Ogni vacanza ha il suo sapore dolce misto ad un amaro che solitamente si tramuta nel ritorno, ma ogni vacanza ha pure il suo magico mistero che aleggia dentro ed è quel particolare e unico di ognuno che riesce a entusiasmare e dare colore al periodo passato.
Allora si ricorderanno mari calmi e acque calde sotto il cocente sole, si ricorderanno prati verdi immensi, pascoli montani e acque limpide e ghiacciate, si penseranno alle traversate sopra un lago con il remare di una barcarola, o come me si penserà a una città, alle sue vestige e alle sue mura, ai suoi valori immensi e alle sue tradizioni, e io appunto voglio lasciare qui un piccolo ricordo di una città che mi è rimasta dentro, una città che non conoscevo ma che l'alone di notorietà mi era talmente impresso già dai tempi delle conoscenze scolastiche. Vienna e i suoi colori, musiche e tesori.
“Le note della musica
s'alzano sulla città,
unico suono e “rumore”
di un silenzioso passo umano.
Vienna dorme nella culla
di un LA maggiore
e una chiave di SOL.” (errebi)
Questa la mia prima impressione e sentimento che girando per le vecchie strade della città antica ho sentito dentro il cuore, la prima sera tarda in cui sono arrivato e di lei mi sono innamorato.
Vienna è un confetto di duro zucchero bianco e rassodato, ostico nella lingua, nelle prime impressioni della gente, nella rigidità dei palazzi prorompenti e dei grattacieli che lontana la sovrastano, ma dentro è una mandarla dal sapore misto, un dolce dato dalla musica continua di un Mozart brioso e di un languido e romantico Strauss che pare scivolare davvero su quel Donau che gentile e con rispetto costeggia il limite della metropoli Austriaca.
Sapori nuovi, cotolette giganti impanate e fritte, birre colorate e spumeggianti da ogni bicchiere e bottiglia, wurstel e crauti, e dolci che inteneriscono anche il più crudo dei cuori e dei sapori.
Ma Vienna è anche il potere di una monarchia passata, di un fasto di ottocento che non nasconde ma mette sempre in rilievo, e allora carrozze trainate da due doverosi cavalli imbevono le strade ciottolate, rigore nel costume del cocchiere con parrucchino annesso, e poi palazzi e edifici, monumenti e giardini da trovarci il silenzio vero, quello che non capita più addosso, quello che ti fa sentire dentro il sapore dell'essere in un sogno che poi sogno lo è davvero.
Vienna è cultura nei musei e nei suoi artisti vari di ogni genere e di ogni categoria, dalla pittura alla musica, fino alla letteratura, è nelle chiese la dovizia religiosità mista tra il paganesimo e cristiana, ricchezza dentro nelle sue costruzioni, altari imponenti come imponenti vetrate e barocche colonne, ampie navate e impetuosi soffitti, tetti in puzzle di maioliche colorate e guglie infinite a cercare un cielo che sovrasta, luce che non ha nascondiglio tanto spazio gli è concesso.
“Non è lo scintillio
delle cose e dei fatti
ma il colore che emanano
le persone che vivono
con l'arcobaleno addosso,
a donare calore
nell'animo e nel cuore.
E donano festa alla vta.” (errebi)
Poi ti accorgi che vivi in un mondo dimenticato, un mondo fatto di pura gentilezza, di comprensione e di rispetto, silenzioso e riguardoso, ma preciso e dovuto, ti accorgi che quella che ti sorride non lo fa solo per un compenso, che quello che ti concede l'attraversamento non è la frenata improvvisa di un'auto ma soltanto un sottile e lento frenare per il giusto comportamento. E ti accorgi che chi fa caos e confusione sono le migliaia di turisti che invadono giornalmente questa nobile metropoli d'oltr'Alpe, si parla piano e si sorride nella stessa maniera, ma non è un'imposizione o un modo di fare, è soltanto naturale educazione. E ti accorgi che puoi camminare senza nessuna paura addosso, senza guardarti intorno con sospetto, senza sentire il fiato o gli occhi che ti controllano per poterti colpire. E siedi sulla vastità delle panchine, noti la pulizia capricciosa e insistente in ogni angolo e in ogni strada e vicolo che sia, e godi del panorama delle vetrine accese, dei canti di artisti di strada,
e ti soffermi a salutare e scherzare con gli “imbonitori” venditori di biglietti per un ennesimo concerto di qualche chiesa o teatro o addirittura in cattedrale. E trovi che la gente nel loro quotidiano e comune stress metropolitano hanno un passo avanti, non sono tesi e hanno la proprietà di potersi riposare e dedicarsi alla famiglia e alle loro cose, alle corse lungo il Donau Canal quando non è invaso dalla bonaria e colorata movida notturna giovanile, giusto per passare la serata in una Vienna che ho trovato meravigliosamente calda (meteo parlando).
Vienna l'ho impressa sul mercatino delle pulci tra locali e ristorantini tipici, l'ho impressa sulla piscina di fronte alla Chiesa di San Carlo Borromeo, l'ho impressa nel giardino e nella reggia dello Shonbrunn, nel Belvedere e nelle tele di Klimt e Schiele, nel fregio di Beethoven e nelle note dei concerti di Mozart, l'ho impressa nella cattedrale di Santo Stefano e nelle altre mirabili chiese, l'ho impressa nei dolci sacher e nei sapori gialli di birre, ma Vienna l'ho impressa nel cuore per il suo gentile, riservato e sottile pudore di farsi scoprire.
Roberto Busembai (errebi)
Photo by ERREBI
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