domenica 14 aprile 2019

PASSIONE DI CRISTO - ULTIMA CENA (Prima parte)

Erano da poche passate le sette di sera e quel giovedì di festa, si festeggiava la Pasqua ebraica, un gruppo di uomini era invitato a una cena che il Maestro voleva loro offrire. Erano circa dodici e a vederli parevano anche dei poveracci, le loro tuniche del colore bianco ricordavano soltanto il nome, barbe incolte e capelli mal tenuti e per lo più non avevano proprio l'espressione di persone istruite, infatti loro seguono il Maestro più per devozione che per quello che proferisce e dice, non riescono a capacitarsi di come uno che si dichiari Figlio di Dio, non richiami tutti gli angeli e tutto quello che potrebbe essere in suo potere per liberarsi da coloro che lo deridono e lo perseguitano.
Sono dodici umili persone, tanto umili che a vederli paiono ancora infantili, già si litigano per avere il posto al tavolo, il più vicino possibile al Maestro, e alla sua sinistra si è guadagnato il posto un certo Simone Pietro , un pescatore dal carattere impulsivo e incostante, un omone robusto che porta sulle spalle tutto il suo faticoso lavoro, a lui il Maestro un giorno gli ha detto che sarà l'Uomo di Pietra su cui edificherà la sua Chiesa, ma non ne ha dato peso.....dice tante cose incomprensibili questo uomo.
Alla destra siede un giovane, battagliero e sempre pronto a sfidare chi importuna il Maestro, Giovanni, forse l'unico che riesce a comprendere un poco di più la Parola “amore” che profetizza il Signore.
Alla destra di Giovanni siede ora Giuda di Cheriot, lui è il tesoriere che amministra le offerte delle persone abbienti convertite dal Maestro, è sospettato che buona parte di questi “introiti” vengano da lui usati, è l'unico che è visibilmente agitato e nervoso, e non è certo il sapersi scoperto da questa ingiuria, ma lui non capisce assolutamente questo Maestro, Giuda vive solo e esclusivamente per il denaro e ogni cosa ha questo determinato valore, “amore”, “Dio” non hanno prezzo perciò non hanno assolutamente nessun valore.
Gli altri sono Andrea, il fratello di Pietro, un tipo piuttosto taciturno che è sempre motivo di burla da parte degli altri per il suo mutismo, carattere chiuso al pari di Giacomo il fratello costui di Giovanni. C'è Filippo il bontempone e l'allegrone della “combriccola” , lui ha sempre motivo per divertire e soprassedere su tutto, è puntiglioso però nelle cose al punto che non crede se non ha prove sufficienti per farlo. L'altra faccia invece è Tommaso, pessimista e scettico, che in ogni cosa vede disgrazie a tal punto da restarne contento quando esse si verificano, un motivo per avere così ragione.
Poi c'è Matteo, che si chiamava Levi, un personaggio odiato in quanto era diventato ricco facendo il pubblicano, ovvero riscuoteva le imposte dai compatrioti giudei per conto degli invasori romani e ne intascava la percentuale. Poi aveva trovato il Maestro ed ora è povero come gli altri, ma diversamente da tutti, non ha perso l'abitudine di vestirsi computamente e di essere sempre elegante e profumato. Tra tutti è quello che ritiene, patriotticamente parlando,il Maestro “gloria d'Israele”.
Il più piccolo di statura, anche se bisogna considerare che nessuno è più alto di un metro e 65, compreso il Signore, è Giacomo il Giusto, timido, devoto nella preghiera ma incerto sulle parole del Messia, poi c'è un altro Giuda, Taddeo, un tipo molto appartato e molto per conto suo, e anche Simone Zelote, lui è stato un congiurato politico, un combattivo e rivoluzionario che avrebbe voluto scacciare l'invasore romano dalla Giudea con l'uso delle armi, e non ogni tanto ha ancora quel mordente per intraprendere la lotta.
Infine Natanaele detto Bartolomeo, bello, giovane e molto curato nel vestire e nel presentarsi alla pari di Matteo, delicato nel portamento come nel cuore, di un candore umano tale che Gesù a lui ha promesso “la visione del Cielo con gli angeli che salgono e scendono sul Figlio dell'Uomo”.
La cena è pronta in tavola, agnello cotto intero allo spiedo per simboleggiare l'unità di Israele, schiacciate di pane “azimo” non lievitato a ricordare che gli Ebrei erano fuggiti dall'Egitto in assoluta fretta da non poter aspettare il lievitare del pane, insalata di erbe amare a menzionare l'amarezza della schiavitù, una salsa di datteri, vino, fichi e cannella e un buon vino rosso.
(errebi)
Immagine: The last super - Juan de Juanes (Juan Vicente Macip)

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