Non so come iniziare questo incontro – intervista, tanta è l'emozione che mi prende, non capita tutti i giorni di avere innanzi un eccelso delle arti pittoriche e architettoniche mondiali, un iniziatore e innovatore di un movimento pittorico che rivoluzionerà per sempre il modo e il concetto di pittura stesso, insomma stamani è venuto a trovarci il grande GIOTTO.
G – Buongiorno a voi che avete memoria di me e avete avuto la gentilezza di chiamarmi in vostra compagnia. Ve ne sono altamente grato
R – Buongiorno a lei, la scelta della sua presenza è voluta da amici che hanno scelto lei tra altre possibilità, ciò a significare che ancora è viva la sua passione e la sua notorietà.
G – Ne sono fiero di questo, indubbiamente, ma altri dopo di me hanno avuto maggiore incisività e maggiore maestria nel pennello, anche se, mi permetta un pizzico di modestia, ho avuto la mia buona parte, se non altro propiziatoria.
R – Indubbiamente, ma veniamo a scoprire questo genio dalla sua nascita che pare, e forse l'interessato qui presente può confermarlo, fosse nato a Colle di Vespignano, quello che attualmente è Vicchio nel Mugello nel 1267...o1276.
G – Si sono fiorentino in tutto e per tutto, e a Firenze devo molto, ma per quanto riguarda la data di nascita penso che anno più o anno meno non faccia la differenza, anche perchè ormai la mia vita non ha più età per cui....
R – Vero, come è vero che ebbe i natali artistici con la guida del grande maestro Cimabue.
G – E come smentirla, assolutamente, come potrei non ricordare il “vecchio”, mi permetta questo eufemismo prettamente toscano, caro Cimabue, l'ho fatto tanto impazzire da ragazzetto, si perchè son divenuto poi un rispettabile e pacato signore, ma da giovine ho fatto anche io le mie marachelle, e nonostante voi crediate che sia una novella il fatto della mosca, ma io proprio intenzionalmente disegnai quell'insetto sulla tavola del maestro, e difatto lui si accanì non poco a cercare di scacciarla.....tanto pareva fosse vera.....a parte questo voglio dire che Cimabue, grazie al mio babbo che mi permise di lavorare presso di lui, mi ha sempre incitato e voluto bene e ha giustamente, forse, creduto in me.
R – Tanto da superarlo con quel maestoso Crocifisso sito in Santa Maria Novella!
G – Beh in effetti....ma non credo che si possa dire di aver superato il maestro, io ho dato la mia interpretazione e è stata indubbiamente un'interpretazione innovativa, del resto ero giovane e i giovani apportano sempre qualcosa di nuovo. Io ritenevo, ritengo, che la pittura debba essere un mezzo per far conoscere nella maniera più verosimile il presente che si dipinge, anche per donare al futuro la conoscenza di un prossimo o lontanissimo passato. Quel Cristo è la rappresentazione di quello che la religione cattolica propone, non un'icona pittorica, ma un Dio che si era fatto uomo e come tale era stato crocefisso.
R - E questa innovazione la ritroviamo anche negli affreschi nella Basilica di Assisi, dove rappresentando i fatti della vita del Santo Francesco, si riconoscono bene i luoghi nella realtà e le figure hanno la loro materia.
G – Assisi....pensi che quel periodo non fu per me tanto lieto, dovevo combattere interiormente con le mie poi future affermazioni pittoriche, era un affronto o era un'innovazione? Non esitai comunque a propormi e detti adito alle mie intuizioni e ispirazioni, affrescare la Basilica è stato un grande sprono per la mia futura attività e pensi che non ho avuto neppure il tempo per finirla, perchè richiamato a Roma dall'allora papa Bonifacio VIII per il giubileo del 1300.
R – Ma poi seppe dare sfogo alla sua scienza intellettiva pittorica a Padova
G – A Padova dovetti rispondere in maniera incisiva a una richiesta ben precisa, il signor Scrovegni, figlio di un famosissimo (suo malgrado) padre, uno dei più grandi usurai del Veneto, che per rimettere i peccati della famiglia volle che dipingessi questa sua Cappella con motivi religiosi della più alta rispettabilità e conoscenza.....feci del mio meglio e nel Giudizio Finale riuscii anche a rappresentare lo Scrovegni stesso.
R – Sorprendente e da ricordare l'incrocio degli sguardi tra Gesù e Giuda....
G – In fondo penso anche qui di aver rappresentato in pieno quello che in realtà credo fosse accaduto, un Dio fatto uomo, cosciente della sua fine fin dalla nascita e cosciente del suo insegnamento non può che essere fermo e sereno di fronte all'accaduto e guardare il suo “traditore” che molto probabilmente si sarà sentito incerto ma soprattutto vile. E questo essere stato così fedele alla quasi realtà fu evidentemente la mia fortuna.
R – Una “fortuna” in continuo poi sviluppo positivo, la “ Maestà “ che si trova ora a gli Uffizi.
G – Una madonna, madre che trova il suo ampio spazio nel tempo e nell'immenso, una prospettiva nuova che amplia lo spazio stesso....si una bella opera! Ogni tanto mi lodo anche io......sono toscano come ho già detto e non posso fare a meno dello scherzo.
R – Scherzando o no lei comunque è riuscito non solo a dare la nuova impronta ma l'ha anche fatta conoscere a quasi tutta la penisola, se si pensa che ha lavorato per i d'Angiò a Napoli e per i Visconti a Milano, passando da Rimini.
G – Ma poi ritornato a Firenze.....Santa Croce mi chiamava......anche qui mi sono dedicato a due storie importanti della cristianità, nella cappella Peruzzi le storie di due Santi emblematici, San Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, mentre nella cappella dei Bardi sono ritornato al mio originario motivo, storie di San Francesco d'Assisi.
R – Ma non solo Santa Croce ma definitivamente nella cattedrale il richiamo è stato grande
G – Come ho detto all'inizio, Firenze mi è stata molto cara, tanto da annoverarmi la carica di capomastro dell'Opera del Duomo, e non posso che renderle onore e compiacimento per avermi dato la possibilità di esprimermi nell'architettura, un campanile del quale sono riuscito a vederne l'impianto fino al primo ordine dei rilievi del quale ancora oggi è riconosciuto con il mio solo nome.
R – Una carriera e una notorietà ben guadagnati
G – Grazie a voi tutti di avermi nominato e grazie ancora per ricordarmi e apprezzarmi
R – Grazie al maestro GIOTTO
R – Buongiorno a lei, la scelta della sua presenza è voluta da amici che hanno scelto lei tra altre possibilità, ciò a significare che ancora è viva la sua passione e la sua notorietà.
G – Ne sono fiero di questo, indubbiamente, ma altri dopo di me hanno avuto maggiore incisività e maggiore maestria nel pennello, anche se, mi permetta un pizzico di modestia, ho avuto la mia buona parte, se non altro propiziatoria.
R – Indubbiamente, ma veniamo a scoprire questo genio dalla sua nascita che pare, e forse l'interessato qui presente può confermarlo, fosse nato a Colle di Vespignano, quello che attualmente è Vicchio nel Mugello nel 1267...o1276.
G – Si sono fiorentino in tutto e per tutto, e a Firenze devo molto, ma per quanto riguarda la data di nascita penso che anno più o anno meno non faccia la differenza, anche perchè ormai la mia vita non ha più età per cui....
R – Vero, come è vero che ebbe i natali artistici con la guida del grande maestro Cimabue.
G – E come smentirla, assolutamente, come potrei non ricordare il “vecchio”, mi permetta questo eufemismo prettamente toscano, caro Cimabue, l'ho fatto tanto impazzire da ragazzetto, si perchè son divenuto poi un rispettabile e pacato signore, ma da giovine ho fatto anche io le mie marachelle, e nonostante voi crediate che sia una novella il fatto della mosca, ma io proprio intenzionalmente disegnai quell'insetto sulla tavola del maestro, e difatto lui si accanì non poco a cercare di scacciarla.....tanto pareva fosse vera.....a parte questo voglio dire che Cimabue, grazie al mio babbo che mi permise di lavorare presso di lui, mi ha sempre incitato e voluto bene e ha giustamente, forse, creduto in me.
R – Tanto da superarlo con quel maestoso Crocifisso sito in Santa Maria Novella!
G – Beh in effetti....ma non credo che si possa dire di aver superato il maestro, io ho dato la mia interpretazione e è stata indubbiamente un'interpretazione innovativa, del resto ero giovane e i giovani apportano sempre qualcosa di nuovo. Io ritenevo, ritengo, che la pittura debba essere un mezzo per far conoscere nella maniera più verosimile il presente che si dipinge, anche per donare al futuro la conoscenza di un prossimo o lontanissimo passato. Quel Cristo è la rappresentazione di quello che la religione cattolica propone, non un'icona pittorica, ma un Dio che si era fatto uomo e come tale era stato crocefisso.
R - E questa innovazione la ritroviamo anche negli affreschi nella Basilica di Assisi, dove rappresentando i fatti della vita del Santo Francesco, si riconoscono bene i luoghi nella realtà e le figure hanno la loro materia.
G – Assisi....pensi che quel periodo non fu per me tanto lieto, dovevo combattere interiormente con le mie poi future affermazioni pittoriche, era un affronto o era un'innovazione? Non esitai comunque a propormi e detti adito alle mie intuizioni e ispirazioni, affrescare la Basilica è stato un grande sprono per la mia futura attività e pensi che non ho avuto neppure il tempo per finirla, perchè richiamato a Roma dall'allora papa Bonifacio VIII per il giubileo del 1300.
R – Ma poi seppe dare sfogo alla sua scienza intellettiva pittorica a Padova
G – A Padova dovetti rispondere in maniera incisiva a una richiesta ben precisa, il signor Scrovegni, figlio di un famosissimo (suo malgrado) padre, uno dei più grandi usurai del Veneto, che per rimettere i peccati della famiglia volle che dipingessi questa sua Cappella con motivi religiosi della più alta rispettabilità e conoscenza.....feci del mio meglio e nel Giudizio Finale riuscii anche a rappresentare lo Scrovegni stesso.
R – Sorprendente e da ricordare l'incrocio degli sguardi tra Gesù e Giuda....
G – In fondo penso anche qui di aver rappresentato in pieno quello che in realtà credo fosse accaduto, un Dio fatto uomo, cosciente della sua fine fin dalla nascita e cosciente del suo insegnamento non può che essere fermo e sereno di fronte all'accaduto e guardare il suo “traditore” che molto probabilmente si sarà sentito incerto ma soprattutto vile. E questo essere stato così fedele alla quasi realtà fu evidentemente la mia fortuna.
R – Una “fortuna” in continuo poi sviluppo positivo, la “ Maestà “ che si trova ora a gli Uffizi.
G – Una madonna, madre che trova il suo ampio spazio nel tempo e nell'immenso, una prospettiva nuova che amplia lo spazio stesso....si una bella opera! Ogni tanto mi lodo anche io......sono toscano come ho già detto e non posso fare a meno dello scherzo.
R – Scherzando o no lei comunque è riuscito non solo a dare la nuova impronta ma l'ha anche fatta conoscere a quasi tutta la penisola, se si pensa che ha lavorato per i d'Angiò a Napoli e per i Visconti a Milano, passando da Rimini.
G – Ma poi ritornato a Firenze.....Santa Croce mi chiamava......anche qui mi sono dedicato a due storie importanti della cristianità, nella cappella Peruzzi le storie di due Santi emblematici, San Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, mentre nella cappella dei Bardi sono ritornato al mio originario motivo, storie di San Francesco d'Assisi.
R – Ma non solo Santa Croce ma definitivamente nella cattedrale il richiamo è stato grande
G – Come ho detto all'inizio, Firenze mi è stata molto cara, tanto da annoverarmi la carica di capomastro dell'Opera del Duomo, e non posso che renderle onore e compiacimento per avermi dato la possibilità di esprimermi nell'architettura, un campanile del quale sono riuscito a vederne l'impianto fino al primo ordine dei rilievi del quale ancora oggi è riconosciuto con il mio solo nome.
R – Una carriera e una notorietà ben guadagnati
G – Grazie a voi tutti di avermi nominato e grazie ancora per ricordarmi e apprezzarmi
R – Grazie al maestro GIOTTO
Roberto Busembai (errebi)
Immagini opere di Giotto, La "Maestà" - Affresco delle storie di San Francesco d'Assisi ad Assisi - La Basilica Superiore affrescata da Giotto - Il Crocefisso di Santa Maria Novella - La Cappella degli Scrovegni - Il "Bacio" dell'arresto di Gesù (part) affresco nella Cappella degli Scrovegni
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