giovedì 28 aprile 2016

SUL MURO DI UNA VECCHIA STAZIONE

Sul muro di una vecchia stazione,
tra calcinacci e crepe da dove nascono fiori,
bocche di lupo o capperi dal colore viola,
ho scritto con un carboncino nero
la mia canzone d'addio amore
forse non ci rivedremo.
Era il bisogno di sfogare il pianto,
di un amore finito senza senso,
caduto così come la neve
che sui binari caldi scivola 
e non lascia traccia,
acceso all'improvviso 
in una stagione calda
e ai primi venti di un settembre strano
perduto in fretta sopra un veloce treno.
Ho scritto note improvvisate,
parlano di te e delle tue risate,
dei tuoi occhi brillanti e seducenti
che mi avevano rapito 
sulla spiaggia nella notte delle stelle cadenti.
Ci sono pure le pause dei nostri silenzi,
coronati dal rumore delle lievi onde,
ci baciavamo proprio in quel frangente
per riempire quei vuoti che la notte infonde,
e luna chiara sul mare la sua luce
e vento leggero schiuma tra le creste bianche,
onde schiumose di un vento traditore.
Ho messo tutto il colore in queste note
dei tuoi vestiti sempre pieni di fiori
leggeri come leggero era il tuo respiro
quando facevi l'amore con me distesi
sopra quel prato dietro ad un cespuglio
sotto un noce gigante a far da nascondiglio,
e con i capelli biondi lasciati liberi al vento
sembravi una vela aperta ed io la barca 
sul confine di un mare aperto,
e la tortora sul ramo che gorgheggiava
sempre quel suo monotono lamento.
Sul muro di una vecchia stazione,
ho scritto la nostra canzone,
chissà se un giorno un giovane vagabondo
potrebbe legger queste dolci note
e con il suo violino suonarla 
per raccattar monete e gratificazione.

Roberto Busembai (errebi)

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