giovedì 6 giugno 2019

STORIE PAZZESCHE

Non so se avete avuto occasione di vedere questo film del 2014, è un film argentino diretto da Damian Szifron e prodotto da Pedro Almodovar, un film che a mio parere avrebbe dovuto avere più notorietà e più considerazione. E' una antologia di sei racconti incentrati sulle manie e sui risultati violenti che ognuno di noi possiede e estranea al massimo della rottura di questa opprimente società. Sono rappresentate situazioni normali di vita comune che naturalmente vengono eccessivamente proposte soluzioni alquanto “pazzesche”, ma che potrebbero benissimo verificarsi dato il sorpruso che sopportiamo ogni giorno e ogni istante, partendo dalla critica a volte sbagliata dei nostri conoscenti, amici e parenti, a l'insidie che le istituzioni ci pongono per un normale atto demografico o soltanto per il pagamento di una multa non giusta, o per rapporti di coppia che si scoprono poi non tanto leali e non tanto decorosi. E' un susseguirsi di scene e di colpi di scena, talvolta ironici, talvolta violenti, ma sempre con la dovuta forza di rimarcare quello che l'uomo normale subisce giornalmente e stressatamente sopporta per poi “normalmente” agire per rabbia, per istinto di sopravvivenza, per amore o odio esagerati. Ci sono racconti al di sopra della normalità ma che fanno riflettere proprio per la loro vicinanza alla verità, altri che appaiono quasi impossibili ma che poi non distano affatto dalla quotidianità. Tra l'ironico e il passionale, tra il tragico e il violento, tra la paura e il rilassamento, si trascorrono queste storie in assoluto coinvolgimento e se al momento pare che ognuna vada per il suo, queste storie sono tutte e sei legate da uno stretto significato comune, la libertà personale violentata da un “normale” vivere giornaliero e da un “normale” credere comune di fare il giusto che poi il giusto non è e viola la libertà stessa, la propria e l'altrui. Il primo racconto è geniale (l'amico di tutti e di nessuno), l'ultimo è sublime ( la festa di matrimonio), gli altri spettacolari.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web la locandina

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