Quando si parla magnificenza, talvolta non sappiamo neppure distinguere il senso e il valore della parola detta, ma nel caso di questa opera del Veronese, non ci sono dubbi nell'interpretarla magnifica, se non altro per la sua grandiosità fisica, quasi 10 mt di lunghezza per quasi 7mt di altezza di tela, e le meraviglie non finiscono qui, siamo solo all'inizio, perchè nella tela stessa vi sono raffigurate dettagliatamente descritte e rappresentate, da giusta e seguita tecnica del manierismo del '500, ben 133 personaggi.
Le nozze di Cana, del veneziano Paolo Veronese, fu un'opera commissionatagli intorno al 1562 da l'ordine dei monaci di San Benedetto perchè avevano bisogno di una grandissima tela che decorasse una parete del refettorio nella Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia. Tale opera da documentazioni risulta essere stata pagata ben 324 ducati ma il Veronese pretese molto di più, oltre i ducati ebbe anche il vitto e l'alloggio pagati. Il soggetto prescelto dall'Ordine, era Le nozze di Cana, dove il Signore Gesù compì il suo primo miracolo, trasformando l'acqua in vino a un banchetto di matrimonio al quale era stato invitato, e al quale improvvisamente per la miriade di persone partecipanti, venne a mancare proprio il vino; naturalmente i monaci pretesero anche che nella scena ci fossero perciò dipinte tante persone come erano narrate nella storia.
Il Veronese era abituato a questa specie di quadri, già altre cene erano state da lui dipinte e una in particolare, l'Ultima Cena, gli fu contestata dalla Santa Inquisizione e quasi gli costò una scomunica, tale poi da risolvere il caso cambiando il titolo in Convito in Casa di Levi, perciò fu ben lieto di soddisfare questi nobili frati. La tela fu pronta per la Festa della Madonna della Salute e per due secoli questa tela rimase nel refettorio. Ma con l'invasione della campagna militare di Napoleon e Bonaparte, la tela , come tante altre opere pittoriche e sculture di nostra proprietà, furono considerate bottino di guerra e fatte trasportare a Parigi, ma il peggio fu che questa tela, essendo enorme e di non facile trasporto, venisse tagliata in due e poi arrotolata Tutt'oggi, e ne sono testimone dopo averla vista, al Louvre dove attualmente risiede, si nota la riga centrale dove avvenne il taglio. Ma questa tela non ha pace; le opere del Louvre, che al tempo divenne Musee Napoleon e perciò di proprietà privata dello stesso Napoleone, alla caduta dello stesso vennero in gran parte restituite ai legittimi proprietari a cui l'Imperatore le aveva trafugate, ma questa impresa non valse per tutte e non fu facile assolutamente, visto il valore che esse avevano. Così fu per Le nozze di Cana, che fu considerato uno ulteriore scempio far di nuovo trasportare quella tela e perciò rimase in Francia, che comunque durante il periodo dell'impero Nazista, fu tenuta nascosta per poi finalmente ritornare in sede dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Nel 1992. tre anni dopo il suo restauro, la tela viene rovinata per la caduta di acqua piovana penetrata all'interno del museo e dopo due giorni , nello spostare la grande tela per sanare il danno nei muri, cadde rovinosamente a terra mandando in frantumi la cornice. Fortunatamente la tela subisce pochi danni e comunque da allora ha trovato, pare, un doveroso riposo.
Il contesto storico della rappresentazione, non è propriamente quello in cui i fatti si erano verificati, ma il Veronese ha voluto portarlo nei suoi tempi, infatti possiamo notare lo scenario architettonico tipico del Palladio, con colonne greche e romane tipiche riproduzioni nel '500, gli abbigliamenti sottilmente dipinti e con colori ben accesi e definiti nei costumi del periodo, ma soprattutto buona parte dei personaggi non sono personaggi comuni o sconosciuti, partendo dai suonatori in basso in primo piano, dove quello con la tunica bianca che sta suonando una viola da braccio, altro non è che il Veronese stesso, alle sue spalle in tunica verde, con un'altra viola da braccio è il Tintoretto, quello con il vestito rosso che suona il violone è Tiziano, mentre colui che suona il flauto è Jacopo Bassano. Ma i personaggi sono tantissimi, come il Solimano, Vittoria Colonna, Daniele Barbaro ,Francesco I di Francia, Giulia Gonzaga e tanti altri. La trasformazione dell'acqua in vino la possiamo notare in basso sulla destra dove un servo è impegnato nel versare dalle brocche contenenti solitamente acqua in vasi per il vino. Dietro di lui un signore con veste verde allegoricamente ricamata che guarda il vino dentro un bicchiere altri non è che Pietro l'Aretino.
Ma l'essenza e il valore religioso dell'opera in questione, è proprio la parte centrale dove il Cristo appare nella sua magnificenza e come la Madonna al suo fianco, sono gli unici ad essere vestiti nel periodo giusto, eppure nonostante il grande caos di persone, queste due immense figure vengono subito notate. Una valenza simbolica di fede viene data anche dalle figure che sopra il Cristo, sono intente a macellare della carne, un ricordare il sacrificio di Gesù sulla croce, l'agnello sacrificale. Gli sposi sono seduti sulla sinistra della tela dove un servo nano tende a far assaggiare un calice di vino allo sposo stesso, e anche questa scena è ben rappresentativa e voluta dal Veronese, infatti denota che il prestigio sociale è inutile e senza importanza di fronte a quello spirituale. I veri protagonisti non sono gli sposi, ma Gesù, la Madonna e alcuni apostoli che dietro di loro sono dipinti. Una nota in più a testimoniare quanto già detto sopra in riferimento al sacrificio di Gesù, intorno vediamo i servi intenti a trasportare e a macellare carni di ogni genere e tipo, cotte o crude, ma sulla tavola ben altre cibarie vengono rappresentate, frutta, verdure ecc. Infatti il Veronese vuole ben sottolineare la valenza del sacrificio, Dio si è fatto carne e per noi si è sacrificato e donato.
Le nozze di Cana, del veneziano Paolo Veronese, fu un'opera commissionatagli intorno al 1562 da l'ordine dei monaci di San Benedetto perchè avevano bisogno di una grandissima tela che decorasse una parete del refettorio nella Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia. Tale opera da documentazioni risulta essere stata pagata ben 324 ducati ma il Veronese pretese molto di più, oltre i ducati ebbe anche il vitto e l'alloggio pagati. Il soggetto prescelto dall'Ordine, era Le nozze di Cana, dove il Signore Gesù compì il suo primo miracolo, trasformando l'acqua in vino a un banchetto di matrimonio al quale era stato invitato, e al quale improvvisamente per la miriade di persone partecipanti, venne a mancare proprio il vino; naturalmente i monaci pretesero anche che nella scena ci fossero perciò dipinte tante persone come erano narrate nella storia.
Il Veronese era abituato a questa specie di quadri, già altre cene erano state da lui dipinte e una in particolare, l'Ultima Cena, gli fu contestata dalla Santa Inquisizione e quasi gli costò una scomunica, tale poi da risolvere il caso cambiando il titolo in Convito in Casa di Levi, perciò fu ben lieto di soddisfare questi nobili frati. La tela fu pronta per la Festa della Madonna della Salute e per due secoli questa tela rimase nel refettorio. Ma con l'invasione della campagna militare di Napoleon e Bonaparte, la tela , come tante altre opere pittoriche e sculture di nostra proprietà, furono considerate bottino di guerra e fatte trasportare a Parigi, ma il peggio fu che questa tela, essendo enorme e di non facile trasporto, venisse tagliata in due e poi arrotolata Tutt'oggi, e ne sono testimone dopo averla vista, al Louvre dove attualmente risiede, si nota la riga centrale dove avvenne il taglio. Ma questa tela non ha pace; le opere del Louvre, che al tempo divenne Musee Napoleon e perciò di proprietà privata dello stesso Napoleone, alla caduta dello stesso vennero in gran parte restituite ai legittimi proprietari a cui l'Imperatore le aveva trafugate, ma questa impresa non valse per tutte e non fu facile assolutamente, visto il valore che esse avevano. Così fu per Le nozze di Cana, che fu considerato uno ulteriore scempio far di nuovo trasportare quella tela e perciò rimase in Francia, che comunque durante il periodo dell'impero Nazista, fu tenuta nascosta per poi finalmente ritornare in sede dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Nel 1992. tre anni dopo il suo restauro, la tela viene rovinata per la caduta di acqua piovana penetrata all'interno del museo e dopo due giorni , nello spostare la grande tela per sanare il danno nei muri, cadde rovinosamente a terra mandando in frantumi la cornice. Fortunatamente la tela subisce pochi danni e comunque da allora ha trovato, pare, un doveroso riposo.
Il contesto storico della rappresentazione, non è propriamente quello in cui i fatti si erano verificati, ma il Veronese ha voluto portarlo nei suoi tempi, infatti possiamo notare lo scenario architettonico tipico del Palladio, con colonne greche e romane tipiche riproduzioni nel '500, gli abbigliamenti sottilmente dipinti e con colori ben accesi e definiti nei costumi del periodo, ma soprattutto buona parte dei personaggi non sono personaggi comuni o sconosciuti, partendo dai suonatori in basso in primo piano, dove quello con la tunica bianca che sta suonando una viola da braccio, altro non è che il Veronese stesso, alle sue spalle in tunica verde, con un'altra viola da braccio è il Tintoretto, quello con il vestito rosso che suona il violone è Tiziano, mentre colui che suona il flauto è Jacopo Bassano. Ma i personaggi sono tantissimi, come il Solimano, Vittoria Colonna, Daniele Barbaro ,Francesco I di Francia, Giulia Gonzaga e tanti altri. La trasformazione dell'acqua in vino la possiamo notare in basso sulla destra dove un servo è impegnato nel versare dalle brocche contenenti solitamente acqua in vasi per il vino. Dietro di lui un signore con veste verde allegoricamente ricamata che guarda il vino dentro un bicchiere altri non è che Pietro l'Aretino.
Ma l'essenza e il valore religioso dell'opera in questione, è proprio la parte centrale dove il Cristo appare nella sua magnificenza e come la Madonna al suo fianco, sono gli unici ad essere vestiti nel periodo giusto, eppure nonostante il grande caos di persone, queste due immense figure vengono subito notate. Una valenza simbolica di fede viene data anche dalle figure che sopra il Cristo, sono intente a macellare della carne, un ricordare il sacrificio di Gesù sulla croce, l'agnello sacrificale. Gli sposi sono seduti sulla sinistra della tela dove un servo nano tende a far assaggiare un calice di vino allo sposo stesso, e anche questa scena è ben rappresentativa e voluta dal Veronese, infatti denota che il prestigio sociale è inutile e senza importanza di fronte a quello spirituale. I veri protagonisti non sono gli sposi, ma Gesù, la Madonna e alcuni apostoli che dietro di loro sono dipinti. Una nota in più a testimoniare quanto già detto sopra in riferimento al sacrificio di Gesù, intorno vediamo i servi intenti a trasportare e a macellare carni di ogni genere e tipo, cotte o crude, ma sulla tavola ben altre cibarie vengono rappresentate, frutta, verdure ecc. Infatti il Veronese vuole ben sottolineare la valenza del sacrificio, Dio si è fatto carne e per noi si è sacrificato e donato.
Roberto Busembai(errebi)
Immagine web