giovedì 8 settembre 2016

ECCE ROMAE

Sono le porte antiche ,
tra capperi e bocche di lupo,
a dominar di Roma del passato,
e far di ricordar nel presente,
tra urla, rumori e camion invadenti,
gesta inconsulte, risa e tanta tanta gente,
scorrono sulle poche acque del Tevere
allor forse più infausto e pieno,
bottiglie e borsette in plastica,
mentre dalla barcarola dei turisti,
si sente il cicerone invocar la cupola,
magistrale dominio sul panorama tutto,
e forse ancor su quelli che vi abitan di sotto,
tra misti di odori di parmigiane e pecorini freschi,
matriciane e carbonare calde,
volano tra i vicoli di piazze più importanti,
e ancor forse c'è chi vorrebbe vendere Trevi,
come fece un nobile Totò,
son strade sdrucciolevoli, ancora ciottolate,
di sanpietrini neri e resti di pellicole,
cinema ormai lontano,
i fasti del ricordo di un dominio romano.
E non c'è sera che cada sole al tramonto
per trasformar dei marmi bianchi in rosa,
per venar nel cuore un sentimento
che non ti faccia dire sempre
o Roma cara sei nel cuore,
e vola un gabbiano sopra il ponte,
o sopra l'angelo del Castello dominatore.
La sera son luci accese e suoni di chitarre,
di fisarmoniche piangenti
violini e canti,
forse non più stornelli
di Villa o della Ferri,
ma sempre musiche inerenti
che fanno dire a chi ti trovi appresso,
quanto te vojo bene e te lo vojo dì adesso.
Roberto Busembai (errebi)
Foto by ERREBI

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