Eppure fino a poco tempo or sono di questo magnifico artista si sapeva ben poco o niente, unica sua opera era questa che oggi vi presento, a rappresentarlo era la firma che debitamente aveva posto in basso, ma di lui altro era rimasto e altro era stato trovato. Si chiamava Donato De' Bardi e era incerta anche la sua provenienza.
Cristo in Croce tra le Marie e S.Giovanni, è un'opera maestosa su tela, opera che risale al tardo quattrocento e già questo ha dato adito a molte discussioni, in quell'epoca difficilmente si pitturava su ampi spazi di tele, era un modo di fare che fu attuato ben più tardi quando la pressione fiamminga invase l'Europa. Ma colui che si firmava era Genovese o almeno pareva che in Genova avesse lavorato, come era poi arrivato a Savona?,l'opera è ora presente nella Pinacoteca Civica di Savona.
Nelle sue vaste proporzioni (238x165cm) si può annoverare come la più antica tela dipinta ad olio esistente in Italia e la particolarità è che al tempo, si presume in un arco tra il 1426 e il 1450, si dipingeva su tela soltanto per stendardi o gonfaloni.
Ma anche la tecnica stessa è molto dubitativa, la composizione è raccolta in una illusionistica cornice dipinta, un insieme di lettere d'oro su fondo scuro che ricordano la Madonna in trono di Van Eyck e lo avvalora anche il fatto che fu dipinta nel 1437 per la famiglia Giustiniani di Genova.
Dal Cristo in Croce si deduce poi che questo Maestro abbia conoscenze varie di tecniche e scuole artistiche della pittura lombarda, delle miniature fiamminghe e della scultura tardo-gotica dell'Europa centrale perchè lo spettacolo delle forme e dei soggetti va al di la del periodo pittorico italiano.
Il Cristo in croce domina con il cereo colore delle sue carni sui personaggi piangenti e commossi
sovrapposto su un fondo di monti rocciosi e innevati. Sottolineati da un fascio di luce i personaggi e il panorama stesso sono descritti in ogni particolare, meticolosamente resi e evidenziati, e pure i colori hanno la loro impronta decisa, l'azzurro delle vesti che è dato dai costosi lapislazzuli , le aureole con iscrizioni dorate, gli angeli in cielo e tutto quanto in un crescendo di musica pittorica.
E' chiaro che questo artista ha viaggiato e viaggiato molto per avere sulle mani queste doti e per dare simili rappresentazioni che vanno oltre i paesaggi e le figure che poteva vedere tra la “sua”Liguria.
Il cartiglio in basso con il “ Donatus Comes Bardus Papiensis pinxit hoc opus” pone deciso il latore di questo stupendo lavoro, quasi a monito di dire ….Questa meraviglia mi appartiene!.
Cristo in Croce tra le Marie e S.Giovanni, è un'opera maestosa su tela, opera che risale al tardo quattrocento e già questo ha dato adito a molte discussioni, in quell'epoca difficilmente si pitturava su ampi spazi di tele, era un modo di fare che fu attuato ben più tardi quando la pressione fiamminga invase l'Europa. Ma colui che si firmava era Genovese o almeno pareva che in Genova avesse lavorato, come era poi arrivato a Savona?,l'opera è ora presente nella Pinacoteca Civica di Savona.
Nelle sue vaste proporzioni (238x165cm) si può annoverare come la più antica tela dipinta ad olio esistente in Italia e la particolarità è che al tempo, si presume in un arco tra il 1426 e il 1450, si dipingeva su tela soltanto per stendardi o gonfaloni.
Ma anche la tecnica stessa è molto dubitativa, la composizione è raccolta in una illusionistica cornice dipinta, un insieme di lettere d'oro su fondo scuro che ricordano la Madonna in trono di Van Eyck e lo avvalora anche il fatto che fu dipinta nel 1437 per la famiglia Giustiniani di Genova.
Dal Cristo in Croce si deduce poi che questo Maestro abbia conoscenze varie di tecniche e scuole artistiche della pittura lombarda, delle miniature fiamminghe e della scultura tardo-gotica dell'Europa centrale perchè lo spettacolo delle forme e dei soggetti va al di la del periodo pittorico italiano.
Il Cristo in croce domina con il cereo colore delle sue carni sui personaggi piangenti e commossi
sovrapposto su un fondo di monti rocciosi e innevati. Sottolineati da un fascio di luce i personaggi e il panorama stesso sono descritti in ogni particolare, meticolosamente resi e evidenziati, e pure i colori hanno la loro impronta decisa, l'azzurro delle vesti che è dato dai costosi lapislazzuli , le aureole con iscrizioni dorate, gli angeli in cielo e tutto quanto in un crescendo di musica pittorica.
E' chiaro che questo artista ha viaggiato e viaggiato molto per avere sulle mani queste doti e per dare simili rappresentazioni che vanno oltre i paesaggi e le figure che poteva vedere tra la “sua”Liguria.
Il cartiglio in basso con il “ Donatus Comes Bardus Papiensis pinxit hoc opus” pone deciso il latore di questo stupendo lavoro, quasi a monito di dire ….Questa meraviglia mi appartiene!.
Negli anni settanta il grande Federico Zeri attribuì a questo grande artista altri dipinti sparsi per il mondo e piano piano la figura del De' Bardi cominciò ad avere una chiara visione.
Si scoprì un documento che accertava la sua morte avvenuta nel 1450, che era nativo Lombardo ma per motivi di politica era dovuto fuggire dalla sua città natale ed era arrivato in Liguria, aveva perciò visto i pittori stranieri che quivi lavoravano, (Jan van Eyck, Roger van del Weyden) scegliendone alcune caratteristiche e portando così alla costruzione di questa magnifica opera.
Si scoprì un documento che accertava la sua morte avvenuta nel 1450, che era nativo Lombardo ma per motivi di politica era dovuto fuggire dalla sua città natale ed era arrivato in Liguria, aveva perciò visto i pittori stranieri che quivi lavoravano, (Jan van Eyck, Roger van del Weyden) scegliendone alcune caratteristiche e portando così alla costruzione di questa magnifica opera.
Roberto Busembai (errebi)
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