L'estate è sempre stata birichina, e con gli amori ha sempre ingannato tanti cuori e tante storie aperte sulla riva del mare si sono poi frantumate come onde sugli scogli, tante avventure nate tra i fienili o campi di girasole sono finite come erbe secche che bruciano in un attimo sotto il cocente sole, ma quella che vi sto per raccontare è una come tante ma con un sapore dolce, un sapore che spesso rimane e non ti lascia più.
Era d'agosto per il caldo che faceva, era d'agosto perchè del fieno si raccoglievano in covoni, le messi sopra i campi erano i tempi migliori per fare incetta, erano momenti in cui la gente povera, i contadini si ritrovavano come in una festa a lavorare senza tregua ma con la felicità nel cuore di essere all'aperto e godere delle giornate nuove.
Lei era bella, forse più del sole e delle stelle, era una contadinella nata tra viole e gruppi di galline, aie roventi ad aspettare i semi a seccare, lei era quello che non si può nemmeno immaginare. Aveva la passione della gioventù nel cuore e nelle fattezze, era bruna di capelli e molto timorosa, cordiale al momento giusto e sempre pronta per una qualsiasi cosa, aveva nella testa il sogno di un cavaliere, forse ricco e bello, uno di quelli che si spera di trovare perchè ti portino lontano da una vita che piuttosto è grama e non rende il meglio.
Lui un forte contadino, giovane possente, ardito e volenteroso, sempre pronto alle cure delle bestie e al riporre in tempo ogni attrezzo o coltura, era l'appoggio e la salvezza dei genitori e del vicinato ormai anziani e sofferente, insomma era lui che comandava senza tante pretenzioni, lavorare era un dovere e una situazione. Eppure anche lui nel suo silenzio d'uomo sognava un amore pieno, una persona che lo avesse appoggiato, che nei momenti di solitudine lo avesse confortato, e un'idea in testa già ce l'aveva ma non si era mai fatto avanti, non per timidezza o paura, ma solo perchè non voleva sciupare quel fiore che ogni giorno coltivava con la mente e guardava.
Il calesse era ormai colmo, bisognava depositare il fieno nella stalla, ma c'era un bisogno da sedare, la sete, quella che ti viene a lavorare sotto il cocente sole, ma forse anche un altro desiderio doveva essere soddisfato che solo con il primo c'erano possibilità che si avverasse.
“Ho sete” disse a una comare che raccoglieva le ultime fila di fieno, e questa subito ebbe la chiama ala ragazza che lontano udì e rimpì subito la caraffa e corse al cospetto di colui che la invocava.
Arrivò rossa nelle gote un poco per la sudata che aveva fatto e un poco e soprattutto per trovarsi di fronte a un uomo, e poi quell'uomo che anche se lui non glielo aveva mai detto, certo lei non era sciocca da non averlo capito, che lui tentava di parlarle e spesso la guardava.
Grazie , le disse e poi appoggiandosi alla ruota alta del carretto, mentre si portava il mestolo pieno d'acqua alla bocca: “ Come sei carina oggi,pure un fiore rosso tra i capelli ti sei messa”.
Lei lo guardò quasi pugnalandolo con lo sguardo, in cuor suo forse avrebbe invece voluto abbracciarlo, ma come un girasole volse lo sguardo altrove ripensando forse al suo cavaliere.
Lui rimase a guardala puntatamente, non voleva più cedere, l'amore è quella cosa che quando ti prende non ti lascia più ragionare e te incosciente non puoi più domarlo, e così ebbe l'affronto, se così si può chiamare, di proporle di andare a fare , finito il lavoro, una passeggiata lungo il fiume.
Lei ristette, quella proposta era come se gli dicesse “ Scappa con me e saremo felici” ma cosa sarebbe mai accaduto, i pettegolezzi e le dicerie, quel primo incontro era troppo stretto e lei lo sentiva bene, ma nonostante tutto il cuore suo era ribelle, l'amore l'aveva colta in flagrante e non poteva cedergli che un istante e fu tutto in un attimo, che ripreso il mestolo mezzo pieno, versata la brocca in terra, rossa nel viso ma con un sorriso pieno di grazia, rispose a mezza voce, ma a lei parve che la urlasse: “ A stasera” e corse corse più che poteva alla stalla.
Lui di lavorare ora si che ne era fiero, stasera si sarebbe sentito un uomo, un uomo vero e di lei voleva che si fosse sempe sentita bene, ora non sarebbe stato più solo.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine:N. C. Wyeth, Untitled (Couple and Wagon), 1914