mercoledì 8 gennaio 2020

IL GRANDE DITTATORE - CHARLIE CHAPLIN

Venti di guerra, di predominio, di ripicche tra statisti, ingiurie e altre ancora e senza entrare in merito per nessuno, ma l'esperienza, la storia, il passato, pure quello prossimo,non hanno ancora insegnato niente , anzi parrebbe che tutto quello che finora è accaduto negli ultimi cento anni, non sia mai esistito tanta è la rabbia e la volontà di conflitto e di sopprimere, di portare fede alla forte ambizione di potenza superiore.
Questa premessa per parlare, piano e delicatamente per portare rispetto, di un grande film, un film che soltanto un "piccolo" uomo ebbe il "coraggio" e la forza umana e intellettiva di produrre, costruire, interpretare, proprio nel periodo peggiore che poteva apparire, o migliore per assumere sempre più forte l'impatto della denuncia, del pericolo e della paura.
Charlie Chaplin, con "Il dittatore" ha portato nei secoli a venire la forte denuncia, in modo intelligentemente satirico, di una dittatura e di un personaggio, al tempo Hitler, che calza benissimo anche per altri e alti personaggi capi di stato dopo questo nazista. La figura del povero barbiere ebreo che si trova improvvisamente merce rara da bruciare e vendere per volontà di un suo "gemello" , Chaplin voleva gridare al mondo intero che costui era pericoloso, che acclamarlo avrebbe portato alla rovina, ma nessuno ascoltava, persino l'America stessa ne era entusiasta, e allora il povero barbiere diventa l'icona del sistema che lotta e si ribella ad un "pagliaccio" a cui è dato di "giocare" con il mondo, proprio come lo rappresenta, con un'acuta scena, il regista-attore, un mappamondo leggero con cui Hitler palleggia e balla in un fare divertito e sommessamente compiaciuto di avere proprio il mondo tutto tra le sue mani.
Scene di un'attualità impressionante e satira sono la miscela perfetta per questo meraviglioso film, la figura femminile si può osare dire che sia stata la migliore rappresentazione che il regista abbia potuto ottenere, la grandissima interpretazione di Paulette Goddard oggi avrebbe meritato un oscar assolutamente. Interessante la figura di Napaloni (Mussolini), spiccatamente recitata dal grande Jack Oakie e divertentissima la scena del fatidico lancio di torte, emblema di un film muto ormai alle soglie del declino, durante una discussione di politica estera tra questi due statisti.
Chaplin era ebreo, era nel film il povero barbiere, era nel film il buffone di Hitler e sinceramente tutte e due le parti avevano una sottile sfumatura di umanità perduta, il primo per volontà del secondo, il secondo per volontà degli eventi che se ne liberava gettandoli sul primo. Un film tutt'ora, anzi direi quasi attualissimo, che dovrebbe essere monito in questi giorni di discussioni che non portano a niente, anzi che navigano a gonfie vele verso un futuro che non ha futuro.
Chaplin forse aveva previsto anche questo nel suo Hitler interiore, nel suo barbiere, nel suo essere ebreo.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Locandina del film

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