sabato 30 novembre 2019

PIERO DELLA FRANCESCA - FLAGELLAZIONE

Voglio entrare in questa città partendo da un'opera d'arte che in fondo la identifica, perchè non si può parlare di Urbino senza pensare al famosissimo suo Duca di Montefeltro che portò la cittadina a riconoscenze intellettuali e governative non indifferenti.......
Tutti o comunque tanti conosceranno la famosissima opera "Flagellazione" del grande pittore Piero della Francesca, che attualmente risiede nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino, ma forse non tutti ne sanno la vera interpretazione.
In questa bellissima e precisa opera pittorica,Piero della Francesca raffigurò sulla sinistra, in lontananza la flagellazione del Cristo , mentre nel gruppo in primo piano a destra, il giovane signore biondo nel mezzo ad altri due, altri non è che Oddantonio, il fratellastro del Duca Federico di Montefeltro ( che gli succedette poi nella conduzione della città), gli altri sono due importanti ministri Manfredo Pio e Tommaso d'Agnello, personaggi che erano stati mandati dal Malatesta di Rimini per aiutare l'Oddantonio nella conduzione degli affari di stato. Il dipinto fu infatti commissionato proprio dal Duca Federico e il Maestro Piero ha così suggerito una connessione tra il supplizio del Cristo, circondato dai suoi giustizieri e l'assassinio, che fu, di Oddantonio , che a causa della sua dissolutezza di vita e della sua maldestra governabilità, aveva acceso forti malumori e da questi nacque appunto una congiura nei suoi riguardi che arrivò all'omicidio. I due ritratti intorno a lui, si presume che fossero stati i cattivi consiglieri della conduzione e perciò i diretti artefici all'avvenuta e subentrata congiura. Si narra che il corpo di Oddantonio sia stato addirittura fatto a pezzi dal popolo di Urbino, questo per fargli ripagare una crudeltà a lui attribuita, quella di aver bruciato vivo un paggio per una piccola e insulsa mancanza.
Federico gli successe, nonostante le molte titubanze e con il preciso patto che rinunciasse a vendicare il fratellastro, e fu diversamente dal parente, un sagace e saggio amministratore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Piero della Francesca - Flagellazione

VORREI SAPERE DOVE SEI FINITO

Vorrei sapere dove sei finito,
ti cerco annaspando,
scartando ogni ostacolo
e ogni situazione,
ma ti sei nascosto bene
per non compiere il tuo dovere.
Lo so è un duro momento,
parlare di pace e di amore
è un puro controsenso,
poi la crisi monetaria,
il crollo dei valori e
delle tradizioni,
l'insulsa credenza religiosa,
lo stupido pensare
di essere felici e buoni immensamente,
beh non hai torto
a non farti trovare,
ma devi ugualmente essere presente
perchè il tempo non si può fermare,
e l'uomo deve scorrere come sempre
il suo procedere naturale.
Vorrei sapere dove sei finito,
ma spero che tu trova in un
angolo del tuo pensare,
un attimo di ancora buono
che puoi portare,
almeno dai tu l'esempio
a questo mondo infame,
che c'è sempre una speranza
per concedere l'amore,
e poi fai il tuo dovere
come sempre
e affacciati Dicembre
a dare peso, a questo ultimo,
ma non meno importante,
mese annuale.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Blue Lake, Kandersteg, Switzerland

venerdì 29 novembre 2019

LA VOCE DEL SILENZIO

La voce del silenzio
ha note indecifrate,
suoni iridescenti e frasi incompiute,
la voce del silenzio
ha forza immane,
per rimanerti impresso
il suo forte volume.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web :Olaf Meyer, Berlin

lunedì 25 novembre 2019

UN FUOCO CHE ARDE (25 Novembre contro la violenza delle donne)

Ho acceso un fuoco
dentro il mio cuore,
arde e non consuma
e sprona all'amore,
vorrei che da oggi
e per sempre,
ci fosse un grande incendio
dentro il cuore di ogni uomo
e non soltanto il gelo
e sangue a far loro da decoro,
un fuoco che scaldi
la dolcezza femminile,
il fascino della donna
il suo intelligente sapere,
la sua forza nel lottare
e la grande disponibilità
che già loro possiedono,
nell'amare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

domenica 24 novembre 2019

E MI STRINGEVA FORTE E PIANO CONTEMPORANEAMENTE


L'ho provato ancora quel calore,
quel trapassar di affetti
attraverso le mani,
quella sensazione di sicurezza
che emanava quando mia madre
mi stringeva forte e piano contemporaneamente,
e io bambino che credevo in lei,
godevo del calore che emanava,
e quanta felicità mi donava.
L'ho provato ancora quel calore,
quando io ho stretto la vostra
piccola mano salda,
quando da padre vi dovevo
dar insegnamento e sostentamento forte,
quando voi figli da me speravate tanto,
e vi stringevo piano e forte contemporaneamente,
perchè non volevo farvi male,
e al tempo rassicurare.
L'ho provato ancora quel calore
quando tu mi hai stretto per darmi un aiuto,
figlio che ora sei qui accanto,
lo sento ancora quel tepore dolce
che passa tra le dita e arriva al cuore,
e mi stringi forte e piano contemporaneamente,
per farmi sentire che sei forte
e posso in te trovare appoggio,
ma piano perchè vecchio e potrei sentir
dolore in niente.
Vorrei provarlo in eterno quel calore,
e mai provarlo quando dovrò andare,
come ho invece sentito per ultimo di mio padre,
e lo stringevo piano e forte contemporaneamente,
piano perchè non destassi in lui la certezza
della sorte,
forte perchè il pianto dovevo celare per
dare a lui la forza di lasciare.
Vorrei non provarlo io quel calore,
ne piano ne forte e non contemporaneamente.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

UN CANE, UN GATTO E UN TOPOLINO

C'erano una volta, in un paese molto lontano, ma così tanto lontano che non mi ricordo neppure dove si trovava e come si chiamava, ma quello che ricordo è che c'erano in questo paese tanti, ma dico tanti, animali soli e abbandonati, era un po' il rifugio per quelle piccole bestiole che improvvisamente si erano ritrovate sole, forse perchè il loro precedente padrone era morto o forse, ancora peggio, perchè i loro padroni precedenti erano delle brutte persone che non volevano avere improvvisamene animali da guardare, curare e soprattutto amare.
In questo paese che era disabitato ormai da tanti anni, loro si davano daffare ad andare avanti e non c'erano distinzioni alcune, i gatti miagolavano tranquilli con i topi e questi squittivano volentieri alle orecchie dei loro acerrimi nemici,
nelle storie, ma non nella loro realtà. C'erano poi anche tanti cani che erano i guardiani prediletti e che godevano nel farsi carezzare dalle morbide zampe delle gattine, e poi galline, oche, coniglietti e tanti altri ancora, insomma era un paese animato anche se non esisteva l'uomo, e visto come si era con loro comportato, vigeva un vecchio proverbio "meglio soli che male accompagnati".
Tutto andava per la meglio quando era primavera e poi estate, potevano trovare da mangiare cacciando tra i campi verdi e prosperosi, trovare insetti, volatili e altre cose di cui potersi sfamare, poi con il tempo sempre bello si potevano trovare in una piazza, in un cortile o in mezzo ad un campo o al bordo del fresco fiume per giocare, ballare e scherzare insieme, ma presto sarebbe arrivato anche l'autunno per non parlare poi dell'inverno. Infatti in questi mesi, soprattutto quello del grande freddo, non avevano da trovare cibo e spesso si vedevano animaletti disperati e alcuni che se ne andavano distrutti nella speranza di poter trovare in un altro posto, un caldo riposo e un giusto cibo per sfamare, ma questi non sono mai più tornati a dire che si erano trovati bene.
Un anno fece davvero tanto freddo, da gelare in pieno giorno l'acqua del fiume, tutto era diventato bianco dalla folta neve che era caduta improvvisamente e anticipatamente dalle altre stagioni, ancora era autunno e già vigeva l'inverno, tutti gli animaletti erano davvero disperati, sarebbe stata di certo una moria totale, se non avessero inventato o trovato qualche espediente per poter cambiare. Ma che potevano fare i gatti, topi e cani, mucche, galline e conigli insieme, il cibo che la natura gli poteva dare era tutto seccato e gelato, nessuno sapeva accendere un fuoco per scaldare o sciogliere quel gelo, e si moriva davvero e di fame.
Un cane, Baldo, uno dei più vecchi che c'erano nel paese, lui che veniva dalla città lontana e aveva sulle spalle e nella mente una grande esperienza di vita vissuta bene ma anche male, fece una proposta che gli era stata suggerita proprio dalla mente e dal ricordo. Quando era giovane viveva in una povera famiglia composta dal padre madre e due bambini, nonostante i loro disagi nel poter scorrere la vita, a lui non mancava mai di mangiare, anzi spesso erano proprio i bambini che si privavano di qualche pezzetto di carne o pane inzuppato per darlo a lui. Erano poverissimi e spesso c'era pure poca legna per poter ardere e scaldare, la cena era composta di pane scuro inzuppato nell'acqua e miracolosamente qualche cavolo nero che era scampato dal gelo che aveva invaso l'orto familiare. Ma nonostante tutto erano felici e spesso nominavano una persona che presto sarebbe arrivata e che li avrebbe fatti vivere meglio e anzi una sera i due bambini si misero seduti al tavolino, una penna in mano e un foglio bianco e iniziarono a scrivere sotto l'umile controllo dei genitori:
" Caro Babbo Natale,
noi siamo due bambini poveri ma da te vorremmo chiederti soltanto, non giochi perchè sappiamo come divertirci anche senza, non dolciumi perchè possiamo farne anche senza, ma se possibile portarci un poco di pane bianco che non lo conosciamo ma sappiamo davvero buono e farci avere anche un poco di sugo quello rosso con la carne perchè possiamo anche noi dire che è Natale. Grazie babbino. Paolino e Giannino."
Poi quella lettera fu imbucata come tante altre e loro per tanti giorni e giorni attesero parlandone come un grande evento.
" Ora devo dirvi" continuò a parlare Baldo agli animali accorsi intorno " io quel Babbo Natale non l'ho mai visto e non so neppure chi sia e come sia fatto, ma vi assicuro che una mattina, sopra il tavolo della cucina, c'era un grosso pane bianco, una pentola che fumava e emanava un profumo di sugo che a pensarci ora mi viene da svenire e una lettera per i genitori in cui, seppi, c'era un indirizzo per rivolgersi di trovare da lavorare"
Ci fu un boato di sorpresa tra tutti gli animali, i cani abbaiarono per la felicità, i gatti cominciarono a far le fusa e a strusciarsi vicini alle zampe delle mucche, i topolini correvano tra un animale e un altro, le galline cantavano a più non posso e tante altre manifestazioni di gioia, finchè il cane disse di nuovo:
" Perchè non proviamo anche noi a scrivere a questo Babbo Natale?"
Si fece avanti un giovane gatto, quello che era additato come il più intelligente di tutti loro messi insieme e disse:
"Parli davvero bene maestro cane Baldo, ma forse noi animali sappiamo scrivere? Sarebbe bello quello che hai proposto ma come potremmo realizzarlo?"
Un piccolo topino si fece avanti spavaldo e urlando perchè tutti lo potessero sentire disse:
" Io la soluzione la conosco, prendiamo un grosso foglio bianco e sopra lasciamo le nostre impronte, ognuno con la sua zampa, così sono sicuro che quel Babbo Natale capisce da chi la lettera è inviata"
Fu acclamata davvero quella genialità e dopo alcuni giorni si ebbe a fare come era stato detto, ognuno sporcava una zampa in una pozzanghera di acqua che a malapena si era scongelata, e con la fanghiglia che si era formata, la zampa lasciava nel grande foglio un perfetto disegno dell'animale, si videro orme di cane, gatto , topo, gallina e tante altre.
L'indomani la lettera era "scritta" non restava che inviarla ma rimanevano ancora due grosse problematiche.
"E l'indirizzo ?" disse la gallina
Silenzio assoluto misto a disperazione, già si sentivano alcuni che si lamentavano per avere aderito, quando si sentì la voce di un'anatra che disse starnazzando:
" Cogliamo nel bosco un ramo di agrifoglio con le palline rosse che ha di frutto e il ramo lo infilziamo nella busta, quello è il simbolo del Natale, almeno nella fattoria dove abitavo un tempo, vedrete che capiranno a chi la lettera deve andare"
Non si aspettò nemmeno l'approvazione generale che subito qualcuno aveva colto quel rametto con ben tre palline rosse, venne infilzato nella busta e .......
"E adesso è da impostare.....chi si offre volontario?"
Un cane, un gatto e un topo partirono e arrivati alla buca delle lettere che per loro risultava troppo alta, trovarono la soluzione, il cane si fece salire sulla groppa il gatto in piedi che sulla testa aveva il topo con la lettera tra le zampine, e fu proprio lui ad imbucare. Quando c'è condivisione, amicizia e amore si può fare di tutto senza pensare ad alcuna distinzione, perchè se il cane avesse pensato per se proprio non avrebbe mai scritto la lettera a Babbo Natale, se non ci fosse stato il gatto ad avere la geniale idea, niente sarebbe stato fatto e se non ci fosse stato il topo a trovare la soluzione all'indirizzo la lettera non sarebbe neppure arrivata.
Pare che in quel paese d'allora in poi, fossero ritornate le persone ad abitare e che gli animali vivessero in piena allegria, insieme e con il ricordo della loro unità che anche gli uomini, loro padroni, iniziarono ad invidiare.


Roberto Busembai (errebi)
Immagine web by Petra Brown

sabato 23 novembre 2019

GIACOMO SERPOTTA MAESTRO DELLO STUCCO BAROCCO - PALERMO




Giacomo Serpotta nacque a Palermo nel lontano 1656 e nonostante qualcuno avesse avuto sentore di dire che aveva studiato a Roma , allora patria del Barocco michelangiolesco, berniniano e borrominiano , diversamente non uscì mai dalla sua terra natia, e si può davvero osare dire che fu un grande autodidatta che imparò dal padre Gaspare anch'egli stuccatore nel quartiere Kalsa di Palermo, e comunque non tutti i segreti del mestiere in quanto il padre morì quando Giacomo aveva ancora tredici anni , ma sicuramente dalle varie botteghe artigianali che al tempo invadevano la città seppe prendere il meglio. Avrà sicuramente osservato gli artigiani dal vivo che plasmavano calce e polvere di marmo, si sarà avvalso certamente dei suoi predecessori Antonio Ferrarto e Vincenzo Gagini, e pure dalla diffusione di incisioni di altri artisti che sbarcavano i loro lavori nella prosperosa Palermo. E da questi sicuramente avrà appreso il fascino e la delicatezza, la precisione e la meraviglia nel disegno, arte che lui seppe più di ogni altra cosa esercitare e che fu il suo fortunoso mezzo per creare e decorare, stuccare e fare scultura. Pare che uno dei suoi primi lavori commissionatogli, fu un enorme statua equestre in onore di Carlo II che doveva ergersi a Messina di cui rimane il bozzetto al Museo Nazionale di Trapani. 


Ma il popolo Palermitano seppe riconoscere in lui il grande artista tanto che le sue opere sono diffuse e ben custodite in varie parti e chiese della capitale siciliana. Voglio soffermarmi a una di queste, l'intero Oratorio di Santa Cita costruito appunto nel 1680. E' un'opera a dir poco monumentale da far naturalmente considerare il Maestro uno dei più grandi interpreti dello stucco barocco. Sulla parete in fondo all'Oratorio è rappresentata la Battaglia di Lepanto, mentre in altri lochi da considerarsi quasi come piccoli "teatrini" sono raffigurati i Misteri del Rosario, mentre le grandi finestre sono contornate da allegorie di statue, putti e ghirlande che assumono rilievo e meno a seconda della posizione della luce.
Palermo è invasa da queste opere di stucco barocco, sempre del Serpotta, cui vale la pena nominare l'Oratorio di San Lorenzo con rappresentato il suo martirio sulla grata, l'oratorio del Rosario di S. Domenico , in S.Francesco d'Assisi e per finire gli ultimi suoi lavori prima di morire in S. Agostino.

Roberto Busembai (errebi)
Immagini web: Particolari dell'Oratorio di Santa Cita e scultura del Maestro Giacomo Serpotta.

C'E' UN MOMENTO

C'è un momento nel sogno
che ti sembra diventi reale,
e in quella frazione di secondo
c'è una grande voglia
che sembra di volare,
c'è un momento nella vita
che ti sembra di doverla cessare
e in quella frazione di secondo
c'è una grande paura
di doverla lasciare.
C'è un momento e rimane per sempre
che ti sembra di essere un uomo
e in quella frazione eterna
c'è una grande voglia di amare
che ti dona il sapore di vivere
come fosse normale.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: by sergnester

venerdì 22 novembre 2019

DALLAS 22 NOVEMBRE 1963 l'ASSASSINIO DEL PRESIDENTE AMERICANO J.F.KENNEDY


Ho soltanto flash emozionali , flash che un bambino di appena 8 anni può avere avuto in quei lontani anni 60, un bambino che appena si era avvicinato alla conoscenza della televisione e ne era rimasto incantato, un bambino che non conosceva altro che il suo nido familiare, anche se già sofferto e sudato, ma che non andava oltre che alcune fiabe e le prime nozioni scolastiche del saper scrivere e leggere. Ho soltanto questi due flash che mi colpirono nel cuore, un presidente di un grande stato che allegramente viaggiava nella sua auto presidenziale a spasso per le vie di un'altra importante città americana, una scena che mi colpì per l'allegria delle persone che accoglievano il suo sorriso e la sua benevola familiarità, un personaggio che doveva essere certamente molto importante e famoso e al tempo stesso molto amato e stimato o così a me sembrava e ne rimanevo incantato.
Giorni dopo un'altra immagine, quella di un bambino, un poco più piccolo di me che con un semplice e innocente gesto militare saluta la salma di quel padre tanto famoso a cui tutti sembrava volessero bene e che invece era stato ucciso proprio il giorno che io lo pensavo immensamente fortunato.
Non occorre che dia spiegazioni storiche, quello che mi è rimasto quel giorno è soltanto un ricordo d'amore e d'amore schiacciato, strappato, lacerato.....e questa sensazione non l'ho più persa quale sia poi stato il pensiero e la politica di quel presidente americano.....e ancora oggi io lo devo e voglio salutare con un semplice, innocente, saluto militare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web

PIAZZA PRETORIA (PIAZZA DELLA VERGOGNA) E DISCESA DEI GIUDICI A PALERMO


Sono tantissime le leggende che avvolgono questa fantastica città, alcune derivate magari da fatti realmente accaduti, altre sommariamente inventate, ma tutte hanno un fascino e un colore di vissuto umano e sociale che fa capire quanto il popolo nostro sia ben integrato nella storia che lo ha sempre preceduto. Detto ciò non posso certo annoverarvi tutte queste fantasticherie, ma ho scelto per voi queste due legate a luoghi esistenti e ancora appartenenti, bene o male, a queste “leggende popolari”, luoghi che ancora resistono ai tempi e lasciano un senso di vissuto e di vivo che impreziosiscono ancora di più il valore di questa Palermo.
Piazza Pretoria o meglio conosciuta Piazza della Vergogna.
Nel lontano 1554, un certo Don Luigi Toledo commissionò a Francesco Camilliani una gigantesca e spettacolare fontana che adornò così il suo giardino della villa tenutaria a Firenze. Morto il Toledo, il figlio si volle sbarazzare di questa monumentale costruzione mettendola all'asta e dove il Senato palermitano vinse. Potete immaginare quanto fu impresa non facile il trasporto di questo enorme ammasso di statue, enormi vasche marmoree, scalinate con parapetti ecc.....eppure il tutto fu ben imballato e smontato, che la storia narra siano stati circa 644 pezzi! Partirono per via mare e già ancora prima di arrivare era scelta la dimora, una piazza dove per installarla erano state pure abbattute delle case.
Ma la fontana, bella, grande e laboriosa non ebbe il suo fascino nel popolo, tutt'altro, bisogna pensare che si parla del 1600 e la gente non amava certo tutto quel libertinaggio di figure nude, di seni all'aria, di sinuose figure e di membri maschili che con ostentazione erano messi in bella vista. E nacquero così le ire, lo sdegno popolare, e con il passare del tempo maturavano anche dicerie e leggende su questo luogo che nessuno voleva più attraversare, e se costretti si teneva il volto riparato o la testa china per non vedere, alcune leggende parlano pure che le suore di un convento vicino abbiano addirittura danneggiato alcune statue per l'offesa di quella libera sfacciataggine e affronto delle nudità.
Poi i tempi sono cambiati, ora nessuno più si meraviglia o si scandalizza a un seno nudo o a un corpo maschile, tanto che la piazza è divenuta un centro turistico, perchè effettivamente il tutto è davvero un capolavoro artistico monumentale e scultoreo non indifferente! Ma la piazza ancora è conosciuta ….della Vergogna!
La Discesa dei Giudici
C'è in città una via che porta proprio questo nome e su questa dicitura sono state fatte molte supposizioni e inventate storie, una di queste che ho raccolto ve la propongo.
Ai tempi di Carlo V imperatore , a Palermo morì una grande dama che lasciò orfano un piccolo bambino in tenera età, dal dolore, anche il ricco e nobile padre perse la vita per una improvvisa e grave malattia, ma prima di andarsene tutelò il figlio ad un abate, lasciandolo fiduciario delle sue ricchezze . Il piccolo fu allora affidato ad una balia che però dopo un po di tempo non vide più l'abate e non ricevette nemmeno un soldo per il mantenimento del bambino, come aveva pattuito.
Il bambino fu cresciuto ugualmente e appena raggiunta la maggiore età andò a lavorare presso un fabbro che si affezionò al ragazzo di cui venne a sapere la sua particolare storia.
Fu così tanto colpito da quei fatti che volle andare dai giudici e chiedere giustizia per il suo garzone, ma i giudici erano stati ben pagati dall'abate, che emisero una sentenza sfavorevole per il querelante. Sempre più adirato, non si dette per vinto, e si recò persino in Spagna alla presenza del sovrano Carlo V.
L'imperatore decise di travestirsi e di rendersi conto da se, andando in Sicilia, di come veniva amministrata la giustizia nei suoi luoghi, e nel frattempo chiese anche al fabbro che si appellasse contro la sentenza.
Si arrivò così a un nuovo processo, dove in incognita, presenziava il sovrano, ma naturalmente anche stavolta l'esito fu sfavorevole, ma Carlo V allora non resistendo si alzò e pronunciò le testuali parole. “Si faccia veramente giustizia, una volta tanto!” I giudici fecero subito arrestare quel disturbatore, ma egli si fece subito riconoscere mostrando il Toson d'oro. L'abate fu imprigionato e finì i suoi giorni in prigione mentre i giudici furono tutti condannati a morte.
Legati a una coda di cavallo, furono così trascinati per quella suddetta via per essere poi scorticati vivi e bruciati in piazza della Marina.
Con la loro pelle, su ordine dell'imperatore, furono fatti i sedili per i nuovi giudici, così che questi avessero sempre presente il loro destino qualora si facessero corrompere.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web : Scorcio della Discesa dei Giudici e la fontana in Piazza Pretoria

giovedì 21 novembre 2019

UNA SEDIA VUOTA

E' una sedia
sola ad aspettare,
o lasciata da poco,
quel vuoto a pesare,
vicino un tavolo,
un caffè abbandonato,
sapore finito,
è una sedia
e una tazzina
il silenzio nel cuore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

DAMIANO DAMIANI - IL GIORNO DELLA CIVETTA


Quando due grandi opere si incontrano, non c'è che dire si parla di capolavoro, e lo diventano entrambi, anche se già da sole potrebbero ottenere questo appellativo. Parlo del film del grande regista Damiano Damiani ( sempre attento ai problemi sociali) “ Il giorno della civetta” e mi riferisco per altro al romanzo di Leonardo Sciascia da cui è tratto.
Un film interamente girato nella Sicilia di allora, compresa anche la stupenda Palermo (sarà il vicino paese Partinico), il perfetto scenario non solo fisico ma psicologico e morale, per l'esternare le basi di questa pellicola che poi si rifanno al libro stesso, la mafia e l'omertà, il messaggio di forte denuncia sul profondo radicamento mafioso della popolazione, un messaggio incisivo nel libro di Sciascia ma altrettanto voluto e al tempo stesso coraggioso, del regista.
Partendo da un omicidio di assoluto stampo mafioso di un imprenditore edile, il personaggio principale, interpretato da un esemplare Franco Nero, il capitano Bellodi di origine settentrionale, indaga nonostante l'omertà, le incresciose difficoltà, la pressione dell'ingranaggio mafioso che tende a far passare questo delitto per una questione di gelosia. Riuscirà a far arrestare il boss mafioso don Mariano, ma saranno sforzi vani perchè il sistema assolutamente malato, riuscirà a sopravvivere.
Una bellissima e bravissima Claudia Cardinale e Tano Cimarosa saranno poi premiati con un meritatissimo David di Donatello. Una bellissima e pulita regia, una pellicola da non dimenticare e ancora vivissima e attuale per poter essere vista.
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web: Locandina del film e alcune scene

martedì 19 novembre 2019

ANTONELLO DA MESSINA - L'ANNUNCIATA DI PALERMO

Non si può che rimanere davvero esterrefatti, assorti, meravigliati e estasiati di fronte a questa opera d'arte di uno dei più grandi pittori e maestri che si possa conoscere e che io amo particolarmente, un'opera d'arte che potremmo definire oltremodo “moderna” nonostante sia stata dipinta nel seconda metà del quattrocento.
L'Annunciata di Antonello da Messina, è un vero capolavoro di estrema raffinatezza, un volto di una giovane, una pura ragazzina, dalla carnagione olivastra e da delicati e raffinati lineamenti che esaltano e rappresentano magistralmente un'estrema purezza che difficilmente si può trovare in pittura. Tutto in questo quadro è di una dolcezza e di una leggera sostanza, che lascia colui che l'ammira, abbandonato e rilassato, sereno e pacato, e cosciente di non essere solo.
Lo sguardo della Vergine è rivolto più in basso e non diretto verso di noi, ma si presuppone e si può quasi percepire che sia rivolta a un Angelo che è presso di noi, l'Angelo inaspettato che porta la notizia del frutto di Dio, l'Angelo che desta la purezza, l'ingenuità e la timidezza, facendo che essa si copra stringendo le vesti in un umile gesto e con la destra leggermente rialzata a proteggersi da l'improvviso cambiamento delle cose, e quel gesto e quell'Angelo non visto ma supposto lo si avvede anche nelle pagine del libro che hanno teso ad alzarsi in un improvviso movimento dell'aria, quasi un soffio, un volo, uno sbattere d'ali.
Di questa meraviglia ne sappiamo ancora ben poco, basti pensare che fino al 1866 non se ne era nemmeno sentito parlare quando a Venezia si scoprì una simile Annunziata che in un primo momento fu pensata come una copia di quella esistente all'allora Museo Nazionale di Palermo, oggi Galleria Regionale, ma l'attribuzione e l'originalità dell'opera vennero confermate nel 1907 quando Enrico Brunelli stabilì che fosse quella di Palermo la vera Annunciata di Antonello mentre l'altra in confronto, anche se tecnicamente molto affine, ma fredda nei colori e nella stessa espressione fu attribuita ad Antonio di Saliba, che poi non era altro che uno stretto parente del da Messina.
Un'analisi più recente dello studioso siciliano Giovanni Taormina, studiando attentamente il libro ha fatto notare che la prima lettera leggibile è una M maiuscola a significare l'inizio del Magnificat , e facendo riferimento al Vangelo di Luca, sarebbe la preghiera che la Madonna innalza a Dio nell'incontro con la cugina Elisabetta dopo avere avuto la notizia, e che in questo quadro è presente anche lo Spirito Santo sotto forma di vento che solleva le pagine, “vento” che in ebraico e in greco sarebbe legato all'interpretazione di Spirito. Ad attestare poi questo suo pensiero, pensa che Maria abbia un accenno di un sorriso, che contraddirebbe l'atmosfera di sorpresa.
Ma sono soltanto studi e ipotesi, a noi comunque rimane quel leggero e signorile gesto con le mani, quel coprirsi il seno con dovuta tenerezza, e quell'ambiguo sguardo di sorpresa da far venire i brividi se pensiamo a chi è rivolto e dove potrebbe essere in quel preciso momento.
Non mi stancherei mai di osservare quello sguardo e di poter entrare in quegli occhi per carpirne il vero significato, occhi che scrutano e parlano anche se non direttamente rivolti.
Questa vergine è bella perchè pura, e la “modernità” cui accennavo all'inizio sta nel fatto che al tempo stesso è terrena, naturale, una presenza tangibile e palpitante, un'immagine assolutamente realistica.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web : Antonello da Messina -L'annunciata di Palermo

lunedì 18 novembre 2019

UNA STRETTA DI MANO

Ti sorriderò sulla soglia
di una stretta di mano,
perchè non voglio perdere
ogni attimo leggero,
che nei tuoi occhi arde
e irradia nel guardarmi,
quando ti sfioro appena,
perchè sai d'essere compresa.
E ti sorriderò più forte
e sempre sarà leggera,
la mia presa.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

sabato 16 novembre 2019

MILLE COLORI

Mille colori appartengono
alla pelle,
uno soltanto si nasconde
e lascia il pagliaccio
a fare le sue smorfie,
il volto sconosciuto
dell'animo che soccombe.
Mille colori un solo divertimento
quello esteriore
che non intacchi il dentro.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web Theodore and Verglas, Georgie Closeup

E' SOLTANTO UN CUMULO DI FORTI PENSIERI

E' soltanto un cumulo di forti pensieri
di passati giorni migliori,
e su tutto poi passa l'inverno
a posare un manto di neve
perchè bianco rimanga il ricordo
per non soffrire,
è soltanto un cumulo di gioie e dolori
di luci e colori,
e su tutto poi si posa il calore
di un fuoco a bruciare
perchè rimanga nel cuore
solo un dolce tepore.
E' soltanto un cumulo di forti pensieri
saperti ancora adesso e vederti ieri,
e su tutto scoprire il nostro futuro
che ha posato i giorni del nostro cammino,
per nascondere una ruga o un nuovo male,
per continuare senza più pensare.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

venerdì 15 novembre 2019

HA PAROLE IMMENSE


Ha parole immense
il vuoto del silenzio
quello che parla piano
ma fa tanto rumore,
si trova sotto gli alberi,
spesso in novembre,
solo le foglie al suolo
che parlano sovente,
perchè dal ramo spoglio
arriva la promessa,
domani sarò freddo
ma primavera torna.
Ha parole immense
il trascorrere della vita,
anche nel silenzio
dei battiti di un cuore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: by Olaf Meyer, Berlin

giovedì 14 novembre 2019

PIER PAOLO PASOLINI - IL VANGELO SECONDO MATTEO


Sono sincero, la commozione è ancora forte, e penso che non sarà mai sedata, e non potete immaginare quante e quante volte avrei voluto parlare di questo film ma la paura di dover sbagliare, la paura di dover quasi toccare con le parole una così altissima “opera d'arte” che più cinematografica oserei dire pittorica. La commozione ora diventa abissale, da poco è trascorso l'ennesimo tragico anniversario della morte di questo regista, questo poi è l'anno culturale della favolosa città di Matera, che solo lui poteva riscoprirla più di 50 anni fa.
Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini è una di quelle opere che vengono fatte una volta ogni non si sa quale sproposito di anni, e come tutte le grandiose cose anche questa è nata per caso e da un personaggio che con la fede cristiana aveva ben poco da spartire, anzi sempre sul filo delle scomuniche e delle grida all'eretico.
Pasolini in quel lontano 1962 si trovava ad Assisi per relazionare, ad un convegno sul cinema come forza spirituale esul suo film “ Accattone” ed era ospite presso un'associazione francescana. Era comunque già strano di per se che un personaggio come lui, anticlericale e marxista, ateo, si potesse ritrovare in quell'ambiente sacro e umile, ma l'intelligenza e l'apertura mentale di un genio non ha limiti e comprende e si affaccia comunque alle radici, che erano state, come tutti del resto, cristiane.
Ma il destino volle che i lavori per questa cosa fossero interrotti perchè un ben più importante personaggio, veniva improvvisamente in visita alla casa del Santo Francesco, ed era Papa Giovanni XXIII che si trovava in visita a Loreto e ebbe questo forte desiderio. Allora anche Pasolini fu invitato a rendere omaggio a Roncalli, ma lui rifiutò, forse per timidezza, inquietudine o diffidenza, comunque si ritirò nella sua cella del monastero e si distese sulla sua branda. Vicino a lui, come in tutte le celle, c'era deposto un vangelo. Per passare il tempo iniziò a leggerlo e fu subito colpito dal vangelo di San Matteo che ne ebbe subito ispirazione e gaudio.
La sera stessa confidò al massimo priore che avrebbe fatto un film sul Vangelo di Matteo ma che chiedeva assolutamente tutto l'aiuto possibile perchè lui era un grande ateo e profano.
Nel 1964 il film, girato a Matera, fu pronto per essere visionato alla Mostra del Cinema di Venezia, dopo aver visitato, (aiutato da famosi illuminati di Chiesa, che riuscirono comunque ad ovviare la non buona fama cinematografica che il regista aveva e sorvolare su preconcetti borghesi del tempo quale la sua omosessualità), la Terra Santa. Il film aveva una dedica “ Alla cara, lieta e familiare memoria di Giovanni XXIII” e fu pure premiato con il Leone d'Argento.
Ritornando alla commozione, non si può rimanere freddi agli sguardi decisi, ai silenzi irrompenti, alle parole scandite, ai messaggi sofferti, a innocenti primi piani, a paesaggi infiniti, ad un Gesù che non ha niente di estatico e niente di terreno, ma che parla parla e ogni cosa che dice, è un messaggio vero, conciso profondo. E' una pittura in bianco e nero piena di infinite sfumature che nessun colore pittorico e nessun riflesso di luci potrebbe eguagliare, le sfumature sono quelle interiori che il film fa pensare, ragionare, piangere e supplire. Una laica preghiera in un mondo cristiano.

Dall'inizio alla fine è un susseguirsi di forti emozioni, la giovane Maria con il volto struggente iniziale per poi ritrovarla invecchiata, straziata e pallida di dolore in un nero invadente della veste sotto la Croce. Una madre che cerca suo figlio crocifisso da una società e da un potere barbarico ….e come non pensare che questa scena sia quasi profetica, la madre Maria qui è rappresentata proprio dalla madre di Pasolini......
Roberto Busembai (errebi)
Immagini web: Locandina del film e alcune scene

mercoledì 13 novembre 2019

ANTHONY BROWNE - BELLA E IL GORILLA

E' letteratura per bambini, ma sempre di letteratura si tratta, e questo libro ben curato, descritto e naturalmente magistralmente illustrato è uno di quei pochi che hanno potuto ottenere il fantastico premio dell'Hans Christian Andersen Award ( l' Oscar della letteratura per ragazzi).
Bella e il Gorilla di Anthony Browne non può che provocare tenerezza e amore, insegnare il rispetto e la considerazione, il termine discriminazione qui non trova casa e un gatto e un gorilla di fatto diventano grandi e inseparabili amici.
Il gorilla è prigioniero di alcuni custodi che lo addestrano per esprimersi con il linguaggio dei segni, è in una gabbia particolare, ben arredata come fosse un vero nobile appartamento, con tanto di quadri alle pareti, mobili, poltrone e televisione. Un giorno fa una richiesta specifica, vorrebbe un amico accanto a se e gli portano una gattina Bella. Nasce così la più bella amicizia che possa nascere tra due diverse razze, fatta di coccole, scambi di cose e pensieri, condivisione di tutto, insomma un'amicizia che supera pure l'amore. Ma un giorno, guardando la tv insieme, compare l'immagine del film di King Kong, quella proprio dove lui è sul grattacielo più alto e tutti gli aerei gli girano intorno cercando di colpirlo, il gorilla non resiste a tale sopruso, la sua natura animale e libera si ribella e infuriato spacca violentemente il televisore. I custodi accorrono subito e per punizione gli tolgono Bella. Ed ecco qui che subentra il meglio di questo meraviglioso libro, i due sono talmente complici e affiatati, che Bella dichiarerà ai custodi di essere stata lei l'artefice di quei danni. I guardiani naturalmente non possono credere alla gattina, ne faranno una sonora risata, ma comprenderanno anche che quei due sono inseparabili e non possono essere divisi.
Le immagini sono grandi tavole in cui ritraggono questi personaggi come umani, il gorilla poi è spettacolare, seduto sulla sua bellissima poltrona, con un hamburger in mano, e nell'altra il telecomando della tv.
L'amicizia vera e sincera tra due esseri tanto, tanto diversi.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web - La spettacolare immagine di copertina del libro...un tenero gorilla e la gattina Bella sopra la sua testa con gli occhi sgranati

RIMANI ANCORA

Rimani ancora
non devi avere fretta,
il tempo passa
e non ritorna a darti
questo attimo che possiamo
ancora avere,
la foglia cade
quando tutto è stato
dato e preso insieme,
e allora abbiamo
ancora da sognare
e non te ne puoi andare.
Rimani ancora
tienimi le mani
come se dovessi scendere
dal letto,
perchè io ci sono sempre,
la foglia solo il vento
può mandare via,
ma quel vento
ancora non deve venire,
è sempre ancora
troppo caldo
per cambiare stagione
ed arrivare inverno.
Rimani ancora
io ti sento,
e non darmi dispiacere
di una panchina vuota
eternamente ad aspettare
invano.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

martedì 12 novembre 2019

LETTERA A BABBO NATALE

Io quest'anno mi ci metto per tempo, perchè poi non vorrei che andasse perduta tra tante altre, oppure dimenticata perchè ve ne sono arrivate troppe, insomma io scrivo la letterina a Babbo Natale e la invio stasera...sono sicuro che sarà la prima!
Carissimo Babbo Natale,
io diversamente non so il tuo nome e continuo a nominarti in questo modo, poi se davvero ti chiami Natale e magari è un diminutivo di Natalino, o semplicemente ti fai chiamare dai tuoi folletti aiutanti, soltanto Nino non ha importanza, per me sei Natale, come Natale è il giorno che nasce Gesù Bambino. Allora, caro babbo Natale, è un anno preciso che non ci sentiamo, purtroppo te non ti vuoi aggiornare e non ti trovo in nessun social particolare, almeno la faccina su Facebook te la potevi fare.....te non immagini nemmeno cosa sia chattare, poterti sentire via vocale, oppure condividere foto dei luoghi dove vivi e io potrei invece contraccambiare con la mia umile dimora, ma....ma te non hai di queste cose e bisogna aspettare un anno intero per poterti ricordare.
E allora si prende la classica e antica penna e un enorme foglio bianco, e si inizia a elencare i desideri che ardono nel cuore, o almeno ci proviamo, perchè lo so che te sei tanto buono ma che tutto e tutti non puoi soddisfare, anche te hai limiti, se non altro di fatturazione, non comprendere male il termine, te non hai problemi di fatturazione elettronica.....intendo di costruire, di fare, di preparare.
Hai tanto lavoro da svolgere e da comandare, non puoi certo fare tutto da solo, hai assunto dei folletti a orario pieno e non a orario saltuario o provvisorio, i tuoi prodotti finiscono a Dicembre ma già a Gennaio sono in costruzione! E i tuoi folletti aiutanti mica sono onerosi, io penso che lo facciano più per passione e per amicizia, e non sei certo te quello che assume a nero, che brutte parole, darai il giusto onere pattuito e che a loro è andato bene, e vedi allora che sei indaffarato a tenere tutti questi conti e a compare le materie prime per potere realizzare.
Già ti penso al mercato a comprare le farine, i cacai, le uova, e i pistacchi o i pinoli, per poi fare dei buoni dolcetti che non puoi farti mancare quando distribuisci volontariamente a quei bambini che non hanno da mangiare, ti vedo in falegnameria a scegliere le tavole, le assi, le cornici, per costruire i giocattoli didattici che ora vanno tanto di moda, in legno naturale, non trattati chimicamente e lucidati con cera d'api presa direttamente dalle arnie che te possiedi.
Ti vedo in una fabbrica di materiale plastico, ma sai scegliere la plastica non nociva, quella riciclata e quella senza alcun colorante aggiunto, quella che non fa male se assunta sulla bocca , perchè te sai che un bambino piccolo è l'unica cosa che sa fare, mettere in bocca.
Ricordi caro babbo Natale, quando tantissimi anni fa invece che della plastica usavi la latta, mamma mia com'era pericolosa, però era anche tanto bella, sapevi costruire aeroplani, auto e pure pupazzi.....meno male che non è più usata, altrimenti ti saresti trovato in rovina, nessuno più la desidererebbe.
E con il virtuale allora come te la cavi, tutta questa nuova tecnologia, ipad, ipod, questi giocattoli telecomandati, con luci e sensori, alcuni si muovono al sentire la propria voce, altri volano e sono difficili da fermare, luci, computer, basi musicali, frasi comuni enunciate, buongiorno oggi è bello, buonasera si va a letto......certo devi proprio essere un grande genio per poter realizzare tutti questi sogni, che poi non credo siano sogni di bambini ma di alcuni grandi che si sono trovati nel progresso già adulti e per non perdere questa occasione incitano i loro figli in questa direzione.
Caro Babbo Natale, ora dopo questa lunga chiacchierata, ma ripeto, è un anno che non ti sento, dovrei anche io fare una richiesta, ma cosa dirti....ho tentato spesso di chiedere la pace, ma giustamente te mi rispondi sempre, quella non la posso costruire, allora spesso ho optato per la salute, e di quella mi hai sempre detto dipende dal Signore, la fortuna non mi interessa e poi mi diresti che te non sei la Zecca, e allora cosa mai posso desiderare.....senti babbino mio caro,
ti chiedo una cosa solamente, ma non occorre che tu la costruisca, o la chieda in prestito al Signore, o la debba coniare, ti chiedo se per un anno, uno solo, uno e basta, quello di questo anno.....se non ti fai vedere e vedrai che forse a tanti potrai di nuovo mancare e allora quest'altro anno chissà quante cose dovrai fare, un triplo di quello del normale. Si ti chiedo con tutto il mio cuore, Babbo Natale quest'anno non venire, perchè vorrei davvero che quest'altro anno si ritornasse a desiderare il vero Natale.
Roberto Busembai (errebi)
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DOVREMMO RICUCIRE


Dovremmo ricucire
le parole dette
apparse come notizie
su giornali stracciati,
fogli piombati,
anime disperse
in quotidiano conoscere,
sapere ognuno del privato
per nascondere il presente
che ci comprende.
Dovremmo anche
ricucire i sogni,
che come toppe
di calzoni sdruciti
si sfilacciano sulle
strade affogate
dalle consuete piogge,
che cedono dal cielo
quando viene
a mancare il sole.
E le canzoni
hanno lasciato sopra i righi,
solo note scure
alcune vuote e altre piene,
e bisognerà cucire
anche la melodia
perchè non sia soltanto
un ritornello
questo andare via.

Roberto Busembai (errebi)

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lunedì 11 novembre 2019

AGNOLO DI COSIMO ALIAS AGNOLO BRONZINO - SACRA FAMIGLIA

Il dipinto di oggi, non è dei più noti di questo maestro, ma non per questo non è di notevole importanza, anzi io personalmente lo ritengo una delle opere giovanili che più hanno caratterizzato il suo stile e il suo lungo apprendimento presso il Maestro Pontormo.
La “ Sacra famiglia” di Agnolo di Cosimo, conosciuto Agnolo Bronzino nominato soltanto Bronzino, fu realizzata tra gli anni 1527 e 1528, quando il Maestro ancora era un giovanissimo venticinquenne, non si conosce il committente ma si presume che facesse poi parte della collezione Capponi di Firenze , in tempi moderni fu poi acquistata dalla Samuel Kress Foundation che poi la donò alla National Gallery of Art Washington D.C. negli Stati Uniti dove tutt'ora è visibile.
Il dipinto coglie lo sguardo dello spettatore soprattutto per i colori caldi e luminosi che spiccano in primo piano soprattutto nell'abito rosso della Vergine e dal suo mantello, per poi svanire delicatamente in un chiaroscuro del secondo piano dove appare San Giuseppe, anche questo raffigurato con un'originalità propria del Maestro, un San Giuseppe fuori dagli schemi iconografici di sempre, qui lo osserviamo giovanissimo e quasi imberbe.
La particolarità che si ha del Bronzino, e qui ne risente tanto dell'apprendimento del Pontormo, la delicatezza, l'eleganza e la raffinatezza dei personaggi, un manierista molto preciso e al tempo stesso quasi realista, anche se talvolta idealizzato e estremamente regolare.
Ammirandolo si ha l'impressione di seguire una linea obbligata che parte dalla figura anziana sulla sinistra che in un sale e scendi termina alla destra in alto con il volto di San Giuseppe, un gioco di inquadrature e espressionismo che improvvisamente portano ad inquadrare la scena come fosse in un'unica linea retta centrale, e qui il “miracolo” del saper cogliere lo sguardo di chi osserverà, ricorderemo questo quadro come un insieme obbligato e non frazionato. Delicato e innocente lo sguardo del Bambino Gesù, quasi a chiedersi della sua già decisa sorte, mentre un San Giovanni in basso che con risolutezza indica in Lui, il Messia, puntando il dito medio senza mezzi termini.
Incisivo e morbido, di cristiano messaggio in una quasi terrena raffigurazione.

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web: Agnolo Bronzino - Sacra Famiglia

L'ESTATE DI SAN MARTINO

Eppure una nuvola
lascia il suo passare
a un raggio che
s'intromette
con ardore,
eppure qualcuno
ancora tenta
di donare
a chi d'aiuto
non riesce a invocare.
E sulla valle apparve
il cielo azzurro
che si confuse con
un mare torbido,
e s'ebbe parvenza
di un'estate “senza”,
senza il calore giusto
e il giusto sole,
solo un mesto e sforzato
cedere all'amore
come abituale scorrere
delle cose.
Eppure una nuvola
aveva ceduto il passo
a un raggio di sole,
ma un'altra improvvisa,
e più violenta,
tese di nuovo a offuscare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Joost Cornelisz. Droochsloot St . Martin cutting off part of his cloak for a beggar

RIFLESSIONE D'AUTUNNO

E un altro giorno avvolge come un lenzuolo bianco, questo cielo e questa terra che l'accoglie nell'indifferenza, quella che ogni giorno trova al sorgere del sole oltre la collina alta che sovrasta, e un altro giorno ripara dietro gli alberi che spesso, spogli dei loro averi, chiedono perdono per non avere le troppe foglie ad ombreggiare, e passa inequivocabilmente sopra la gente che corre dietro a sfumature, fatti di attimi, di battiti di cuore, per non lasciarsi andare a sentimenti perchè, del giorno che è arrivato, non si può perdere tempo ad ammirare il ciclo della vita eterna, le nuvole che offuscano, divertendosi, un sole caldo ma non sufficientemente, vista la stagione, nessuno crede e pensa che se ci fosse un poco di riserbo a questo mare che agitato muove, come la terra insieme a tutto l'universo, forse ci sarebbero meno corse nelle strade e nei cieli, ci sarebbero meno guerre sotto questo immenso e piccolo insieme, spazio che ci comprende.
E un altro giorno si presenta, lui non trova mai una decadenza, un vuoto esistenziale, un mi tiro indietro perchè oggi mi sento male, lui non ha momenti di abbandono e di ripensamento, lui ogni giorno si presenta nuovo come se nella notte abbia trovato le forze per darsi un cambiamento, abbia cullato e riposato tutti i suoi sforzi e donarceli altrimenti.
E nascono in questo nuovo giorno, nuovi bambini che avranno forse il loro futuro, alcuni non vedranno neppure come è fatta la notte, altri sorvoleranno i giorni e giorni, alcuni contenti nel loro dolce cullare dei momenti, altri e forse troppi non sapranno distinguere il cielo dal mare perchè diversamente non conosceranno come vivere, e in questo nuovo giorno si parlerà di risorse, di affari e costruzioni, di lotte e di rancori, di invidie e difficilmente si sentiranno nominare, amore e pace, condivisione e accettazione, rispetto e educazione, saranno richieste innate di diritti sovrumani e un volta spalle generale ai doveri quotidiani. E nascono nuove guerre e nuovi conflitti esterni, che sono il male eterno di un menefreghismo totale del non voler conoscere cosa significa davvero vivere naturale, e conflitti e guerre interiori, che sono il male odierno di un essere umano che tutto trova naturale in un mondo che non è affatto tutto scontato e che anche il sole potrebbe non scaldare, la pioggia cessare di bagnare e il vento potrebbe diventare tempesta o nell'assurdo e nel silenzio totale, cessare per sempre di rinfrescare.
E un raggio tende e squarcia il cielo, è di nuovo mattino, quello vero, e allora aspettiamo che sia tutto sole questa stagione, che di caldo ha soltanto il colore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

domenica 10 novembre 2019

E COME VEDI

E come vedi
ancora oggi
sono a scrivere
di me e di te
del nostro vivere
che quotidianamente
si accumula
come petali in un fiore,
e del profumo
che sempre effonde
nel sorridere spesso
a qualche volta
cedere nel pianto.
E come vedi
non sono tante parole,
non c'è alcun bisogno
di particolareggiare,
abbiamo il nostro
solido stelo nel trattenere
con le mille foglie verdi
e qualche spina naturale.
E come vedi
scrivo quello che
spesso ci sentiamo dire:
Ti amo,
e vieni anche tu
a firmare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

CI INCONTREREMO

Saliremo insieme e non ci sarà più la corsa della vita, ci incontreremo sul quel balcone lasciandoci dietro le antiche scale del tempo. Non ...