mercoledì 17 aprile 2019

GIOVANNI BOCCACCIO - DECAMERONE

Io adoro il classico, perchè è con questo che riprendo le mie mancanze dialettali, riprendo la voglia di una buona e gradita lettura, un delicato abbandono fatto semplicemente per il diletto di farlo, sapendo che quello che leggo già ne conosco il contenuto, ma la calma e la tranquillità mi faranno sicuramente apprezzare e notare cose che sicuramente nella veloce e talvolta obbligata lettura (vedi testi dati in periodo scolastico) mi ero perso.
IL DECAMERONE di Giovanni Boccaccio, rientra apposito in quei testi scolastici che ti presentano come una valida lettura ma al contempo traspare quella “stupida” concezione che è un libro tendenzialmente “ e che non va dimenticato che è stato uno dei tanti ad essere inserito nell'Indice dei libri proibiti.
E tutta questa assurdità ha certamente influenzato la mia prima lettura, al punto tale che il personaggio stesso, il Boccaccio, non lo ritenevo poi quel grande scrittore di cui bisognava tenere conto, non era certo un nuovo Dante , il vate che lo aveva preceduto.
Poi si cresce, si comincia a ragionare con la propria testa e si fanno le nostre dovute scelte, anche letterarie e si rispolverano quei classici che magari abbiamo boicottato, non tanto per nostra voluta decisione, ma in quanto maggiormente influenzati, ricordo persino che il Leopardi, di cui ho una stima letteraria al di sopra di ognuno, lo ritenessimo noi scolaretti, un pessimista e un introverso bigotto e sottomesso, un topo passivo di biblioteca. E eccomi così a rileggere il Boccaccio e soprattutto questo Decamerone, la storia in novelle di una scampata epidemia di peste, che storicamente aveva devastato l'Europa nel Trecento, dove un gruppo di giovani , sette ragazze e tre ragazzi si incontrano a Firenze in Santa Maria Novella e per scampare all'insidia della feroce malattia che ha invaso ormai la città, decidono di trasferirsi in una villa di campagna e per tenere allegro il pensiero dai fatti e dagli accadimenti, decidono, a turno, di raccontarsi una novella e il tema sarà scelto dal re o regina della giornata ( infatti ogni giorno verrà eletto un giovane (arbitro) che regolerà i vari racconti).
Saranno storie di beffa, mariti beffati, ma anche donne che subiranno stessa sorte dai consorti, si parler degli amori infelici ma anche felice e tante altre tematiche, naturalmente saranno racconti dettati dai cuori di giovani e andranno anche oltre il lecito raccontabile, ma tutto con gradita e sincera malizia che non manca nell'ardore di un ragazzo o ragazza.
Non dobbiamo dimenticare che il Boccaccio è stato un grande umanista e per raggiungere tale traguardo bisognava anche conoscere bene la letteratura volgare del periodo, soprattutto quella di matrice popolare. Ecco la sua facilità nel trasformare i classici latini e greci e amalgamarli e rielaborarli in una letteratura semplice e “volgare” nel senso del comune e facile.
Nei racconti Boccaccio tende a dare grande importanza alla donna, infatti in ogni novella sarà sempre costei un principale personaggio, vuoi donne sensuali, donne che suscitano senso erotico ma 
anche donne materne, donne timide, donne fiabesche e magiche, donne riviste sotto ogni spunto di femminilità, senza comunque dimenticare il periodo in cui è stato scritto, in quanto la donna era quel personaggio delicato che sempre pensava all'amore e che non poteva distrarsi dalle pene amorose se non raccontando. E con la donna sarà certamente legato il tema dell'amore visto in ogni sua sfaccettatura e naturalmente l'avventura dove si spiegheranno i fatti di ogni racconto. Il tutto comunque centrato sul tema religioso e sul clero che sono gli elementi basilari in cui vive l'uomo medievale, ma sarà proprio in questo mondo la spettacolarità del Maestro a far si che venga anche criticato.
Una lettura giovane, brillante ma non solo, un classico da rivedere e sottolineare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

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