lunedì 21 febbraio 2022

UN IMPROVVISO COLPO DI VENTO


“Nonna, nonna chi è questa?”

Fu la richiesta del mio nipotino, mentre sfogliava vecchie fotografie

“ Quella con il cappellino? Era una mia carissima amica:”

“ No nonna, questa....”

E mi avvicinò la foto perchè potessi ben vedere......

Anni '70

Padova

Facoltà di Psicologia

Dovevo sostenere un esame di “Evolutiva” ma il professore che doveva esaminarmi, la sera prima era stato “gambizzato” con due colpi di pistola da un gruppo estremista, e così mi ritrovai in quel corridoio della facoltà, con una copia di un volantino in cui si rivendicava il fatto da parte di un sovversivo movimento estremista, uno dei tanti che in quel periodo “detto di piombo” invadevano il mondo scolastico e non, io e la mia carissima amica Tosca, che anche lei avrebbe dovuto sostenere lo stesso esame.

Venivamo da un paesino del centro Toscana, non ci potevamo permettere di frequentare e alloggiare a Padova, io al tempo già lavoravo per sostenere un gramo bilancio familiare e usufruivo dei permessi retribuiti , le famose 150 ore, che lo Stato riconosceva al datore di lavoro per gli studenti, la mia amica invece per grossi problemi familiari era costretta a non allontanarsi più di tanto. Avevamo un tramite, una persona che ci informava e curava le problematiche di segreteria, un'amica di un'amica di Tosca, Anna, si chiamava, che abitava a Padova. Anna era una ragazza attiva e dinamica, era sostenitrice di un movimento studentesco e comunque ho sempre pensato che lo facesse più per amore che per pura convinzione, il suo compagno era un attivista di un partito politico e tutti e due erano davvero impegnati in tal senso, infatti questo volantino che ci trovavamo tra le mani ce lo aveva dato proprio lei.

“ E adesso che si fa?” mi chiese umile Tosca

“ Potremmo andare direttamente a Bologna!”

Bologna era la nostra meta d'uopo, il trade union tra la Toscana e il Veneto, perchè a Bologna abitava una anziana zia di Tosca e quando sapeva di noi che andavamo a Padova, felicemente ci ospitava per una notte. La zia Maria, un'anziana e vivace signora, lavorava come inserviente presso una nobile famiglia Bolognese e questo lavoro a mio parere lo faceva più per svagare la mente che per un fattore economico, aveva da pochi anni perduto il marito e il ritrovarsi sola era la cosa che la faceva soffrire di più, ecco perchè la permanenza di noi le recava davvero felicità immane. Persone in casa con cui confidarsi e parlare e per lo più giovani.

“ Si, hai ragione” mi rispose Tosca “ ma l'aria che si respira qui a Padova, credo che sia la stessa anche a Bologna. Poi la zia Maria non è a casa fino a sera e ci troveremo a giro per la città e penso che non ne valga la pena.”

Aveva ragione Tosca, l'aria che si respirava in queste città universitarie era davvero pericolosa e nervosa, c'era sempre una comizio, un corteo, una sommossa, una rivendicazione, uno sciopero e non mancavano purtroppo atti di vandalismo e di terrorismo, un lancio di bottiglia molotov o addirittura spari di pistole potevano essere all'ordine del giorno.

“ Sai cosa facciamo?!” furono le mie parole gettate con impeto e gioia “ Ci godiamo questo giorno e andiamo a Venezia, con il treno in meno di un'ora ci siamo!”

Si viveva un periodo particolare e pericoloso, ma l'incoscienza giovanile non ci faceva preoccupare più di tanto e improvvisamente, il professore “gambizzato”, i movimenti studenteschi, l'esame saltato erano problemi dimenticati.

Venezia quel giorno era un incanto, era una giornata plumbea, un febbraio comunque non molto freddo, e una vasta e densa coltre di nebbia aveva invaso la città lagunare, il fascino delle case che parevano esse isole in un fantastico mondo fiabesco, ponti che si intravedevano soltanto alla vicinanza di pochi passi, il tutto dava un incantevole senso di mistero da favola.

Appena scese dalla stazione ci incamminammo a braccetto, ridendo e chiacchierando del più e del meno, della nostra avventura odierna, di quel piccolo amore segreto che nessuno aveva mai svelato, nemmeno all'interessato, alle nostre aspirazioni, alle nostre preferenze su un vestito o un paio di scarpe che poi non ci potevamo neppure permettere di comprare, ma il pensarlo già ci faceva sentire “signore”.

Stavamo attraversando il Ponte degli Scalzi, il primo vicino alla stazione, quando distrattamente, presa dal parlare e ridere con Tosca, mi scontrai con un ragazzo appoggiato alla balaustra del ponte intento a fotografare.

“Scusi, ero davvero distratta, mi scusi”

“ Niente, signorina, non è successo niente”

“ Ci scusi di nuovo” e ci allontanammo, riprendendoci a braccetto e guardandoci dirette negli occhi, scambiandoci così silenziosamente un reciproco messaggio “ Però che bel ragazzo”....e attaccammo di nuovo a ridere.

Eravamo quasi alla base dell'altra parte del ponte quando ci sentimmo chiamare:

“ Signorine, signorine scusate?”

Era quel solito giovane fotografo

“Dice a noi?” chiese Tosca

“ Si si aspettate.” E si avvicinò a noi, poi rivolto verso di me:

“ Posso farle una foto?”

Provai un grosso imbarazzo e non mi venne che dire:

“ A me?”

“Si, ha un bellissimo volto, posso fotografarla?”

Guardai stupita Tosca e questa:

“ Ma si dai!” Mi prese per mano e mi accompagnò al centro del ponte e mi avvicinò alla balaustra rivolta al canale in direzione del centro città.

“Ha visto la sua amica ha capito subito!”

Lo scatto arrivò mentre un improvviso colpo di vento mi colpì sul viso.

Si chiamava Luigi quel giovane ragazzo ed è da cinque anni che un maledetto male me lo ha rapito per sempre.

“ Nonnaaaaa???” era il grido d'attenzione del mio nipote

“ Ah, si......quella era una giovane ragazza che aveva un sogno di vita, la stessa che ho vissuto io.”

“ Ma no, questa è brutta, te sei più bella nonna!” e scappò via rapito da una sigla musicale di un cartone animato in televisione.


Roberto Busembai (errebi)


Disegno Laura Lauri

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