martedì 4 giugno 2019

FILIPPINO LIPPI - PALA MAGRINI

Dalla pagina FB "Arte in cornice"
L'opera che vi voglio presentare, non è molto conosciuta, ma per questo non si può considerare un'opera minore, tutt'altro, è un'opera che il Maestro dipinse su commissione quando ormai era un noto e stimato pittore, riconosciuto in tutta Italia.
Nel 1482, Filippino Lippi (Filippo, ma il diminutivo per non confonderlo con il padre Filippo, grande artista pratese) si trovava in quel di Lucca per eseguire dei pannelli in San Ponziano ( visibili ora alla Norton Simon Art Foundation in Pasadena) e fu commissionato per eseguire anche una stupenda pala, detta Pala Magrini, in cui sono rappresentati i santi Rocco, Sebastiano, Girolamo ed Elena (visibile a Lucca nella chiesa di San Michele in Foro).
E' una pala di medie dimensioni (147 x157 cm circa) rappresentante i due santi della carità cristiana ( Rocco e Sebastiano) affiancati a un supremo dottore della Chiesa, S. Girolamo, qui rappresentato anziano in vesti cardinalizie con un leone che appare fiducioso al suo fianco ( la leggenda narra che Girolamo nei suoi viaggi in Oriente, incontrasse e curasse proprio un leone che aveva una spina in una gamba e che per ricompensa lo seguì per sempre) e con una bibbia in mano ( egli fu il primo che impegnò quasi tutta la sua vita nella traduzione dal greco e dal latino la così conosciuta “Vulgata” ovvero la sacra Bibbia che il suo utilizzo rimase fino al Concilio Vaticano II). Accanto si trova S.Elena ( madre di Costantino imperatore) con una croce in spalla ( fervida credente, si recò in Terra Santa e dopo aver fondato le basiliche della Natività a Betlemme e dell'Ascensione sul Monte degli Ulivi, rinvenne la vera Croce di Cristo), raffigurata con una veste bianca ed un velo che le scende fino a coprirle le mani. Ai due santi della carità vengono associati due santi che si rifanno al fondamento della cristianità, la Parola e la Croce.
Lo stile del Filippino è molto vicino al suo grande Maestro, il Botticelli, infatti non possiamo non riconoscerlo nelle linee e nella raffinata grafia e nella scrupolosa tecnica nel rappresentre la trasparenza del velo. La pala ha un che di inquietudine, i personaggi sono tutti distaccati l'uno dall'altro in diverse profondità, non comunicano tra loro e non guardano verso l'osservatore, ognuno è chiuso nel suo profondo pensare, nel suo profondo meditare, soltanto il leone è rivolto all'osservatore. E' un'elegante malinconia che porta i personaggi in rilievo su un fondo scuro ma rischiarato da un caldo tramonto che si intravede sulla destra. Il Maestro pare lanciare un monito alla Chiesa tutta, se non proprio alla fede cristiana, in cui i valori della religione sono distinti e distaccati, quasi che ognuno abbia una suo solitario valore, mentre dovrebbe essere il contrario per formare un'unica e assoluta fede mondiale.
L'opera tutta ha una forte decisionalità pittorica nel colore, tipica del periodo, che impressiona e allieta il cuore al vederla e ammirarla , soprattutto dal vivo.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine ERREBI

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