martedì 2 aprile 2019

ANGELO (AGNOLO) BRONZINO - ALLEGORIA DEL TRIONFO DI VENERE

Dalla pagina  FB " Arte in cornice"
E' stato agli inizi un aiutante del Pontormo per l'esecuzione degli affreschi della Certosa del Galluzzo presso Firenze, ma il Bronzino si staccherà quasi subito dalle tendenze spiritualizzanti del Maestro , per rinascere in un suo particolare e più raffinato estetismo.
Arriverà così alla corte dei Medici e per Cosimo dipingerà numerosissimi ritratti con minuziose riproduzioni dei particolari e con deciso proposito di rappresentare quella fredda eleganza che si sfoggiava negli ambienti di allora. Sarà proprio Cosimo a richiedere al Bronzino un quadro da donare al re di Francia, Francesco I, con l'intenzione di assicurarsi simpatie della Francia per non essere a sua volta assorbito dall'impero incalzante di Carlo V d'Asburgo.
Nasce così questo meraviglioso e criptico dipinto, da una caratterizzazione sensuale che sfiora l'erotismo, ma che apporta un insieme di significati tali da sbalordire e da ingarbugliare per secoli interpretazioni varie e diverse, la critica.
“Allegoria del Trionfo di Venere” parla soprattutto e esclusivamente d'amore.
Le figure principale sono ovviamente Venere, la dea dell'amore per antonomasia data la sua enorme bellezza e da Cupido, suo figlio, il fautore dell'amore stesso. Essi occupano tutta la parte sinistra del quadro, Venere che è seduta su un cuscino azzurro tiene tra le mani l'acerrimo pomo della discordia vinto ad Atena, mentre Cupido, amore senza pudicizia, si presenta nudo e solletica il seno alla madre. Insieme sono intenti nell'approssimarsi di un bacio, quasi un sottofondo vagamente incestuoso, ma nel frattempo, se ben notiamo, in questo atto d'amore c'è anche l'inganno, infatti Cupido con la sua tecnica di seduzione, incanta Venere ma nel frattempo cerca di rubarle il diadema che essa porta in capo, mentre lei nel fingere di essere dominata gli ruba una freccia per renderlo meno pericoloso.
Dietro di loro vediamo un vecchio, la personificazione del Tempo, con in mano una clessidra che scostando la forza dell'Oblio (un drappo azzurro) scopre la Gelosia nell'intento di strapparsi i capelli in preda alla disperazione di se stessa.
Il quadro ammonisce chi lo guarda con l'intento di far capire che l'amore è spesso ingannevole, e oltre ai gesti dei personaggi principali a testimoniarlo ci sono in basso due maschere tipiche della rappresentazione teatrale, e l'Amore poi non sempre è perfezione, ma spesso, è Gelosia a tal punto da far strappare i capelli. L'Amore a sua volta è anche scherzo o addirittura Follia, come la figura del bambino alla destra del quadro, che spargendo petali scuote i sonagli alle sue caviglie.
Un quadro che fa molto meditare e se vogliamo dargli un'interpretazione che doveva poi assumere, (ovvero che abbia una valenza politica) è un netto monito a un regnante che debba stare molto attento nel smascherare chi con belle maniere, offre devozione e amore magari nascondendo un qualche cosa di diverso e di minaccioso da quello che dimostra.
Roberto Busembai (errebi)

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