole sempre della tragicità del mondo.
R – Un quadro piuttosto pessimista
P – Realista, amico, soltanto realista, non dimentichi che il mio grande Maestro è stato il Verga, e le mie novelle non distanziano dalle sue in quanto a realtà verista!
R – Comunque dopo la laurea i primi romanzi di successo ...come IL FU MATTIA PASCAL
P – E pensare che questi sono nati nel periodo penso peggiore della mia esistenza, mi trovai nel dissesto economico totale dopo che la miniera di zolfo dei miei genitori venisse totalmente allagata e nel contempo inizia quel calvario fisico- mentale che mia moglie dovette sopportare fino alla sua fine...
R - ...e dalla letteratura al Teatro
P – Lei mi vuole commuovere, certamente il Teatro è stata la mia più grande passione artistica e direi anche di vita, sono quasi nato con il teatro, pensi ero ancora studente a Roma e nei momenti di pausa e libertà frequentavo tantissimi teatri della città, adoravo sentirne il solo profumo, la polvere del palco e il pulviscolo della platea, tanto innamorato che lo accennai anche in una lettera a mio padre........”Oh il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene.”
R – Un teatro nuovo il suo, un teatro....
P – Senza maschera e senza autore talvolta! Si ho tuffato i personaggi nella realtà e di questa farne teatro, lo spettatore diventa attore, e si rappresenta, praticamente ho tolto quella parete invisibile tra palco e platea, e la maschera cadeva indossandone al contempo altre e diverse a seconda degli avvenimenti e accadimenti. Oh il teatro....trovai e mi innamorai, e questo ultimo termine sapesse quanto mi è costato di pettegolezzo, di una giovane attrice, la cara Marta (Abba..n.d.r.), solo lei ha saputo leggere e interpretare i miei personaggi, e devo a lei il mio successo indipendentemente dal soggetto e dalla stesura.
R – E comunque il premio Nobel “ per il suo audace e ingegnoso rilancio dell'arte drammatica e scenica”...
P – Ho rivoluzionato un Teatro senza sapere di farlo......ho iniziato con un teatro grottesco, rappresentando la vita di tutti i giorni dimostrandone il paradosso e la contraddizione, con annesse maschere e trappole, insomma COSI' E' (SE VI PARE),per poi raggiungere il concetto basilare del cosiddetto “metateatro” ovvero il teatro nel teatro dove viene svelata la finzione del teatro stesso e dove ancora navigano i SEI PERSONAGGI IN CERCA DI AUTORE,per poi cadere nel fantastico con I GIGANTI DELLA MONTAGNA...
R – Una perfetta esposizione di se e delle sue opere …..vogliamo menzionarne.....
P – Ho un grosso rammarico e se vogliamo anche una forte rabbia, non sono mai riuscito in vita e anche poi dopo a far conoscere ai più le opere poetiche delle quali ne ho un eccessivo affetto. Sono esse che poi in definitiva mi hanno dato la possibilità di scrivere tutto il resto, tutto è partito da questa ricerca interiore da questo aspetto intrinseco della mia anima che ho potuto fare Romanzi, Novelle e soprattutto Teatro.....bene oggi vorrei ricordarvi una di queste mie poesie, raccolte in FUORI DI CHIAVE e proprio con la prima che ha inizio la raccolta.....
PRELUDIO ORCHESTRALE
Al violin trillante una sua brava
sonatina d’amor, con sentimento,
il contrabbasso già da tempo dava
non so che strano, rauco ammonimento.
Allora io non sapea, che ne la cava
pancia del mastodontico strumento
si fosse ascosa una mia certa dama
molto magra, senz’occhi, che si chiama?..
come si chiama?…..
E invano imperioso, nella destra
la bacchetta ora stringo: quella mala
signora è del concerto la maestra.
Da quel suo novo nascondiglio esala
il suo frigido fiato nell’orchestra:
sale di tono ogni strumento o cala,
le corde si rilassano, gli ottoni
s’arrochiscono o mandan certi suoni…
Dio le perdoni!
M’arrabbio, grido, spezzo la bacchetta,
balzo in piedi, m’ajuto con la mano.
La sonata è patetica: dian retta
i violini: piano, piano, piano…
Ma che piano! Di là, la maledetta,
sforza il tempo, rovescia l’uragano!
Da otto nove a due quarti, a otto sei…
Vi prego di pigliarvela con Lei,
signori miei.
sonatina d’amor, con sentimento,
il contrabbasso già da tempo dava
non so che strano, rauco ammonimento.
Allora io non sapea, che ne la cava
pancia del mastodontico strumento
si fosse ascosa una mia certa dama
molto magra, senz’occhi, che si chiama?..
come si chiama?…..
E invano imperioso, nella destra
la bacchetta ora stringo: quella mala
signora è del concerto la maestra.
Da quel suo novo nascondiglio esala
il suo frigido fiato nell’orchestra:
sale di tono ogni strumento o cala,
le corde si rilassano, gli ottoni
s’arrochiscono o mandan certi suoni…
Dio le perdoni!
M’arrabbio, grido, spezzo la bacchetta,
balzo in piedi, m’ajuto con la mano.
La sonata è patetica: dian retta
i violini: piano, piano, piano…
Ma che piano! Di là, la maledetta,
sforza il tempo, rovescia l’uragano!
Da otto nove a due quarti, a otto sei…
Vi prego di pigliarvela con Lei,
signori miei.
(errebi)
Immagini: Luigi Pirandello, Pirandello e Marta Abba, la famiglia, Sei personaggi in cerca di autore della compagnia di Gabriele Lavia
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