Cede come un respiro sul ciglio di un pensiero avvolto nell’infinito e mai raccolto, e cede come un papavero rosso dopo un giorno di sole donato al colore. Maggio se ne va come un raccolto ormai consumato e penso che il tuo amore non sia mai sbocciato. Cede il giorno come il mio passo incerto che ha faticato la discesa più del salire piano, e mi porto l’amante dentro che solo il pianto sa carezzare. Roberto Busemabi (errebi)
Non stai guardando il prato nonostante tutto, ti piace attraversarlo tra le alte erbe e fiori naturali, ma non lo stai ammirando con la mente e il cuore, è un solo passeggero trascorrere quel verde fiume mentre pensieri vaghi ma sicuramente reali attraversano il tuo spazio tra un papavero rosso e una spiga di grano. Sei ancora immersa in quel momento unico che non ti ha realizzato subito ma t’ha incantato il cuore e brividi ti scorrono pure adesso e non è il solletico di un fiore che ti fa tremare, la gioventù dei tuoi primi passi è ricca di attimi e di sensazioni e il bacio, il primo su quel prato ne è un’invasione. Roberto Busembai (errebi)
Ho lasciato la mia ombra a controllare il passo di onde disastrose, onde senza senso minacciose, le ho detto di non farsi cullare, sciogliere dal salsedine del mare e ad essa ho poi riposto il sogno di volare. Sono qui che osservo e non riesco a togliermi di dosso questo riflesso assurdo che io non conosco, ho lasciato la mia ombra sulle onde del mare con la speranza vera di poter ancora sognare. Roberto Busembai (errebi)
Ti ho vista ancora in un bocciolo di fiore, petali nuovi come la sensazione, non era una rosa rossa regina di ogni cuore non era margherita petali dell’amore ma un piccolo bocciolo di garofano bianco, candido come il tuo sorriso profumato come il tuo sentimento. Ti ho vista un attimo un giorno soltanto e poi con esso sei sfiorita lontano lasciandomi negli occhi una lacrima di pioggia perla del tuo alimento. Roberto Busembai (errebi)
I ricordi sono parte integrante del dolore, sono gli artefici dell’intensità del dolore stesso, e pur cercando di evitarli si affacciano al nostro cospetto impavidi e subdoli senza alcun ritegno, tanto che pure le cose materiali assumono talvolta un’impronta talmente indelebile da causarne sofferenza. La mancanza di un amore, la fine voluta o non voluta di un sentimento, la dipartita di una persona cara, l’assenza e il suo silenzio già di per se sono fonte di dolore e per “sopravvivere” lottiamo contro tutto questo ma inevitabilmente c’è sempre un qualche cosa che ce lo propina. Un oggetto, una foto, un semplice quadro, diventano improvvisamente materia per soffrire, per ricordare, per provare in quell’attimo il vuoto e il profumo stesso della mancanza.
SULLA PARETE
Ti pare che ci sia soltanto una ferita in quella parete verde scolorita, eppure fino ad ieri risplendevi a rimirarla per le fotografie che amavi appese come sogni a un chiodo color oro quasi a identificarle. Era un ricordo di tempi sereni sul selciato di un antico sogno, quello di un eterno amore che non conosceva via di ritorno. Eppure anche adesso che di tutto vi è rimasto uno screpolato colore marcio e un segno di immacolata immagine religiosa, sento quel tuo immergerti nel sogno e sospirare. Ci sono cose che non perdono mai la loro sostanziale entità nel cuore, sono le certezze che di un amore hanno segnato le ore e anche un quadro, una fotografia diventano sublimi come questa poesia che ti dedico senza disprezzo.