Mi porto lento attraverso le tue
stradelle chiuse e strette,
mi faccio trasportare dal solito dolce
candore
del tuo profumo, Lucca mia secolare,
del mio natale
che vide attraverso i vetri gli alberi
che dominavano
le tue antiche Mura che stretta
accerchiano
le genti e le case della tua virtuosa
città medievale.
E nel camminare, ormai lento per
senilità,
alzo lo sguardo come sempre e penso
che non potrei più volare come facevo
salendo i ripidi gradini,
per ammirare dalle tue torri i
panorami,
torri di storie e ambite dimostrazioni
di potere,
di genti passate nei tempi e
dominatori,
la tua Guinigi che il destino volle
inverdire
e lecci posare al suo finire,
e dei rintocchi della torre delle Ore
che mi scandisce sempre il passare
di una città che tutto invece sembra
essersi fermato
da sempre.
Trascino ancora pochi passi cercando di
pensare,
ma son le chiese vaste, immense e quasi
innumerevoli,
che risvegliano i ricordi,
di sacre funzioni e incensi fumosi
profumi
e sapori di ceri accesi,
di processioni invadenti ed invasive,
canti e corali sacri sui selciati
di una e unica lunga strada
che ti attraversa, città mia cara.
Salgo su una bicicletta che forse
mi porterà più lontano,
ma non posso non pensare
di salire su quelle Mura per
immaginare un poco di dominare
il vicino mare che oltre i colli invade
o di ammirare le grandi montagne
di bianco marmo colorate.
Spero di ritornare su questi quattro
passi
che sono si lievi e cadenzati
ma giganti nel cuore e nel pensarti,
città dalle cento chiese e
dalle musiche dolci Pucciniane.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini ERREBI
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