martedì 15 ottobre 2019

PABLO PICASSO - GUERNICA

E ancora si parla di guerra, gli anni duemila, i così tanto sospirati anni della tecnologia e del progresso, dei viaggi intergalattici e delle grandi imprese spaziali, delle auto robot e delle case in materiale indistruttibile, si parla purtroppo, ancora, di guerra, di genocidi, di sterminio di etnie, di emarginazione, di razzismo, di invidie, di egoismo. E ancora non si vuole capire l'importanza della vita e per questo siamo così facili a privarla.
Il 26 Aprile del 1937, la legione Condor della Luftwaffe tedesca scarica tonnellate di bombe incendiarie nella cittadina basca di Guernica, come atto intimidatorio contro la resistenza in una Spagna invasa da una cruenta guerra civile. E' un vero massacro e soprattutto è un massacro di civili e di innocenti, il novanta per cento degli abitanti sono donne e bambini, gli uomini sono impegnati nella guerra, duemila corpi rimangono su quei terreni arsi, distrutti e bruciati.
Picasso in quel periodo vive a Parigi, ma è stato incaricato dalla commissione del Governo a rappresentare la Spagna alla Mostra Internazionale di Parigi per quell'anno, doveva realizzare un grande murale per il padiglione spagnolo. Ma non aveva estro e non aveva fantasia, quel murale non cresceva.
Sei giorni dopo i fatti di Guernica, spinto da furore creativo, realizzò in pochissimo tempo una centinaia di schizzi e bozzetti fino ad arrivare alla stesura totale su una tela alta circa 3metri e80cm per 7metri e 80 cm di larghezza.
E' un lavoro monocromatico con sfondo nero e tonalità di grigio, un qualcosa di tinte viola e blu.
In questa sua grande e impressionante rappresentazione di guerra non ci sono armi, cannoni o aerei da battaglia, ma c'è tutta la disperazione e lo strazio che la guerra stessa causa su le persone umane.
La scena si svolge al buio, in uno spazio aperto a rappresentare la piazza della città, dove tutto sta andando a fuoco, sommerso da immense fiamme. Il tutto è sezionabile e ha una sua caratteristica ben precisa, ogni personaggio raffigurato, ogni animale, ogni cosa sono l'identificazione di questo massacro.
Sulla sinistra , in alto , lo strazio di una madre per la perdita del suo bambino, con assoluto riferimento alla deposizione del Cristo dalla croce, il toro alle loro spalle non si sa se rappresenta il dominio minaccioso o è a tutela dei due personaggi.
Sempre sulla sinistra ma in basso notiamo il guerriero caduto che vuole rappresentare l'immagine classica dei caduti spagnoli repubblicani. Simboliche e determinanti i due fulcri di luce, a rappresentarla come vincente sulle tenebre, in alto quasi centrale, l'occhio a rappresentare il sole, e la donna con la lampada appena sotto.
A destra l'edificio in fiamme con una donna che sta bruciando, identificazione gestuale simile a Maria Maddalena.
Altre figure come il fiore che notiamo in basso all'impugnatura del guerriero caduto, a significare la speranza di rigenerazione dopo la distruzione. Pare che un testimone dei fatti, parlando dello strazio delle persone e delle cose che erano arse, avesse notato che in tutto questo soltanto l'albero dietro la Chiesa di Guernica, fortunatamente non aveva avuto nessun danno.
Il toro e il cavallo rappresentano il conflitto tra i due animali, siamo in Spagna e non si può non pensare alla Corrida, infatti spesso accade che il toro incorni il cavallo, infatti quest'ultimo è inteso come l'umanità sofferente. La ferita altro non è che la lancia spinta nel costato di Cristo, e il grido di agonia con la bocca aperta non può non ricordare le varie immagini del Cristo sulla Croce.
L'urlo di Pablo Picasso alla prima rappresentazione di questa opera fu: “La guerra di Spagna è la battaglia della reazione contro il popolo, contro la libertà. Nel quadro Guernica esprimo il mio disprezzo per la casta militare che fa sprofondare la Spagna in un oceano di dolore morale di morte.”
Si può ben dire che questa opera è il più grande dipinto dedicato alle brutture della guerra, una rappresentazione di dolore, di sofferenza di donne, bambini e animali vittime di un nulla, un tema universale e sempre purtroppo attuale.
Il quadro è stato, su volontà dello stesso Picasso, custodito in America e soltanto nel 1981 è tornato in Patria, quando le libertà politiche erano ristabilite.
Vorrei concludere questa piccola analisi con una Poesia del poeta inglese John Donne vissuto a cavallo tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600.
“Nessun uomo è un'isola, 
intero in sé stesso.
Ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte della terra.
Se una zolla viene portata via dall'onda del mare,
la terra ne è diminuita,
come se un promontorio fosse stato al suo posto,
o una magione amica o la tua stessa casa.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce,
perché io partecipo all'umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana:
essa suona per te.”
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

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