martedì 31 dicembre 2019

LASCIO IL VECCHIO ANNO

Lascio il desiderio
sul comodino freddo
sento che questo anno
mi porterà del nuovo
forse sarà il pensiero
o forse un altro sogno
ma cosa importa
se dentro questo cuore
c'è un sole anche d'inverno,
lascio un desiderio
sulle lenzuola sfatte
non voglio più dormire
senza sentirti accanto,
quest'anno se ne va
ma non ha importanza
un giorno vale l'altro
senza la tua presenza.
Lascio un desiderio
e spero in un altro
che non sia come il passato
e non come il presente,
io sono fiducioso
e spolvero il comodino,
rifaccio bene il letto
esco ed è già
un nuovo mattino.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

lunedì 30 dicembre 2019

BUON FINE E PRINCIPIO DI ANNO AMICI

Anche questo altro anno se ne sta per andare, e come sempre un altro deve arrivare.
Certo detto così, la vita parrebbe un susseguirsi di anni e di stagioni, come se fosse davvero un calendario o un orologio che non trovano altro, che scandire un numero o un'ora, e noi nel mezzo che stiamo a guardare, perchè altro non possiamo fare. A questo punto potrei davvero dire Buon anno e festa finita!
Ma certo gli anni si susseguono ma in ognuno di essi ci sono tutte le nostre passioni, i nostri piaceri e le nostre discussioni, i nostri dolori che non mancano mai, ma pure i nostri momenti belli, i nostri affetti e i nostri amori, ma ci stanno pure i nostri nemici e gli invidiosi, i gelosi e gli impicciosi, e ci stanno anche tante altre cose, ma diciamocelo una volta per tutte, se non ci fossero tutti questi accadimenti, buoni o cattivi, belli o brutti, che vita sarebbe?
Lasciamo che scorrano questi anonimi anni, un numero sulla data e un numero sul calendario, oggi va ancora di moda ( e per poco) il numero 2019 e tra pochi giorni sfavillerà il numero 2020, ma io ho ancora addosso tanti altri numeri, ad esempio il 1955, che purtroppo ho conosciuto per la seconda metà, era di maggio quando mi sono preoccupato di venire a questo mondo, poi ricordo il numero 1968, ma non per quello che è successo, ma soltanto perchè tra tutte quelle innovazioni, rivoluzioni, lotte femminili, parità di tutto, c'ero anche io e che spasso ora poterlo ricordare, un numero importante il 1976 , beh signori miei sono arrivato al fatidico Diploma e quasi partito per il militare....dico quasi perchè già con la valigia pronta e le raccomandazioni di mia madre, sono rimasto a casa per “esubero” così veniva scritto sul congedo....erano troppi nelle caserme quelli della classe 55! Mi sono sempre chiesto se non ho perso un'opportunità?
E ci sarebbero altri numeri, ma quelli amici miei sono piuttosto personali, non posso dirvi che ricordo ancora quello quando ho avuto la prima “cottarella”, ma insieme ricordo anche il primo schiaffo dato da una ragazza assai carina, che ci avevo provato! E poi questo lo devo nominare il 1978 quando la perdita di un caro amico, coetaneo, su una strada per il mare in un giorno di agosto, me lo sono portato sempre nel cuore e ho capito da quel momento cosa significa davvero vivere per non morire.
E da quel momento è iniziata la vita veramente, un susseguirsi di date e di giorni, di attimi e di ore, di solitudini e di compagnie, di spensieratezze e di problemi, momenti felici e immensi al nascere dei miei figli, ma anche momenti atroci e indiscutibilmente indimenticabili quando i miei poco a poco mi hanno abbandonato.
Vogliamo allora prendere questo nuovo anno con tutte le possibili molle, e dirci che tanto non cambia assolutamente niente per il “tempo” lui proseguirà senza alcun freno e senza alcun rimorso o rimpianto e scorrerà come tutti gli altri, tra un foglio di calendario strappato mensilmente, o uno scorrere veloce di 24 ore in un orologio per scandire l'ore, i giorni e i mesi che verranno. Prendiamo quello che verrà con l'assoluto riserbo, perchè noi faremo sempre come se non fosse niente, oggi ci siamo, respiriamo e vediamo e ne siamo alquanto grati, perciò viviamo quello che oggi ci proponiamo e non facciamoci perdere mai niente, domani ( dicevano in un grande film degli anni trenta) domani è un altro giorno! E lo sarà davvero finchè avremo respiro sotto questo cielo.
Amici sono stato prolisso e noioso, ma abbiatene se non altro la pazienza, a me questi anni cominciano a pesare nel fisico e nella mente, e......non me ne frega niente, se vi va sono così altrimenti cercatevene un altro! AHAHAAH
Buon fine anno e soprattutto buon anno nuovo.....e tanta tanta salute, perchè come diceva il grande Manfredi, finchè c'è la salute!
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

sabato 28 dicembre 2019

NELLA SOFFITTA DEI RICORDI

Nella soffitta dei ricordi
si trovano sempre nuove cose,
talvolta dimenticate e credute perse,
altre rinnovate e spolverate
come fossero nuove,
e allora ritornano sulle scene
giocattoli di latta
culle in vimini ormai screpolato,
bambole di ceramica mutilate,
sogni abbandonati e deteriorati,
speranze vane sparse come coriandoli,
e ricordi di persone e luoghi,
cartoline in bianco e nero
alcune sfocate e rose
dal tempo e dai topi.
Nella soffitta dei ricordi
si trovano cose nuove
perchè quello che pare vecchio
spesso ci diventa diverso
e ci affrettiamo a dargli nuova luce,
apriamo la finestra
per cambiare aria
che certo è malsana
e odora di muffa,
e ritroviamo il cielo
che pure è sereno,
ma con nuvole sparse
nuvole di pensiero.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

venerdì 27 dicembre 2019

LASCIARSI DONDOLARE

Se mi lasciassi abbandonare
al dondolare di un'altalena,
potrei vedere il mondo
che non ho mai incontrato,
librare nel cielo aperto
e cominciare a sognare,
potrei forse sapere
dove vanno a finire
gli amori e le persone
che mi sono state care,
e chissà se un giorno
in questo dondolare,
non ritrovi me stesso,
quello che ora
si sta a dipanare
un pensiero assurdo,
assurdo come il mare
senza un granello di sale.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

DOPO LA FESTA

Sul tavolo di legno,
lucidato per la festa,
c'è ancora un centro in trinato rosso
che stona con la stanza,
non c'è più il rumore
di una festa,
abbracci e saluti
baci dati in fretta,
odori misti di pietanze
dolce e salato insieme,
e questo centro tavola
con quel colore ardito,
stona a vederlo
e brucia nella testa.
Sul tavolo di legno
lucidato a festa
salotto di una volta
ritrovo per la festa,
c'è rimasta una briciola
dei passati pranzi e cene,
forse sarà di dolce
o forse di un arrosto,
o è soltanto mollica
di comune pane,
avrei voglia di assaggiarla,
ma sciuperei quel bisogno
di sapere ancora vivo
il senso del passato
che poi non è che il presente
soltanto un poco annebbiato.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Renzo Mongiardino

giovedì 26 dicembre 2019

SPERO ANCORA NATALE

E' una foto sgranata, fatta velocemente, senza particolari accorgimenti e senza nessun uso di filtri o tecniche particolari, ma è il soggetto la sua immensa importanza. In questi giorni non si fa altro che parlare di Natale, di festività pagana e religiosa, di consumismo sfrenato e di volontariato a iosa, di perbenismo sfegatato e di critica al tradizionalismo per un "nuovismo" minimale e senza un alcun valore interiore. Ebbene io voglio, e assolutamente voglio, imprimere con questa foto del Bambino Gesù l'importanza che questa “icona” stessa ha avuto dentro la nostra società e costume prettamente Italiano, voglio ricordare quanto valore intrinseco è maturato dentro di noi con la precisa e voluta coscienza di una figura emblematica per una nostra, e sottolineo, nostra fede religiosa cristiana.
Certo indiscutibile e certo criticabile, una religione piena di assurdità, di dubbi, di incertezze, ma anche di verità, di valori essenziali, di conoscenza e di insegnamento. In questa nuova società fatta di multi-etnie, di mescolamenti razziali, di diversità negli usi, costumi e tradizioni, ma soprattutto di diverse e anzi quasi multi religioni, noi abbiamo dimenticato, bistrattato, consumato, logorato e allontanato, quel poco o tanto di valore religioso che ci apparteneva, e in questo disgregarsi ci siamo
dimenticati che la nostra religione cristiana, abbinando questo allontanamento a fattori terreni di critica verso la dottrina della chiesa, quando quest'ultima giustamente criticabile non è assolutamente facente parte assoluta della fede in se stessa. Noi abbiamo “venduto” anche il nostro comune e umile gesto del portare rispetto a un'entità ( che poi sia vero o non vero, che si attendibile o non attendibile è un discorso a parte) che per noi si è fatto uomo e ha sacrificato il suo esserlo per la nostra salvezza. Ora non sono qui per fare teologia, non sono qui per ulteriore insegnamento religioso che ognuno poi si attenga il suo sentire, e non voglio essere certo io, quasi miscredente, a portare la bandiera sopra la montagna, quello che voglio invece dibattere e affrontare a viso aperto e con assoluta lotta, è la salvezza delle nostre credenze, delle nostre tradizioni e del nostro modo di manifestare una religione diversa dalle altre. Il Natale è la nascita di una nuova vita, una vita che si è offerta, donata, e l'insegnamento che abbiamo da esso avuto è quello che noi umani, noi uomini, dobbiamo offrire, donare l'amore verso ogni nostro simile essere umano. E allora ritorno alla foto, e non guardiamo questo bambino come un essere inventato, un manga atterrato o un essere di un altro pianeta, guardiamolo dentro e difendiamo il nostro sentire di sempre e insegniamo a tutti coloro che lo annientano e alle altre religioni, che se si definiscono tali, devono per forza comprendere, che la fede unica e mondiale, la fede che raccoglie tutti anche se in diverso modo trattata, è quella del reciproco rispetto e dell'amore univoco. Io non tolgo il mio crocifisso e non baratto il mio Gesù bambino, nella stessa misura in cui io non ho parole di odio verso altre religioni e non brucio i loro sacri testi, ma pretendo e esigo lo stesso rispetto e spero che l'uomo sappia riconoscere quando si parla di fede e non di lotta al potere e amore e eccessiva fede camuffati verso il Dio soldo.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine ERREBI

martedì 24 dicembre 2019

NOTTE DI NATALE

C'è un silenzio nuovo
sulla montagna,
quella dove la neve
non trova pace
di cadere,
c'è un silenzio che
ti chiama con la voce
di chi non ha fiato
ma sentimento dentro
il cuore.
C'è un silenzio nuovo
che nessuno ancora conosce,
e che si nomina soltanto
nei rumori della città veloce,
c'è un silenzio che
vorrei fosse immenso
come il panorama che si apre
dall'alto di una vetta
che non conosce valle.
C'è un silenzio nuovo
questa notte,
ma passerà come tutte le altre,
senza far rumore
dove dovrebbe invece
lasciare un segno di clamore,
c'è un silenzio nuovo,
è una stella che brilla
sopra il monte e la valle
e si specchia in un mare,
e richiama chi la vuole guardare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Nils Hans Christiansen (1850–1922)

lunedì 23 dicembre 2019

MOVIMENTO IN CAPANNA

Sono giorni di agitazione
per la festa in arrivo
anche San Giuseppe se n'è andato
di corsa al Supermercato,
la Madonna è agli stenti
ma lava i pavimenti,
il bue e l'asinello
si danno a sfiatare
per farlo asciugare,
l'agnello portato dal pastore
nascerà tra poche ore,
al parrucchiere ci son le pecorelle
agitate per farsi belle,
ogni pastore ha il suo daffare
per meglio sulla scena figurare,
i cani, i gatti e le galline
vogliono essere tra le prime statuine,
e pure nel cielo gli angeli belli
son tutti indaffarati a far tortelli.
Sono giorni di agitazione
e anche nella Capanna
c'è movimentazione,
ognuno deve prendere il suo posto
e deve essere pronto presto,
ad ogni costo.,
mentre la cometa non trova
ancora dove andare
e i re magi fa davvero arrabbiare.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Ruth Sanderson - Adoration Of The Shepherds

domenica 22 dicembre 2019

AUGURI A TUTTI QUANTI

E veniamo a gli auguri, che sono certo di preambolo in queste festività, auguri che si rilasciano a tutti coloro che conosciamo e che rientrano solitamente nelle nostre simpatie e amicizie, ai nostri parenti , almeno quelli che ci sono più vicini e che non vediamo soltanto per queste manifestazioni, a i nostri cari se ancora abbiamo la fortuna di averli vicini e comunque il ricordo rimane sempre acceso come se fossero presenti, ai nostri figli chiaramente se non altro sono loro stessi che ce li richiedono, spesso non in parole ma in fatti, ai nostri mariti o mogli o compagni/e o comunque a quelli che hanno il posto riservato nel nostro cuore, e poi augurio sul sociale, a quegli amici che non conosci la voce, la fisicità, ma che comunque ti hanno allietato le giornate, ti seguono e ti apprezzano per le tue poesie, le tue foto, le tue maestrie con la cucina, i lavoretti di lana, per il tua indole nascosta nel canto o nella recitazione, nel saper lavorare di pennello o matita, insomma a tutti quelli che un computer conosce, nell'internazionale linguismo inglese, followers
Ma io quest'anno vorrei anche dare un augurio particolare a tutti quelli che mi sono invidiosi, perchè il mio pensiero va oltre il loro agire e penso a quanto, poverini, avranno da soffrire quando non avranno più niente da invidiare tanto sono nella disgrazia e nel dolore, perchè a tutti è garantito (poco o tanto), lo star male, un augurio a chi mi vuole male e mi odia perchè penso a quando io non ci sarò più, l'immane dolore che proveranno non avendomi da odiare, una persona in meno che poteva farli godere, un augurio a quelli che disprezzano e insultano la vecchiaia in particolare, perchè penso a come avranno da soffrire e patire quando a loro volta saranno vecchi e magari anche in condizioni molto precarie.
Un augurio a coloro che credono e vivono nell'escludere, nell'emarginare, nell'offendere, nel bistrattare, perchè penso a quanta discriminazione dovranno provare quando vecchi e decrepiti, magari quasi infermi e bisognosi degli altri, si troveranno a dover lottare con la società che hanno tanto lodato e creato, quella che se ne frega dell'altrui impossibilitato, malato, anziano e "colorato" ( per usare un loro termine).
In questa lista non vorrei tralasciare nessuno nemmeno coloro che violentano e uccidono le donne, perchè immagino un domani quando si troveranno vecchi e quell' "affare" non gli servirà altro che per orinare, che le loro forze fisiche saranno svanite, che la loro forza materiale, il loro dominio si riverserà magari nella continua richiesta di un "pappagallo" perchè l'incontinenza avanza, e magari nessuno che li sta ad ascoltare e si troveranno le parti basse bagnate e zuppe e maleodoranti.
Bene AUGURI A TUTTI QUANTI.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

INVERNO (22 Dicembre)

Entrava piano piano
nel silenzio della notte
e sulle strade e case
posava il suo mantello,
era il gelo se non la neve bianca
a colorare quell'inverno.
Ora rimangono in procinto
rose da sbocciare
e glicini rifiorenti,
si alzano forti venti
e il maestrale,
ma scalda più di un cuore
l'aria che ci sovrasta
e questo inverno guasta.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web : Forest in Winter by Peder Mørk Mønsted 1915

venerdì 20 dicembre 2019

UN NASO ROSSO

Mi sono messo un naso finto,
uno di quelli in plastica dura,
rosso come un papavero in fiore,
perchè volevo dare amore,
perchè soltanto mascherandosi
si può fare del bene,
perchè solo così possiamo farsi
conoscere e additare
come quelli che elargiscono
un poco di cuore,
in un mondo che di maschere
non ne tiene,
perchè il male ha la sua
maschera naturale
e non ha bisogno di farci
neppure riconoscere
tanto è comune.
Ho messo un naso rosso,
come un pagliaccio
o Babbo Natale,
perchè solo così
il mondo conosce
il mezzo per parlare di pace,
mascherandosi dietro
un male comune
e divertirsi a fare il buffone
elargendo sorrisi
e abbracci possenti.
Ho messo un naso rosso
per nascondere dentro
il dolore che sento
nel donare un amore
che “deve” essere obbligatoriamente
mascherato.

Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

giovedì 19 dicembre 2019

SAREBBE BELLO VENISSE NATALE

Sarebbe bello venisse Natale,
potremmo tutti sentirsi nel bene,
accarezzare i nostri simili
e abbracciarsi in un vortice mondiale,
sarebbe bello venisse Natale
per avere sempre accanto
un bambino “diverso” solo nel colore,
capire il suo “diverso” parlare
e comprendere il suo “diverso” sapere,
sarebbe bello venisse Natale
per stringere la mano
a chi non ne possiede
raggiungere chi non può camminare
e insegnare a chi fatica a capire.
Sarebbe bello venisse Natale
senza tanta neve e senza Babbo Natale,
senza doni insulsi da donare
e senza tanti dolci da assaggiare,
sarebbe bello venisse Natale
e invece della neve bianca
cadesse un pizzico di comprensione,
misto all'amore eterno e partecipazione,
colorato di rosso come un cuore
e lo facesse silenziosamente
per non far tanto rumore.
Sarebbe bello venisse Natale!
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Sixtus Z. von Dzbanski (1874-1942)
After the snow 1924

mercoledì 18 dicembre 2019

VOLEVO DIRTI CHE PRESTO SARA' NATALE

Volevo dirti
che presto sarà Natale,
sai ne sono passati tanti,
forse troppi,
che non sei più presente,
è vero le feste
non ti hanno mai dato
quella felicità
che pare contengano,
ma questo prossimo
vorrei averti accanto.
Volevo dirti
non occorre tu ti affanni
per arrivare,
tempo ne rimane
il mio è soltanto un fartene presente
e già immagino
arrivarti,
come eri solito partire,
con la tua bicicletta
inseparabile mezzo.
Volevo dirti
che presto sarà Natale
e averti accanto
sarebbe come ricordare
il tuo mascherarti
Babbo Natale con la barba bianca
a te che la barba
non ti era mai piaciuta.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

martedì 17 dicembre 2019

ANDREA NON CONOSCE IL NATALE

Sulla strada il rumore era assordante, auto, camion e motori sembrava fossero in combutta per fare più rumore possibile e ci mettevano tutta la loro potenza a sfrecciare nel quartiere cittadino, ignari dei pedoni e degli avventati ciclisti, e lui era appunto uno dei tanti pedoni, anzi un piccolo pedone di circa otto anni.
Si chiamava Andrea, un nome come un altro, ma per lui era il più bel nome che gli avessero potuto offrire, adorava sentirsi chiamare, il suono di quelle poche parole scandite in un sol fiato, erano la gaiezza del suo cuore, ne andava fiero e era pure contento di non avere neppure la possibilità di un diminutivo, Andrea non poteva essere Andreino o soltanto Andri.......
Andrea viveva con il padre, uno eterno sfaticato che andava avanti con il sussidio della povera e inferma madre, divenuta ormai vegetale, ma che egli accudiva alla meglio, l'importante era riscuotere la sua misera pensione da cui sfamarsi e sfamare anche quel moccioso di suo figlio, figlio di sua moglie che aveva avuto la bellissima idea di uscire di casa un giorno e che non aveva fatto più ritorno. Andrea viveva con questo padre e a lui erano addossate quasi tutte le incombenza casalinghe, tipo lavare i pavimenti, spolverare, soprattutto ripulire la zona televisore dove al mattino cicche, cenere e un vasto quantitativo di bottiglie di birra vuote, facevano da decoro, un gramo bottino delle passate nottate di suo padre sempre impegnato a guardare, sparapazzato sul divano, le innumerevoli e variegate indagini poliziesche.
E poi l'unica uscita che gli era permessa, quella di correre dal droghiere e prendere quello che suo padre aveva, telefonicamente, ordinato e rientrare immediatamente perchè gli era stata inculcata l'assurda e esagerata paura della gente. Andrea aveva paura di tutti e mai osava avvicinarsi a un qualcuno che incontrava per strada, suo padre gli aveva sempre imprecato contro che fuori il mondo è un inferno e la gente soprattutto sono il diavolo in persona, ognuno pensa a se stesso e se vede un bambino ne approfitta e se lo porta via.
Sulla strada il rumore era assordante, Andrea spesso camminava con le mani a otturare le orecchie e giungeva dal droghiere affannato e quasi senza respiro, tanto aveva corso. Quella mattina però non si era dato tanto a camminare perchè fuori era nevicato, e a lui che la neve gli piaceva tanto, si divertiva a lasciare impronte nel manto bianco adagiato ricolmo sull'asfalto.
Era la vigilia di Natale, ogni negozio, ogni strada e ogni luogo aveva un luccicare di luci intermittenti, di brillantini e palle variopinte, alberi più o meno grandi invadevano le stanze di ogni negozio, e Andrea si divertiva ugualmente con la neve perchè lui il Natale non sapeva cosa fosse.
La madre lo aveva abbandonato che aveva poco più di due anni e già allora la nonna paterna era inferma e incosciente, il padre impose il suo dominio e Andrea da allora non seppe neppure cosa significa giocare, il suo unico divertimento era salire e scendere le scale di quel condominio dove viveva al quarto piano, quando gli era consentito scenderle e salirle. Non era mai andato ad un asilo e tanto meno alla scuola, il padre asseriva che l'esperienza di vita, solo quella insegna, e che andare a scuola costa denaro e soprattutto tempo, tempo che lui riteneva assolutamente perso. Non sapeva giocare Andrea e quando veniva l'inverno non sapeva nemmeno cosa fosse il Natale, la televisione non doveva guardarla altrimenti sarebbero state botte sicure, il padre diceva che si vedevano cose che ai bambini avrebbero fatto molto male, e lui non se la prendeva poi tanto, a lui quello scatolone ingombrante che emanava luce gli era sempre parso un oggetto insulso e pericoloso.
Era la vigilia di Natale e la nonna improvvisamente ebbe un forte peggioramento, al punto che suo padre dovette intervenire chiamando soccorsi. Fu trasportata urgentemente all'ospedale e suo padre costretto a starle vicino se non altro per accertarsi che non le facessero del male e non la facessero morire, era un bene troppo grande da poterlo perdere improvvisamente. Andrea rimase solo nell'appartamento con il televisore acceso, la cena, sulla tavola, che si freddava e un bisogno grosso di piangere per la solitudine.
Bussarono alla porta, Andrea dal dentro non sapendo cosa fare, chiese a voce alta chi poteva essere e gli fu risposto che era Marcellino, il bambino che abitava di fronte al suo appartamento, nello stesso pianerottolo.
Non lo aveva mai visto questo Marcellino e non voleva assolutamente vederlo:
Cosa vuoi? Vattene!
Mi manda tuo padre, non puoi stare solo, vieni da noi questa notte.
La paura di aprire quella porta era alle stelle, ma l'incubo della solitudine era ancor più grande, per cui si decise ad aprire.
Marcellino era un ragazzino della stessa sua età, occhi svegli e birichini, che appena ebbe aperto gli saltò al collo e lo abbracciò forte forte, ma Andrea ristette a quelle effusioni, e seriamente seguì il suo coetaneo che lo introdusse nell'appartamento attiguo dove i suoi genitori lo stavano aspettando.
Erano tutti felici della sua presenza e lo invasero di una miriade di domande e di altrettante raccomandazioni e incoraggiamenti, poi in ultimo il padre di Marcellino chetò tutti e disse:
Tra poco nascerà Gesù e allora si che faremo festa, intanto prepariamoci ad accoglierlo con umiltà e con il proposito di essere buoni e amorevoli.
Andrea era come spaesato, qui accadevano cose inconsuete, cosa era quell'albero cresciuto in mezzo al salone con tutte le luci addosso e tante palle colorate? Cosa erano quei pupazzi bianchi che sedevano su divani e suppellettili di comodini? E soprattutto chi era questo Gesù.
Il giorno di Natale, suo padre era ritornato a casa, la nonna purtroppo non ce l'aveva fatta, ma una cosa era riuscito a capire nell'attendere invano le notizie di salute della madre, che nella vita c'è sempre un momento in cui tutto dipende da te e se non sei abituato a sapere come gira il mondo e come ci si comporta, ne rimani fuori e sei disadattato.
Era il giorno di Natale e suo padre che aveva da poco pianto con tutto il cuore la morte di sua madre, aveva portato un dono ad Andrea, un piccolo babbo natale a carica che suonava una piccola campana dorata.
Sulla strada il rumore era assordante, auto, camion e motori sembrava fossero in combutta per fare più rumore possibile, il dottor Andrea aveva furia di arrivare a casa, era la vigilia di Natale e doveva portare un regalo a suo figlio minore, un piccolo babbo natale a carica che suonava una piccola campana dorata, perchè domani sarebbe stato Natale e il suo cuore ricordava ancora suo padre.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Lisi Martin

NATIVITA' O SACRA FAMIGLIA

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lunedì 16 dicembre 2019

NEVICATA

Ma sarebbe, forse,
un sogno saperti
come neve bianca
cadere dalle nuvole
e innocentemente
colorare di bianco
puro come il vento,
ma sarebbe solo
amore quel silenzio
gelido sulla pelle
che scalda inaspettatamente
il cuore.
Ma sarebbe, forse,
una pioggia di sentimenti
sopra un mare di parole,
e il candore che
sovrasta,
tinta unita, bianco.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

sabato 14 dicembre 2019

TRA POCO SARA' NATALE

Tra poco sarà Natale,
ed io non sono ancora pronto,
non che sia obbligo
un certo decoroso abbigliamento,
o che si debba avere
obbligatoriamente
un particolare addobbo
o luce intermittente,
io non sono ancora pronto
ad affrontare la pace,
in un mare agitato
abituati alle tempeste interiori
non so come ci si comporta
in una calma perenne
e in un silenzio assordante.
Tra poco sarà Natale,
ed io non mi sono preparato
sufficientemente
a impostare un sorriso
che sia appariscente
e un atteggiamento bonario
da sconvolgere tutta la gente.
No non sono pronto
per questo Natale!
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Fabien Baron: The Hamptons, early morning

venerdì 13 dicembre 2019

UN PRESENTIMENTO

Ma sai cosa pensavo?
Che non abbiamo messo
i Re Magi al nostro bel presepe!
Ma è ancora presto,
quelli arrivano
e portano regali
per l'Epifania.
Hai ragione, amore mio,
ma con i nostri anni
sulle spalle e i nostri
acciacchi sempre più invadenti,
siamo sicuri di arrivare
al nuovo anno?
Non vorrei che rimanesse
senza doni,
il nostro Gesù Bambino!
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: i.tokaris

IMMENSO

E di un immenso bene
si lascia sempre dietro
il raggio che trafigge,
perchè non c' pensiero
che non abbia pace,
si nasce con il pianto
del fiato che ci manca
e si vive con il fiato sospeso
per il tempo che
non basta,
ma dell'amore resta
sempre quell'infinito
dove il sole va a posare
il sogno
di un giorno senza vento.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

FILASTROCCA DI SANTA LUCIA

Mi sono alzato
forse troppo presto
perchè fuori è ancora
notte pesto,
eppure guardo la sveglia
e sono già le nove
e sono quelle di mattina
e ho sentito la gallina,
allora preso dallo spavento
guardo il calendario
e mi sovvengo,
oggi è Santa Lucia
il giorno più corto che
ci sia.
Il giorno dura poco
e la notte avanza
senza aver quasi lasciato
questa stanza,
la luna non si vede
e il sole nemmeno
sono tutte e due coperti
da un nuvolone nero,
Santa Lucia tu che hai
la potenza di curare
i nostri occhi
fa che questo giorno
non sia poi tanto scuro
e che si intravveda un momento
d'azzurro in questo cielo,
vieni a ristorarci con
il tuo asinello
e fa che venga
un poco bello,
poi tanto lo sappiamo
che siamo in inverno,
inverno quello vero,
ma ci scaldiamo contenti
anche a un tuo pensiero.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

mercoledì 11 dicembre 2019

IL LIBRO CHE NON HO ANCORA LETTO

Si naviga spesso tra file e tra siti, tra finestre virtuali e pagine aperte in un video di luce e colori, e si cerca e si spera anche di trovare, magari un accenno, un sorriso, una dolce risata nel cuore, un ennesimo nostro uguale, che gira in questo mondo di cose irreali, vaghe ma presenti e cerca, cerca come cercasse un tesoro con una mappa davanti che ne indica il luogo e noi lo stiamo a trovare.
E in questo mischiare le carte, anche se in maniera fantastica e non certo reale, cerchiamo pure qualche cosa da leggere, da poterci rilassare, ci sono persone e ormai direi quasi milioni, che hanno lasciato sui banchi e sugli scaffali il libro fatto di carta stampata e di lucide o opache copertine, e leggono su questo “infernale” mezzo di comunicazione, con la stessa tenacia e forse, spero, con lo stesso desiderio di leggere per conoscere e apprendere, e navigano, il termine è quello appropriato, come velieri in un mare in tempesta, si lasciano trasportare da onde giganti fatte di libri nascenti, di pagine volanti di tutto un immenso di mondo che ancora tende a posare lettere e frasi in un immenso che io ancora chiamo soprattutto e solamente “ virtuale”.
E allora io oggi mi immagino con questa potenza del tutto e del niente, di poter parlare di un libro che ancora devo leggere, si un libro che ancora non ho ne comprato, perchè io ancora sono un vecchio abituato ad avere tra le mani la carta stampata, sentirne il calore, il profumo e l'evanescente richiamo che nasce dal peso e dalla confezione, ne visto su questi siti vaganti, su archivi naviganti. Immagino di entrare nella testa di un qualunque scrittore, una normale persona che con cura e devozione riesce a elaborare senza tante minuziose parole, una storia comune, un storia anche d'amore, una storia di vita di trascorso normale e in questa ci mette, talvolta ignaro di farlo anche tutto se stesso e non nasconde tra le righe dei fatti, il suo processo di vita,i suoi sottili o giganti problemi sociali, la fragilità umana che lo assale perchè magari essendo scrittore, artista, poeta, ha maggiore sensibilità nel capire e sentire le cose, e allora scrive di se parlando di questo o di quello, di una donna che si ribella al suo stato sociale, che urla contro la violenza anche subdola di un uomo che non la vuole lasciare, di un uomo che si sente abbattuto per un lavoro che non riesce a trovare, per una vita vissuta ai margini perchè diverso magari non ha saputo trovare, un uomo che lotta per la sua integrazione, per la sua sola emarginazione dovuta a una "innocua" scelta sessuale o perchè nato in un altro nobile paese terreno che in un altro “uguale" non lo vuole accettare. E' un libro fatto di scene e di passioni, di lotte e di amori, perchè la vita è sempre quella e le storie inventate o vere che siano girano intorno a questi fantastici e spesso reali, momenti di gioia e dolore, di allegria e di pianto, e non ci possono essere intensi momenti esclusivi di vite fatte di pieni colori e di felicità immense come pure l'inverso di eterni dolori e continui momenti di pianti e disperazioni.
Si narra in questo libro di un luogo comune, che potrebbe essere una città conosciuta, un luogo di pace come un convento, o un deserto dove trovare rifugio nel vuoto e nel silenzio, un altissimo monte ricolmo di neve, un mare tranquillo di un verde speciale, una nave che porta lontano o un aereo che atterra in un posto straniero e lontano, può essere una casa qualunque, una famiglia composto da padre madre e due figli, ma spesso si tratta di solitudini vere, di famiglie disperse, di atroci dolori, amori lasciati, alcuni dovuti da un mero destino, altri dallo stesso volere dei personaggi. Può essere in un verde giardino, in un bosco autunnale, ai limiti di un ruscello o sopra un lago a navigare, può essere invece in una piccola stanza, dove da soli si torna spesso a pensare, dove il tutto l'intorno ci sopprime e ci arreca del male, o può essere invece su una spiaggia d'inverno da soli ad assaporare il sapore del sale che vola dal mare, e capire che la vita poi è bella anche per il solo farsi muovere i capelli dal vento impetuoso che sale.
E i personaggi potrebbero essere molti o pochi, alcuni o addirittura nessuno, perchè potrebbe essere un romanzo di solo pensiero, un saggio sul mondo o sull'animo intero, sul bisogno “banale” di poter dire le cose, o soltanto il pensare che naviga tra la mente di colui o colei che lo scrive, ma pensiamo lo anche tra le tante persone, un gruppo di amici che non si vuole disperdere, una storia d'amore tra due uomini o due donne, perchè anche questo se nel reale è difficile accettare, nel libro può liberamente accadere e non è assolutamente “anormale, o una comune ma grande e dolce storia tra una giovane coppia, tra due sposi novelli, tra due anziani che si tengono stretti in attesa, purtroppo, di doverci lasciare e avere la pena nel cuore di non sapere chi primo dei due dovrà enormemente soffrire la solitudine e il distacco. E ci saranno bambini, tanti bambini, perchè se deve essere un romanzo felice non possono mancare questi “angeli” terreni, queste nuove speranze che vorremmo divenissero il fulcro per un mondo migliore, bambini che corrono e giocano felici per le strade invece che in circoscritte mura di enormi metropoli di cemento ed acciaio, bambini che sognano e amano il prossimo come fosse una cosa “normale” e “ comune”, bambini che giocano e pensano e credono con tutto il loro piccolo ma immenso sapere, che un giorno possa ancora tornare un uomo vestito di rosso dalla lunga barba bianca che porta davvero nel sacco, un immenso regalo che comprenda davvero tutti , ma proprio tutti i bambini del mondo, un regalo che ha un nome “straniero” perchè difficile da pronunciare, un nome che ha solo quattro parole, PACE.
Ecco il libro che io ancora non ho letto si intitola PACE.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

C'E' UNA LUCE

C'è una luce che freme
nella nebbia,
è lontana ma presente,
c'è un filo di neve
attaccato ad un ramo seccato,
che non vuole cadere,
c'è una voce nel cuore,
e la devi sentire,
che urla sempre più forte
di ricominciare.
Cè un filo d'argento
sospeso nel cielo
come raggio di luna
che posa sul letto,
c'è un piccolo alito di vento
come brezza d'estate
che accarezza i capelli,
c'è un bisogno più grande
che nascosto nel cuore
urla e chiama di nuovo,
l'amore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

venerdì 6 dicembre 2019

MAI VINCERANNO I CONFINI

Saranno forti battaglie,
morti innocenti,
saranno sangue versato
cattivi sentimenti,
cieli contro le stelle,
mari contro le terre,
saranno insani umori
attimi di furori,
saranno inutili guerre.
MAI vinceranno
i confini!
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: "Boundaries "

mercoledì 4 dicembre 2019

COSA SAREI...

Cosa sarei non avessi petalo
per accarezzarti,
senza foglia per sfiorarti,
e senza il profumo per ammaliarti,
cosa sarei se non fossi fiore
per presentarmi a te ogni giorno
per proteggerti e
e lodarti come un sogno.
Cosa sarei non avessi il cuore
come un bocciolo di amore.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Photo by Bahman Farzad

domenica 1 dicembre 2019

E' SOTTO UN ALBERO SPOGLIO

E' sotto un albero spoglio,
vento che porta via le foglie,
sole spento sul colle,
stoppie di granturco,
è dentro la terra fredda
umida dalla pioggia,
volatile rimasto,
emigrazione persa,
è sulla testa nella memoria,
è nella storia del tempo,
è soltanto un momento.
E' sotto un albero spoglio
l'eterno e il mortale,
l'amore e l'odio
connubio vitale,
è sotto
e riposto rimane.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web: Diana Bodea - Misty Morning

CI INCONTREREMO

Saliremo insieme e non ci sarà più la corsa della vita, ci incontreremo sul quel balcone lasciandoci dietro le antiche scale del tempo. Non ...