Nel lamento di un violino suonato a mezzanotte,
cadono note languide e toccano nel cuore,
piange lacrima dolce chi ha sensibilità fragile,
e scivola sulle guance come lava calda,
cessa violino quel concerto atroce,
mi sta rodendo dentro come salmastro marino,
che tutto corrode e consuma senza lesinare,
lascia la bacchetta e non pizzicare,
le corde voglio vuote e silenti,
non voglio più patire questi tormenti,
perchè il tuo canto, o viola dell'amore,
mi narra voci e suoni di uno splendore,
nato in un teatro dalle tende rosse,
in un finir d'autunno alle prime danze,
e già nell'inverno pativa di dolore,
chiuso nei camerini ad aspettar le sue glorie,
poi la stanchezza, il successo e la faciloneria,
fecero che a primavera tutto era svanito,
ma su quel palco suona ancora quel motivo,
e nelle notti insonni me lo ripeto piano.
Nel lamento di un violino
c'è tutto il mio tormento,
come corda tesa e sollecitata,
così è il mio cuore in questo momento,
e tace la canzone senza più parole.
cadono note languide e toccano nel cuore,
piange lacrima dolce chi ha sensibilità fragile,
e scivola sulle guance come lava calda,
cessa violino quel concerto atroce,
mi sta rodendo dentro come salmastro marino,
che tutto corrode e consuma senza lesinare,
lascia la bacchetta e non pizzicare,
le corde voglio vuote e silenti,
non voglio più patire questi tormenti,
perchè il tuo canto, o viola dell'amore,
mi narra voci e suoni di uno splendore,
nato in un teatro dalle tende rosse,
in un finir d'autunno alle prime danze,
e già nell'inverno pativa di dolore,
chiuso nei camerini ad aspettar le sue glorie,
poi la stanchezza, il successo e la faciloneria,
fecero che a primavera tutto era svanito,
ma su quel palco suona ancora quel motivo,
e nelle notti insonni me lo ripeto piano.
Nel lamento di un violino
c'è tutto il mio tormento,
come corda tesa e sollecitata,
così è il mio cuore in questo momento,
e tace la canzone senza più parole.
Roberto Busembai (errebi)
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