domenica 3 febbraio 2019

COME UN PASSEROTTO FERITO

Arrivava ogni domenica, accompagnata da suo fratello, cortese, educata , vestiva in maniera semplice ma decorosa, mai un colore sgargiante ma tenue sfumature che adornavano il suo ancora fresco viso, nonostante avesse passato di certo i 40. Entrava nel cinema attraverso le porte scorrevoli tenute dal prodigo fratello, di lei superiore e con una poca più coscienza di vita che gli girava d'intorno, teneva una piccola borsetta in finta pelle opaca, la mostrava con il braccio in avanti,non tanto per farsi notare, ma per precauzione di non dover incontrare di scontrarsi con le porte o addirittura con qualche altra persona. I capelli arroccati con un ricciolo fugace alle parti che copriva le orecchie, un sorriso da parte, ovvero stancato dal tempo che si era divertito sulla sua mente e sulla sua anima innocente, due occhi brillanti che non dicevano niente o forse parlavano troppo di quello che dentro avrebbe potuto soffrire, se avesse avuto la fortuna di un poco comprendere o al massimo percepire. Entrava e di lei ricordo ben poco della sua voce, mai ti parlava o salutava parlando, lei salutava soltanto con il corpo avendo la cura di soffermarsi un momento davanti alla cassa, restando in claudicante movimento in silenzio e passiva, in attesa che il fratello, che a lui la parola di certo non mancava, avesse acquistato il biglietto. Poi come un piccolo passerotto ferito entrava nella sala con lo stesso suo avanzare imponendo la borsetta, seguiva il fratello che trovato il posto la faceva accomodare, e seduta con le gambe raccolte e la borsetta sulle cosce, restava assorta in silenzio e mai si disfaceva, seguiva il film che forse per lei altro non era che il suo mondo raffigurato che piano piano si districava. Una volta soltanto ricordo, al termine della rappresentazione, espresse con un giubilo quasi una pacata esclamazione il giudizio su quello che aveva visto e forse intuito di vedere, con il fratello che accanto assecondava e l'accompagnava, salutando, alla loro consueta vita comune.
Non so, dopo tanto tempo, se ricordo più con affetto quel piccolo essere "sottile" o la forza e la costante volontà e protezione che aveva il fratello maggiore nel dedicarle la sua già precaria vita sociale.
Ci sono nel mondo persone che non sono "un qualcuno" e non hanno fatto " un qualcosa", non sono piene di soldi e non elargiscono la loro massima sapienza o il loro straboccante diniego, ci sono persone "nel nulla" che donano amore soltanto a vederle, se poi si ha la fortuna di conoscerle bene, l'amore diventa un insieme che va oltre ogni misura, oltre la coscienza, oltre il tutto sapere.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

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