Ho atteso l'infinito per sentir la tua voce,
sopra le mareggiate dell'inverno cupo,
attraverso le erbe di un primo aprile,
sotto papaveri rossi di un'estate mite,
al di la delle foglie caduche di un autunno triste,
ho atteso fino al presente
vecchio e ormai finito,
di sentire il respiro sopra la mia pelle,
della carezza prima di un giovane mattino,
di un bacio nella sera prima del dolce sonno,
del caffè caldo e gonne stese sul terrazzo,
di un grido dalla finestra che incita a salire,
di un forte abbraccio sul tuo seno materno,
di un sorriso negli occhi e fermo sulla bocca.
Ho atteso e ancora spero,
di sentire un messaggio che sia sopra il vero,
che voli come airone sulle nuvole bianche,
che navighi veliero sulle onde stanche,
che profumi di spigo dentro ad un cassetto,
che maturi di pesca in un orto fresco,
e cangi colore e suono al tuo passare,
e quanto ho atteso di vederti, madre.
sopra le mareggiate dell'inverno cupo,
attraverso le erbe di un primo aprile,
sotto papaveri rossi di un'estate mite,
al di la delle foglie caduche di un autunno triste,
ho atteso fino al presente
vecchio e ormai finito,
di sentire il respiro sopra la mia pelle,
della carezza prima di un giovane mattino,
di un bacio nella sera prima del dolce sonno,
del caffè caldo e gonne stese sul terrazzo,
di un grido dalla finestra che incita a salire,
di un forte abbraccio sul tuo seno materno,
di un sorriso negli occhi e fermo sulla bocca.
Ho atteso e ancora spero,
di sentire un messaggio che sia sopra il vero,
che voli come airone sulle nuvole bianche,
che navighi veliero sulle onde stanche,
che profumi di spigo dentro ad un cassetto,
che maturi di pesca in un orto fresco,
e cangi colore e suono al tuo passare,
e quanto ho atteso di vederti, madre.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine: Pablo Picasso - Ritratto della madre
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