Il Grande Sinedrio, il consiglio degli anziani, è quello che governa la Giudea, si annovera di circa una settantina di membri suddivisi tra “anziani, i più ricchi ma noti per la loro saggezza e gli “scribi” i dottori della legge che insieme formano i “sadducci” coloro che sono ligi alle leggi orali e dediti a le leggi scritte. Poi ci sono il “farisei” che sono il gruppo maggiore.Da questo “Tribunale” dipendono tutti i sacerdoti e le guardie del tempio e il massimo capo è Caifa aiutato dal suocero Hanna.
Il caso di Gesù è sul tavolo dove viene esaminato, solitamente i predicatori , che da tempo ce ne sono sovente, vengono lasciati fare in quanto poi si esauriscono da soli quando vengono a mancare delle promesse elargite e cadono nel ridicolo perdendo la dovuta credibilità, ma il caso del Nazareno è diverso,costui sa trascinare un vasto cumulo di persone, ha un carisma simile a Mosè o Isaia, quando parla sa provocare brividi e perciò è da ritenere pericoloso e potrebbe far crollare il prestigio dei sadducei, ma per fortuna uno dei seguaci, Giuda, si è fatto avanti da solo e ha garantito su pagamento che denuncerà Ges, quale miglior occasione per processarlo e condannarlo come bestemmiatore.
Giuda aspetta fuori, Caifa tituba ancora ma poi si decide ( qual'è la paura maggiore che lo attanaglia, la quasi certezza che Gesù sia davvero il Messia che egli dice di essere, e se così fosse addio al suo potere e ai suoi fasti) chiama le guardie del Tempio e un manipolo di legionari romani per andare con l'apostolo a prelevare il Nazareno, e bisogna fare in fretta, la notte è amica, in quanto per superstizione si creda che abbia mano forte il diavolo, diversamente dal giorno in cui è l'angelo il padrone.
Intanto la cena andava avanti, il Maestro ogni tanto aveva quei suoi soliti discorsi sulla sua prossima dipartita, ma ormai i discepoli non ci facevano nemmeno più caso, anzi era giunto il momento di cantare l'alleluia e lasciare il desco, la notte era profonda, Gerusalemme tutta stava già dormendo.
Si alzarono e uscirono tutti insieme, Gesù avanti a tutti seguito dai suoi discepoli, rasentano le mura della città e giungono a salire su un colle, il Monte degli Ulivi, arrivano in un piccolo spiazo dov'è un frantoio d'olive chiamato Getsemani, allora il Maestro impone a Pietro, Giovanni e Giacomo di seguirlo mentre gli altri li fa accomodare al bordo del campo ad aspettarli.
E' una notte di luna piena, e si cammina benissimo tra i campi e le valli, Gesù arrivato a un certo punto del giardino, dice ai suoi accompagnatori di sedersi e di aspettarlo perchè lui si allontana: “L'anima mia è triste fino alla morte”.
Poi una volta inoltrato tra gli ulivi, si inginocchia e comincia a pregare, ora inizia il vero momento del dolore, quel dolore esclusivamente umano che Lui deve provare senza remore, senza nessuna certezza di resurrezione, ora anche Lui avrà paura della morte come ogni uomo, deve soffrire senza attenuanti e supplica allora il padre suo :” Padre mio, se è possibile allontana da me questo calice! Tuttavia non come voglio io, ma come vuoi tu.”
Da lontano i tre non possono che meravigliarsi di vedere e sentire il loro Maestro piangere e singhiozzare, lo aveva predetto questo “scandalo” , l'allontanamento nel loro cuore della supposta divinità e vederlo invece sempre più umano da restarne,nonostrante lo amino profondamente, scettici, e in questi pensieri si addormentano. Gesù viene presso di loro a svegliarli “Così non avete saputo vegliare un'ora sola?” e ritorna a pregare, ma dopo poco rieccolo a scoprire i tre che dormono ancora e li ammonisce di nuovo e di nuovo li abbandona. Alla terza volta ritrovandoli di nuovo dormienti gli mormora con tutta la tristezza possibile “ Dormite pure e riposatevi: ecco, è vicina l'ora, il Figlio dell'Uomo sarà dato nelle mani dei peccatori”.
Ed ecco un brusio di persone e un rumore di innumerevoli passi farsi sempre più fragoroso, Gesù con i tre si è avvicinato a gli altri e così gli dice:” Alzatevi e andiamo, chi mi tradisce è vicino.”
I legionari e i sadducei sono davanti a loro, allora Giuda si stacca dal gruppo e si avvicina a Gesù baciandolo. Ecco quello è il gesto che adduce a gli altri, che non conoscono di fatto il Messia che non per sentito nominare, la certezza.
Gesù si rivolge alla folla : “ Chi cercate?”
“ Gesù di Nazaret”
“ Sono io”.
Pietro sguainerà una spada e mozzerà un orecchio a un centurione, ma Gesù toccherà all'istante la ferita che si rimarginerà e lo rimprovererà. “ Pietro, vuoi che non beva il calice che il Padre mi ha dato?” Un altro soldato romano afferra allora il Messia e gli lega le mani trascinandolo presso gli altri per portarlo via.
Il prigioniero alle tre della notte viene portato di fronte a Hanna e poi a Caifa che nonostante la notte in bianco è di una contetezza sublime, stavolta Pilato non potrà che fare ciò che il Sinedrio decide, una condanna a morte per una problematica religiosa non rientrano nelle aspettative di un governatore pagano romano, ma stavolta assecondando Caifa mandandogli i soldati si è compromesso e non può più tirarsi indietro, altrimenti la cosa la verrebbe a sapere Tiberio, l'imperatore e per lui sarebbe un grossissimo rischio.
Hanna rivolge poche parole al prigioniero e lo rimanda a Caifa. Questi inizia a interrogare il Maestro, che è già provato dalla sofferenza della prigionia, i suoi polsi e caviglie sono ora legati, il viso è tumefatto e le vesti sdrucite e infangate, ma l'espressione è lucida e trasparente, Caifa vuole conoscere la sua dottrina e sapere il numero dei seguaci tanto per capire se è già un realizzatore di una qualsiasi setta, ma Gesù risponde sfrontato che la sua dottrina è nota a tutti e basterebbe chiedere ai tantissimi che lo hanno ascoltato. Una guardia allora lo schiaffeggia, poi arrivano i falsi testimoni:
“ Ha detto che avrebbe distrutto il Tempio e che ne avrebbe edificato un altro”
Le parole di Gesù erano state diverse “ Distruggete questo tempio e io lo riedificherò in tre giorni....ossia uccidetemi pure ma io risorgerò.”
Caifa va diretto:
“Sei tu il figlio di Dio?”
“ Lo sono e d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'Uomo seduto al fianco dell'Onnipotente!”
“ Ha bestemmiato!” grida ora Caifa “ Ha bestemmiato!”
Il Sinedrio intero si trasferisce al Tempio, costui deve essere condannato e mentre si verifica questo spostamento il prigioniero viene lasciato nel cortile dove le guardie cominceranno a beffeggiarsi di lui, sputandogli in faccia e arrecandogli calci e pugni, solo per il divertimento di farlo.
Nel momento che Gesù era di fronte a Caifa, Pietro era riuscito a entrare nel cortile della casa, facendosi spazio tra le genti e le guardie, ma una ragazza quasi lo riconosce e gli domanda se lui è un seguace di quel Gesù, lui risponde di no. Una guardia però è quasi certa e gli ripete la domanda, ma Pietro quasi urlando. “Io no!” ma ancora un servo lo indica deciso : “ Era con Lui!”
“Io? Nemmeno per sogno” e spaventato fugge via, ma nel fuggire ode un gallo cantare e inorridisce al pensiero delle parole del Maestro che lo avevano presagito.
Il Tribunale ha deciso, Gesù deve essere giustiziato, che sia portato al cospetto del governatore Ponzio Pilato.
Intanto Giuda è riuscito anche lui ad arrivare al Tempio, vuole redimersi dal tradimento e cerca di far intendere che Gesù è innocente, che non era vero, ma nessuno ormai da retta a questo ciarlatano, allora stremato dalla rabbia e dal rancore verso se stesso, prende la sacca con i trenta denari, li getta dicendo : “ Se il venditore non ha in tasca il ricavato della vendita, è come se la vendita stessa non fosse avvenuta.”.
Poi sempre più preso dalla follia e da un forte rimorso interiore, fugge fino ad arrivare ad una collina sotto un albero di fico e con la cinghia della borsa all'estremità di un ramo e l'altra al suo collo si impicca.
Il caso di Gesù è sul tavolo dove viene esaminato, solitamente i predicatori , che da tempo ce ne sono sovente, vengono lasciati fare in quanto poi si esauriscono da soli quando vengono a mancare delle promesse elargite e cadono nel ridicolo perdendo la dovuta credibilità, ma il caso del Nazareno è diverso,costui sa trascinare un vasto cumulo di persone, ha un carisma simile a Mosè o Isaia, quando parla sa provocare brividi e perciò è da ritenere pericoloso e potrebbe far crollare il prestigio dei sadducei, ma per fortuna uno dei seguaci, Giuda, si è fatto avanti da solo e ha garantito su pagamento che denuncerà Ges, quale miglior occasione per processarlo e condannarlo come bestemmiatore.
Giuda aspetta fuori, Caifa tituba ancora ma poi si decide ( qual'è la paura maggiore che lo attanaglia, la quasi certezza che Gesù sia davvero il Messia che egli dice di essere, e se così fosse addio al suo potere e ai suoi fasti) chiama le guardie del Tempio e un manipolo di legionari romani per andare con l'apostolo a prelevare il Nazareno, e bisogna fare in fretta, la notte è amica, in quanto per superstizione si creda che abbia mano forte il diavolo, diversamente dal giorno in cui è l'angelo il padrone.
Intanto la cena andava avanti, il Maestro ogni tanto aveva quei suoi soliti discorsi sulla sua prossima dipartita, ma ormai i discepoli non ci facevano nemmeno più caso, anzi era giunto il momento di cantare l'alleluia e lasciare il desco, la notte era profonda, Gerusalemme tutta stava già dormendo.
Si alzarono e uscirono tutti insieme, Gesù avanti a tutti seguito dai suoi discepoli, rasentano le mura della città e giungono a salire su un colle, il Monte degli Ulivi, arrivano in un piccolo spiazo dov'è un frantoio d'olive chiamato Getsemani, allora il Maestro impone a Pietro, Giovanni e Giacomo di seguirlo mentre gli altri li fa accomodare al bordo del campo ad aspettarli.
E' una notte di luna piena, e si cammina benissimo tra i campi e le valli, Gesù arrivato a un certo punto del giardino, dice ai suoi accompagnatori di sedersi e di aspettarlo perchè lui si allontana: “L'anima mia è triste fino alla morte”.
Poi una volta inoltrato tra gli ulivi, si inginocchia e comincia a pregare, ora inizia il vero momento del dolore, quel dolore esclusivamente umano che Lui deve provare senza remore, senza nessuna certezza di resurrezione, ora anche Lui avrà paura della morte come ogni uomo, deve soffrire senza attenuanti e supplica allora il padre suo :” Padre mio, se è possibile allontana da me questo calice! Tuttavia non come voglio io, ma come vuoi tu.”
Da lontano i tre non possono che meravigliarsi di vedere e sentire il loro Maestro piangere e singhiozzare, lo aveva predetto questo “scandalo” , l'allontanamento nel loro cuore della supposta divinità e vederlo invece sempre più umano da restarne,nonostrante lo amino profondamente, scettici, e in questi pensieri si addormentano. Gesù viene presso di loro a svegliarli “Così non avete saputo vegliare un'ora sola?” e ritorna a pregare, ma dopo poco rieccolo a scoprire i tre che dormono ancora e li ammonisce di nuovo e di nuovo li abbandona. Alla terza volta ritrovandoli di nuovo dormienti gli mormora con tutta la tristezza possibile “ Dormite pure e riposatevi: ecco, è vicina l'ora, il Figlio dell'Uomo sarà dato nelle mani dei peccatori”.
Ed ecco un brusio di persone e un rumore di innumerevoli passi farsi sempre più fragoroso, Gesù con i tre si è avvicinato a gli altri e così gli dice:” Alzatevi e andiamo, chi mi tradisce è vicino.”
I legionari e i sadducei sono davanti a loro, allora Giuda si stacca dal gruppo e si avvicina a Gesù baciandolo. Ecco quello è il gesto che adduce a gli altri, che non conoscono di fatto il Messia che non per sentito nominare, la certezza.
Gesù si rivolge alla folla : “ Chi cercate?”
“ Gesù di Nazaret”
“ Sono io”.
Pietro sguainerà una spada e mozzerà un orecchio a un centurione, ma Gesù toccherà all'istante la ferita che si rimarginerà e lo rimprovererà. “ Pietro, vuoi che non beva il calice che il Padre mi ha dato?” Un altro soldato romano afferra allora il Messia e gli lega le mani trascinandolo presso gli altri per portarlo via.
Il prigioniero alle tre della notte viene portato di fronte a Hanna e poi a Caifa che nonostante la notte in bianco è di una contetezza sublime, stavolta Pilato non potrà che fare ciò che il Sinedrio decide, una condanna a morte per una problematica religiosa non rientrano nelle aspettative di un governatore pagano romano, ma stavolta assecondando Caifa mandandogli i soldati si è compromesso e non può più tirarsi indietro, altrimenti la cosa la verrebbe a sapere Tiberio, l'imperatore e per lui sarebbe un grossissimo rischio.
Hanna rivolge poche parole al prigioniero e lo rimanda a Caifa. Questi inizia a interrogare il Maestro, che è già provato dalla sofferenza della prigionia, i suoi polsi e caviglie sono ora legati, il viso è tumefatto e le vesti sdrucite e infangate, ma l'espressione è lucida e trasparente, Caifa vuole conoscere la sua dottrina e sapere il numero dei seguaci tanto per capire se è già un realizzatore di una qualsiasi setta, ma Gesù risponde sfrontato che la sua dottrina è nota a tutti e basterebbe chiedere ai tantissimi che lo hanno ascoltato. Una guardia allora lo schiaffeggia, poi arrivano i falsi testimoni:
“ Ha detto che avrebbe distrutto il Tempio e che ne avrebbe edificato un altro”
Le parole di Gesù erano state diverse “ Distruggete questo tempio e io lo riedificherò in tre giorni....ossia uccidetemi pure ma io risorgerò.”
Caifa va diretto:
“Sei tu il figlio di Dio?”
“ Lo sono e d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'Uomo seduto al fianco dell'Onnipotente!”
“ Ha bestemmiato!” grida ora Caifa “ Ha bestemmiato!”
Il Sinedrio intero si trasferisce al Tempio, costui deve essere condannato e mentre si verifica questo spostamento il prigioniero viene lasciato nel cortile dove le guardie cominceranno a beffeggiarsi di lui, sputandogli in faccia e arrecandogli calci e pugni, solo per il divertimento di farlo.
Nel momento che Gesù era di fronte a Caifa, Pietro era riuscito a entrare nel cortile della casa, facendosi spazio tra le genti e le guardie, ma una ragazza quasi lo riconosce e gli domanda se lui è un seguace di quel Gesù, lui risponde di no. Una guardia però è quasi certa e gli ripete la domanda, ma Pietro quasi urlando. “Io no!” ma ancora un servo lo indica deciso : “ Era con Lui!”
“Io? Nemmeno per sogno” e spaventato fugge via, ma nel fuggire ode un gallo cantare e inorridisce al pensiero delle parole del Maestro che lo avevano presagito.
Il Tribunale ha deciso, Gesù deve essere giustiziato, che sia portato al cospetto del governatore Ponzio Pilato.
Intanto Giuda è riuscito anche lui ad arrivare al Tempio, vuole redimersi dal tradimento e cerca di far intendere che Gesù è innocente, che non era vero, ma nessuno ormai da retta a questo ciarlatano, allora stremato dalla rabbia e dal rancore verso se stesso, prende la sacca con i trenta denari, li getta dicendo : “ Se il venditore non ha in tasca il ricavato della vendita, è come se la vendita stessa non fosse avvenuta.”.
Poi sempre più preso dalla follia e da un forte rimorso interiore, fugge fino ad arrivare ad una collina sotto un albero di fico e con la cinghia della borsa all'estremità di un ramo e l'altra al suo collo si impicca.
(errebi)
Immagine: Caravaggio - Il bacio di Giuda
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